Capitolo 23

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Vivo quella telefonata come se fossi in un sogno, come se fossi lì, ma del tutto presente.

Colui che continua a sostenere di essere mio fratello, mi riempie la testa di parole, ma le ultime, continuano a rimbombarmi nella testa come se stesse continuando a ripeterle: “Erano troppo giovani, Cassandra, non avevano alcun supporto da parte dei nostri nonni. Erano soli. Soli e minorenni, non potevano in alcun modo occuparsi di me. Hanno cercato di darmi la vita che secondo loro meritavo, mi hanno dato in adozione ma sono sempre stati presenti. Solo, non riesco a capire perché non ti abbiano mai parlato di me, insomma io...”

“Basta!” gli ho urlato, non riuscivo ad ascoltare altro. Non potevo credere a tutto quello. Non ci volevo credere. Ho vissuto diciotto anni di menzogne. Ma la cosa peggiore di tutto questo è che loro non sono qui per spiegarmi. Loro non potranno mai raccontarmi la loro versione, perché non ci sono più.

“Possiamo parlarne, faccia a faccia. Se vuoi!” aveva detto e mi ero trovata ad accettare, maledicendo la parte curiosa di me e ignorando quella che non voleva soffrire ancora.
Dopo la chiamata, nella mia testa c'è il vuoto più totale. Solo un susseguirsi di immagini: Kian che mi stringe a sé. Liam che arriva e mi carica di peso in macchina. La porta della stanza di Kian che si chiude dietro di noi e poi le lacrime. Milioni di lacrime che mi inondano le guance. E poi il buio.

Di sicuro mi sono addormentata, tra un singhiozzo e l'altro.

“Dovremmo svegliarla?” sento dire a qualcuno, mentre i miei pensieri cominciano a sfumare.

“No, è così bella quando dorme. Lasciamo che si riposi!” al suono di quella voce, sento brividi percorrermi il corpo e un sorriso ribelle mi si forma sul viso.

“Guarda, sta sorridendo!” dice, quello che penso essere Liam.

“Mi starà sognando!” commenta Kian, facendomi alzare gli occhi al cielo mentalmente.

“Magari sta sognando un altro ragazzo, che ne sai!” controbatte, Liam “Uno che non sia così preso da se stesso!” aggiunge.

“Ahi!” lo sento urlare, probabilmente perché Kian gli ha tirato un pugno “Mi hai fatto male!”.

“Te lo sei meritato!” risponde Kian, mi alzo nell'istante in cui Liam si gira per fare una linguaccia al fratello, il quale risponde con una pernacchia.

Mi reggo sui gomiti guardando due ventenni comportarsi da bambini, cercando in vano di trattenere le risate “Ma quanti anni avete? Cinque?” chiedo, mentre i due fratelli Morgan si voltano a guardarmi, catapultandosi poi sul letto.

Si mettono comodi in parte a me, così mi ritrovo in mezzo a due ragazzoni di un metro e novanta.
“Come sta la mia ragazza?” chiede Kian, dandomi un rapido bacio sulle labbra.

“Oh, a proposito, grazie per avermelo detto!” ci rimprovera Liam, guardandoci entrambi in cagnesco.

Mi do una sberla sulla testa, sentendomi una completa imbecille “Scusa, Liam, è che tra una cosa e l'altra mi sono dimenticata. È successo tutto così in fretta, scusa!” dico, buttandogli le braccia intorno al collo e abbracciandolo.

“È tutto a posto, ti perdono. Ma questa cosa mi ha profondamente offeso!” dice, mettendo il broncio.

“Tu potevi dirglielo, però!” dico, dando uno schiaffo al mio ragazzo.

“Ehi, è il tuo migliore amico!” risponde alzando le mani “Ma è anche tuo fratello!” ribatto.

“Dettagli!” risponde sorridendomi, attirandomi poi a sé per rubarmi un bacio.

“Che succede qui? Festa?” sento dire da una voce che non ho mai sentito prima.

“Amore!” trilla Liam, alzandosi dal letto e avvicinandosi al suo ragazzo, gettandogli le braccia al collo.

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