Little Secret

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Lo scrosciare della pioggia rendeva l' atmosfera più rilassante e l' aria più rinfrescante. Le piccole gocce che picchiavano sul vetro, creavano una dolce melodia, accompagnate da un leggero venticello.
Harry aprì lentamente gli occhi, sbattendo ripetutamente le palpebre, cercando di abituarsi alla luce chiara del mattino, mentre si sentitava soffocare, come se qualcosa gli stesse bloccando il torace, impedendogli di respirare. Anzi, più che qualcosa, qualcuno: Louis, infatti, stava tranquillamente dormendo al suo fianco, in pancia in giù, ed aveva la testa appoggiata sul suo petto, mentre con un braccio, gli cingeva la vita. Il riccio alzò lo sguardo su di lui ed, ad un tratto, tutti i ricordi della scorsa notte invasero la sua mente; non si era mai sentito così bene e in pace con qualcuno, come con quel ragazzo. Sentiva che avrebbe potuto raccontargli qualsiasi cosa, che non lo avrebbe mai giudicato. E poi, gli piaceva da morire il fatto che, anche se lui facesse tanto il duro, in realtà avesse bisogno di essere amato e protetto. Iniziò ad accarezzargli i soffici capelli, mentre le sue lunghe dita, si intrecciavano con alcune ciocche. Non sapeva come facesse ad essere stupendo, anche con i capelli arruffati e schiacciati sulla fronte. Guardò distrattamente l' orologio, ma quando vide l' ora, un grido scappò dalle sue labbra.
"Cazzo!" urlò Harry, intanto che si metteva seduto sul letto, svegliando l' altro.
"Cosa succede?" chiese Louis, con la voce ancora impastata dal sonno, mentre si stiracchiava e strofinava l' occhio.
"Sono in ritardo!" disse in preda al panico.
"Resta ancora un po' con me."
"Non posso Louis, devo and-"
Ed Harry non riuscì nemmeno a finire la frase, che si ritrovò scaraventato sul letto, con Louis sul suo petto che lo stringeva forte, come se fosse stato solo di sua proprietà.
"Ti prego" disse il più grande, mettendo su un adorabile broncio. Inutile dire che, il riccio, di fronte a quell' immagine, non seppe resistere, e gli rispose con un sorriso tutto fossette. Louis mise su un sorriso strafottente, fiero di avere vinto quella piccola battaglia, e si avvicinò alle labbra del riccio, lasciandogli un lieve bacio.
"Buongiorno Haz"
"Buongiorno Lou"
E detto questo, il liscio ritornò sul petto dell' altro, mentre le dita di Harry, ritornarono a torturare i suoi capelli. Nella stanza calò il silenzio, ma non uno di quelli imbarazzanti, ma uno di quelli confortanti, fatto di baci e carezze.
"Harry, ma noi siamo sbagliati?" sussurró ad un tratto il liscio, così piano che pensava che l' altro non lo avesse sentito, come se avesse avuto paura della sua risposta.
"Perchè questa domanda?"
Louis non rispose, continuando a giocare con le dita sulla pelle abbronzata del più piccolo, creando dei cerchi immaginari.
"Louis guardami"
Ma l' altro non lo ascoltò, ad un tratto troppo impegnato a fare altro.
"Louis" lo ammonì Harry, mentre gli sollevava il viso facendo incontrare i loro occhi. E furono proprio quegli smeraldi che lo fecero parlare, troppo belli e magnetici perchè uno non dovesse ubbidire all' ordine.
"Ti ho mentito" sputò fuori il ragazzo, sempre con la stessa paura con cui aveva pronunciato quella domanda, come se quello che stava per dirgli avrebbe deluso il riccio.
"In che senso?" chiese Harry, preso dal panico.
"L' altro giorno, quando tu e Walter avete avuto quella piccola discussione, in realtà io ho ascoltato tutto. Lo so che non dovevo impicciarmi, ma avevo una brutta sensazione. E poi, quando sei tornato in mensa e non mi hai detto niente, ci sono rimasto un po' male ed avevo paura che tu la pensassi come lui, che anche tu credessi che non potessimo mai stare insieme perchè siamo due ragazzi."
Harry, sentendo quelle parole, rimase di stucco; lui non gli aveva accennato della discussione perchè aveva paura che l' altro ci rimanesse male o si facesse venire delle paranoie, e voleva evitarlo, ma invece, era proprio quello che era successo. Così lo strinse forte nelle sue braccia, per poi sussurrargli delle semplici parole nell' orecchio.
"Louis, non siamo noi ad essere sbagliati, ma sono gli altri ad esserlo."
"Perchè?"
"Perchè se non riescono nemmeno ad accettare che due ragazzi siano..."
Ed in quel momento, Harry s' interruppe. Cosa erano loro? Come avrebbe dovuto continuare la frase? Erano fidanzati? O degli amanti? O forse, semplicemente degli amici che provavano dei sentimenti reciproci?
"Louis, cosa siamo noi?" chiese il riccio, dando sfogo ai suoi pensieri.
"Due ragazzi?!?" rispose il ragazzo, sorpreso dalla domanda dell' altro.
"Si, ok, quello lo so anch' io, ma noi cosa siamo? Amici? O... Fidanzati?" disse Harry, sussurrando l' ultima parola per paura di poter fare alterare il liscio.
"Oh..."
Finalmente Louis capì il vero motivo di quella domanda. Seguirono attimi di silenzio, in cui il più grande pensò alla risposta da formulare. Certo, non gli sarebbe dispiaciuto avere Harry come ragazzo, ma non in quel momento. Insomma, era troppo presto. Si conoscevano si o no da più di un mese. E poi c' era sempre lo stesso discorso che i due si conoscessero poco. È vero, avevano fatto l' amore, ma alla fine il riccio aveva ragione: avrebbero dovuto prima conoscersi meglio, prima di instaurare un rapporto come partner. Fece un lungo sospiro, prima di alzare lo sguardo e fissare il più piccolo, pronto per esprimere il suo parere, anche se era leggermente terrorizzato per la sua reazione.
"Haz, ti confesso che non mi dispiacerebbe essere il tuo ragazzo, ma non in questo momento. Insomma, ho appena iniziato ad accettare il fatto che mi piaccia un ragazzo, pensare di mettermi pure con lui mi sembra troppo presto. Diamoci tempo, continuiamo in questo modo, a passare del tempo insieme, a baciarci, perchè no, e a conoscerci meglio. Aspettiamo che il futuro e il destino facciano il loro corso."
Harry dovette ammette di esserci rimasto un po' male, ma in fondo l' altro aveva ragione. Perchè affrettare le cose? Avevano tutto il tempo che volevano a loro disposizione. E, poi, alla fine, anche per lui era tutto nuovo e se ci pensava bene, serviva anche a lui del tempo per abituarsi. Così gli sorrise sinceramente, per poi avvicinarsi alle sue labbra e baciarlo.
"Hai ragione. Non abbiamo nessuna fretta."
Louis sorrise, uno di quei sorrisi che ti riempiono il cuore, ed abbracciò forte il riccio. Era felice che l' avesse capito. D' altronde con lui era così, lui lo capiva sempre, senza mai giudicarlo.
"Lou, ora devo veramente andare, sono maledettamente in ritardo!"
Il più grande sbuffò, alzandosi dal corpo del ragazzo e buttandosi sul letto vicino a lui, in modo che l' altro potesse alzarsi e prepararsi per la giornata. Harry afferrò tutta la sua roba sul pavimento, per poi vestirsi velocemente e dirigersi verso l' uscita della stanza, intento a farsi una doccia. Ma prima che potesse aprire la porta, Louis lo bloccò.
"Harry"
"Mmh" rispose, voltandosi verso di lui.
"Ma quindi non potremo farci vedere insieme?"
"Credo di no. Penso che se Walter ci vedesse, mi spedirebbe direttamente in Inghilterra."
"Allora ci dovremmo nascondere?"
Harry annuì. "Sarà il nostro piccolo segreto."
E dopo avergli regalato un sorriso, uscì dalla camera.
Louis rimase lì, a rotolare nelle lenzuola impregnate dai loro profumi, un mix che trovava decisamente perfetto. Si ritrovó a pensare alle vicende della sera prima, a come quei due si fossero legati donandosi a vicenda. Doveva ammettere che farlo con un ragazzo non era poi così male, soprattutto se quel ragazzo era uno che aveva i capelli ricci e gli occhi verdi. Stava letteralmente impazzendo per lui, come se stesse diventando la sua nuova droga che doveva assumere tutti i giorni. Quei capelli sempre in disordine ma così dannatamente perfetti, le labbra così carnose che veniva voglia di divorarle, quelle fossette così carine che lo rendevano ancora un bambino e quei pozzi verdi in cui ci potevi annegare.
Passarono dieci minuti ed Harry ritornò con un asciugamano legato in vita e i ricci bagnati.
"Sei ancora qui?" chiese sorridendo.
"Non potevo andarmene senza darti un ultimo bacio." rispose l' altro, facendogli un occhiolino.
"Stupido." Lo disse in modo serio, ma il sorriso che gli comparì, lo tradisse. Iniziò a frugare nel suo armadio, alla ricerca di vestiti puliti. Ma ad un tratto si fermò e si voltò verso il più grande, iniziando a torturarsi con i denti, il labbro inferiore, facendo capire che fosse indeciso se rivelargli o meno quello a cui stava pensando.
Ma alla fine si fece coraggio e parlò.
"Louis." lo richiamò.
"Sì?!" rispose, voltandosi nella sua direzione.
"Riguardo a quello che è successo ieri sera...."
"Ah, che abbiamo fatto l' amore?"
Ad Harry scappò un sorriso, perchè gli piaceva sapere che anche per l' altro ragazzo, avesse un valore e non fosse stato del semplice sesso.
"No, non quello. Al fatto che quando sei entrato nella mia stanza, tu avessi appena fumato."
Il liscio si rabbuiò all' istante. Non voleva parlare di quell' argomento, sapeva che stava sbagliando, ma non voleva una ramanzina da parte del riccio.
"Ascolta, io sono seriamente disposto ad aiutarti, a farti uscire da quell' inferno, ma devi esserne convinto tu per primo. Louis, tu vuoi veramente uscirne?"chiese Harry, vedendo la reazione del ragazzo. Non voleva fargli l' ennesimo discorso, voleva solo fargli capire che ci sarebbe sempre stato per lui, ma aveva bisogno di sapere che anche l' altro fosse disposto al suo aiuto.
"Non lo so"
"È sempre per la stessa storia? Per la tua famiglia? Ne abbiamo già parlato tante volte, credevo che ormai avessimo risolto quel problema."
"Non è solo per quello."
"E allora per cosa?" disse, avvicinandosi a Louis e inginocchiandosi ai suoi piedi.
"Perchè ho paura." rispose il liscio, alzando lo sguardo sull' altro, con gli occhi pieni di lacrime.
"Paura per cosa?"
"Perchè quando tu te ne andrai, io sarò nuovamente solo, nessuno mi vorrà di nuovo un po' di bene. Invece lei c' è sempre per me, lei mi ama veramente e non mi abbandonerà mai. Su di lei potrò sempre contare. È la mia ancora, capisci?"
Louis stava piangendo come un bambino, mentre le mani gli coprivano gli occhi pieni di lacrime.
Harry davanti a quella scena non riuscì più a trattenersi e, con gli occhi lucidi, strinse il minuto corpo, percosso dai singhiozzi, nelle sue braccia, nel tentativo di proteggerlo.
"Lou, io non me ne andrò mai, ci sarò sempre per te, te lo prometto. Lascia che sia io la tua ancora, lascia che sia io a farti tornare il sorriso. Ti prego, non mi escludere dalla tua vita." E con queste parole, i due continuarono a piangere nelle braccia dell' altro, come per sorreggersi a vicenda e proteggersi da ogni male.

Save Me-Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora