"Sto bene, non preoccuparti"

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Dopo aver spiegato tutto ai due miei amici, Tornai a casa a piedi.

Catania faceva paura di sera.

Avevo freddo. Pensavo a ciò che era accaduto. Alla faccia di Michelle e a quella di Luca.

Cosa avrebbe potuto pensare lui?

Mentre camminavo per le strade di Catania, tutto mi sembrava vuoto, nonostante i locali mezzi pieni.

Svoltai per una viuzza buia che portava a casa mia.

"Dammi i soldi"

Una voce rauca pronuncio questa frase che mi fece venire la pelle d'oca.
Rimasi fermo senza girarmi. Avevo paura di vedere il suo viso..

"Cosa non hai capito?!"

Disse quel qualcuno avvicinandosi. Sentivo i suoi passi avvicinarsi a me.

"Non ne ho"

Risposi io cercando di scamparla.

Poi pensai un attimo. Lui era dietro di me. Non davanti.

Cominciai a correre velocemente verso l'uscita di quel vicolo che però sembrava infinito.

Lui mi in seguiva. Lo sentivo sempre più vicino.

Caddi. Inciampai in una cassa di legno che non avevo visto. Restai a terra. La paura è la stanchezza mi impetivano di alzarmi.

Lui mi raggiunse e mi guardava vittorioso.
Stava per parlare ma precedendolo dissi.

"Tieni i soldi"

Uscì il portafoglio dalla tasca porgendogli 20€.

"Sono tutto ciò che ho"

Aggiunsi mentre una lacrima scendeva.
La paura mi assaliva. Il panico mi confondeva, e non riuscivo ad alzarmi.

Prese i soldi avvicinandosi a me.

Cominciò a ridere e poi mi tirò una forte pedata nei genitali facendomi urlare dal dolore, e un calcio in pancia.

Lo guardai. Piangevo mentre se ne andava. Il dolore era anche più forte di quello provato istanti prima con Michelle e Luca.

Mi addormentai.

10 giorni alla partenza
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Mi svegliai in una camera di ospedale.
I muri verde acqua e tutti quei macchinari rumorosi. Odiavo gli ospedali.

I dottori facevano avanti e indietro nei corridoi e li sentivo nonostante la porta chiusa.

Mi chiedevo quale fosse il motivo, e poi ricordai.

Il giorno prima, l'aggressione, i calci, Luca..

-Ora si spiega il dolore lì sotto-
Pensai un pò sarcastico. Non ero molto preoccupato, solo un pò spaventato.

Mi girai. Un ragazzo con un ciuffo blu elettrico era seduto accanto a me. Stava dormendo.

Questi erano quei momenti in cui adoravo Daniele.

Lo chiamai dolcemente e si svegliò piano.

"Ehi"

Disse stiracchiandosi.

"Come stai?"

Aggiunse.

"Bene"

"Sicuro?"

"Tipo"

Lui mi guardò.

"Ma che è successo?"

Mi domandò.

Gli spiegai pazientemente la situazione anche se non volevo parlarne.

Dopo avergli raccontato tutto, mi scompigliò i capelli.

Ad un certo punto la porta della mia stanza si aprì facendoci sobbalzare.

Degli occhi nocciola mi guardavano preoccupati.

Il ciuffo abbassato li copriva un pò, ma si vedeva, erano gonfi dal pianto.

Era Luca.

Si avvicinò velocemente a me prendendomi il viso tra le mani.

Io ero immobile e non capivo la situazione.

"Come stai?!"

Mi domandò preoccupato. Era così carino quando era preoccupato.

"Tranquillo Luca"

Risposi.

"Dimmi come stai"

"Sto bene, non preoccuparti".

Mi lasciò il viso e mi guardò.

Adoravo Daniele.

"Vado a prendere qualcosa da mangiare, volete qualcosa?"

Domandò.

"No grazie"

Risposimo io Luca mentre Daniele si avvicinava alla porta. Aveva capito che avevo bisogno di stare solo con Luca.

"Cos'è successo?"

Disse Luca preoccupato e nervoso.

"Dobbiamo parlare di altro"

Risposi.

"N-no dimmi com'è successo"

"Luca. Tu hai frainteso, è stata lei a baciarmi"

"Parliamo di altro adesso?"

Disse lui singhiozzando. Faceva il duro e a volte il filosofo, ma in realtà era debole. Tutti lo siamo"

Entrò un medico interrompendo i miei silenzi e i suoi singhiozzi.

"Marco Leocata?"

Disse il dottore. Io annuì.

"I controlli che abbiamo fatto stamattina non hanno riportato niente di grave"

Guardai Luca stranito
Non sapevo mi avessero fatto delle analisi mentre dormivo.

"Quindi uscirai questo pomeriggio se te la senti"

Aggiunse il medico. Io annuì ancora.
Uscì velocemente dalla stanza.

"Luca. Poi ne parliamo"

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