Capitolo 1

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La mia solitudine viene interrotta dall'incessante suono del mio cellulare.

"Pronto?" dico, ma la mia voce suona roca e diversa. Non sembra nemmeno più la mia.

"Oh, finalmente! Cass, son due ore che tento di chiamarti!" dice la mia migliore amica con voce preoccupata al telefono.

"Scusa, stavo...ehm... facendo delle..." cerco di trovare la parola giusta "..cose?!". Sì, lo so. Non sono brava come attrice. Fine di un sogno mai iniziato.

"Cass, non sei brava come bugiarda! Che stavi facendo?" chiede "Niente. Pensavo!" dico, ed è la verità.

"Devi cominciare ad uscire, non puoi rimanere rinchiusa

in camera a fissare il soffitto per sempre!" dice lei facendomi innervosire. E il fatto che abbia ragione rende la faccenda ancora più fastidiosa. Ma la solitudine è così rassicurante. So che niente dentro queste quattro mura mi infliggerà ancora dolore "È ancora troppo presto!" dico e la tristezza mi avvolge nel suo velo grigio e cupo.

"Sono ormai tre settimane che sei chiusa lì dentro. So che è difficile, ma dovresti almeno provare!" dice lei in tono affettuoso. Ma pur se dette con quel tono, le sue parole mi fanno infuriare perché lei non può capire! "No, non lo sai. TU i tuoi genitori li hai ancora. Sei una diciottenne come tutte le altre. I tuoi genitori non sono morti in un incidente d'auto causato da un idiota che guidava ubriaco. Tu una famiglia ce l'hai ancora. Io non ho nessuno, tranne me stessa!" dico mentre le lacrime calde cominciano a scendermi lungo le guance.

"E io? Io non sono nessuno. Lo sai che non ti lascerei mai. Tu hai me Cassandra, HAI ME!" dice lei alzando di un tono la voce.

"Sì, ho te. A tre ore di volo da qui, però!" osservo.

"E allora perché non vieni qui? Casa mia è casa tua Cass, te l'ho sempre detto!" propone lei, come sta facendo ormai da settimane. Vuole che mi trasferisca da lei ma per me è troppo difficile. Ci sono troppi ricordi legati a questa casa. "N-non lo so, non so se ci riesco... È l'unica cosa che mi tiene legata a loro. Qui posso ancora immaginare che niente sia successo! Qui, qui... " cerco di continuare la frase senza successo, ma ci pensa Zoe a finirla per me "Lì ti senti sola, non negarlo!". Ha ragione. Ma non so se riuscirò a lasciarmi alle spalle tutto questo. Non credo di potercela fare. Ma... potrei provare e vedere che succede.

"Va bene. Vengo da te! Ci proverò ma non prometto niente!" dico sospirando e chiedendomi ripetutamente se sto facendo la scelta giusta.

"Ottima scelta. Uuuhhhh, non vedo l'ora di vederti. Sono così felice." esulta lei. E me la immagino a saltellare battendo le mani come faceva quando ancora abitava qui e andavamo a scuola insieme "Prenoto il biglietto prima che te ne penta!" dice e poi chiude la telefonata. Troppo tardi, me ne sono già pentita. Ma non mi tirerò indietro. Devo ricominciare a vivere. Detto ciò, mi alzo dal letto e vado verso il bagno. Apro il rubinetto della vasca e mentre aspetto che si riempia mi spoglio e guardo la mia immagine riflessa sullo specchio. Mi ritrovo a non riconoscere la persona che mi sta davanti. È magrissima, pallida e due occhiaie nere le circondano gli occhi verde smeraldo. Occhi spenti e assenti tra l'altro. Ma questa sono davvero io? Non è possibile. Sono irriconoscibile. Decido di aver visto abbastanza così mi avvicino di nuovo alla vasca e mi ci immergo. Libero la mente, lascio che l'acqua calda mi solletichi la pelle e che il dolce profumo del mio bagnoschiuma al cioccolato mi stuzzichi l'appetito. In risposta il mio stomaco brontola e mi ritrovo a sorridere al nulla. Mi sento rilassata, per la prima volta nelle ultime tre settimane. Esco dalla vasca con cautela e mi asciugo velocemente il corpo. Torno in camera in biancheria intima e con un asciugamano in testa a mo'di turbante, prendo una maglietta dall'armadio e la indosso. Un profumo maledettamente familiare mi solletica le narici, questo profumo mi ricorda l'infanzia, odora di menta e qualcos'altro che non ho mai distinto ma che attribuivo sempre ad una sola ed unica persona: Mio padre. Mi guardo allo specchio grande che ho in camera, la maglia è troppo grande per la mia figura ma è la mia preferita perché apparteneva a lui. E il fatto che il suo odore si senta anche dopo che la uso per dormire da tre settimane la rende ancora più speciale. Quasi riesco ad immaginarmelo qui accanto a me ad abbracciarmi e dirmi che tutto andrà meglio d'ora in avanti. Mi mancano i suoi abbracci, la sua voce, il modo in cui mi cullava quando ero piccola e mi svegliavo nel cuore della notte per gli incubi. Mi manca tutto. Semplicemente, mi mancano i miei genitori. E la cosa peggiore è che i ricordi di loro due cominciano a sfumare sempre di più e ho paura che fra un po' di tempo non mi rimarrà più niente da ricordare.

Mi avvicino alla porta-finestra,che si trova vicino al mio letto, e la apro.

Mi appoggio alla ringhiera e guardo la gente passare, cosa che mi distrae dal pensiero costante dei miei genitori.

I miei pensieri vengono nuovamente interrotti dallo squillare del mio telefono, così torno in camera e mi avvicino al letto.

da Zoe: Biglietto prenotato! Hai l'aereo domani mattina alle 11. Un bacio, ti voglio bene!

Guardo l'orologio e mi accorgo che sono ormai le 15 del pomeriggio. Il mio stomaco comincia a brontolare, scendo di corsa le scale dirigendomi verso la cucina.

Apro il frigorifero ed è vuoto. Non c'è niente. Solo uno yogurt scaduto da settimane.

Ragazza mia, è giunto il momento di fare la spesa!

Ordino a me stessa e torno di corsa in camera per mettermi un paio di shorts in jeans e una canottiera bianca aderente. Ai piedi calzo le mie inseparabili vans nere e corro in bagno a cercare di mascherare quelle due brutte occhiaie che ho. Dopo svariati minuti e litri di fondotinta riesco finalmente a coprirle. Metto un bel po' di mascara e un filo di lucidalabbra. Mi asciugo velocemente i capelli e li lascio cadere lunghi sulle spalle. Bene, sono pronta. Afferro al volo la mia tracolla, le chiavi e il cellulare. Torno di nuovo al piano di sotto ed esco, per la prima volta in tre settimane. Salgo in macchina e accendo il motore. Il senso di libertà che mi avvolge quando guido si rifà vivo e accendo subito la radio lasciando che le note di Holiday dei Green Day mi accompagnino lungo il tragitto verso il supermercato.

Arrivata lì, prendo poche cose. Qualcosa da mangiare adesso, qualcosa per cena e alcune cose per il viaggio di domani. Un costume attira la mia attenzione. È un bikini bianco con dei ghirigori in pizzo. Decido di comprarlo, in fondo è estate e un costume mi serve. Vado alla cassa e pago il tutto.

Quando torno a casa sono già le 17:30. Mangio velocemente un panino e poi corro in camera a preparare le valigie. Sfreccio da una parte all'altra della stanza buttando in valigia qualunque capo di vestiario (estivo) trovi nell'armadio. Soddisfatta, decido di andare in cucina a prepararmi qualcosa da mangiare. Metto tutto su un vassoio e mi siedo sul divano a guardare un film.

Mi addormento lì senza neanche accorgermene e mi risveglio la mattina dopo verso le dieci.

Guardo l'orologio è... "Merda! È tardissimo!".

Corro in bagno, sistemo velocemente il trucco del giorno prima, metto dentro la valigia il beauty-case e valigie alla mano esco in corridoio. Mi fermo davanti a quella che una volta era la camera dei miei e apro la porta. Tutto lì dentro è rimasto come loro l'avevano lasciato. I loro due profumi si mescolano nell'aria. Lascio la valigia in corridoio ed entro nella stanza. Una cosa attira la mia attenzione, nel comodino di mamma c'è una lettera con un pacchetto. Mi avvicino e leggo:

Per la mia bambina.

E questa? È per me? Dev'essere il mio regalo di compleanno.

Magari l'avevano preso e lasciato qui per poi darmelo quando sarebbero tornati. Ma non ne hanno avuto il tempo e io non sono più entrata qui da quel giorno. Le lacrime cominciano a scendendermi, ho bisogno di uscire da qui. Afferro la lettera e il pacchettino metto tutto in borsa ed esco dalla camera. Prendo le valigie, dò uno sguardo alla casa ed esco. Chiamo un taxi mentre controllo di avere tutto. E appena sento il clacson vado verso l'autista lasciandomi tutta la tristezza alle spalle.

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