cuarenta y cinco

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Era la sera di Santo Stefano e Pablo passeggiava con aria indifferente lungo il marciapiede che costeggiava i confini della tenuta dei genitori di Manolo. I signori Hidalgo Medina, piuttosto conosciuti per le numerose fabbriche tessili di loro proprietà, erano a dir poco benestanti e la loro dimora era tutt'altro che umile.
Eppure, pareva che in quella villa non ci fosse anima viva. Erano già due ore buone che il calciatore gironzolava nei dintorni del cancello e cominciava ad aver freddo; però, non aveva alcuna intenzione di darsi per vinto: aveva estrema necessità di recuperare qualche informazione riguardante Anita, e secondo lui le risposte possedute da Manolo sarebbero riuscite a chiarire appieno i suoi dubbi. Purtroppo, durante quell'intero pomeriggio non era riuscito a registrare alcun movimento proveniente dall'interno dell'abitazione.
"Che siano andati da qualche parte a sciare?" si era domandato più volte Pablo, senza però consentire a quel pensiero di distoglierlo dalla sua missione.
Tuttavia, notando che ormai erano quasi le sei, il calciatore, decisamente stufo di aspettare, decise che, se entro una mezz'ora non fosse accaduto nulla, sarebbe tornato a casa sua, avrebbe acceso il caminetto che ornava un angolo del suo salotto e si sarebbe steso sul divano davanti a un bel film, con un buon piatto di corroborante riso al pomodoro tra le mani.
Inaspettatamente, dopo diversi minuti il cancello della tenuta Hidalgo Medina si aprì quel tanto che bastava per permettere a Manolo di uscire dai confini del proprio giardino.
Pablo finse di essere capitato lì per caso: rallentò sensibilmente il passo, intrecciò le dita delle mani mostrandosi particolarmente interessato a un punto ben preciso del marciapiede.
"Hey, Andrés" esclamò Manolo, riconoscendo subito il ragazzo incontrato alcuni giorni prima. "Che ci fai qui?"
"Oh, ciao" salutò Pablo, fingendosi incredulo. "Stavo semplicemente facendo un giro... è casa tua questa?"
"Sì... volevo uscire prima, ma oggi pomeriggio sono venuti degli amici di mio padre e ho dovuto aspettare che finissero di prendere il tè" sbuffò Manolo.
"Oh, mi spiace..." commentò il calciatore. "Che avevi in programma di fare? Incontrare quella ragazza di cui mi parlavi?"
"Purtroppo no" rispose il suo interlocutore. "È partita un paio di giorni fa per trascorrere le vacanze di Natale a casa sua."
Pablo sentì scivolare via quell'immenso peso che gli aveva oppresso il cuore fin troppo a lungo.
"Ah davvero?" chiese. "Perché? I suoi genitori non vivono qui?"
"Mh, credo abbia vinto una borsa di studio" affermò Manolo. "Però in teoria sarebbe dovuta rimanere solo un mese... non so come mai sia ancora qua."
"È un mistero, quindi" si fece serio il calciatore.
"Eh sì" sorrise il ragazzo. "Ma..." disse a un tratto, fermandosi di colpo. "Io ti ho già visto, sai... cioè, non vorrei sbagliarmi, però assomigli un sacco a Gavi, quello che gioca nel Barça. Sicuro di chiamarti Andrés?"
"Ehm" fu l'imbarazzata risposta. "In effetti ti ho mentito, ma soltanto perché non desideravo seccature."
"Ah, che furbetto che sei" scoppiò a ridere Manolo. "Troppo famoso per abbassarsi al livello di un comune mortale, eh?"
"No no" assicurò il calciatore. "È che a volte le persone decidono di diventarmi amiche solo dopo aver scoperto chi sono davvero."
"Ti capisco, e hai ragione" si associò il figlio del signor Hidalgo. "Molto spesso anch'io tengo nascosta l'identità dei miei genitori, così nessuno può immaginarsi che sono ricco e provare ad approfittarsi di me."
Nonostante non stesse più ascoltando da un po', Pablo annuì. Il suo cervello era invece occupato a ripetersi che Anita non se n'era andata per colpa sua, che lei non se n'era affatto andata! Era tornata a Saragozza solo temporaneamente, in occasione delle festività natalizie... come aveva fatto a non pensarci prima?

Todo lo que quiero - Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora