When I'll SEE her again (K.Th) - Parte 2

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- Ho fatto un sogno stanotte. Non sono sicuro di cosa voglia dire, ma avevo una sensazione stranissima. Un elefante gigantesco, più grande di quelli del Maharaja, mi stava schiacciando, io però non morivo, non riuscivo a respirare e pregavo perché quell'agonia finisse. Ma non succedeva e rimanevo lì sotto, incapace di muovermi e lottare contro il suo enorme sedere.-
Sono seduto davanti a un grande albero, oltre c'è il fiume Gange, che ci da la vita e a cui doniamo le preghiere per gli dei, davanti a me c'è una ragazza con il viso dipinto di bianco.
Mia madre ha detto che è più grande di me, è nata lo stesso anno di mio fratello, ma lei non si è mai sposata. Non può sposarsi, se lo facesse il suo dono andrà disperso nel nulla.
Mi ha raccontato tutta la sua storia durante il viaggio in portantina: la chiamano la "Santa". Nemmeno lei, credo, si ricorda il suo nome. Hanno iniziato a chiamarla così appena ha acquisito il dono della parola.
La gente va da lei, chiedono consulti su sogni, affari, domande per gli dei e oracoli e lei risponde. In cambio le danno offerte di ogni tipo.
Mi giro a guardare i miei servitori, abbiamo portato cibo per un mese intero e offerte agli dei: incenso e profumi.
Quei minuti in cui chiude gli occhi e attendo il responso sono eterni. Li riapre, non ha gli occhi neri ma verdi, così verdi che risaltano e sembrano affondare nella mia anima. Forse è per quello che la considerano speciale, ha qualcosa di diverso da noi.
- Sei giovane per un sogno del genere. Quanti anni hai?- la sua voce è bassa, quasi impercettibile, mi devo sporgere per sentirla.
- Ah... io... dodici. Ho dodici anni. Cosa significa questo sogno?- sento i suoi occhi su di me, mi agitano, anche l'aria intorno a noi è ferma.
- Dodici anni sono pochi e tantissimi. Giovane ragazzo qual'è il tuo nome?-
- Ravi.- chiedo. Sono così curioso che non riesco a stare fermo e mia madre mi si aggrappa al ginocchio per farmi smettere di tremare.
- Ravi... Ci sarà qualcosa che ti tratterrà e ti soffocherà al punto di non sapere più come scappare, qualcosa che riguarderà ciò che ti è attorno e a cui non riuscirai a trovare una soluzione. Prega Ganesh, dagli doni ed elargisci offerte. Prega Ganesh affinchè tuo padre, il Maharaja e tu siate benedetti.- afferma prendendo un piccolo bastoncino di incenso, lo brucia e benedice me e mia madre. Fa un piccolo cenno alla donna a fianco e questa si alza dicendo di andare via, per far entrare altre persone nella zona delle offerte.
Non mi accontento della risposta, è stata in silenzio troppo a lungo per dirmi solo quelle poche parole che le sono uscite dalla bocca. Mi giro e mi dirigo verso di lei, a poco valgono le parole che urla mia madre e i servitori che tentano di fermarmi, vado dritto verso di lei. Devo avere quella risposta, devo sapere qual'è la cosa a cui non riuscirò a trovare una soluzione. Supero il tavolo delle offerte, spaventando le persone inginocchiate davanti a lei, e la prendo per le spalle: ha gli occhi sgranati e un urlo strozzato le esce dalla bocca.
Quel tocco è la sensazione più strana che io abbia mai provato: è come un fuoco che mi prende da dentro e mi riempie così tanto da farmi annullare il resto del mondo.
- Dimmi che cosa hai visto?- mi fa paura quella sensazione, eppure non riesco a non guardare i suoi occhi che mi attraversano dentro. E' come se tutto non avesse importanza a parte lei.
I suoi occhi si riempiono di lacrime. Perché sta piangendo? Perché sento così forte l'istinto di prenderla e portarla via di lì? E' come se sapessi che quello non è il suo posto.
- Noi.- la sua voce è ancora più flebile, mormora qualcosa che non sento, i miei servitori mi staccano da lei.
Toccarla è peccato e io l'ho commesso. Dovrò portare molte più offerte nei templi, ma poco importa perché ora so che lei è il mio universo.
Tornerò da lei, tornerò da lei per ammirarla e venerarla come se fosse la mia dea madre.

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Ho fatto un sogno strano stanotte, ho sognato di essere in India e che succedeva qualcosa di molto, molto particolare. Toccavo una donna più grande di me, e quel tocco mi legava a lei in maniera indissolubile, come se l'intero mondo da quel momento in poi girasse letteralmente intorno a lei.
Sto ancora pensando al sogno della panchina, a quella ragazza che mi ha raccontato quella strana, buffa, storia. Chissà se è legata a quello il mio sogno di oggi.
Guardo Tannie dormire tranquillo di fianco a me e l'alba che rischiara Seoul, mi butto tra i cuscini sospirando. Di nuovo quella sensazione di attesa m' invade, come se stessi aspettando qualcuno che deve suonare alla porta da un momento all'altro.

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