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Anita camminava lungo l'argine del fiume, una mano protesa con l'intento di schermarsi gli occhi dal sole, che, nonostante fossero i primi di settembre, scottava ancora.
Quella vacanza la stava decisamente annoiando: i suoi genitori avevano pianificato di trascorrere lontano da casa l'ultima settimana prima dell'inizio della scuola e, come accadeva di solito, come loro meta non avevano scelto il mare.
Dopo aver avuto modo di ammirare le eterne bellezze di Valencia, Anita aveva visto sfilare oltre il vetro del finestrino una serie ininterrotta di campi e minuscoli paesi, finché l'auto non era stata fermata di fronte all'insegna scolorita di uno scadente camping completamente immerso nella natura. Tutto sommato, il posto non era male, però la ragazza avrebbe comunque preferito rimanere qualche giorno in più nella sua amata Saragozza, o come minimo all’interno di un perimetro cittadino, dove fosse possibile scorgere almeno una casa sbirciando fuori dalla finestra della camera.
L'unico interessante risvolto di quella inaspettata vacanza era la grande libertà della quale Anita poteva godere: ai suoi genitori serviva solo un po' di riposo al termine di un'intera estate passata in ufficio; perciò, sapere cosa la figlia facesse o dove andasse non rientrava nelle loro principali preoccupazioni.
Dal canto suo, lei non avrebbe chiesto di meglio: in fondo, dedicarsi all’esplorazione solitaria di luoghi diversi dal solito costituiva una delle sue passioni. Un’altra cosa che le piaceva molto era sicuramente l’algebra, poi venivano le ciliegie, il colore verde acqua e guardare le partite di calcio alla televisione.
Stava giusto pensando a cos’atro inserire in quella personale graduatoria, quando alle sue orecchie cominciarono a giungere rumori familiari. Erano voci di ragazzi e ragazze, probabilmente sedotti dalla fresca acqua del fiume, apparentemente l’unico mezzo a disposizione, quel giorno, per scampare all’insopportabile calura.
Anita fece timidamente correre lo sguardo oltre la rada macchia di arbusti che la separava dalla riva e intravide, fluttuanti nell’afa estiva, le sagome di coloro dai quali provenivano strilli e risate. Desiderosa di trovare qualcuno con cui trascorrere le ore in quel posto tanto sperduto, la ragazza si inoltrò fra i cespugli e dopo pochi passi sbucò nella stretta spiaggia di ciottoli sui quali erano stati abbandonati alcuni zaini e un paio di magliette accartocciate. Un poco a disagio, si guardò attorno in attesa che qualcuno si accorgesse di lei, ma parevano tutti troppo impegnati a ridere e rincorrersi nell’acqua bassa.
“Hey” sentì d’un tratto alle sue spalle. Si voltò. “Tu non sei di qui, vero?”
Con il cuore che aveva iniziato a battere a mille, Anita annuì, tentando di sorridere nella maniera più naturale possibile. Avrebbe voluto parlare, presentarsi, chiedere qualcosa, ma le sue corde vocali si rifiutarono categoricamente di collaborare.
Ritto di fronte a lei, in infradito e costume da bagno, stava un ragazzo tremendamente simile a Pablo Gavi.

Todo lo que quiero - Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora