Capitolo 10.

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«E così siamo finiti dritti in questura!» scoppiò a ridere Colton. «Da quel momento abbiamo smesso definitivamente di frequentare ragazze canadesi. Dico sul serio, erano completamente malate!»

«Santo cielo, erano lesbiche! Le ragazze sono peggio dei ragazzi quando si tratta di marcare il territorio.» sbruffò Dylan.

«Ben vi sta.» fece un ghigno Avril. «E se scopro che frequenti una qualsiasi ragazza all'infuori di me, ti ritrovi con le palle tagliate, fai attenzione tesoruccio.» gli mostrò il suo sorriso dolce, accompagnato da quella strana punta di veleno. Lo avrebbe fatto davvero, e per questo la mia ammirazione verso di lei cresceva a dismisura.

«Beh, allora puoi iniziare, sai?» scoppiò a ridere.

«Jane, perché non racconti della tua splendida idea di provare "la vita da suora" per una settimana?» lo ignorò Avril.

Dannazione ma perché? Perché aveva tirato fuori proprio quell'argomento?
La mia giustificazione a questo mio strano comportamento è che in adolescenza tutti viviamo dei periodi particolari, e quindi ci piace sperimentare esperienze diverse. Alcuni provavano col sadomaso, io con i conventi.

Alzai gli occhi al cielo. «Niente di che, ero semplicemente curiosa di vedere come si viveva in un convento!» risi nervosamente.

Dylan mi guardò divertito, e due piccole fossette gli si formarono agli angoli della bocca.

Non molto tempo prima, avevo avuto la dimostrazione che riusciva perfettamente a lasciarmi senza parole. Mi aveva bloccata in quel dannato parcheggio baciandomi come nessuno aveva mai fatto prima. I nostri non erano dei semplici baci, oh no. In quel momento era come se ci stessimo aggrappando l'uno all'altro, avvertendo l'inaspettato bisogno che ci coinvolgeva. Lo sentivo dalla pressione delle sue labbra, che anche lui in quel momento sentiva la stessa fiamma divampare, quella che ogni volta che ero accanto a lui, faceva scatenare l'incendio più pericoloso della storia. Il mio cuore, il mio cervello, andavano letteralmente in tilt ogni volta che Dylan era a pochi metri da me. Avvertivo la sua presenza anche senza vederlo. Avevo imparato a riconoscere il suo respiro, i suoi sospiri e anche le sue sbuffate. E poi pensavo alle sue labbra... mentre si muovevano esperte sulle mie, facendomi provare i brividi persino tra i capelli. Per non parlare poi di quando mormorava il mio nome: lo diceva con quella voce così calda e fastidiosa che...

«Smettila di pensare al bacio di poco fa riccioli d'oro, hai le guance che stanno per prendere fuoco.» mi sussurrò Dylan all'orecchio, provocando una scarica elettrica in ogni parte di me. Entro la fine della serata avrei preso davvero fuoco, ne ero più che certa. L'elettricità mi avrebbe bruciata viva, facendomi scoppiare come una lampadina in una vasca.


«Non essere ridicolo Dylan.»

Per nostra fortuna, Colton ed Avril, come sempre, erano concentrati in una conversazione molto profonda riguardo la "bellezza" di un parto in acqua. Entrambi puntavano a una carriera come medici, per precisione ostetrici, quindi non facevano molto caso a noi due che ci bisbigliavamo cose assolutamente stupide.

«Ammettilo che ti ho completamente sconvolta.» Era fottutamente vero.

«Non mi hai sconvolta. Affatto.» affermai sicura alzando le spalle.

«Sì, e io sono biondo, guarda che bel colore di capelli che ho.» sorrise.

«Sì, fantastici.» dissi con poco entusiasmo.

«I miei baci ti turbano, ecco tutto.»

«E' la tua convinzione che mi preoccupa, sai?» gli diedi una leggera pacca sulla spalla.

«O è la mia sicurezza?» ribatté guardando la mia mano.

Sentii la mia bocca spalancarsi e diventare improvvisamente asciutta. Era la verità. La pura, semplice e fastidiosa verità.

Never let me go.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora