Erano passati vari giorni dalla discussione con Walter ed Harry non sapeva cosa fare, e non aiutava il fatto che Louis, da qualche giorno, si comportava in modo strano; infatti, ultimamente, il liscio era molto distaccato nei suoi confronti e, ogni sera, lo liquidava dicendogli che doveva uscire con Eleanor, facendo solo aumentare la gelosia del riccio nei confronti di quella ragazza. Quello che Harry non sapeva, però, era che in realtà Louis, con Eleanor, non era mai uscito. Lui preferiva passare la serata con la sua amata pipa, piuttosto che con il ragazzo.
Il riccio sbuffò, mentre una mano finì tra i suoi capelli, scompigliandoli. Era da un' ora, che camminava avanti ed indietro nella sua stanza, cercando di capire cosa fare; doveva ascoltare la ragione o il cuore? L' unica cosa che sapeva in quel momento, era che voleva parlare con Louis, imparare a conoscerlo meglio, innamorarsi di lui ancora di più. Non era possibile che, dopo più di un mese, i due erano ancora degli sconosciuti; certo, non pretendeva di sapere ogni dettaglio della sua vita, ma almeno le cose più importanti. Ogni volta che provava ad introdurre l' argomento, lui cambiava sempre discorso.
Si fermò ai piedi del letto e sbirciò l' ora dalla sua sveglia: erano le 21.30; se magari si fosse sbrigato, l' avrebbe trovato ancora nella sua camera. Così, si affrettò ad uscire e, con passo svelto e deciso, si diresse verso quella del ragazzo dagli occhi blu. Quando arrivò fuori dalla porta, si bloccò; forse era il caso di lasciarlo da solo. Magari non c' era neanche. Scosse velocemente il capo, come a voler scacciare via quei pensieri e, con un gesto sicuro, bussò, aspettando una risposta dall' altra parte. Passarono vari minuti e, di Louis, neanche l' ombra; allora, decise di porgere un orecchio sulla porta, nel tentativo di sentire qualche rumore. Non sentendo nessun suono, il riccio decise di entrare. Probabilmente, avrebbe dovuto andarsene, ma lui non ce la faceva più al silenzio da parte di quel ragazzo. Quando entrò, venne sommerso dal buio. Così, dopo aver acceso l' interruttore e chiuso la porta alle sue spalle, iniziò a guardarsi in giro: la stanza era completamente deserta. Allora decise di rovistare tra la sua roba, non che fosse molta. Incominciò dall' armadio, notando che aveva solo dei suoi vestiti, cosa che lo fece sorridere. Non trovando niente, si diresse verso la scrivania; aprì qualche cassetto, ma qualcosa attirò la sua attenzione: era una foto, probabilmente risalente agli anni prima dell' incidente del padre, e raffigurava una famiglia composta da una donna, quattro ragazze e Louis. Harry prese in mano la foto, ed un sorriso spontaneo nacque sul suo viso: probabilmente quella doveva essere la famiglia del ragazzo. Sembravano davvero felici e, doveva ammettere che le sorelle gli assomigliavano molto. Decise di rimetterla al suo posto, ma nel momento in cui stava per posarla, un' altra cosa attirò la sua attenzione. Prese in mano il foglio e, dopo aver chiuso il cassetto, si sedette sul bordo del letto. Non sapeva come reagire: da una parte voleva sorridere come un ebete, ma dall' altra, voleva piangere fino allo sfinimento. Sul foglio, era disegnato, a matita, un suo ritratto e sotto, comparivano tre parole, che commossero Harry: "Il mio angelo". Il riccio abbracciò il disegno, come se con quel gesto, potesse essere più vicino al liscio e, dopo essersi coricato, chiuse gli occhi e si abbandonò nelle braccia di Morfeo, con il foglio ancora vicino al suo cuore.*
Un rumore assordante svegliò di colpo Harry, che subito si ritrovò seduto sul letto. Guardò l' ora: erano le 7.15.
Louis si trovava, in piedi, vicino alla porta. Aveva la faccia veramente distrutta, ma appena incontrò lo sguardo del riccio, sorrise.
"Buongiorno"
"Buongiorno" rispose Harry, mentre con la mano si strofinava l' occhio. La luce opaca del sole, che ora era coperto dalle nuvole, entrava attraverso la finestra, rendendo la stanza poco luminosa.
"Scusa se ti ho svegliato, ma sono inciampato e quindi sono caduto" disse, con tono vergognoso, mentre una mano passava tra i capelli, scompigliandoli.
"Sei appena arrivato?"
"Diciamo di sì"
"Allora ti sei divertito ieri sera con Eleanor!" la sua non voleva essere una domanda, e si poteva capire anche dal tono di disprezzo che aveva usato. Louis camminò verso il ragazzo, cercando di sembrare più sano possibile, anche se gli effetti della droga, erano ancora in circolo.
"Ancora con questa storia? Te l' ho detto: siamo solo amici!" rispose. Harry si distese nuovamente nel letto e, coprendosi fino alla testa, rivolse le spalle al liscio che, dopo aver sbuffato, si spogliò e si infilò anche lui sotto le coperte. Cercò di abbracciare il riccio, portando un braccio sulla sua vita, nel tentativo di riposare qualche ora, ma l' altro, prontamente, si spostò da lui. Louis sbuffò nuovamente.
"Dovrei essere io quello incazzato, non tu!" disse, con un tono disprezzante. Lo adorava, ma a volte si comportava proprio come un bambino. Harry si voltò, incontrando lo sguardo freddo dell' altro.
"Perchè?" chiese con lo stesso tono di voce.
"Perchè sei entrato nella mia camera senza permesso e, conoscendoti, avrai frugato anche tra la mia roba. E lo sai che è una cosa che non sopporto."
"Ah, adesso è colpa mia? Tu non ci sei mai, e quando ci sei mi eviti! Cosa ci posso fare se voglio conoscerti, ma tu non mi parli?"
"Adesso ci risiamo?"
Harry lo guardò confuso.
"Bene, vuoi sapere di più sulla mia patetica vita? Vuoi sapere di come mi sono distrutto per tre anni abbandonando mia madre e le mie sorelle nel momento del bisogno? Vuoi sapere di come mio padre cercò di salvarmi e per colpa mia morì? Vuoi che mi umilii in questo modo?" Louis sputò quelle parole con rabbia, mentre dagli occhi, scendevano delle lacrime. Ora, erano entrambi seduti sul letto, mentre il silenzio era calato e si sentivano solo i singhiozzi del più grande. Harry si sentiva in colpa; non voleva arrivare a questo e, a causa del suo egoismo, ora si ritrovava davanti il ragazzo di cui era innamorato, in lacrime. Fece un respiro profondo, mentre cercava di trovare una soluzione, per poi avvolgere le sue braccia intorno al corpo di Louis, stringendolo in un abbraccio.
"Ssh, va tutto bene. Ci sono io con te." Tentò, mentre gli sussurrava quelle parole nell' orecchio. Passarono vari minuti, e quando il liscio riuscì a calmarsi, i due si staccarono.
"Scusami! Non volevo che andasse a finire così. È tutta colpa mia." disse Harry, mentre con il pollice asciugava le ultime lacrime sul volto del più grande.
"Perdonami tu! È che sono un po' stanco e me la sono presa con te."
"No, hai ragione tu! Non devo costringerti a parlare se non vuoi! Aspetterò fino a quando non sarai pronto"
Louis abbozzò un sorriso e distolse lo sguardo da quello del riccio. E fu a quel punto, che i suoi occhi vennero catturati da un pezzo di carta che spuntava da sotto il cuscino di Harry. Per un secondo, il fiato gli smozzò in gola: è se quel biglietto fosse stato quello che gli aveva scritto Zayn e quindi, l' altro, avesse scoperto tutto? Con una mano tremante, raccolse il foglio e, appena vide il contenuto, si calmò, mentre un sorriso nasceva sul suo viso. Poi alzò lo sguardo, per incontrare quello del riccio che, in quel momento, sembrava molto imbarazzato.
"E così, non hai frugato tra la mia roba?!" chiese con fare ironico, non lasciando sparire la felicità dal suo volto.
"Scusa, non ce l' ho fatta. Disegni davvero bene!"
"È una tra le tante cose che mi riesce meglio"
"Ah sì?! E quali sono le altre cose che sai fare meglio?" chiese Harry con voce perversa.
"Harry Styles! Non ti facevo così!"
"Così come?"
"Così sadico" rispose Louis, reggendo il gioco.
"Mmh! E dimmi, cosa ne pensi?" disse Harry, mentre si avvicinava al viso del liscio.
"Secondo me, potresti fare meglio!"
"Tu dici?! Per esempio?"
Louis distolse per un attimo lo sguardo, e lo posò sulle labbra carnose del riccio, soffermandosi ad ammirarle. Poi rialzò lo sguardo e rispose.
"Per esempio, potresti fare così"
E senza lasciare il tempo all' altro per capire cosa stesse succedendo, le sue labbra finirono su quelle del minore. Era un bacio passionale, in cui entrambi si assaporavano. Presto la lingua di Louis scivolò nella bocca di Harry, e i due, si ritrovarono distesi sul letto, più accaldati che mai. Sapevano entrambi dove si stavano spingendo, ed il riccio era molto emozionato. Mise le mani sui fianchi di Louis, che si trovava a cavalcioni su di lui, per poi farle scivolare sotto la maglietta, che in un attimo, si ritrovò a terra. I loro cuori battevano ritmicamente all' unisono, quasi fossero una cosa sola. Quando si staccarono per riprendere fiato, Harry si soffermò ad ammirare il viso dell' altro, che si trovava a due centimetri dal suo. Era stupendo, con le sue guance arrossate e le labbra umide, leggermente gonfie. Per non parlare dei suoi occhi, che in quel momento brillavano. Pensava di non aver mai visto niente di più bello nella sua vita.
Iniziò a lasciare dei baci umidi sul suo collo, mentre con le mani, spingeva il suo bacino, cercando sollievo per le loro erezioni ormai evidenti.
"Harry...." disse con un sussurro.
Il riccio continuò a succhiare la sua pelle e a marchiarlo. Cosa lo stesse spingendo a fare ciò, non lo sapeva nemmeno lui; forse era l' eccitazione, o forse la voglia di essere completamente suo. Quello di cui era sicuro, era che non sapesse da dove arrivassero quelle azioni, anche perchè lui, non aveva mai avuto quel tipo di esperienza con un uomo.
"Harry ti prego..." provò nuovamente l' altro, ora con voce più acuta, mentre Harry faceva scivolare la mano all' interno dei suoi skinny jeans, e massaggiare il suo pene da sopra i boxer.
"....fermati" disse Louis cercando di essere più autoritario possibile, anche se in quel momento era l' ultima cosa che gli riuscisse bene.
Harry si bloccò all' istante e, con lo sguardo, cercò quello del liscio, che in quel momento era molto dispiaciuto. Si schiarì la voce e cercò di scostare il ragazzo, mentre si alzava dal letto. Era molto imbarazzato e ferito in quel momento, e i suoi dubbi sui sentimenti dell' altro nei suoi confronti, aumentarono. Indossò le scarpe e con fare deciso, si avviò verso la porta.
"Dove vai?" chiese Louis, cercando di fermarlo.
"Non lo vedi?"
"Ma io non voglio che tu te ne vada" sussurrò.
"E per quale motivo dovrei rimanere?"
Louis a quella domanda non seppe rispondere. In effetti l' altro aveva ragione: perchè mai sarebbe dovuto restare? L' aveva appena respinto, solo perchè aveva paura di quello che sarebbe successo, paura che quelle nuove, ma anche strane, sensazioni gli sarebbero piaciute. Ma la cosa importante, è che non riusciva ancora ad accettare i suoi sentimenti e, di conseguenza, il loro rapporto, e questa cosa, purtroppo, Harry l' aveva capita.
"Scusa" disse Louis.
"Per cosa? Per il fatto di avermi respinto o perchè non riesci ancora ad accettarmi?" chiese il riccio, mentre con la mano, stringeva in un pugno, la maniglia della porta.
Tra i due calò il silenzio, ed Harry capì che era arrivato il momento, quel momento che però, nessuno dei due, in fondo, avrebbe voluto.
"Credo che sarebbe meglio finirla qui. Io ci ho provato, seriamente, e credo pure di essermi innamorato di te. Ma a quanto pare, questi sentimenti non sono ricambiati. È inutile che io continui a farmi del male, ed è meglio così per tutti e due, credimi." E con quelle parole, il ragazzo aprì la porta per poi chiuderla nuovamente dietro alle sue spalle. E ci sperò; sperò che lo fermasse, sperò che quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio lo chiamasse e gli dicesse che anche lui si era innamorato. Ma il suo nome, non uscì mai dalle sue labbra, quelle labbra che tanto amava e che avrebbe voluto assaporare per un' ultima volta.
Doveva ricredersi: forse Walter aveva ragione; forse la loro storia era sempre stata un errore fin dall' inizio. E con le lacrime agli occhi, corse verso la sua stanza, cercando di placare il vuoto dentro al suo cuore.
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Save Me-Larry Stylinson
FanfictionHarry è un missionario che parte per il Brasile con l'intento di aiutare i ragazzi ad uscire dalla strada. Ma un giorno, durante una sua missione, incontrerà un ragazzo dagli occhi azzurri, che gli cambierà la vita. Larry fanfiction