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La festa durante la quale Anita incontrò per la prima volta Pablo Gavi era stata organizzata da Pedro per dare un decoroso arrivederci alla stagione estiva, ormai in procinto di lasciare il posto al lungo e ripetitivo periodo scolastico. Alla luce di ciò, la ragazza trascorse i restanti quattro giorni della sua vacanza in completa tranquillità, i piedi costantemente immersi nell’acqua del fiume, chiacchierando con le nuove amiche o assistendo alle partitelle di calcio che Alberto, Pedro, Jaime e gli altri a volte improvvisavano, utilizzando un paio di zaini o addirittura di infradito per definire il perimetro del campo e delle porte.
Poi, anche quei quattro giorni di pace terminarono e Anita si trovò nuovamente catapultata nella frenesia e nel rumore tipici di ogni città, anche della sua adorata Saragozza.
Il momento più caldo dell’anno sarebbe dovuto finire in corrispondenza dell’inizio di settembre; eppure, quando gli studenti spagnoli si riaffacciarono nelle aule in seguito a tre mesi di vacanza, le colonnine di mercurio dei termometri ancora non accennavano a scendere.
Il gran caldo aumentava la frustrazione di Anita, che da quando era tornata in città non riusciva più a trovare calma e concentrazione. La scuola era appena ricominciata e i test di ingresso, da lei svolti forse con troppa spensieratezza e poca preparazione, avevano dato risultati decisamente pessimi, per cui la ragazza si preparava già a un anno di delusioni.
Inoltre, non riusciva proprio a smettere di pensare allo sguardo penetrante di Gavi e al suo debole sorriso, che a lei era comunque parso il più radioso e incantevole dell’universo. Era come se i lineamenti del suo volto le fossero stati cuciti sotto le palpebre, e continuava a vederlo ogni volta che chiudeva gli occhi, anche quando in realtà avrebbe semplicemente voluto concentrarsi o pensare. In certi momenti, quando l’esasperazione raggiungeva livelli estremi, Anita era addirittura arrivata a credere che forse sarebbe stato meglio non aver mai incontrato l’intrigante calciatore.
Un martedì mattina, però, l’annuncio dell’insegnante di spagnolo stravolse tutte le carte che Anita pensava avessero già preso il loro posto in tavola: ai dieci alunni più meritevoli dell’istituto sarebbe spettata la possibilità di trascorrere trenta giorni lontano da Saragozza, in una città diversa, frequentando le lezioni in un’altra scuola e alloggiando in case-studenti assieme a molti altri ragazzi provenienti da ogni angolo della nazione.
“È un progetto davvero interessante e sarete voi stessi a decidere la vostra meta, sempre che il vostro nome rientri nell’elenco dei dieci fortunati, ovviamente…” chiocciò la professoressa, prendendo in mano un foglietto spiegazzato. “In quel caso, potrete optare per una tra le cinque proposte che vi svelo subito! Dunque, abbiamo Madrid, Siviglia, Valencia, Bilbao e... scusate, in questo punto l’inchiostro è abbastanza sbavato, ma sembra che la quinta opzione... sì, questa è proprio una B, quindi io credo che sia... Barcellona!”

Todo lo que quiero - Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora