Capitolo 17

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"Padre, a proposito di lei..." iniziò a dire, ma fu interrotto dalla porta che si apriva e dall'ingresso della nuova guardia reale.

Tutti si voltarono.

"Vostra Maestà" disse la guardia, inchinandosi. "Vi presento lady Catherine" disse, indicando la porta.

Subito dopo la ragazza l'attraverso con uno dei suoi bellissimi sorrisi timidi. William non credeva ai suoi occhi e mandò giù il groppo che aveva in gola. Era bellissima! Aveva indossato un abito dello stesso colore dei suoi occhi. Si era truccata e si era acconciata i capelli. Era diversa da come lo aveva fatto Charlotte la prima volta. Il trucco non era così pesante e i capelli erano tenuti in un modo meno buffo. Era semplicemente bellissima. 

La vide avanzare cautamente, con le spalle dritte e la testa alta.

"Vostra Maestà" disse due volte prima di inchinarsi davanti al re e davanti alla regina, poi si voltò verso William. "Vostra Altezza" disse, inchinandosi di nuovo e guardando per un istante il ragazzo negli occhi.

William era rimasto sorpreso. Non si era mai inchinata davanti a lui. Si era sempre rifiutata di farlo. Cosa stava succedendo? Tutto quello non poteva essere reale. Era di sicuro un sogno. Aveva soltanto paura di svegliarsi.

"Mia cara, in questo mese ho sentito molto parlare di te, sarei felice di conoscerti meglio" iniziò a dire il re. "Ti andrebbe di fare colazione con noi?"

"Sarebbe un onore, Vostra Maestà" rispose lei con quel piccolo sorriso.

Il re e la regina si alzarono, William li seguì, ma non riuscì a staccare gli occhi da lei. Era così incredibilmente bella ed era così convinto di averla persa per sempre da non riuscire ancora a credere che fosse reale, in carne e ossa davanti a lui.

Raggiunsero la sala dei banchetti. Re e regina si sedettero ai due estremi del tavolo, mentre William e Catherine si sedettero circa a metà, l'uno di fronte all'altra.

La colazione si svolse in silenzio. Tutti notarono le posate che usava Catherine e il modo che aveva di comportarsi e fu semplicemente impeccabile. Non sbagliò mai. Ciò che deluse William fu il fatto che provò più volte a guardarla negli occhi, ma lei non aveva mai alzato lo sguardo.

Dopo quel brevissimo contatto visivo che avevano avuto durante l'inchino, lei non lo aveva più guardato e non aveva più alzato gli occhi da terra.

"Se non vi dispiace" disse il re, parlando a sua moglie e suo figlio. "Vorrei proseguire l'esame da solo".

I due lasciarono la stanza e Catherine si inchinò.

"Vieni, mia cara, ci sposteremo in biblioteca" disse il re.

Passarono il resto della giornata a fare quell'esame. L'aveva fatta leggere, scrivere, le aveva posto domande sulla geografia, sull'arte, sulla storia, sulla letteratura e sulla matematica. Le aveva fatto suonare il piano e il re era rimasto sorpreso nel vedere cosa era stata in grado di imparare in un solo mese.



L'esame era quasi finito e cambiarono di nuovo stanza, tornando nella sala del trono, dove erano di nuovo da soli.

"Dimmi, mia cara, chi è quell'uomo lì?" chiese, indicando un ritratto.

Catherine alzò lo sguardo per vedere quel quadro.

"Era vostro padre, William II, Vostra Maestà. Ha governato queste terre per oltre quarant'anni ed è considerato uno dei migliori sovrani che questo regno abbia mai avuto" rispose lei sicura.

"Eccellente. Sai perché ha governato queste terre in modo così impeccabile?"

Catherine esitò.

"Mi dispiace, Vostra Maestà, non conosco la risposta a questa domanda" rispose lei, abbassando la testa in segno di mortificazione.

"Oh, non preoccuparti, mia cara, nessun libro parla di questo. Te l'ho chiesto perché vorrei spiegartelo io. Vedi, mio padre è stato un re così amato e così giusto perché era affiancato da una donna che lo amava tanto. Non ho mai visto una coppia con quella luce negli occhi. Si rispettavano a vicenda e questo è molto importante in un matrimonio. Solitamente le nozze sono combinate e i matrimoni sono pieni di tradimenti. Se non c'è fiducia nel matrimonio, come la si può pretendere dal proprio popolo?" chiese e Catherine rimase incantata ad ascoltarlo.

Capiva da chi avesse ripreso William. Il re era un uomo giusto e gentile, che guardava tutti con occhi amorevoli.

"Ti racconto questa storia, mia cara, perché voglio farti una domanda molto importante, forse la più importante di tutta questa giornata e gradirei che mi rispondessi con sincerità".

"Certamente, Vostra Maestà".

"Voi siete innamorata di mio figlio?"

Catherine rimase in silenzio per un secondo. Stava sacrificando tutta se stessa per quel maledetto esame. Stava permettendo a tutti di calpestare il suo orgoglio, facendosi sottomettere in quel modo e ora, che era ad un passo dall'esserci riuscita, era arrivata la domanda più difficile, quella che avrebbe decretato se lei fosse la donna adatta a stare al fianco di William.

"Vostra Maestà, volete una risposta sincera e quella vi darò. Ho odiato vostro figlio dal primo istante, da quando l'ho trovato in casa mia, pronto a portarmi qui al castello, semplicemente perché mi voleva come moglie. Ho odiato la sua presa di posizione, il suo non considerarmi alla pari e il non chiedermi se fossi stata d'accordo. In questo mese, però, l'ho visto ascoltare le mie scelte, l'ho visto preoccuparsi per me. Mi sono resa conto che l'idea che avevo avuto all'inizio fosse sbagliata. In questo mese ho cercato di dare il peggio di me, sperando che decidesse di mandarmi via, ma più mi comportavo male e più lui cercava di avvicinarsi a me, di trovare un contatto tra noi. Ieri sera abbiamo parlato e...mi sono resa conto che mi conosce meglio di quanto io conosca me stessa. La risposta alla vostra domanda è: non lo so. Ho vissuto una vita di dolore, lontana dall'amore e non so nemmeno che cosa sia. Però posso dirvi che ciò che mi rendeva così ostile al rimanere qui era il mio orgoglio e ora sto lottando con tutto il cuore contro di esso per cercare di meritare il posto accanto a vostro figlio, perché per la prima volta nella mia vita non mi sto facendo guidare dalla ragione".

Il re rimase in silenzio. Il suo viso non rivelava alcuna espressione.

"Guardia" disse semplicemente, attirando l'attenzione dell'uomo fuori dalla stanza. "Fa' venire mia moglie e mio figlio" ordinò prima di andare a sedersi sul suo trono.

Catherine rimase in silenzio, con la testa bassa. L'ansia le stava facendo male allo stomaco.

Aveva sbagliato. Avrebbe semplicemente dovuto rispondere di sì a quell'ultima domanda. Non avrebbe dovuto essere sincera.

Fuori era notte e Catherine sapeva che di lì a poco avrebbe abbandonato il castello. William si era reso disposto ad accogliere i suoi fratelli, che sarebbero rimasti lì a lavorare. Anche Catherine avrebbe avuto la stessa opportunità, ma sapeva che non ce l'avrebbe mai fatta a rimanere lì. Era troppo da sopportare. Avrebbe trovato una soluzione e avrebbe vissuto la sua vita in libertà, perché quella mattina, mentre si acconciava i capelli, continuava a ripetersi in testa una sola cosa "o William o la libertà". Se non avesse superato quell'esame, non si sarebbe innamorata di nessun altro perché il suo cuore sarebbe stato sempre di William, l'unico uomo che era riuscito a capirla, a farla sentire importante, a farle capire che, a volte, valeva la pena accantonare per un attimo il proprio orgoglio.

Fu distratta dai suoi pensieri dall'ingresso della regina e del principe, che tornarono alle stesse posizioni della mattina: la regina seduta accanto al re e William in piedi accanto al padre, mentre Catherine era in piedi davanti a loro, aspettando di essere giudicata.

"Bene, ora ci siamo tutti!" disse l'uomo, iniziando il suo discorso. "Vi ho fatto venire qui perché ho preso la mia decisione".

My ladyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora