Tutti nella stanza scoppiarono a ridere tranne Grover, che divenne rosso vivo.
"Perché dovresti perdere i pantaloni, Grover?" chiese Travis, dimenando le sopracciglia. Grover alzò gli occhi al cielo.
"Immagino che sia qui che Percy scopre che Grover è un satiro." Intervenne Talia
Percy fece una smorfia. "Okay, questi non sono i miei pensieri. Mi rifiuto di crederci." Grover rise e Charles sorrise. "Almeno anche tu ti rendi conto di quanto insensati siano." "EHY!"
"E va bene, confesso: scaricai Grover non appena arrivammo alla stazione degli autobus."
"Ve lo avevo detto." Canticchiò Leo, soddisfatto di sè. Atena scosse la testa. "Perdere il proprio custode è una mossa poco saggia." "Certo, perché i mortali normali si tengono il satiro da compagnia, sciocco me." Rispose Percy. La dea lo fissò. "Non sei un mortale." "Non lo sapevo, forse." Atena annuì. Il ragazzo, da quel punto di vista, non aveva colpe. La colpa era imputabile a qualcun altro.
"Mi hai fatto venire un altro infarto." Gemette Grover, e Percy, con un sorriso imbarazzato, disse. "Scusa, G-man."
"Lo so, lo so. È stato disonesto da parte mia. Ma Grover mi stava mandando fuori di testa. Continuava a guardarmi come se fossi spacciato, borbottando: "Perché succede sempre così? Perché sempre in prima media?"" Grover arrossì, mentre molti semidei annuirono. Hermes disse. "Non ero lì, e sta innervosendo anche me." "Anche me." Annuì Apollo. Annabeth fece una smorfia. "Ti avrei mollato anche io. Non eri di molta buona compagnia." "L'agitazione di solito gli stimolava la vescica,"
Il satiro arrossì di nuovo.
"perciò non mi stupii quando, appena scesi dall'autobus, mi fece promettere di aspettarlo e si precipitò in direzione del bagno. Invece di aspettarlo, però, recuperai la valigia, sgattaiolai fuori e presi il primo taxi"
"Sarebbe stato più facile se almeno fossi rimasto a casa." Grover borbottò in modo che solo Percy e Poseidone potessero sentirlo. Il Dio era così vicino che non si poteva sussurrare a Percy senza che lui lo sentisse. Poseidone stava avendo una notevole difficoltà per non fissare costantemente il satiro.
Non solo aveva aiutato suo figlio a capire che qualcosa non andava, ora lo aveva anche spaventato e poi perso le sue tracce.
Stava cominciando a capire perché Grover avrebbe potuto fallire un precedente incarico. L'unico motivo per cui si stava trattenendo era il palese affetto che suo figlio nutriva per il satiro. E che suo figlio era chiaramente vivo e tra le sue braccia, nonostante l'incompetenza del Satiro.
“Non potevo perdermi il viaggio a Montauk.” sussurrò Percy con un sorriso sognante. "Inoltre, non mi ero reso conto che mi saresti venuto dietro."
"per l'Upper East Side. - Fra la Centoquattresima Est e la Prima - dissi al tassista."
"Sappiamo dove vivi." Sorrise Ares, e il ragazzo si affrettò a dire. "Non vivo più lì."
"Una parola su mia madre, prima che la conosciate."
"La conosciamo già." Alzò gli occhi al cielo Talia e Percy le fece una smorfia. "Non tutti. E smettila di metterti in mezzo, Tals. Non sei al centro dell'universo." "Quello sono io." Sorrise Apollo, che fu ignorato da tutti.
"Si chiama Sally Jackson ed è la persona migliore del mondo, il che non fa che provare la mia teoria secondo la quale alle persone migliori toccano le sfortune peggiori."
"Ha avuto te come figlio." Rise Annabeth, che si sorprese quando non venne nessuna risposta sarcastica dall'amico.
"I suoi genitori sono morti in un incidente aereo quando aveva cinque anni, (motivo per cui ho il terrore degli aerei e sono grato a mia madre per non aver mai insistito per farmi salire su uno)"
"E Chirone che si era preoccupato per la possibilità." Rise Grover e Percy scrollò le spalle. "Sono anche clasto... clau..." "Claustrofobico?" Offrì Atena e Percy annuì, dicendo poi. "Quello che ha detto Atena. Gli aerei sono troppo piccoli, esco di testa a vederne solo uno." "Lo hai preso." Fece notare Annabeth. "Ho avuto gli incubi per giorni." Ammise Percy, rabbrividendo. "ed è cresciuta con uno zio a cui non importava molto di lei. Voleva fare la scrittrice, perciò ha trascorso le superiori a lavorare per mettere da parte i soldi e iscriversi a un college con un buon programma di scrittura creativa. Poi, all'ultimo anno, suo zio si è ammalato di cancro e ha dovuto lasciare la scuola per occuparsi di lui. Quando lo zio è morto, si è ritrovata senza soldi, senza famiglia e senza diploma."
"E' stata una vita difficile." Notò Artemide, dicendo poi. "Deve avere uno spirito forte." "Sally è incredibile." Disse Nico, prima di fulminare Percy. Ade intervenne. "Come conosci la madre di Percy?" "Qualcuno le ha detto che non avevo un posto dove stare." "Ehy, mamma ha sempre voluto che avessi un fratello/sorella in giro! Sei stato adottato nella famiglia Jackson, non è colpa mia!" Percy alzò le mani, e poi indicò Jason e Talia. "Li senti lamentarsi?" "Ha adottato anche voi?" Chiese Zeus, divertito. Jason annuì, e Talia sospirò. "Percy ha la migliore madre di sempre." "Anche padre." Disse subito il semidio, sorridendo al padre che ricambiò il sorriso. "Non ci vuole molto per vincere." Sussurrò Jason, sentendosi in colpa quando vide il lampo di dolore negli occhi del padre. "L'unica fortuna che le sia mai capitata è stata conoscere mio padre. Non ho ricordi precisi di lui, a parte questa specie di bagliore caldo, forse una vaghissima traccia del suo sorriso."
"Sei andato a trovarlo quando era piccolo?" Domandò Demetra, e Poseidone arrossì. Percy sorrise, ma molti campeggiatori si sentirono delusi dai loro genitori. Poseidone aveva rischiato per Percy, perché i loro non lo avevano fatto?
"A mamma non piace parlarne perché la rattrista. Non ha fotografie. Il fatto è che non erano sposati. Mi ha detto che era ricco e importante, e che la loro relazione era segreta. Un giorno è salpato per non so che viaggio importante nell'Atlantico e non è più tornato. Disperso in mare, mi ha detto mamma. Non morto. Disperso in mare."
"Una donna molto intelligente." Approvò Demetra. Poseidone sorrise. "Sally è sempre stata di più, rispetto alle altri mortali." Una nuova voce intervenne. "Allora forse posso arrivare ad apprezzarla." Percy si voltò, riconoscendo subito la donna. "Lady Anfitrite." "Percy. Non servono formalismi in famiglia." Gli occhi di Percy si spalancarono, mentre Anfitrite si sistemava vicino a Tritone, dal lato opposto rispetto a Poseidone.
Apollo chiese. "Sapeva chi era tuo padre, quindi?" Percy annuì.
"Lei ha fatto ogni genere di lavoro, ha frequentato la scuola serale per prendere il diploma e mi ha cresciuto da sola. Non si è lamentata mai e non si è arrabbiata mai. Nemmeno una volta. Ma io sapevo di non essere un figlio facile."
Annabeth impallidì, quando si rese conto che la sua battuta rispecchiava il pensiero dell'amico, almeno a dodici anni.
"Alla fine ha sposato Gabe Ugliano, che è stato simpatico per i primi trenta secondi che lo abbiamo conosciuto e poi si è mostrato per quel che era: un idiota di prima categoria. Da piccolo l'ho soprannominato Gabe il Puzzone. Spiacente, ma è la verità. Quel tizio puzzava come una fetta di pizza all'aglio imputridita e incartata in un paio di calzoni da ginnastica." "Mi piacciono i tuoi soprannomi." Rise Hermes, e Connor e Travis risero forti. Leo approvò. "Non è buono come alcuni che hai usato sull'Argo, ma sei partito bene." "Grazie, mi sono impegnato." Percy sorrise e Grover sbuffò. "Voglio vederti giustificare qualche soprannome" "Ehy! Siete voi due che continuavate a dire che i nomi erano potenti!"
"Fra tutti e due, rendevamo la vita della mamma piuttosto difficile. Il modo in cui Gabe il Puzzone la trattava, il modo in cui io e lui tiravamo avanti... be', il mio rientro a casa è un buon esempio."
"Oh, Percy!" Poseidone strinse il figlio. Molti guardarono il semidio che sembrava desiderare scomparire tra le braccia del padre. Afrodite ebbe compassione per il suo prediletto, e proseguì nella lettura.
"Entrai nel nostro piccolo appartamento, sperando che mamma fosse già tornata dal lavoro. Invece c'era Gabe il Puzzone, in soggiorno, a giocare a poker con i suoi amici. La televisione sparava il canale dello sport a tutto volume e la moquette era cosparsa di patatine e lattine di birra. Alzando a malapena lo sguardo, mugugnò col sigaro in bocca: - Così sei tornato."
"Ugh, è disgustoso!" Piper storse il naso. Leo spalancò la bocca, mentre Hazel chiedeva. "Vivevi con questo coso?" Percy annuì e basta.
"-Dov'è mamma?- -Al lavoro- disse. - Hai dei soldi?"
"Per questo dovevi andare a lavorare?" Domandò Talia, fissando arrabbiata il libro. Poseidone strinse di nuovo il figlio, che in quel momento sperò che non fosse citato niente in più sul loro passato. Ade avrebbe dovuto far rivivere il morto solo perché Poseidone lo uccidesse personalmente.
"E questo è quanto. Niente: "Bentornato. È bello vederti. Come te la sei passata negli ultimi sei mesi?"."
"Non ti ha mai picchiato, vero?" Chiese Talia, guardando improvvisamente il cugino. Avrebbe spiegato qualcuna delle sue reazioni, come fosse sempre pronto a ignorare i suoi problemi e bisogni , concentrandosi su quegli degli altri.
Gli dei erano tutti pronti a distruggere il mortale e i semidei pronti a ucciderlo. Percy deglutì tra le braccia del padre, prima di dire. "Non.." per poi implorare Afrodite di proseguire con la lettura.
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THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSON
Fiksi PenggemarDopo Eroi dell'olimpo, quando Zeus deve decidere la punizione di Apollo, semidei e dei si ritrovano nella Sala del Trono per leggere dieci libri dall'aria innocua. Leggere la vita dei loro figli renderà più dolci gli immortali e darà più senso a Zeu...