Sto correndo, sono in ritardo, ho preso la metro perché ci avrei messo meno e non volevo sudare per l'appuntamento di oggi. Non mi sono vestito elegante, ho abbassato il cappellino e alzato la mascherina non volevo che la gente mi notasse troppo.
Deve aver funzionato perché nessuno mi vede, fisso uno dei miei poster pubblicitari appesi per i corridoi della metro. Salgo le scale, leggendo l'indirizzo che Hob-ah mi ha scritto sul messaggio ed entro nel locale.
E' passato qualche mese da quando ci siamo lasciati e ci siamo evitati come se fossimo qualcosa di altamente contagioso.
Ti ho dato le mie ragioni, in quella biosfera davanti ai bonsai.
- Non voglio più vederti.- hai mormorato e te ne sei andata, asciugandoti le lacrime.
Ho trovato le mie cose sulla scrivania del mio studio compresi i regali che ti avevo fatto nel corso degli anni, erano scatoloni e scatoloni.
Sono venuto a sapere che hai chiesto di essere trasferita di sezione. Così potremmo evitare di rivederci in quel labirinto che è la nostra agenzia. Forse, in questo modo, ci metterai meno a dimenticarmi.
All'inizio il mio dolore non era stato così forte, non mi sembrava di averlo accusato così tanto, ma poi, mi sono accorto, che non c'eri più. Ho realizzato che non stavo così bene come sembrava.
Ancora ora non sono sicuro se sia mancanza o che sia il dolore dell'aver preso la decisione sbagliata, convinto che la tua felicità non fossi io.
La neve cade lenta ma non fa freddo, entro nel locale.
Dico il nome della prenotazione al cameriere e mi dirigo con lui nella stanzetta dove c'è una ragazza che mi aspetta.
E' simpatica, carina e mi piace ma... c'è un 'ma' non sei tu.
Me ne faccio una ragione e continuo ad uscire con lei, finchè non le chiedo di essere ufficialmente una coppia, lei acconsente e io sono felice, ma c'è sempre qualcosa nel mezzo, un fastidio sordo al petto che mi dice di fermarmi ma non lo faccio e continuo. Anche se non sei tu.
Un giorno t'incontro per sbaglio in un corridoio di Hybe, sono tornato dalla leva.
Ti blocchi a metà corridoio, non sono sicuro di che rumore abbia fatto il tuo cuore, ma quello del mio l'ho sentito, mi è caduto ai piedi quando ti ho incrociato, come se quel dolore si riaprisse come una voragine, la terra mi è mancata e le ginocchia stavano cedendo.
Sei esattamente come ti ricordavo non sei cambiata, porti gli stessi occhiali, i capelli sono così neri e lucidi, da avere i riflessi blu, raccolti nel solito chignon che ti crolla in mille ciuffi attorno alla testa e gli occhi castani così chiari che sembrano surreali.
In mano insieme ai fogli hai il portachiavi di TATA che è legato con un sottile filo rosso al tuo polso . Ti saluto e mi avvicino per guardare meglio l'anello che hai al dito, è bello e sembra costoso.
Hai trovato qualcuno che ti rende felice, sono contento per te, ma il mio cuore continua a saltare i battiti. Vorrei scappare, urlare, prendere a calci l'ascensore.
- Noona ti sei fidanzata?- mi guardi con gli occhi sgranati, forse non ti aspettavi che ti parlassi.
- Io... io si. Scusami devo andare.- non ti muovi rimani lì a fissare un punto oltre le mie spalle, come se fossimo in un fermo immagine, sento solo il rumore di un cuore che batte. Abbasso lo sguardo ed è TATA che sta battendo, allora lo hai ritrovato il tuo cuore? Quello che avevi perso nell'altro sogno, lo hai trovato di nuovo sono contento per te era quello che ti avevo augurato per tutta la vita dopo di me.
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The Dreamwalker e altri racconti
FanfictionAvete mai fatto un sogno così reale da sembrare vero? Così reale che vi sembra di conoscere la persona davanti a voi? Se il destino, nei panni di un buffo omino, s'intromettesse, nei vostri sogni, indicandovi la via da prendere? Cosa fareste? Lo seg...