Personal Matter

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Era passata una settimana dall' incontro dei ragazzi, ma le cose non erano cambiate: Louis si svegliava nel letto di Harry e, la sera, si trovava nuovamente a girovagare per Crackolandia in cerca di droga. Anche il rapporto tra i due non mutò: nonostante il riccio cercasse in tutti i modi di avere un dialogo, l' altro riusciva sempre ad allontanarlo. Era riuscito solo a cavargli qualche informazione: il nome, l' età e il numero di sorelle che possedeva.
Quella sera, Harry, era tornato da lavoro alle cinque. Si rintanò in camera: era molto stanco. Si sdraiò sul letto e ripensò alla giornata che aveva appena trascorso: era riuscito a portare, in comunità, tre ragazzi, tutti tra i dieci e i dodici anni. Era molto soddisfatto, ma un pensiero continuava a impossessarsi della sua mente, lo stesso che lo tormentava da una settimana: Louis. Non sapeva più cosa fare e, il fatto che non avesse alcuna esperienza, non lo aiutava. Forse avrebbe dovuto chiedere aiuto a Walter ma, aveva deciso, che se la sarebbe cavata da solo; un po' perchè aveva paura di assillarlo con i suoi problemi, un po' per colpa del suo orgoglio.
Si alzò dal letto e si diresse in bagno per farsi una doccia. Quando ebbe terminato, si rifugiò nuovamente in camera, dove indossò un paio di boxer e un pantalone di tuta. Non aveva molta fame, così, decise di prendere un libro dalla sua libreria e leggere finchè non si sarebbe addormentato. Scelse 'I ragazzi dello zoo di Berlino' e si sdraiò sul letto con il tentativo di perdersi nella lettura. Ma non riusciva a concentrarsi. Anche se non lo volesse, l' immagine buia di due occhi azzurri invadeva la sua mente. Sembrava un bambino smarrito, nonostante avesse già ventidue anni, e, il fatto di rivederlo tutte le mattine, incosciente, rendeva il tutto ancora più triste. In quel momento, lo assalì un infrenabile voglia di parlargli, di sentire ancora una volta la sua voce. Sì, perchè, anche se lui non lo dava a vedere, amava ascoltare la dolce voce di Louis. Ora che ci rifletteva bene, a lui non piaceva solo la voce del ragazzo: trovava stupendi i suoi capelli sempre arruffati e gli zigomi ai lati della bocca, quasi familiari. Per non parlare dei suoi occhi: due oceani sempre in tempesta, dove potevi affogarci dentro. Ma si è sempre risaputo che, dopo la tempesta, torna sempre il sereno ed Harry, voleva essere la causa della serenità di quel ragazzo.
Senza pensarci due volte, il riccio chiuse il libro che teneva tra le mani e, dopo aver indossato una maglietta, uscì dalla camera. Una volta sorpassata la soglia dell' edificio, si ritrovò nel piccolo cortile. Il sole stava tramontando, ma l' aria continuava ad essere afosa. Si chiedeva come la gente potesse vivere in posti così caldi. Era indeciso se prendere la macchina, ma optò per una camminata, almeno non avrebbe dato all' occhio la sua assenza. Ma, nel momento in cui stava per incamminarsi, Harry sentì dei rumori; preso dall' ansia, si nascose tra gli alberi del giardino. Dalla casa, uscì Walter, che teneva per mano un bambino; il piccolo stava piangendo, lamentandosi di aver perso il suo gioco preferito. I due iniziarono a cercarlo e, mentre Harry li spiava, trovava che l' uomo fosse veramente una persona dolce e paziente. Gli sarebbe piaciuto diventare come lui, un giorno. L' aveva conosciuto tramite il padre, anche lui missionario in Brasile, durante un viaggio di lavoro e, da quel giorno, non persero mai i contatti.
Finalmente, dopo vari minuti, l' uomo trovò il piccolo giocattolo e, dopo averlo donato al bambino, i due rientrarono dentro. Non si accorsero della presenza del riccio e così, Harry, decise che era meglio avviarsi per Crackolandia prima che il sole fosse svanito all' orizzonte. Ormai non era più una questione di lavoro, ma una questione personale.

Save Me-Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora