cuarenta

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Incantata dalle voluminose nubi di vapore che l'aria gelida creava a ogni suo respiro, Anita attendeva che i calciatori lasciassero il campo solitamente impiegato dal Barcellona per gli allenamenti. Carlos aveva insistito perché la ragazza non entrasse con lui ma aspettasse all'uscita, di modo da non creare sospetti: i membri dello staff non erano tenuti a introdurre soggetti esterni negli spazi destinati ai giocatori.
Finalmente, con più di un quarto d'ora di ritardo, le porte si aprirono e i calciatori cominciarono a defluire verso le proprie automobili, ordinatamente disposte nel parcheggio antistante il piccolo stadio.
"Pablo!" chiamò Anita, non appena il ragazzo capitò nel suo campo visivo.
"Oh... ciao" la salutò lui, avvicinandolesi. "Che ci fai qui?" chiese poi, molto affabilmente.
"Sono venuta per ottenere dei chiarimenti" affermò Anita. "Da te."
"Da me? Come mai?" si incuriosì Pablo.
"Abbiamo sempre parlato di tante cose, quando eravamo insieme" esordì la ragazza. "Ma mai delle altre persone, dei nostri amici, per esempio, e nemmeno… che ne so, di eventuali principesse..."
"Ah, quindi è di Leonor che vuoi discutere" ridacchiò il calciatore.
"Proprio così" esclamò Anita, scocciata dal suo atteggiamento sprezzante. "In questi giorni ho sentito parlare più di lei che di te, hai smesso di rispondere ai miei messaggi quando stavo male e..."
"Lo so, mi spiace" la interruppe Pablo alzando gli occhi al cielo. "Ho avuto degli impegni improvvisi e non ho avuto tempo."
"Ah, non hai avuto tempo" ripeté la ragazza, sconvolta. "Tu non hai avuto tempo! Ma certo... invece, per firmare la maglietta alla principessa un po' di tempo l'hai trovato, o sbaglio?"
"No, non hai capito" si spiegò il calciatore. "Se sei un personaggio, come me di una certa importanza in ambito sportivo, sociale, mediatico... beh, ogni tanto devi concentrarti solo su te stesso, sul tuo successo… per non perderlo. Mi dispiace di non esserti stato vicino mentre eri malata, però anche se fossi venuto a trovarti non sarebbe cambiato niente, il tuo attuale stato di salute sarebbe esattamente lo stesso."
"Non è questo il punto" scosse la testa Anita. "Io sto parlando del fatto che non mi ritieni all'altezza dei tuoi altri impegni, perché stare con me non ti fa guadagnare né soldi né visibilità, mentre fare bella figura con il re di Spagna, invece..."
"Piantala" la zittì nuovamente Pablo. "Basta. Leonor è un'amica come le altre, ci frequentiamo da mesi e..."
"Che cosa?!" si fece scappare la ragazza. "Da mesi? Da mesi tu bazzichi con quella principessina e io non ne so nulla?"
"Sei arrivata dopo di lei…" azzardò il calciatore.
"Certo" chinò il capo Anita. "Certo, so che anche se fosse avvenuto il contrario il suo nome si troverebbe comunque un gradino sopra il mio. Anzi, in ogni caso io mi troverei in fondo alla scala, attaccata al citofono, mentre lei sarebbe già lassù in cima, sulla soglia della tua porta."
"Ma che stai dicendo?" domandò Pablo, visibilmente adirato.
"Mi preparo ad andarmene, caro" affermò duramente la ragazza. "Mi congedo da te per l'ultima volta e sia chiaro che non verrò mai più a cercarti."
Il calciatore, attentamente osservato dai suoi compagni di squadra, divenuti d'un tratto silenziosi, rimase senza parole: non si sarebbe mai aspettato una reazione simile.
"Anita, aspetta…" provò a replicare, ma lei si era già voltata, camminava spedita e la sua ombra si stagliava incerta sulle piastrelle del marciapiede male illuminato.

Todo lo que quiero - Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora