Capitolo 22

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Non c'è mai limite al peggio!

È l'unica cosa alla quale riesco a pensare in questo tunnel nero e tetro, che è la mia mente.

Non doveva essere una novità per me, insomma avrei dovuto immaginarmelo, io e la felicità non siamo mai state molto amiche. Evidentemente la tristezza e la depressione sentivano la mia mancanza ed erano gelose di questo nuovo sentimento che mi piaceva così tanto. Così eccomi di nuovo qui, preda del solito attacco di panico. Ma questa cosa non può essere normale! Mi chiedo in continuazione cosa posso aver sbagliato in questi 18 miseri anni per meritarmi tutto questo. Magari la me di un'altra vita era una completa stronza, che non pensava a nient'altro che a se stessa e ora il mondo, Dio, o chicchessia, se la sta prendendo con la me di questa vita, anche se ciò non avrebbe alcun senso. Insomma, perché a me? Perché non posso essere schifosamente felice anche io per una volta? È davvero così difficile?

Il sentimento che sto provando in questo momento è tanto vicino alla rabbia quanto alla voglia di nascondermi sotto le coperte e piangere fino a esaurire tutte le lacrime, ma devo imparare ad essere forte. Io devo essere forte! Ma lo sono mai stata veramente? Tutti continuano a ripetermelo, tutti continuano a insistere, ma io lo sono davvero?

Tutte le volte che cado mi rialzo, è vero, ma una parte di me rimane sempre ancorata al posto dove sono caduta. Quindi la risposta è no, non lo sono! Sto solo cadendo a pezzi. Spezzarsi non vuol dire essere forti. Sorridere non è sinonimo di stare bene e ridere non significa essere felici. Sarebbe troppo semplice altrimenti.

Io queste cose le so perché le ho provate e le sto continuando a provare ogni singolo giorno da mesi ormai, ma in questi ultimi due giorni ho provato sulla mia pelle cos'è la felicità. Seppur per un periodo davvero ridotto, l'ho provato. Ero felice, davvero, per la prima volta dopo tanto tempo.

Perché deve peggiorare?

“Piccola...” un sussurro interrompe il vociare insistente dei miei pensieri.

“Cassandra, ehi!” di nuovo quella voce stupenda, un dolce soffio mi solletica l'orecchio e mi ritrovo a sorridere “Kian!” sussurro, tenendo ancora gli occhi chiusi.

“Sono qui, Cassie!” risponde, prendendomi la mano e attirandomi a sé “Apri gli occhi, piccola. Sono qui!” ripete e piano piano obbedisco.

Una distesa di azzurro mi dà il benvenuto e subito una sensazione di sollievo mi nasce dentro, le braccia di Kian mi tengono stretta a lui. Il suo cuore batte ad un ritmo fuori dal normale e i suoi occhi cambiano colore, il mare in tempesta. Vi leggo la preoccupazione e la rabbia dentro.

Non riesco a muovere lo sguardo da quello spettacolo e quasi non mi accorgo che mi sta parlando “...io, non... piccola, rispondimi!” colgo alcuni pezzi della frase.

“Kian!” dico, come se questa fosse la risposta a tutte le sue preoccupazioni. Ma lui sembra capire tutto quello che si nasconde dietro a quella semplice richiesta e mi stringe a sé, accarezzandomi dolcemente la testa.

Il suo abbraccio mi fortifica e finalmente riesco a formulare una frase di senso compiuto “Amo i tuoi occhi, sono bellissimi!” dico con un sorriso mentre Kian me ne regala uno dei suoi. Il più bello tra tutti. Mentre sorride mi accorgo di una cosa alla quale non avevo mai fatto caso: ha le fossette.

Amo le fossette! Il mio sorriso si allarga e la preoccupazione negli occhi del mio ragazzo sparisce, mi specchio in quegli occhi magnifici. Poi un suono melodioso mi solletica le orecchie e, distogliendo lo sguardo da quella magnifica visione che sono i suoi occhi, lo vedo ridere. Non posso farne a meno, la sua risata mi contagia e lo seguo a ruota.

Piano piano mi metto a sedere, continuando a ridere come una povera pazza, lo sguardo ancora ancorato al suo. Non posso farci niente, quegli occhi sono magnetici.

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