Arrivo all'aeroporto e ovviamente sono in ritardo. Comincio a correre, passo il check-in e seguo le indicazioni della hostess per l'imbarco. (È la prima volta che volo, ci tengo a sottolinearlo) Siedo al posto assegnatomi, allaccio le cinture e aspetto la partenza guardando fuori dal finestrino. Lo ammetto, sono piuttosto agitata al momento. E quando l'aereo comincia a prendere velocità mi ritrovo il cuore in gola. Apro gli occhi, che non ricordavo di aver chiuso, e guardo le nuvole. Come facciamo ad essere già qui? Beh, è stato facile. Non riesco a trattenere un sospiro di sollievo. Con la coda dell'occhio noto una figura seduta accanto a me, ma non mi giro preferisco tornare alle nuvole. Il mondo sembra così piccolo da qua sopra. "Ehi bimba guarda, le nuvole assomigliano a zucchero filato. Non trovi?" mi chiese una volta mio padre. Ed è proprio vero. Ci assomigliano veramente. "Secondo me sono veramente fatte di zucchero filato" disse poi perso nei suoi pensieri. A quel ricordo mi ritrovo a sorridere al nulla. Poi, l'immagine del viso di mio padre così chiara nella mia mente mi rattrista e non riesco a trattenere una lacrima che calda mi scende lungo la guancia. L'asciugo e improvvisamente l'aereo comincia a vibrare e il mio cuore comincia a battere ad una velocità smisurata. E senza pensarci afferro il braccio del ragazzo seduto accanto a me. Almeno, penso sia un ragazzo. Non riesco ad accertarmene perché il panico ormai si è impossessato del mio corpo. L'aereo continua a tremare, "Turbolenza" sento dire a qualcuno. Turbolenza un cazzo! Stiamo per morire. Non voglio morire. Sono troppo giovane. Le hostess passano per accertarsi che tutti abbiano le cinture allacciate e per calmare i passeggeri più impauriti, compresa la sottoscritta.
Sto stritolando il braccio del mio vicino ma non intendo allentare né mollare la presa, il contatto con lui mi infonde un senso di sicurezza che nessuno mi aveva mai trasmesso, a parte forse mio padre.
L'aereo smette di tremare, finalmente. Sono viva.
Mi accascio sul sedile tirando un sospiro di sollievo.
"SONO VIVA" continuo a ripetermi mentalmente.
"Ehm, mi scusi..." una voce maschile tremendamente sexy mi risveglia dai miei pensieri.
Mi giro verso la fonte e trovo due occhi color del cielo ad aspettarmi.
"Le dispiacerebbe liberarmi?" mi chiede ma la sua voce stupenda sembra arrivare da lontano, i suoi occhi mi hanno rapita, non c'è nulla da fare.
"Signorina, mi scusi, ci terrei a riavere il mio braccio se permette!" scuoto la testa e distolgo lo sguardo da quegli occhi meravigliosi.
"Eh, scusi non ho capito?" chiedo risvegliandomi dalla trans e lui in risposta indica il suo braccio ancora rinchiuso dalla mia stretta "Oddio, mi dispiace! Scusi, davvero, scusi!" dico mollando la presa.
"Prima volta in aereo immagino?!" mi dice ma i suoi occhi mi hanno rapita, di nuovo.
"Mmh-mmh!" dico non riuscendo a parlare. Che occhi,gente. Che occhi!
"Si sente bene?" mi chiede con aria preoccupata.
"Sì, sì mi scusi è che ha...no niente, lasci perdere!" dico sorridendo imbarazzata. Ma che cazzo mi passa per la testa?
"Perché? Ho qualcosa che non va?" chiede con aria preoccupata.
"No, no. È tutto a posto. Faccia finta che non le abbia detto niente!" dico sorridendo.
"Ha un bel sorriso sa, glielo ha mai detto nessuno?" mi dice e io ovviamente arrossisco.
"Grazie!" dico sorridendogli.
E tu sei un gran figo, te lo ha mai detto nessuno? Ma evito di dirglielo, mi limito a pensarlo.
Ma è davvero bellissimo. I capelli scuri portati corti e scompigliati. La carnagione olivastra. Gli occhi azzurri in netto contrasto con la sua carnagione e il resto. Il ragazzo dei miei sogni.
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Destinazione : AMORE!
Romance"E me ne sto qui, a guardare il soffitto bianco di camera mia pensando a tutto ciò che ho perso e sto perdendo in così poco tempo." Cassandra è una ragazza di 18 anni che da poco ha perso i genitori in un incidente d'auto, la perdita l'ha sconvolta...