«Di certo nei piani di Avril non era previsto che passassimo tutta la notte a chiacchierare e ad arrostire marshmallow.»
«Forse non era previsto neanche un litigio.» mi sorrise.
«No, ti conosce. Lo sa come sei fatto.» lo stuzzicai.
«Passami la nutella, simpaticona.»
In silenzio, e intenta a non farmi notare, iniziai ad osservarlo mentre manteneva la concentrazione. Tirava leggermente la lingua in fuori, il suo sguardo ardeva più delle fiamme davanti a noi mentre continuava a tenere lo sguardo fisso sul fuoco. I capelli gli svolazzavano, rendendolo selvaggio e illegalmente sexy. Con il buio apparivano ancora più scuri, più folti.
«Quando hai finito di osservarmi, ti aspettano i miei fantastici marshmallow.» mi risvegliò Dylan. Beccata e affondata.
«Oh, sì. Scusa.» arrossii.
Stupida. Stupida. Stupida. Per quale motivo arrossivo?
Gli sfuggì una debole risata, che fu bloccata immediatamente dal mio sguardo penetrante. «Assaggialo, che aspetti?»
Addentai il marshmallow ricoperto di nutella fusa, e sgranai gli occhi, consapevole di aver appena avuto un orgasmo da cibo.
«Quando venivo in campeggio con i miei genitori, la mamma adorava arrostire i marshmallow attorno al fuoco, e ricoprirli di nutella fusa. Mio... Dave li adorava. Cazzo. Scusa.» ringhiò.
Avvertii una fitta di dolore. Perché non riusciva a chiamarlo papà, come faceva di solito? Non riusciva più ad apprezzare suo padre a causa mia? Non volevo che lui lo disprezzasse per ciò che mi era successo. Quella storia non lo riguardava, i suoi sentimenti verso il padre non dovevano mutare.
«Sì, sono incredibili.» gli sorrisi dolcemente, «tua mamma aveva davvero buon gusto.» sorvolai sull'argomento, cercando di far finta di niente.
«Oh, e avresti dovuto assaggiare i suoi maccheroni al formaggio, erano la fine del mondo.» un lampo fugace di malinconia gli attraversò lo sguardo.
«Dimmi, cos'altro ti piace?» gli chiesi, incrociando le gambe e pronta più che mai a conoscerlo meglio.
Mi parlò della sua passione per la natura, per l'aria aperta in sé. Amava correre, fin da quando era bambino. Mi descrisse la sensazione che provò quando fece il suo primo canestro, la sua prima schiacciata, o addirittura, si ricordò di quando scappò per andare in un campo molto lontano da casa, per cogliere i fiori preferiti di sua madre. Mi raccontò anche delle giornate intere passate in bici insieme a suo padre, di quando cadde in un burrone fratturandosi un braccio, o di quando, in una piena crisi nervosa per aver rotto il canestro che teneva nel suo cortile, aveva iniziato a cucinare biscotti, pur di non pensare al suo canestro distrutto.
Scoppiai a ridere a quel racconto, e lui mi seguì.
«Quindi sai cucinare.» sogghignai.
«Me la cavo.» alzò le spalle. «Adesso dimmi qualcosa di te.»
«Che ne dici se rimandiamo? Sono stanca.» sbadigliai.
«Sì. Certo.»
Dopo aver spento il fuoco, e aver chiuso perfettamente la tenda, ci coricammo. Mi girai rivolgendogli le spalle, e capii che lui fece lo stesso. Dopo una buonanotte sussurrata, ci addormentammo, ignorando il desiderio e la passione che stavamo furtivamente trattenendo entrambi.
***
«Avanti, più veloce! Mia nonna ha di certo battuto il vostro record di giovinezza ed elasticità!» la voce di Jack mi apparve improvvisamente fastidiosa e irritante.
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Never let me go.
RomanceA diciannove anni, Jane Mason era riuscita a mandare a monte la sua vita, lasciandosi andare ad un destino che non le toccava. Orgogliosa, sensibile e tremendamente testarda, non si faceva abbattere da nessuno, tanto meno da un tipo qualunque, conos...