Non importa del domani. Stringimi le mani.

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Rimanevo seduto in quel prato guardandolo.

Aveva detto delle cose stupende, che si ripetevano nella mia mente già piena di confusione.

Lui aspettava una risposta, mentre la brezza gli spostava i capelli.

I suoi occhi torturavano i miei, ancora lucidi e rossi che avevano appena smesso di lacrimare.

Non sapevo cosa dire, cosa fare.
E Continuavamo a guardarci ma non bastava. E forse era quest'istinto che avrebbe dovuto farmi rispondere correttamente.

Ma la confusione era troppa

"Vedremo"

Gli dissi.

Avevo sbagliato, e lo sapevo, e lo notavo dalla sua espressione triste e affranta.

Restò immobile. Restai immobile anche io.
Si alzò e mi porse una mano.

"Andiamo"

Disse quasi sussurrando.
Riuscivo a leggere i suoi occhi. Stava piangendo senza lacrime.

Faceva male a me, e faceva male a lui.

Cominciammo a camminare seguendo quel nuovo sentiero pieno di piante e dei loro svariati profumi.

Ma ne sentivo una in particolare. Era quello della pioggia.

E mentre piccole goccie si scontravano per terra, io e lui camminavamo lentamente come se niente fosse.

Guardava terra, e forse pensava a come fosse cambiato il tempo atmosferico.

Sembrava quasi congruente al suo umore, o forse al mio. Tutta quella storia faceva male anche a me.

Lo guardai negli occhi. Continuava a fissare le goccie che sempre più velocemente cadevano.

Cercava di evitare il mio sguardo, sapeva che sarebbe stato peggio guardarmi negli occhi.

"Ehi"

Dissi piano.

"Lo so che il tuo vedremo vuol dire No"

Esclamò lui girandosi velocemente verso di me mentre i miei occhi uccidevano i suoi che sembravano così vuoti.

Restai in silenzio con lo sguardo fisso.
Il rumore della pioggia battente sulle foglie degli alberi rompeva il silenzio che si era creato.

Ci fù un attimo di esitazione all'interno della mia mente. Tutto si oscurò, ma in quell'oscurita, trovai la mia illuminazione.

Nel buio della mia testa, si ripetevano scene intrappolate nei ricordi.

Era tutto così bello in quel momento. Avevo capito che dovevo prendere una scelta, quella giusta.

Uscì il mio cellulare dalla tasca e lo guardai. Ero sicuro di ciò che stavo per fare.

Cercai nella rubrica il contatto Mamma.
La chiamai e lei rispose.

Con la sua voce sempre arzilla mi diede il buongiorno. Dopo aver parlato un pò con lei e dopo aver tirato un paio di occhiatine a Luca che continuava a fissare le goccie che cadevano, attaccai.

"Luca. Noi mangiamo da mia madre"

Gli dissi con un filo di voce posando il cellulare in tasca.

Lui annuì freddo dicendomi anche che aveva intenzione di passare a salutarla prima di partire. Tutto ciò lo disse specificando la parola partire.

Eravamo tutti bagnati, dopo aver fatto una passeggiata sotto la pioggia. Arrivammo macchina in silenzio.

Era così bello con i capelli bagnati.
E quel sorriso che non accennava a farsi vedere. Forse avevo bisogno di quel sorriso.

Mise a moto dirigendosi a casa dei miei genitori.

Lo guardavo mentre lui fissava attento la strada. Sapevo che non era concentrato a guidare, aveva solo paura di guardarmi negli occhi.

"Lù"

Gli dissi appoggiando una mano sulla sua gamba. Lui arrossì teneramente.
Poggiando la sua mano libera sulla mia.

"Non importa del domani. Stringimi le mani"

Aggiunsi mentre la sua stretta si faceva sempre più forte.

Vecchi "Amici" (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora