Capitolo 20.

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Quante volte, per un breve attimo di felicità, siamo disposti a dimenticarci tutto?

Spesso mi capitava di anestetizzare ciò che sentivo, e lasciarmelo scorrere addosso. Le sensazioni più brutte si impossessavano di me, e senza che me ne accorgessi, ero finita. O quasi.

La rivelazione di mio padre, seppure non fosse stata tanto oscena, era rivoluzionaria per la mia vita. Ero cresciuta con delle idee sbagliate, sotto false illusioni, e vedendo cose che in realtà non esistevano.

Ero sollevata nell'aver trovato una risposta che cercavo da anni. Rossella mi odiava semplicemente perché non ero sua figlia, mentre Bryan, sfortunatamente, lo era. Mi odiava perché aveva dovuto crescere una figlia non sua, frutto dell'amore di mio padre con una donna che non era lei. Non provavo risentimento verso di lei, ma solo tanta pena. Era una donna cattiva, e malgrado mi avesse cresciuta-nel bene e nel male- non l'avrei tollerata oltre, e non avrei voluto che Bryan invece dovesse farlo, ma non avevo voce in capitolo. Era sua madre, lei.

«A cosa stai pensando?» domandò Dylan, raggiungendomi al molo.

«A niente in particolare.» mentii.

«Ti va di parlarne?»

«No.» sbuffai, «e ti ringrazio per avermi portata al Museo l'altro ieri, davvero. Non finirò mai di dirti quanto te ne sono grata.»

«Oh, bè, non c'è bisogno di ringraziarmi.» Era in evidente imbarazzo, e la cosa mi divertiva. «Ti diverti, vero?» si corrucciò vedendo la mia espressione divertita.

«A fare cosa?» chiesi con sguardo innocente.

«Lo sai benissimo. Mi metti imbarazzo, e la cosa ti diverte. Bè, sai che ti dico? A me non diverte affatto, e se dovessi metterti io in imbarazzo, probabilmente avresti lo stesso colore del sole in questo momento.»

Il sole, tanto per precisare, era rosso fuoco in attesa del tramonto.

«E come avresti intenzione di mettermi in imbarazzo, Dylan?»

«Quando mi chiami per nome la cosa si fa seria.»

«Sì, e ho come l'impressione che qualcuno oggi sia di pessimo umore.»

«Esattamente, e non sono affari tuoi.»

«Lo sono, se mi tratti di merda. Vai a prendertela con qualcun altro, non sono dell'umore giusto per ascoltare le parole che escono dalla tua boccaccia.»

«E così adesso siamo passati dai ringraziamenti all'insultare la mia bocca?»

«Ti detesto ancora di più quando fai il finto tonto.»

«E io ti detesto quando sei così lunatica!»

Ah, l'eufemismo del secolo!

«Non risponderò alle tue provocazioni. Hai voglia di litigare, mentre io invece no. Quindi puoi portare il culo lontano da qui, grazie?»

«Oh, a me sembra che a te vada di litigare.»

«Allora hai capito male. Vattene.»

«Ti va di farti un tuffo pre-partita? Mi aiuterà a sciogliere i nervi.» si massaggiò una spalla.

«Fallo tu, io ti osserverò da qui.»

«Mi osserverai solo? O inizierai a fantasticare su di me?»

«Fantasticherò su cento modi per affogarti a distanza.»

Dylan si alzò dietro di me, e io lo ignorai.

«Sei sicura di quel che fai?» chiese dopo un po'.

«Perché, tu cosa stai facendo?»

Never let me go.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora