“La polizia...” rispondo in un sussurro.
“Cassandra, perché la polizia ti sta chiamando?” chiede Liam ignaro del mio passato.
“Cassie, pensi sia per quello che è successo ai tuoi?” chiede Zoe avvicinandosi e stringendomi fra le sue braccia.
“Perché? Cos'è successo ai tuoi?” chiede Liam, bianco in volto e forse sì anche un po' incazzato.
“Io...” cerco di dire ma le parole mi muoiono in gola, non riesco a parlare, continuo a fissare inebetita il mio cellulare che squilla.
“Cassie, vuoi che sia io a rispondere?” chiede comprensiva la mia migliore amica accarezzandomi la testa come farebbe una madre.Guardo Liam per un secondo e vedendo la paura nei miei occhi, mi si avvicina e mi prende la mano, un segno per farmi capire che mi è vicino.
Prendo coraggio, stretta dalle braccia di Zoe e dalla mano di Liam, mi porto il telefono all'orecchio e rispondo con voce tremante un flebile “Sì?”.
“Parlo con la signorina Jones?” chiede una voce autoritaria e, purtroppo, tremendamente familiare dall'altro capo del telefono.
“Ehm... Sì, sono io!” rispondo cercando di apparire sicura e martoriando la mano del povero Liam accanto a me.
“Buongiorno, sono l'agente Montgomery della staz...” cerca di dire ma lo blocco sul nascere “So chi è signor Montgomery, mi ricordo di lei!”. Purtroppo, vorrei aggiungere ma lo tengo per me.
“Come sta, signorina?” chiede cortese ma sono troppo ansiosa di sapere cos'ha chiamato a fare così dico “Sto! Senta, vorrebbe gentilmente dirmi per quale ragione mi ha chiamata? L'ultima volta non ha portato belle notizie e qualcosa mi dice che non mi piacerà sapere nemmeno questa! Quindi, per favore, mi dica ciò che deve dirmi prima che mi prenda un infarto qui in mensa!”. Non so se a parlare sono stata davvero io o se è stata la foga del momento a parlare per me, ma grazie a questo discorso ricevo una risposta “Certo, ha perfettamente ragione! Volevamo dirglielo di persona ma non l'abbiamo trovata a casa...” lo blocco un'altra volta “Mi sono trasferita al campus dell'Università. Ora può dirmi ciò per la quale mi ha chiamata?” chiedo stizzita.
“È venuto da noi suo fratello, signorina!” dice calmo e io scoppio a ridere.
Fratello? Ma quale fratello? Io non ne ho nessuno. Questo è pazzo!
Percepisco gli sguardi sconcertati dei miei amici ma non mi giro a guardarli, tengo lo sguardo fisso sul tavolo.
“Deve aver sbagliato persona!” dico lasciando la mano di Liam e liberandomi dalla stretta di Zoe. Ho bisogno di spazio. Loro mi guardano in preda allo sconcerto ma non mi dicono nulla e lo apprezzo.
“È proprio per questo che la stiamo chiamando, vorremmo che tornasse a casa il prima possibile per effettuare un test del DNA. Il ragazzo sostiene di essere suo fratello!” ripete l'agente con voce calma. Non so se ridere o piangere. Non so cosa pensare.
“Non può essere!” dico con voce tremante.
“Signorina Jones, ha abbastanza prove per accertarlo ma finché non abbiamo quel test non...” lo interrompo nuovamente.
“Mi lasci del tempo per pensarci! Devo riordinare le idee. Questo tizio ha un nome?” chiedo con una marea di emozioni che navigano dentro di me.
“Dice di chiamarsi Logan Kyle Jones!” risponde con tranquillità il poliziotto.
Logan Kyle Jones. Chi diavolo è questo tizio? E perché dice di essere mio fratello?
“Più o meno quanti anni ha?” chiedo cercando di immaginarmelo “Sulla ventina, 23 per essere precisi!” risponde deciso.
È impossibile, mia madre aveva 21 anni quando ha avuto me e se lui è chi sostiene di essere, lei deve aver avuto 16 anni quando lo ha partorito. No, non può essere. Io sono figlia unica.
E se invece fosse così? Se fosse davvero mio fratello? Mi gira la testa per la troppa confusione.
“Ci penserò!” dico mentre il mio cervello si riempie di confusione.
“D'accordo, non è che voglia metterle fretta ma il ragazzo continua a insistere!” dice ma non mi smuovo dalla mia idea “Ho detto che ci penserò! Arrivederci, signor Montgomery!”.
“A presto, signorina Jones!” dice mettendo fine alla conversazione.Ma io davvero non ci posso credere. È possibile che non possa essere felice? Ogni volta viene fuori qualcosa che mi distrugge dentro.
Non può essere mio fratello. Me lo avrebbero detto se avessi avuto un fratello, no? Non possono avermi mentito tutta la vita.
Ho due voci di pareri differenti nella testa: una che crede che lui sia mio fratello e quindi che i miei genitori mi abbiano mentito da sempre e l'altra che sostiene il contrario, che lui non c'entra niente con me e che è solo un bugiardo. E non so quale delle due ascoltare.
Però se ci penso, perché uno dovrebbe andare dalla polizia e dire di essere qualcuno che in realtà non è? Perché dovrebbe mentire?“Forse perché ha ragione” si intromette quella rompiballe della mia vocina interiore.
Ho troppo caos in testa, il mio cervello sta andando in fumo. Il mio cuore si sta portando appresso troppo dolore, senza una pausa.
“R-ragazzi, io de-devo uscire!” balbetto trattenendo le lacrime.
“Cassie, cos'è successo?” chiede Zoe preoccupata “Voglio solo stare da sola!” dico alzandomi.“Cassandra, tenendo tutto per te non risolverai un bel niente!” sbraita Zoe.
“Lasciami andare, ti prego!” sussurro cercando di non piangere e sperando che capisca che ho bisogno di tempo.
Per fortuna, capisce e mi lascia andare. Comincio a correre, esco dalla mensa ed esco. Vado verso la panchina che ormai è diventata il mio rifugio dalla tristezza ma qualcuno di forte blocca la mia strada.
Le lacrime ormai hanno invaso i miei occhi, vedo tutto sfocato ma quel profumo lo potrei riconoscere ovunque.
“Kian, lasciami andare. Ti prego!” urlo quando mi mette le mani sulle spalle.
“Cassandra, che succede?” chiede asciugandomi una lacrima che calda mi era scesa lungo la guancia “E non dire niente, perché non ti credo!” dice mettendomi due dita sotto il mento per farmi alzare la testa e guardare i suoi meravigliosi occhi blu.
Un'ondata di lacrime mi annebbia la vista di nuovo, mi abbandono a loro noncurante del fatto che Kian mi sta guardando mentre crollo. Non mi interessa di niente, non se i miei mi hanno tenuto nascosto questo segreto. Improvvisamente la collana che porto al collo mi sembra così inutile e pesante. Piango e piango, vorrei gettare le braccia al collo di Kian e farmi consolare ma non ci riesco. Invece mi porto le mani al volto e comincio a tremare. Kian mi attira a sé e mi stringe forte rispondendo alla mia richiesta silenziosa, mi accarezza i capelli e mi attira di più contro il suo petto. Il suo profumo mi invade le narici e ne resto inebriata.
Con fatica si siede sulla panchina più vicina trascinandomi sulle sue gambe senza smettere di abbracciarmi un secondo. Mi culla come se fossi una bambina, mi accarezza e mi posa un lieve bacio sulla testa. Io continuo a piangere con la testa appoggiata alla sua spalla e stringendo in un pugno la sua maglietta.
Lui non dice una parola, aspetta solo che mi calmi continuando a tenermi stretta a sé come se fossi una bambola rotta che rimane integra solo grazie alla sua stretta.Le lacrime finiscono e io mi sento vuota, presa in giro, ma lì fra le sue braccia riesco quasi a sentirmi amata e protetta. Mi sento a casa.
Apro gli occhi e so di avere il mascara sparso su tutta la faccia, mi porto le mani al volto ma lui me le toglie “Non nasconderti, che sei bellissima!” dice facendomi arrossire.
“Ti ho rovinato la maglia!” dico indicandogli la sbavatura di mascara che le mie lacrime hanno lasciato.
“Non fa niente!” dice regalandomi il sorriso che amo.
“Ora puoi anche lasciarmi andare, non voglio pesarti!” dico indicando la gamba ancora ingessata.
“Nah, mi piace averti qui, fra le mie braccia!” dice guardandomi negli occhi e sorridendo.
“Anche a me piace stare qui!” ammetto ricambiando il sorriso e appoggiando di nuovo la testa sulla sua spalla.
“Bene, perché finché non saprò il motivo di tutte queste lacrime non ti lascerò scappare, a costo di portarti a casa con me!” dice stampandomi un bacio sulla fronte.
“Puoi solo abbracciarmi adesso?” chiedo. Non voglio parlarne ancora.
Lui risponde stringendomi a sé. Le nostre teste sono così vicine che sento il suo respiro sulla pelle, continuiamo a guardarci negli occhi, riesco a vedermi riflessa nel suo sguardo, i nostri nasi si toccano. Non ho mai avuto tanta voglia di baciarlo di quanta ne abbia in questo momento. Mi mordo il labbro quasi inconsapevolmente senza distogliere gli occhi dai suoi. Leggo lo stesso mio desiderio in quegli occhi così blu. Con gli occhi cerco di comunicargli ciò che non riesco a dire a parole : Baciami! Baciami! Baciami!
E dopo quelli che sembrano anni, Kian avvicina la testa alla mia e mi bacia come nessuno aveva fatto mai, trasportandomi in un Universo parallelo. In un Universo solo nostro. E piano piano comincio a credere il quel "noi" che prima tanto detestavo.

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Destinazione : AMORE!
Romance"E me ne sto qui, a guardare il soffitto bianco di camera mia pensando a tutto ciò che ho perso e sto perdendo in così poco tempo." Cassandra è una ragazza di 18 anni che da poco ha perso i genitori in un incidente d'auto, la perdita l'ha sconvolta...