Capitolo 24

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Continuo a tamburellare con le dita sul tavolo del bar mentre l'ansia mi divora.
Respira Cassie, respira!
Mamma mia, ma questo quanto ci mette?
Mi porto la tazza di cappuccino alle labbra e ne prendo un sorso, mentre con le dita della mano destra continuo a tamburellare convulsamente sul tavolo.
Lo schermo del mio telefono si illumina, segno che mi è arrivato un sms e mi sporgo per vederne il contenuto:

Zoey: Allora, come sta andando?

Alzo gli occhi al cielo e la chiamo, nella vaga speranza di riuscire a placare questa ansia divorante.
Dopo quelle che mi sembrano ore: "Pronto? Cassie?" risponde la voce squillante della mia migliore amica.
"In tutta la sua ansia!" rispondo e prendo un boccone dal muffin al cioccolato che ho comprato.
"Come sta andando?" chiede curiosa e anche un po' preoccupata.
"Talmente tanto bene che non si è nemmeno presentato!" rispondo, ricominciando a tamburellare.
L'ho sempre detto : sarei dovuta diventare una batterista!
"A che ora avevate appuntamento?" chiede Zoe cercando di riportarmi alla tranquillità.
"Alle 9:30!" rispondo concisa.
"Ma Cassandra, hai almeno visto che ora è adesso?" chiede trattenendo una risata, che ignoro bellamente, però guardo l'orologio per sicurezza "Sono le 9:31! Un minuto di ritardo, ti sembra possibile? Non è una persona affidabile!" concreto.
"Cassie, ha solo un minuto di ritardo non due ore! Sei sempre la solita esagerata!" mi rimprovera e qualcosa mi dice che ha appena alzato gli occhi al cielo dalla disperazione.
"Non è essere esagerati, è essere realisti!" chiarisco.
"No, tesoro, questo è essere esagerati!" ribatte in un borbottio, sicuro che sta mangiando qualcosa.
"Pensala come vuoi, so solo che se non arriva entro i prossimi due minuti io..." "Ciao Cassandra!" una voce maschile interrompe il mio melodramma riportandomi alla realtà.
"Zoe devo andare, è arrivato! Ci sentiamo dopo, un bacio!" dico chiudendo poi la telefonata e guardando il ragazzo che mi sta di fronte.
"Ehm... Ciao!" rispondo rimettendo il telefono sopra il tavolino.
"Come stai?" mi chiede Logan prendendo posto davanti a me, mentre una cameriera arriva a portargli un ordine che non gli avevo visto fare.
"Potrebbe andare meglio, grazie! Tu?" chiedo cercando di rilassarmi mentre mi prendono le palpitazioni.
"Tutto bene, grazie! Quindi ti piace il cioccolato, eh?" chiede segnando il muffin mangiato per metà.
"Già!" rispondo.
Ma che diavolo di domande sono?

Sta solo cercando di intavolare una conversazione, dagli tempo!

Interviene la mia vocina interiore e per una volta non posso non darle ragione, così cerco di calmarmi e di adottare un comportamento più socievole.
"Allora...raccontami di te?!" chiedo finendo il muffin e guardandolo negli occhi cercando di fingermi interessata.
"Che vuoi sapere?" chiede bevendo quello che penso sia un cappuccino.
"Mah non so... Lavoro? Ragazza? Figli? Non lo so, qualcosa che mi aiuti a capire qualcosa di te!" cerco di spiegarmi meglio e di andare nello specifico "Insomma tu arrivi qui mi sconvolgi la vita, che tra l'altro era già un casino da prima che arrivassi tu, e pretendi di vedermi. Io non ti conosco, quindi se tu riuscissi a spiegarmi un po' chi sei forse riuscirei anche ad ascoltarti!" dico cercando di non sembrare irritata.
"Non hai tutti i torti, effettivamente non mi conosci. E che tutto questo per te sta succedendo così in fretta mentre io sono già a conoscenza di tutto! Sono stato uno stupido a comparire nella tua vita in questo modo, me ne rendo conto, però volevo che tu sapessi che non sei sola. Che non sei rimasta a combattere contro il mondo solo con le tue forze, ma hai una famiglia. Una che ancora non conosci molto bene ma che conoscerai presto, se gliene lascerai l'occasione, perché io sono la tua famiglia Cassandra!" dice senza togliermi lo sguardo di dosso.
Cerco di cogliere dal suo sguardo dei segnali per capire se posso credergli, se posso fidarmi, se è sincero... ma non riesco a capirlo, perché una parte di me gli crede ciecamente mentre un'altra è totalmente diffidente. Il mio cervello rischia di surriscaldarsi dopo tutti questi pensieri e una frase esce dalla mia bocca senza che me ne renda conto "Non so se mi fido di te!".
"Posso capire che adesso per te sia difficile ma ti chiedo solo di ascoltarmi, di prestarmi qualche minuto della tua giornata per spiegarti tutto. Poi se non crederai alle mie parole ti lascerò stare, non mi farò più sentire. Lo giuro!" dice e sembra quasi sincero.
"D'accordo, hai tutta la mattina! Però se per mezzogiorno non mi hai convinta non penso che vorrò rivederti!" sentenzio decisa.
"Perfetto, quindi abbiamo a disposizione..." fa per dire ma lo interrompo "Tre ore e un quarto!" concludo.
"Già, bene, da dove vuoi che comincio?" chiede mettendosi comodo sulla sedia del bar.
"Se non ti dispiace vorrei uscire da qui, magari parliamo e camminiamo?" chiedo. Non penso di riuscire a guardarlo in faccia mentre mi racconta le bugie di una vita.
"Per me non è un problema!" dice sorridendomi e alzandosi in piedi per poi avviarsi verso il bancone, lo seguo e faccio per tirare fuori il portafoglio ma lui mi blocca il polso "Offro io!" dice con un sorriso.
"Non serve, posso benissimo pagarlo da sola!" rispondo cercando di recuperare il mio portafoglio.
"Lo so, ma lascia che sia io a pagare. Per favore?" chiede guardandomi con quegli occhi così tremendamente simili ai miei.

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