Capitolo 20

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Aspetto Kian per quelle che sembrano delle ore, tanto che sono riuscita ad imparare a memoria tutte le riviste che ci sono nella sala d'aspetto.

"Certo che potrebbero anche aggiornarle ogni tanto, la più recente risale al 2001!" penso mentre sfoglio l'ennesimo giornale.

Stufa di leggere di diete e roba varia, tiro fuori il mio telefono e comincio a stalkerare i miei idoli a caccia di concerti. Esattamente 40 minuti dopo, un Kian sorridente e apparentemente sano esce dall'ambulatorio del dottor Lee “Davvero, grazie mille!” dice stringendo la mano all'omone dai capelli sale-pepe davanti a lui.

“La caviglia non è rotta ma non è guarita del tutto. Può camminare senza le stampelle ma la prego, non corra e non faccia altri movimenti che possano danneggiarla! Siamo intesi?” lo raccomanda il medico.

“Intesi!” risponde Kian, girandosi poi a guardarmi “Oh signorina, ci scusi per averla fatta aspettare così tanto!” si scusa il dottor Lee, mentre lui e un traballante Kian mi si avvicinano.

Meccanicamente mi alzo e mi avvicino a Kian, offrendomi come stampella temporanea. Sinceramente? Lo vedo davvero poco stabile il ragazzo!

“Si figuri, signor Lee. Mi sono acculturata nel frattempo!” dico con un sorriso, indicando le riviste sul tavolino.

“Ma è davvero rimasta qui per tutto il tempo?” chiede allibito il medico.

“Ehm sì?! Non sapevo quanto tempo servisse, così sono rimasta!” dico con un'alzata di spalle mentre un Kian affaticato mi si appoggia -senza troppa delicatezza- addosso.

“Tienila stretta una ragazza così, giovanotto. Non se ne trovano oggigiorno!” gli consiglia il dottore dandogli una pacca sulla spalla e sorridendogli cordiale.

Kian si gira verso di me, sorridendo e dice “E chi la lascia!”.

Ah guarda io non sapevo neanche fossimo una coppia!

Io non rispondo, mi limito a sorridere e a diventare color pomodoro. Odio essere al centro dell'attenzione!

“Bene, devo andare cari ragazzi! E tu...” dice additando Kian “... ricordati cosa ti ho detto: niente corse, niente moto, niente macchina, niente salti e niente attività che possano mettere a rischio la tua caviglia per almeno una settimana!” raccomanda perentorio.

“Chiaro!” risponde Kian, annuendo con la testa.

“È stato un piacere ragazzi, arrivederci!” e detto ciò gira i tacchi, diretto chissà dove lungo il corridoio.

Io e Kian rimaniamo fermi lì a fissarci per una quantità infinita di tempo, finché lui non rompe il ghiaccio “Vogliamo andare?” chiede indicando con la testa gli ascensori.

“Certo!” dico liberandomi dalla sua stretta e andando, sola, verso essi improvvisamente arrabbiata.

Come diavolo ha potuto presentarmi come 'la sua ragazza' senza avermi interpellata?

“Che è? Ti serviva un invito ufficiale?” interviene quell'antipatica della mia vocina interiore.

Zitta tu!

Sei consapevole del fatto che ti stai zittendo da sola, vero?”.

Sono proprio insopportabile quando mi ci metto!

“Cassandra, cazzo, aspetta!” urla Kian dietro di me, mi blocco di colpo e lui mi finisce addosso “Cristo il Signore, ma sei pazza?” urla e scoppio a ridere.

“Che ti prende?” chiede confuso girandomi verso di lui e la voglia di ridere scompare immediatamente.

“Che mi prende? CHE MI PRENDE? Kian, penso di essermi persa un passaggio in tutta questa storia...” dico, incrocio le braccia al petto e lo guardo.

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