Il nucleo.

240 17 2
                                    

Scusatemi per tutti gli errori del capitolo precedent. Spero non accada più. Godetevi la storia

----------------------------------------------------------------------

La giornata passò. Stesi in casa aspettando che Luca chiamasse, ma c'erano ancora solo 24 telefonate perse.

L'indomani.

Mi svegliai presto come al solito, pronto per fare colazione, mi alzai dal letto stiracchiandomi.

Mi diressi lentamente in cucina.
La osservavo. Era così monotona, bianca, non rappresentava niente.

La Odiavo.
Afferrai una fetta biscottata, mentre ancora mezzo addormentato, preparavo il caffè che mi avrebbe dato carica per il resto della giornata.

Mentre mi lamentavo del fatto che il frigorifero fosse vuoto che disperazione qualcuno bussò alla porta.

Sobbalzai dallo spavento. Non mi aspettavo che qualcuno venisse a farmi visita a quell'ora.

Mi avvicinai con passo lento ad essa per aprirla.

"Luca?"

Dissi sorpreso di trovarlo lì a quell'ora.
Lui ridacchiava imbarazzato e rosso. Era così carino.

Lo feci accomodare versandogli del caffè in una tazzina.

"Cosa ci fai qui?"

Domandai sedendomi di fronte a lui.
Mi guardava imbarazzato. Arrossì anche io pensando al bacio del giorno precedente.

"Così"

Rispose lui.

"Con il tuo ragazzo?"

Domandai io facendolo irrigidire.
Forse non era la domanda adatta da fargli, ma non importava.

"Ci siamo lasciati"

Rispose freddo cambiando discorso.

"Perché tutto così bianco?"

Disse. Mi infastidiva, ma lo lasciai fare. Voleva dire che non avrebbe voluto che io toccassi quell'argomento.

Lo guardai incarcando un sopracciglio.

"Tingila tu"

Gli dissi con aria di sfida.
Mi fissava col fare antipatico, ma era bello comunque.

Poi, un attimo pensai.
Al fatto che ero combinato una merda.
Mi ero appena svegliato, indossavo un largo, larghissimo pigiama, e non osavo immaginare la mia faccia in quel momento.

Cominciai al balbettare una scusa per andare a cambiarmi.

"T-ti va di uscire?"

Gli dissi mentre lui annuiva.

Mi diressi subito in camera mia per cambiarmi. Odiavo I pantaloni a cavallo basso, ma li mettevo ugualmente.

Scelsi una maglietta qualunque.
Luca, entrò in camera mentre mi cambiavo.

Diventai rosso mentre lui mi guardava con aria soddisfatta.
Finito di cambiarmi, e dopo avergli tirato un pugno in testa, uscimmo da casa mia.

Decise di portarmi in un posto. Non sapevo dove mi volesse portare, ma qualcosa mi diceva che mi sarebbe piaciuto.

Dopo molta strada, Luca si fermò con l'auto dei suoi.

Arrivammo in un luogo incantevole.
Eravamo in campagna. I fiori e il loro odore. Quell'aria fresca. Mi sembrava di averla già sentita.

Lui mi guardò sorridendo. Non conoscevo questo luogo. C'era un sentiero, e ci incamminammo seguendolo.

Mi giravo a destra e sinistra. C'erano alberi altissimi che ci coprivano dalla luce del sole. C'erano fiori di tutti i tipi, e il loro odore mi rendeva felice.

Forse non erano i fiori a rendermi felice. Forse era lui a rendermi felice.

Ci guardavamo negli occhi. Ed era così bello farlo.

Forse, fù l'odore dei fiori e dei pini. O magari i piccoli raggi che colpivano terra.
o forse anche perché ne avevo voglia. Gli presi la mano, e la tenetti stretta.

Lui mi guardò. Non era lo sguardo che mi aspettavo. Era uno di quegli sguardi dolci. Mi sorrise.

Dopo essermi accorto della cazzata che feci, lasciai andare un pò amaramente la sua mano.

"Si è appena lasciato con il suo ragazzo.."
Pensavo.

Guardai a terra. I piccoli raggi illuminavano il sentiero coperto dagli alberi.

Un gesto mi distolse da ciò che stavo maniacalmente fissando.

La sua mano. Mi strinse la mano più di quanto io la strinsi a lui.

Stavolta fui io a guardarlo. Con uno sguardo che diceva

Da lontano, era visibile una specie di arco, formato dagli alberi che lasciavano sembrare quell'arco, una porta per il paradiso.

Attraversammo quell'arco mano nella mano. Ma nel paradiso, c'ero già entrato quando qualcuno mi strinse la mano senza lasciarla andare.

Restai a bocca aperta alla vista di quel luogo. Perché io quel grande spaziale illuminato dal sole, lo Riconoscevo. Ricordo che oltre ad essere illuminato dal sole, era anche illuminato dal suo sorriso più di 4 anni fà.

Mi girai verso di lui con gli occhi lucidi, abbracciandolo forte.

"Te lo ricordi?"

Sussurrò lui dolcemente.
Io annuì stringendolo più forte a me.

Però, c'era qualcosa che non tornava. Non era la stessa strada, ne lo stesso sentiero.

"Ma. Non ho riconosciuto il sentiero. Non può essere cambiato così tanto"

Gli dissi.
Lui mi guardò sorridendo sedendosi nell'erba come faceva una volta.

Mi sedetti accanto a lui fissandolo aspettando una risposta.

"Il giorno prima di partire, sono venuto qui. Sbagliando strada ho trovato questo sentiero. E ti ho subito pensato. Ho promesso a me stesso che ti avrei mostrato quell'altra via per raggiungere questo spaziale"

Lo guardai sorridendo mentre diceva ciò.

"Perché hai promesso a te stesso che mi ci avresti portato?"

Gli domandai.

"Per farti capire, che anche se prendiamo strade diverse, nella vita, nell'amore, insomma in generale. Possiamo cambiare direzione quanto vogliamo, ma arriviamo al nucleo dei nostri ricordi ugualmente, anche con un sentiero diverso"

Rispose lui.
Lo guardai un attimo prima di saltargli addosso.

Aveva detto una cosa così dolce.

Ricordavo quel luogo. Fù il luogo dove io e lui, decidemmo di essere l'ancora, ognuno dell'altro. Quello spaziale illuminato dal sole e dai sorrisi, era il nucleo della nostra amicizia. Il nucleo dei nostri ricordi.

Vecchi "Amici" (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora