CAPITOLO 33

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Jonathan pov's
Chiude la chiamata lasciandomi da solo.
Forse lei sta soffrendo ma non per me ne sono sicuro.
Nessuna donna ha sofferto per me, nessuna, neanche mia madre.
A lei bastava ubriacarsi e vendere il suo corpo.
Poi tornare a casa e picchiarmi perché mio padre la picchiava.
Perché? Perché nessuno mi vuole bene?
La mia testa piena di stupide parole che fanno male .
Mi butto sul letto e fisso il soffitto bianco mentre la pioggia batte sulla mia finestra, come testimone silenzioso della mia tristezza.
Mi addormento con la mente tormentata da piccoli flashback della mia infanzia.
~ flashback ~
J : Mamma, mamma guarda!  C'è il wrestling !
Mamma : Che cazzo vuoi ! Me ne fotto del wrestling!
J : Ma ....ma mamma ....
Mamma : Ma mamma un cazzo! Ora devo  lavorare , stasera arriva un signore abbastanza ricco se gli faccio bene il servizietto...
J: Perché sei vestita così?
Mamma : Vattene ora sta arrivando! Capito!
J : Me ne vado in camera mia.

Mi si avvicina e mi colpisce in faccia con uno schiaffo seguito da altri.
Mi chiudo in camera e sento la porta di ingresso aprirsi.

Mamma : Ciao
X : Niente saluti puttana!
Mamma : Ahh vuoi arrivare dritto al punto!

Sento questa breve conversazione e poi la sento urlare .
Da li a poco iniziano a scopare.

~ flashback fine~

Mi sevglio di soprassalto e tremo. La pioggia è svanita. Sono passati solo 10 minuti.
Quel flashback ancora nella mia mente girava fissa l'immagine di quel momento.
Per cancellarlo comincio a pensare a qualcosa di bello,  che mi faccia sorridere.
Riaffiorano nella mia testa i sorrisi e gli abbracci di Matilde.
Mi manca molto anche se non so il perché.
Mi manca e basta.
Sapere che li accanto a lei c'è quel Matteo e non ci sono io mi fa ribollire il sangue.
Mi corico sotto le coperte e mi lascio cullare dai bei ricordi.

Life whit WWEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora