Capitolo 1: Hawkins High School

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Brittany

Avevo bisogno di aria.

Quando sono uscita era pausa pranzo. L'aria fredda di Gennaio mi gelò la testa, ricordandomi che avevo dimenticato il cappello dentro, ma ero troppo svogliata per entrare.

Necessitavo di fumare.

Dopo la morte di mio padre, Bob Newby, niente era tornato come prima.

Nonostante fosse passato ormai un anno, il dolore che mi portavo dentro era atroce.

Morto invano, senza un sé e senza un ma, senza darmi spiegazioni precise.

La sua vecchia compagna, Joyce, mi disse che aveva salvato il mondo, che aveva salvato la sua vita e quella di suo figlio, Will.

Sapevo che era sempre stato un grande uomo, mio padre. Così educato, gentile, simpatico ed altruista.

Anche io ero così, prima della sua morte.

I ricordi che avevo di lui mi bruciavano ogni singola parte del corpo, per questo decisi di metterli in una parte arretrata della mia mente.

Sarebbe stato meglio cosi.

Joyce mi tenne con sé per un po' dopo la morte di mio padre.

E forse in quel periodo ero felice, quasi. Dormivo con Will, nonostante fossi due anni più grande di lui, e mi faceva sentire ogni volta parte integrante della famiglia.

Il modo in cui mi svegliavano, facevamo colazione, raggiungevamo scuola.

Will mi disse vagamente quello che successe realmente, neanche lo ricordo. Parlava di un mostro: molto alto e senza faccia, con una bocca grande quanto tutta la testa, che divorava gli esseri umani. Quasi ci credetti. Ma poi non più.

Accesi lo spinello asciugandomi le lacrime con la testa bassa.

Mi mancava.

Sapevo che non sarebbe stato molto orgoglioso di me, in quel momento.
E mi sentivo anche in colpa per questo. Ma l'erba mi rilassava, mi toglieva quell'ansia sociale (e non) dalla testa, mi rilassava tutto il corpo e la mente. Mi faceva sentire più felice di quanto non fossi, ovviamente.

Però mi mancava, ogni minuto della mia vita.
E se mi avessero chiesto di fare un patto col diavolo per farlo tornare indietro, io avrei accettato. Anche a costo di morire io stessa.

Will si è trasferito, insieme alla sua amica, Jane, lasciando dentro di me un altro vuoto incolmabile.

Era l'unico amico che ero riuscita ad avere nonostante la differenza di età.

Ci siamo salutati, e mi ha fatto conoscere i suoi amici, d'altro canto, sembravano molto simpatici.

Dustin, Lucas, Mike, Max, Steve e Robin.

Avevano incominciato il liceo quell'anno. Mi tennero compagnia, per un po', ma dopo qualche mese decisi di allontanarmi. Erano amici di una vita, praticamente, e mi sentivo molto a disagio per questo. Parlavano di cose strane, di cose affrontate prima. E nonostante volessi interferire con tutta me stessa, o nonostante loro che cercavano di integrarmi, decisi di lasciar stare.

Incontravo ogni tanto Max, ci davamo il cambio dalla psicologa, ma niente di che. Quello con cui ebbi più rapporto, diciamo, era Steve. Un po' rompicoglioni, però simpatico.

Si siede sempre vicino a me nelle ore di anatomia, molte volte ci siamo trovati a fare gruppo, e andavamo a casa sua per studiare, ma niente di particolare.

È il mio coinquilino, ogni giorno trova una scusa diversa in base al momento, sul perché stesse andando via, o sul perché non avesse fatto la spesa, o addirittura del perché non era pieno di ragazze, come se mi importasse. Mi è stato accanto durante i miei attacchi di panico notturni, all'inizio. Poi ho incominciato a cavarmela da sola.

𝒯𝒽𝑒 𝒲𝒶𝓎 𝐻𝑒 𝑀𝒶𝓀𝑒𝓈 𝑀𝑒 𝐹𝑒𝑒𝓁Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora