Capitolo 9

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Il giorno seguente William era nella sua stanza. Non si sentiva molto bene. Probabilmente il giorno prima aveva preso freddo, rimanendo fuori con Catherine e i cani. Chissà se lei stava bene. Sicuramente sì. Era forte ed era abituata a stare al freddo. L'aveva vista lavare i panni nell'acqua fredda della fontana. Quando aveva tirato fuori le mani, erano rosse per il freddo, ma lei sembrava stare bene, come se fosse totalmente abituata.

William sapeva che bastava aprire una porta per sapere se lei stesse bene o male, ma, se fosse stata in camera, non avrebbe voluto disturbarla, così rimase a torturarsi per tutta la mattina.

All'ora di pranzo, passò una cameriera che William non conosceva molto bene. Gli lasciò il vassoio con il cibo e andò via, senza dire una parola. Dopo qualche ora, Charlotte entrò nella stanza.

"William, ho appena saputo che non stai bene" disse, entrando.

"Nulla di cui preoccuparsi. Credo solo di aver preso freddo ieri".

"Oh, se lo avessi saputo prima..." ma William la interruppe subito.

"Charlotte, sto bene e poi ormai ho 21 anni. Non sono più un bambino" disse, ridendo.

"Lo sai che per me rimarrai sempre un bambino" disse lei, pizzicandogli la guancia come faceva quando era più piccolo.

"Charlotte!" si lamentò lui e la donna rise divertita.

"Posso fare qualcosa per te?"

"In effetti una cosa ci sarebbe...sai se Catherine sta bene? Credo di essermi ammalato perché ho passato tutto il pomeriggio fuori in mezzo alla neve, ma lei era con me e non so se sta bene".

"Stamattina stava bene e so che è anche andata alle sue lezioni" disse, girando per la stanza per sistemarla un po', poi si fermò davanti alla finestra. "Oh, eccola lì!" esclamò.

In un secondo William fu giù dal letto e raggiunse Charlotte davanti alla finestra. Rimase a osservarla. Al centro del giardino c'erano Penelope e Ulisse e lei si stava avvicinando molto lentamente, fermandosi quando li vedeva fare un movimento brusco. Ci mise un po' di tempo, ma alla fine li raggiunse e William notò che stava usando i trucchetti che le aveva insegnato il giorno prima.

"Ce l'ha fatta!" esclamò William orgoglioso.

"A cosa ti riferisci?" chiese Charlotte curiosa.

"A superare la sua paura per i cani".

"Se avessi passato con i cani quello che ha passato lei, non credo che mi sarei avvicinata così facilmente" disse distrattamente.

"Che vuoi dire?"

"Il giorno che è arrivata qui, si è fatta il bagno e ho notato che aveva le gambe segnate da cicatrici simili a morsi di cani. Alcune erano molto vecchie e completamente guarite, mentre altre sembravano abbastanza nuove".

William era inorridito da quel racconto. Le gambe piene di morsi? Cosa diavolo aveva vissuto quella ragazza?

"È per questo che non l'hai accompagnata dai cani?"

"Sì. Dopo aver visto quei segni, ho pensato che ne fosse davvero terrorizzata e non ho insistito. Chissà cosa le è successo, povera piccola".



Erano passate circa due settimane dall'arrivo di Catherine al castello e William non si sarebbe mai immaginato di dover uscire la mattina presto con così tanta paura.

Si svegliò, sentendo una gran confusione in tutto il castello. Non appena uscì dalla sua stanza, incontrò Charlotte.

"Oh William, stavo venendo a chiamarti" disse lei con l'affanno.

My ladyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora