Samsara (M.Yg) - Parte 4

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La voce squillante madre che parla con qualcuno risuona nelle mie povere orecchie. Non la sopporto quando inizia a fare le morali.

Guardo svogliato dal finestrino della carrozza che ci sta portando al grande Palazzo d'Inverno di Pietroburgo.

Da lontano vedo la residenza degli Zar della Grande Russia.

Stiamo andando verso la festa per i trecento anni di regno dei Romanov. Se non fosse che tutta questa nobiltà, l' opulenza e il lusso mi danno noia, quasi provo un senso di nausea. Tutto questo è troppo.

L'altro giorno, sono andato in segreto a sentire parlare gli operai e i loro partiti. Trovo giusti i loro discorsi, mi piace l'ideale di uguaglianza che hanno e non la distinzione per classi sociali dove i ricchi hanno tutto e i poveri nulla e muoiono di fame.

Nonostante sia nato io stesso nell'agio più sfrenato, con i miei fratelli e sorelle e i miei genitori si siano occupati di tutto, trovo tremendamente assurda l'idea che gli altri, la gente più povera e bisognosa, muoia di fame agli angoli delle strade.

Trovo ingiusto che gli operai non abbiano assistenza e che gli ultimi Zar abbiano creato un divario di classe tale da sembrare una voragine.

Mio padre mi risveglia con una gomitata che mi fa sobbalzare. Mia madre sta parlando, sono stupito che si rivolga direttamente a me e non a mio padre.

- Come Maman?- mi sistemo gli occhiali che mi stavano cadendo, che fastidio quando mi rivolge la parola, a volte vorrei che stesse solo zitta.

- Dico che stasera potresti trovare moglie, hai quasi 23 anni. Sei in età da matrimonio, i tuoi fratelli e sorelle sono sistemati. Sicuramente ci sarà qualcuna in attesa di essere maritata. Magari la troverai in questi giorni! No, no sicuramente la troverai in questi giorni!- afferma decisa. A metà discorso sospiro, facendo finta di non averla sentita. Mi giro verso mio Padre anche lui sta facendo la stessa cosa, ha spento il cervello.

- Vedremo.- Mi affaccio di nuovo per guardare fuori.

Siamo arrivati stanotte da Mosca in treno e poi la carrozza, non ho voglia di sentire stupidi discorsi riguardo il matrimonio.

Sono così stanco che andrei a dormire anche adesso, o affonderei la testa in uno di quei saggi che ho messo da parte, quelli di Marx.

Li custodisco gelosamente perché Papa e Maman potrebbero scoprirli, o anche i miei servi. Potrei avere dei problemi nello spiegare perché li avevo in camera, loro non approverebbero questo genere d' idee.

Guardo di nuovo mia madre. Vorrei dirle che ho ancora tutto il tempo per trovare moglie . Medito di sposarmi quando sarò vecchio e non ora, che sono ancora giovane. Ho appena terminato i miei studi all'università. Mi hanno spedito all'estero a studiare a Oxford, come fa tutta la mia famiglia da alcune generazioni.

E' lì che, alcuni miei compagni di college, hanno iniziato a parlare di "rivoluzione della classe proletaria" ed è lì che ho iniziato a leggere i filosofi delle rivoluzioni.

Scendo dalla carrozza, un ragazzetto che ha appena superato i dieci anni ci fa strada verso i nostri appartamenti.

Staremo là al Palazzo d'Inverno perché lo Zar è Grande e ha pensato a tutto. Tranne che a dare il cibo al popolo e ad accontentare un popolo sempre più esigente e affamato di cambiamento.



Mi piace la musica, adoro suonare il pianoforte e il violino. Ho uno Stradivari a casa, è stato un regalo di mia sorella che ora è chiamata con il titolo di Principessa. Qui in mezzo quasi tutti hanno quel titolo, figli di figli di figli di Zar.

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