Capitolo 9

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Colgo Mrs. Donnel di sorpresa quando mi presento al mattino presto nelle cucine.
«E tu che ci fai qui?» chiede Mrs. Donnel nel momento in cui mi vede.
«Mi sono svegliata presto e non sono riuscita a riaddormentarmi.» confesso mentre appoggio il capo sul palmo della mia mano con uno sguardo assonnato.
«Ti preparo una bella tazza di tè, come piace a te.» inizia a trafficare con le pentole poi si volta verso di me. «Così mi racconti cosa ti turba.»
Mrs. Donnel mi conosce troppo bene. Mi viene da sorridere, immagino che se mia madre fosse ancora qui con me, somiglierebbe proprio alla donna che ho davanti. È davvero per me un punto di riferimento e non è solo una semplice domestica.
È così naturale confidarmi con lei che nel momento in cui penso a come dirle tutto, mi scende una lacrima e lei mi viene accanto prendendomi le mani fra le sue.
«Parlami e tira fuori tutto.» mi dice dolcemente.
Mi do un contegno e sospiro. «Si tratta di Mr. Grower.»
Nel momento in cui pronuncio quel nome è come una sentenza. Mrs. Donnel sospira, chiude gli occhi e si sedie sulla sedia dietro di lei. Sa tutto, sa quello che ho passato e come mi sono sentita durante e dopo la nostra conoscenza, se così posso chiamarla.
«Piccola mia..» sospira ancora incredula.
«Quanto vorrei che non fosse vero. Quanto vorrei che non fosse tornato a tormentarmi.»
«Cosa è successo?» mi chiede curiosa. «Ti ha scritto una lettera?» io fisso il tavolo silenziosa e lei fa un'altra ipotesi. «Si è presentato qui?»
«Oh, no.» replico subito. «Se lo facesse non saprei davvero come reagire.». Mi prendo una pausa sospiro e le racconto dei pettegolezzi e del mio sogno.
«Piccola mia, è possibile che tu ti sia fatta suggestionare? È stata comunque per te una persona importante.»
«Sicuramente, Mrs. Donnel.» replico esasperata. «Mai avrei voluto ritrovarmi in questa situazione.»
«Prova a distrarti, magari il pensiero piano piano va via. Come è già successo.»
«Ci sto provando, Mrs. Donnel.»
«Su!» mi sprona mentre mi mette davanti la mia tazza di te. «Inizia a bere questo che adesso ti preparo la torta che ti piace tanto.»
«Grazie Mrs. Donnel»
«Non angustiarti più per quel gentiluomo. Adesso c'è un altro uomo all'orizzonte e sembra molto propenso a conquistarti, a quanto mi dicono.»
«Si, ovviamente i pettegolezzi corrono.» dico ironica.
«È solo un bene che ci sia e che tu ti stia aprendo a lui. È ora che dai al tuo cuore un'altra possibilità. Anche tu hai il diritto di essere felice.» mi accarezza una spalla e mi sorride. Si allontana e inizia e preparare tuti gli ingredienti per la mia torta.

Qualche ora dopo arriva Josh che ci informa che mio fratello chiede di me e della colazione, così io Mrs. Donnel ci presentiamo a braccetto in sala.
L'espressione di mio fratello quando ci ha visto è stata puro stupore, ma talmente divertente che noi due non possiamo che scoppiare a ridere.
Vista la scena ironica, non può che ridere anche lui.
Amo questi momenti. Possiamo ridere spensierati, senza giudicare se siamo insieme alla servitù. In fondo sono persone come noi, nati meno fortunati. Anzi talvolta hanno pensieri più profondi di alcune persone dell'Alta Società, dove spesso puoi trovare donne sposate che civettano qua e là e uomini che perdono le loro fortune al gioco.
Mi sento fortunata ad essere circondata da persone come Mrs. Donnel. Semplice, profonda, sempre pronta ad ascoltarti senza giudicarti. Anche ella potrebbe giudicare il mio comportamento, ma non lo fa e posso affermare che non lo farà mai.
Io e Mrs. Donnel ci avviciniamo al tavolo portando le prime pietanze e dopo poco arriva il resto della colazione.
Conversiamo e mangiamo in armonia come ogni mattina.
«Quando tornerà Charlotte?» chiedo a mio fratello.
«Pensavo riuscissi a dirmelo tu. Non sono riuscito a scriverle ultimamente.»
«Devo essere sincera. Nemmeno io le ho scritto.» sono costretta a confessare. In effetti mi sono fatta prendere da Mr. Harrison e tutto il resto. «Dopo le scriverò.»
«A chi scriverai?» domanda una persona entrando in stanza, togliendosi i guanti.
«Charlotte!» esclamiamo all'unisono io e mio fratello sorpresi.
«Si, proprio io.» replica divertita, mentre prende posto a tavola. «Se non mi fossi mossa a tornare, non avrei avuto più vostre notizie.»
«Perdonami.» quasi sussurro con il capo basso. «Ci sono stati degli avvenimenti che mi hanno rapita particolarmente.»
«Racconta.» mi sprona.
«Dopo magari ti aggiornerò sugli ultimi avvenimenti.» ribatto veloce. «Approfitterò del fatto che siete entrambi presenti per raccontarvi di un pettegolezzo di cui sono venuta a conoscenza per caso, ma che mi sta tormentando.»
«Dicci, pure, non farci stare sulle spine.» dice mio fratello, fremendo.
Tiro un sospiro di sollievo e spero davvero che raccontarlo mi aiuti a darci il giusto peso.
«Pare che Mr. Grower stia tornando in città.» dico tutto d'un fiato poi aggiungo. «Scusate, il capitano Grower.»
Entrambi restano senza parole e si guardano negli occhi.
«Come lo hai saputo?» mi chiede curiosa mia sorella.
«L'ho sentito da Mrs. Featherington.» confesso. «Ma lei non mi ha vista perché ero dietro una tenda, a teatro.»
«Non dargli troppo peso.» mia sorella liquida l'argomento anche con un gesto della mano. «E quell'uomo non deve tormentarti e se anche dovesse tornare, non ci riuscirà. Dimmi piuttosto del tuo pretendente.»
«A proposito di pretendente.» subentra mia fratello che da quando ho detto di Mr. Grower non ha proferito parola. «Oggi verrà a farti visita. Me lo ha confessato qualche giorno fa.»
«Bene così lo conoscerò.» risponde contenta mia sorella e le sorrido anche io, ma poi guardo mio fratello per studiare le sue reazioni, lui però sembra totalmente concentrato sulla sua colazione.
Strano, penso.
Spero proprio non mi nasconda qualcosa e soprattutto che non c'entri nulla con Mr. Grower.

Qualche ora dopo ancora ci ritroviamo noi tre nello studio di mio fratello. Egli impegnato nel rispondere alla corrispondenza, mentre mia sorella ricama.
Io leggo ad alta voce il romanzo che ho comprato quando eravamo in campagna, proprio perché entrambi volevano conoscere il nuovo romanzo di Jane Austen.
Capita molto spesso che quando siamo tutti e tre insieme che passiamo parte della giornata insieme. Come quando eravamo bambini.
«"È passabile, ma non bella abbastanza da tentare me..."» recita con me una persona che entra nello studio.  Curiosa mi volto per scoprire il proprietario di quella voce.
Resto stupita e mi alzo «Mr. Harrison!» esclamo mentre mi avvicino a lui per accoglierlo. «Conoscete Orgoglio e pregiudizio?»
«Si, signorina.» conferma mentre mi bacia la mano pera salutarmi. Certo che lo conosce! Che domande...
«Dunque siete un romantico?»
Ci interrompe mia sorella che si avvicina. «Emily, aspetta che si accomodi il nostro ospite prima di fargli tante domande.»
«Mr. Harrison, posso presentarvi mia sorella Charlotte.» dice mio fratello che mi viene accanto.
«Lieto di conoscervi.»

Livia appoggia le quattro tazze di tè sul tavolino davanti a noi e si congeda rapidamente.
«E ditemi, vi piace la campagna o la città?» mi chiede Mr. Harrison.
Io e quest'ultimo conversiamo nello studio insieme agli altri. Mio fratello e mia sorella sono ritornati alle loro attività e di tanto in tanto rispondono alle domande di Mr. Harrison.
Sorrido un po' rossa in viso, ma mi faccio avanti. «Mr. Harrison, sono molto affascinata dalla città, ma sono molto affezionata alla mia cara campagna. Ditemi come si può resistere al tramonto o all'alba di cui possiamo godere qui in confronto alla confusione della città?»
«Avete perfettamente ragione.» ammette Mr. Harrison. «La città è molto diversa dalla campagna, ma se posso permettermi, la città ha lati negativi, ma anche positivi.»
«Non ne dubito, signore.» ammetto dopo aver sorseggiato un paio di volte il tè. In poco tempo riesco a sbarazzarmi dell'imbarazzo iniziale.
«Quando il tempo lo permetterà, vorrei portarti a fare il giro della tenuta.» annuncia mio fratello a Mr. Harrison. In effetti oggi è molto nuvoloso.
«Oh, ne sarò molto felice. È da molto tempo che non tornavo qui e ho notato alcuni nuovi dettagli» dice con premura.
Fred e Mr. Harrison si soffermano a parlare del viaggio che l'ha condotto qui e mentre descrive lo stato delle nostre strade, mi perdo nei miei pensieri. Mi fermo ad osservare più da vicino Mr. Harrison. Sembra molto sicuro di sé, ma non lo dà a vedere. Ha l'aria di essere una persona sincera e schietta. I suoi modi sono delicati mentre sorseggia e poggia la sua tazza di tè. È come se fossi ipnotizzata dalla sua figura, non so se è per il colore scuro ed intenso dei suoi capelli o perché il contrasto con la sua pelle è così insolita, ma succede.
Un paio di volte sono costretta ad abbassare lo sguardo perché mi ha scoperto ad osservarlo ma egli, da vero gentiluomo, mi ha sorriso e ha continuato a conversare con mio fratello.
Fred sembra davvero felice di avere qui a casa il suo amico, ma sappiamo tutti il motivo della sua visita e presto so che mio fratello affronterà l'argomento. Spero solo che quando avvenga, non succeda in mia presenza. Ne sarei davvero troppo imbarazzata.
Non vedo però l'ora di parlare con mio fratello delle mie prime impressioni su Mr. Harrison, ma di certo non gli confesserò che mi interessa e mi incuriosisce.
«Emily!» mi ridesta Fred imperioso, dai miei ragionamenti. «Perdonate, Brad. Mia sorella è solita perdersi nei suoi pensieri. Per non parlare di quando legge. Lo fa per ore intere e spesso sono costretto a cacciarla dal mio studio e costringerla ad andare nella sua stanza.»
«Fred!» esclamo imbarazzata e sento di dovermi giustificare e non sembrare una stupida agli occhi del suo amico. «Mr. Harrison, questa stanza è uno dei pochi posti in cui riesco a leggere e concentrarmi. Mi piace star qui.» e lancio un'occhiata assassina a Fred che alza le spalle, divertito.
«Vi capisco benissimo.» replica comprensivo e io lo guardo grata. «Offre una delle più belle vedute che io abbaia mai visto. Scusatemi il gioco di parole.»
I miei occhi corrono al giardino oltre la finestra e mi compiaccio che anche egli l'abbia notato e che gli sia piaciuto. Penso proprio che Fred abbia capito esattamente cosa può piacermi di un gentiluomo.
I suoi modi sembrano studiati, ma egli li fa apparire spontanei. È un uomo di città e i suoi abiti parlano per lui. Il suo completo è molto elegante e io sono sempre più affascinata.
Parliamo del tempo e Fred parla invece della nostra tenuta. Mia sorella racconta qualche aneddoto della nostra infanzia.
Mr. Harrison sembra molto interessato a tutto ciò che si racconta  e di tanto in tanto lui ci dice la sua opinione.
Sentiamo i rintocchi dell'orologio e Livia che ci annuncia che tra poco il pranzo sarà servito come indicato. Mr. Harrison sta per congedarsi e dalla sua espressione sospetto sia rattristato dal fatto di dover andar via. Mio fratello però lo interrompere invitandolo a pranzare con noi.
Nessuno di noi nasconde un pizzico di gioia quando accetta.
Avere la sua compagnia è più che piacevole.

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