CATTURIAMO UNA BANDIERA

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"Nei giorni seguenti, mi inserii in un programma di attività che sembrava quasi normale, sorvolando sul fatto che avessi dei satiri, delle ninfe e un centauro come istruttori."
Molti risero e Michael spinse leggermente Percy. "Si vede un leggero razzismo, lì." "Prendo satiri e ninfe sulle benevole senza dubbi." Rispose il ragazzo senza fallo, e Grover belò. "Mi sorprende. Sei abbastanza pazzo da volere il brivido."
"Ogni mattina Annabeth mi insegnava il greco antico e parlavamo degli dei e delle dee al presente, cosa che in effetti suonava un po' strana. Scoprii che aveva ragione sulla mia dislessia: il greco antico non era poi tanto difficile da leggere. O perlomeno, non era più difficile dell'inglese. Dopo un paio di mattine, riuscii a masticare qualche verso di Omero senza farmi venire troppo il mal di testa."
"Impressionante." Ammise Ade. Percy scrollò le spalle. "Annabeth faceva paura come insegnante."
"Il resto della giornata lo passavo fra un'attività sportiva e l'altra, alla ricerca di qualcosa in cui fossi bravo. Chirone tentò di insegnarmi il tiro con l'arco, ma non ci volle molto per scoprire che ero una frana."
"Sciocchezze, posso insegnarti io!" Sorrise Apollo. "Guarda, è meglio di no. Frana non rende l'idea."
"Non si lamentò, comunque, nemmeno quando dovette sfilarsi una freccia dalla coda."
Apollo guardò Chirone. "Dov'eri?" "Dietro di lui." Apollo fece una smorfia.
"La corsa? Macché. Le istruttrici ninfe dei boschi mi fecero mangiare la polvere. Mi dissero di non preoccuparmi, perché loro avevano secoli di allenamento alle spalle, a furia di scappare dagli dei infatuati. Però fu lo stesso piuttosto umiliante scoprire di essere più lenti di un albero."
"Non ci avevo mai pensato in questo senso." Inclinò la testa Connor e Travis annuì. "Detto così è decisamente deprimente."
"E la lotta? Lasciamo perdere. Ogni volta che finivo al tappeto, Clarisse mi massacrava.
— Ce n'è quante ne vuoi, pivello — mi sussurrava nell'orecchio."
Clarisse sorrise e Percy ricambiò. "Te la sei goduta fino a che hai potuto." Travis, Connor, Michael e Nico risero.
"L'unica cosa in cui eccellevo era il canottaggio, sorpresa sorpresa, ma non era il genere di abilità che la gente si aspettava dal ragazzino che aveva sconfitto il Minotauro."
Artemide sbuffò.
"Sapevo che i capigruppo e i ragazzi più anziani del campo mi tenevano d'occhio, per cercare di stabilire chi fosse mio padre, ma non era mica una passeggiata, per loro. Beh, non per tutti. Mentre Chirone si allontanava per tirarsi fuori un'altra freccia dalla coda, un figlio di Apollo arrivò da me. -Impressionante. Non credo di aver mai visto qualcuno usare le frecce come boomerang.-"
"Come facevi a sapere di chi era figlio?" Domandò Atena e Percy rispose. "I lineamenti."
"-Lo so. Come ti chiami?- -Michael Yew. Ti ho guarito dopo che ti hanno portato all'infermeria. Eri ridotto piuttosto male."
"Grazie." Disse Poseidone, sentendosi veramente grato per l'aiuto verso il figlio e Apollo sorrise al figlio. "Sei stato incredibile." "Grazie, padre."
"Sorrisi a Michael, che poi mi trascinò in un angolo al limitare del bosco, dove Travis e Connor, Charles e la figlia di Afrodite che passava tutto il tempo con i cavalli erano lì. -Avete iniziato una setta e state reclutando?- domandai, facendo ridere i due figli di Hermes."
"È dove è iniziato... questo?" Chiese Ade, indicando il gruppo. Silena annuì. "Sì, Lord Ade." Artemide proseguì la lettura.
"Michael disse. -Sappiamo che sai chi è tuo padre.-
-Non ci è voluto un genio, onestamente.-
Silena, la figlia di Afrodite, chiese. -In che senso?-
Scrollai le spalle. -Controllo l'acqua. I cavalli mi hanno sempre chiamato piccolo signore. Quindi...-"
Tritone guardò il fratello. "E prima pensavi che fosse normale?" "Esistono i sussurratori dei serpenti. Potevo essere quello dei cavalli." Scrollò le spalle Percy, facendo ridere Poseidone.
"Charles mi sorrise e Connor annuì.
-Rendiamolo più divertente?- propose Travis, e Connor continuò. -Una scommessa.-
Inclinai la testa. -Di quanto ci mettono a rendersi conto di chi è mio padre?- Tutti annuirono."
Chirone guardò i ragazzi. "Avreste dovuto parlarne con me." Michael scrollò le spalle. "Io, Travis e Connor non eravamo i capocabina. Charles non voleva svendere Percy a voi piranha e Silena non si è preoccupata di intervenire sapendo cosa pensavate di lei come figlia di Afrodite." Chirone sospirò. Non poteva contestare con nessuna di quelle argomentazioni.
"Charles non scommisse, dicendo che qualcuno doveva essere responsabile. Silena scosse la testa, guardandoci con un'espressione divertita, stanca e rassegnata contemporaneamente, cosa che non era facile come sembrava. Connor e Travis dissero che ci avrebbero messo un mese, Michael aveva più fiducia nella loro intelligenza e disse che ci avrebbero messo una settimana. Io dissi che non ci sarebbero mai arrivati, ma che sarei stato riconosciuto da mio padre."
Hermes annuì. "Ha vinto decisamente Percy quella scommessa." Travis sospirò. "E anche tutte le altre. Non scommette se non sa di vincere."
"Nonostante tutto, però, il campo mi piaceva. Mi ero abituato alla nebbia mattutina sulla spiaggia, al profumo dei campi di fragole scaldati dal sole del pomeriggio e perfino agli strani versi dei mostri che la notte si levavano dal bosco. Cenavo con la casa undici, gettavo la mia porzione di cibo nel fuoco e la sera parlavo con mia zia. Le credevo quando diceva che mio padre teneva a me. La sensazione di calore che avevo sempre avuto, come il ricordo del suo sorriso, mi convinceva che era così."
Poseidone sorrise al figlio. Chris disse. "Non tutti i semidei avevano quel ricordo." Percy annuì.
"Cercavo di non pensare troppo a mia madre, ma continuavo a rimuginare: se gli dei e i mostri erano reali, se tutta quella roba magica era possibile, di certo doveva esserci un modo per salvarla, per riportarla indietro... "
Ade sospirò e Chirone chiese. "Saresti partito comunque, vero?" "Assolutamente sì. Contavo su uno di questi cinque per farmi compagnia." "Highway to Hell non era un caso, allora." Capì Connor. Percy scosse la testa, sorridendo.
"Giovedì pomeriggio, cinque giorni dopo il mio arrivo al Campo Mezzosangue, frequentai la mia prima lezione di combattimento con la spada. Tutti i ragazzi della casa undici si riunirono nella grande arena circolare, dove Luke ci avrebbe fatto da istruttore.
Cominciammo con i colpi di base, usando dei manichini imbottiti e vestiti in armatura greca. Me la cavai abbastanza bene, credo. Almeno capivo quello che dovevo fare e avevo i riflessi pronti.
Il problema era che non riuscivo a trovare la spada giusta. O erano troppo pesanti, o troppo leggere, o troppo lunghe."
Ares fischiò. "Più è difficile trovare un'arma, più è probabile che sarai bravo, ragazzo." Connor sorrise. "Allora Percy è il più bravo di tutti." Reyna fece una smorfia. "Se perdessi quella spada?" "Non la posso perdere torna sempre da me." "Anche per grandi distanze?" Percy guardò i sette e Nico, pensando che l'aveva raggiunto nel Tartaro. "Decisamente sì."
"Luke fece del suo meglio per sistemarmi, ma mi diede ragione: nessuna delle spade di
allenamento sembrava adatta a me."
Talia rise. "Quanto pensi che si sia risentito per averti dato le basi?" "Non lo faceva. Sapeva che non sarei riuscito a far niente a lui." "Ma hai combattuto contro lui..." notò Annabeth. "Quando Crono lo ha posseduto, era più facile." Ammise Percy.
"Passammo ai duelli. Luke disse che sarebbe stato lui il mio compagno, dal momento che era la mia prima volta.
— Buona fortuna — mi augurò uno degli altri. — Luke è il miglior spadaccino degli ultimi trecento anni."
Molti semidei, principalmente i greci, fecero versi di scherno. Gwen disse. "Non poteva essere più bravo di te." guardando Percy. Questo sorrise, dicendo poi. "Al momento lo era. Avevo appena scoperto di essere un semidio, lui era al campo da quanto? Cinque anni?" Annabeth annuì, dicendo. "E aveva passato tempo prima per la strada a combattere mostri. Era decisamente molto bravo."
"— Forse con me ci andrà piano — replicai. Il ragazzo ridacchiò, ironico."
"Deve essersi così pentito di averti insegnato." Scosse la testa Connor, divertito dall'ironia della situazione.
"Luke mi mostrò stoccate, parate e blocchi con lo scudo, andandoci giù pesante. A ogni colpo, ero sempre più malconcio.
— Tieni la guardia alta, Percy — mi incitava, e poi mi picchiava sulle costole con il piatto della lama. — No, non così in alto! — Spat! — Affonda! — Spat! — Adesso indietro! — Spat!"
"Molto bravo." Rise Annabeth. "Ho visto com'eri quando hai scoperto dei mostri e di tutto questo, Annabeth. Me la sono cavata piuttosto bene." Clarisse annuì. "Aveva la spada sbilanciata, ma dannazione se la sapeva usare." Percy le sorrise.
"Quando finalmente annunciò la pausa, ero fradicio di sudore. Tutti si accalcarono verso il frigo delle bevande. Luke si versò dell'acqua gelata in testa e a me parve un'ottima idea, così lo imitai. Mi sentii subito meglio. Mi tornò la forza nelle braccia, e la spada non mi sembrò più tanto pesante. Giusto, l'acqua aveva quel suo ciclo che la portava da o al mare."
Percy sorrise, mentre Annabeth sospirava. Grover spiegò. "Si è portato sempre dietro delle bottigliette d'acqua, quando potevamo." "E quindi? Mi rendevano più forte e resistente. Sarei stato un idiota a non sfruttarlo."
"— Okay, gente, in cerchio! — ordinò Luke. — Se a Percy non dispiace, vorrei farvi una piccola dimostrazione."
Artemide corrugò la fronte e Connor spiegò. "Ogni volta che spiegava una nuova mossa, usava un diverso semidio." "Era per non far prendere di mira nessuno." Spiegò Chris e Travis aggiunse. "E dimostrare che eravamo tutti sullo stesso livello." "Indeterminati e determinati." Concluse Percy. Annabeth li fissò confusa e Talia chiese. "Come fate a saperlo?" "E' una regola della capanna undici." Scrollò le spalle Percy. Silena sorrise al ragazzo, dicendo. "E dopo che Percy ha deciso di insegnare a combattere ai nuovi arrivati, anche per la capanna di Afrodite, Demetra, Apollo ed Efesto." Percy scrollò le spalle, mentre i suddetti dei lo guardavano con gratitudine
""Fantastico" pensai. "Guardiamo tutti Percy che finisce al tappeto.""
"Non sei andato per niente male." Scosse la testa Chris e Connor annuì. "E' stato mitico da guardare."
"I ragazzi di Ermes fecero capannello, soffocando i sorrisi. Capii che in passato dovevano essersi trovati al mio posto e che non vedevano l'ora di assistere allo spettacolo di Luke che mi usava come punching ball."
"Sì, era tradizione." Annuì seriamente Travis e Chris sbuffò. "Non sorprende che Percy abbia infranto la tradizione." "Oh, zitto." Mosse la mano Percy.
"Lui spiegò che stava per dimostrare una tecnica di disarmo: piegare la lama dell'avversario con il piatto della spada e costringerlo a lasciar cadere l'arma.
— È difficile — sottolineò. — L'hanno usata contro di me. Quindi non ridete di Percy, adesso. La maggior parte degli spadaccini deve faticare anni per impadronirsi di questa tecnica."
"E' così difficile?" Domandò Dakota e Jason annuì. "I romani non usano quella tecnica, ma quando Percy me l'ha insegnata è stata difficile da capire." Ade lo guardò. "Hai imparato tecniche greche di combattimento?" "E ho insegnato a Percy quelle romane." Nico scosse la testa e Leo mormorò. "Perché a voi due mancavano modi per battere i nemici, vero?" "Non se ne hanno mai abbastanza. Considerato che loro sono immortali e noi decisamente no." Gli fece notare Percy, mentre Jason annuiva. Piper sbuffò. "Quello che non stanno dicendo è che hanno poi litigato per chi avesse insegnato meglio all'altro." "Io ci ho messo meno tempo a imparare." Scrollò le spalle Percy, e Michael rise. "Quindi eri l'insegnante peggiore?" "No, lo studente migliore." Rispose il ragazzo con un occhiolino.
"Mostrò la mossa al rallentatore. E, come previsto, la mia spada finì a terra.
— Ora in tempo reale — continuò, quando recuperai l'arma. — Andiamo avanti finché uno di noi due ci riesce. Pronto, Percy?"
Ares annuì. "Al rallentatore era normale che avresti perso, Percy. Eri nuovo, e lui conosceva la mossa." Percy fece un cenno. Aveva superato quelle difficoltà. C'era voluto del tempo, ma ce l'aveva fatta. Erano altre difficoltà che aveva solo messo da parte sperando di non doverle più affrontare. Come Gabe, ad esempio.
"Annuii e Luke si fece avanti. In qualche modo, riuscii a impedirgli di colpire l'elsa della mia spada. Mi si acuirono i sensi, all'improvviso. Riuscivo a prevedere i suoi attacchi e a respingerli. Feci un passo avanti e tentai un affondo. Luke lo schivò facilmente, ma vidi un cambiamento nell'espressione del suo viso. Socchiuse gli occhi e mi mise alla prova con maggior foga."
Ares annuì, soddisfatto. Poseidone guardava orgoglioso il figlio ed Clarisse sbuffò. "Avevi avuto un ingiusto vantaggio." Percy sorrise e disse. "Non dovevi prendermi vicino al ruscello, Clarice." "Beh, non sapevo mica chi era tuo padre!" "E le tubature del bagno come te le spieghi?" Chiese divertito Travis e Michale gli diede un colpetto. "Non dimenticare che secondo Annabeth era un segno che Percy fosse figlio di Zeus!" Annabeth arrossì e Percy ridacchiò. Grover belò stancamente.
"La spada cominciava a pesarmi troppo, non era ben bilanciata. Sapevo che era solo questione di secondi perché Luke mi battesse, perciò mi dissi: "Al diavolo!" e provai la tecnica di disarmo. La lama della mia spada colpì la base di quella di Luke e io fui svelto a piegare il polso, facendo leva con tutto il mio peso verso il basso. Clang. L'arma di Luke rimbombò sulla pietra. La punta della mia lama era a un paio di centimetri dal suo petto indifeso. Gli altri ragazzi erano ammutoliti."
Chris scosse la testa. "Certo che lo eravamo! Avevi appena battuto Luke!" Percy scrollò le spalle. "Vivo per sorprendere." "E lo fai tutto il tempo." Gli disse Michael, estremamente serio.
"Abbassai la spada. — Ehm, scusa."
Ares scosse la testa. "Perché ti scusi?" "Era mio amico, e non volevo averlo offeso." Spiegò Percy e il dio annuì controvoglia. Vista la sua situazione, poteva usare degli amici.
"Per un attimo, Luke sembrò troppo sbigottito per parlare. — Scusa? — Il suo viso sfregiato si aprì in un sorriso. — Per gli dei, Percy, perché mi chiedi scusa? Fammelo vedere di nuovo!"
"Era davvero forte." Ansimò Connor e Chris annuì. "Piuttosto impressionante, per un novellino."
"Non volevo. Il breve e frenetico scoppio di energia mi aveva completamente abbandonato. Ma Luke insistette. Stavolta, non ci fu gara. Nell'istante in cui le nostre spade si toccarono, Luke colpì l'elsa e la mia lama volò sul pavimento. Dopo una lunga pausa, qualcuno del pubblico disse: — La fortuna del principiante?"
Chris sospirò. "Il qualcuno del pubblico ero io." "Perdonami per non aver riconosciuto la sua persona." Disse Percy e Chris sospirò di nuovo.
"Luke si asciugò il sudore dalla fronte. Mi squadrò con un interesse del tutto nuovo.
— Forse — rispose. — Ma mi chiedo cosa saprebbe fare con una spada bilanciata."
Ade, Zeus e Poseidone sibilarono. Anfitrite chiese. "Il suo interesse era per il reclutamento?" "Probabilmente." Annuì Percy e Michael scoppiò a ridere. "Non aveva considerato beh... Percy." "Lo sai che dire il mio nome in realtà non spiega niente, vero?" "Dimmi il nome di un altro semidio che dice a un Titano che se i suoi figli lo fanno a pezzi e poi gettano nel Tartaro, probabilmente non lo vogliono tra i piedi." "Avevo torto? No." I figli di Crono lo guardarono sconvolti e Tritone domandò. "Per quale motivo avresti dovuto dirglielo?" "Dovevo distrarlo. Per far andare via Charles." "E il modo migliore era offenderlo?" Chiese Charles, lentamente e Percy inclinò la testa. "Sai, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente." "Sono per motivi come questo che non sei autorizzato a parlare con gli dei." Gli fece presente Jason e Percy scrollò le spalle. "E quindi? Mi voleva già morto, al massimo mi avrebbe fatto guadagnare del tempo mentre decideva il modo migliore di torturarmi per aver osato parlare a un Titano." "Controlla il tempo." Gli fece presente Talia e Percy annuì. "Quindi il tempo in più è sempre utile." "Vero." "Chiamarlo Orologio e Svizzero come invece è utile?" Chiese Michael, e Percy scrollò le spalle. "La sua espressione sconvolta rendeva tutto più divertente." "Perce..." Scosse la testa Annabeth, divertita e sconvolta in egual misura. "Ehy, voleva uccidermi! Non penso che chiamarlo Svizzero abbia influito in alcun modo su quel desiderio." "Lo ha aumentato, probabilmente." Percy sorrise, guardando Jason. "Lo so." "Non dovresti sorridere." "Ho perso la sanità mentale a dodici anni. Ho deciso che non mi serviva." "Insieme all'autoconservazione, immagino." Disse divertita Talia e Percy la guardò. "Mai avuta quella." "Oh, ecco." Artemide tossì. "Se posso andare avanti..." "Oh, certo."
"Venerdì pomeriggio me ne stavo seduto con Grover al laghetto, per riprendermi dall'esperienza quasi mortale del muro d'arrampicata."
"Lo trovavi ancora divertente?" Gli chiese Ade, incuriosito, e Percy annuì. "Era una sfida adesso. Non mi faccio battere da un oggetto inanimato." "L'oggetto inanimato ti ha quasi ucciso." Gli disse Grover, e Percy disse. "E adesso posso farlo ad occhi chiusi. E non hai idea di quanto mi sia stato utile." Gli occhi di Grover si spalancarono, poi annuì. "Meno male che sei testardo come un mulo." "Ehy!" Si lamentò Percy, tra le risate dei semidei.
"Lui si era inerpicato fino in cima come una capra di montagna, ma io ero stato quasi investito dalla lava. Avevo dei buchi fumanti sulla maglietta e mi si erano inceneriti parzialmente i capelli."
"Ti dava carattere." Gli disse Travis e Connor annuì. "Molto distinto." "Il fatto divertente è che non ha smesso di provare a farlo. Mi sorprende che avesse ancora i capelli." Disse Michael. Poseidone sospirò. Suo figlio si metteva in pericolo anche  nel posto sicuro per i semidei.
"Eravamo sul molo e guardavamo le Naiadi che intrecciavano canestri sott'acqua, finché non trovai il coraggio di chiedere a Grover come fosse andato il colloquio con il signor D. La sua faccia assunse subito un brutto colorito giallognolo. — Bene — rispose. — Alla grande."
Dioniso lo guardò e Grover disse. "Avevo paura che sarebbe venuto a picchiare tutti quanti." "Lo avrei fatto se ti avessero ferito." Annuì Percy, pensando ai tre satiri del consiglio. Dioniso lo guardò e Silena si affrettò a dire. "Parla dei tre satiri anziani, signor D. Non di lei." Charles annuì. "Nonostante il suo atteggiamento, la rispetta molto." Percy lo guardò male. "Non puoi andare in giro a dire che rispetto gli dei, Charles." "Giusto, gli rovini la reputazione." Annuì Michael e Travis disse. "Ha fatto ridere il panico che l'ha preso quando Nico ha detto che lo voleva prendere come modello." Percy scosse la testa e Ade disse. "Non prendere tuo cugino come spunto, ti prego." "Vedi? Anche tuo padre la pensa come me." Nico rise.
"— Così la tua carriera è ancora sui binari?-
Mi guardò con una certa apprensione. — Chirone t-ti ha detto che voglio una licenza da cercatore?"
"Perché?" Gli chiese Hermes e Grover disse. "Non volevo che mi prendesse in giro." Percy fece un verso offeso. "Come se avrei mai sputato sul tuo sogno!" "Lo so, scusa!"
"— Be', no. — Non avevo idea di cosa fosse una licenza da cercatore, ma non sembrava il momento giusto per chiederlo. — Mi ha spiegato solo che avevi grandi progetti e che dovevi completare un incarico come custode per guadagnare credito. Insomma, ce l'hai fatta?"
"Non ti aveva portato al Campo al sicuro." Gli disse Poseidone, fissando male il satiro. "Non aveva molte possibilità, il fulmine aveva colpito la macchina, no? Eravamo fortunati noi due ad essere ancora svegli." Poseidone spostò il suo sguardo sul fratello minore, che deglutì.
"Grover chinò lo sguardo sulle Naiadi. — Il signor D ha sospeso il giudizio. Ha deciso che non si può ancora stabilire se con te io abbia avuto successo oppure no, perciò i nostri destini sono legati. Se ti fosse assegnata un'impresa e io venissi con te per proteggerti, e se tutti e due tornassimo qui sani e salvi, allora forse considererebbe il mio lavoro concluso.
Mi sentii sollevato. — Be', non è tanto male, no?"
Dioniso lo guardò divertito. "Scappare dal campo non equivale ad avere una  missione." "No, ma immaginavo che mi sarei trovato coinvolto in qualche momento, come figlio di Poseidone." Gli rispose Percy e Dioniso annuì.
"— Bee-bee! Tanto valeva spedirmi direttamente alla pulizia delle stalle. Le possibilità che ti venga assegnata un'impresa... e anche se fosse, perché dovresti volermi con te?
— Ma certo che ti vorrei con me!- Ero offeso dall'implicazione. Grover era il mio migliore amico, non sarei andato da nessuna parte senza di lui."
"Grazie, Peercy." "Ovvio, G-man."
"Grover continuava a fissare l'acqua con la faccia cupa. — Intrecciare canestri... Dev'essere bello avere un compito utile.
Hermes scosse la testa. "Hai moltissimi talenti, Grover, o mio figlio non ti avrebbe scelto." "Lo so, divino Hermes. Ma avevo paura di... non essere abbastanza." Ammise Grover e Michael gli disse. "Anche Percy e guardalo adesso." "E' fuori di testa, ma è dannatamente capace." Disse Travis e Percy fece una smorfia. "Fuori di testa?" Chiese e poi sospirò quando tutti i semidei presenti si limitarono a fissarlo. "Bene, siete tutti cattivi."
"Cercai di rassicurarlo sui suoi molteplici talenti, ma riuscii solo a rattristarlo di più. Parlammo di canottaggio e di spade per un po', poi discutemmo dei pregi e dei difetti delle varie divinità. Alla fine, gli chiesi delle quattro case vuote."
"Difetti?" Domandò Apollo ed Hermes rise. "Sei pieno di difetti, Apollo." "Ehy!"
"— La numero otto, quella d'argento, appartiene ad Artemide — rispose. — Ha fatto voto di castità. Perciò, naturalmente, niente bambini. La capanna è onoraria. Se non ne avesse avuta una, si sarebbe infuriata."
Artemide annuì. "Ovviamente. E le mie Cacciatrici devono avere una capanna da usare nel momento del bisogno."
"— E va bene. Ma le altre tre in cima? Sono quelle dei Tre Pezzi Grossi?"
"Avevi riconosciuto la mia." Gli disse Era e Percy lo fissò. "Avrei preferito quella di mio zio. Almeno ha il senso della famiglia." Le rispose, facendo sorridere Ade.
"Grover si irrigidì. Ci stavamo avvicinando a un argomento scottante. —No. La numero due è di Era — spiegò. — Un'altra questione onoraria. È la dea del matrimonio, perciò naturalmente non se ne va in giro a intrecciare relazioni con i mortali. È un passatempo che lascia a suo marito. Quando parliamo dei Tre Pezzi Grossi, parliamo dei tre potenti fratelli, figli di Crono.
Ero confuso: perché Era ed Artemide avevano una capanna, ma Ade no? Cioè, il figlio maggiore di Crono? Suona qualche campanello?"
Nico, Ade e Persefone gli sorrisero.
"— Zeus, Poseidone e Ade.
Nessun tuono. Cioè, nomino Apollo, Hermes e tuona. Nomino i tre dei maggiori e niente? E comunque, Tre pezzi grossi? Solo a me sembrava il nome di una band?"
Molti risero, mentre Percy sorrideva colpevole. "Davvero?" Gli chiese Zeus, divertito. "Okay, ho un cervello iperattivo. Mi dispiace aver offeso il vostro soprannome." Michael era per terra, impegnato a ridere. "Il nome di una band."
"— Esatto. Lo sai. Dopo la grande battaglia con i Titani, hanno ereditato il mondo dal padre e hanno tirato a sorte per decidere a chi spettasse cosa.
— Zeus ha avuto il cielo — ricordai. — Poseidone il mare, Ade gli Inferi."
Lo fissarono e lui scosse la testa. "Cercavo di capire perché fossero vuote."
"— Mmh-mmh.
— Ma Ade non ha una casa qui al campo?
— No. Non ha nemmeno un trono sull'Olimpo. Se ne sta giù negli Inferi per i fatti suoi, per così dire. Se avesse una casa qui — Grover rabbrividì — non sarebbe piacevole. Diciamo così.
-Perché? I suoi figli come fanno ad essere al sicuro? Saranno potenti, i mostri non li troverebbero subito?"
Tutti guardarono Nico. "Avevo Percy. Se qualcuno mi guardava male, arrivava lui dal nulla e li abbatteva." Molti sospirarono. "Del tipo, 'tocca mio cugino e non vivrai abbastanza a lungo da pentirtene.'" Spiegò Jason e Percy sorrise. "Mi piace. Voglio quella maglietta." "Okay, te la regalo." Disse Michael.
"Grover agitò gli zoccoli, imbarazzato. — Una sessantina di anni fa, dopo la Seconda guerra mondiale, i Tre Pezzi Grossi stabilirono di comune accordo di non generare più altri eroi. I loro figli erano troppo potenti. Stavano influenzando in modo decisivo il corso degli eventi dell'umanità, causando troppe carneficine. La Seconda guerra mondiale in pratica è stata una battaglia fra i figli di Zeus e Poseidone da una parte, e i figli di Ade dall'altra. I vincitori, Zeus e Poseidone, obbligarono Ade a un giuramento comune: mai più relazioni con donne mortali. E tutti e tre giurarono sulle rive dello Stige." 
"Non è quello il motivo." Scosse la testa Zeus, e Grover rispose. "Era quello che dicevano a noi, divino Zeus."
"Il rombo di un tuono.
Commentai: — Il giuramento più serio in assoluto.
Grover annuì.
— E i fratelli hanno mantenuto la parola? Niente figli?
Beh, tranne Poseidone a quanto pare."
Poseidone lo guardò, sospirando. "Sono nato. Ergo..." Anfitrite rise. "In effetti."
"La faccia di Grover si rabbuiò. — Diciassette anni fa, Zeus c'è cascato di nuovo. C'era questa stellina della tv con i capelli cotonati, anni Ottanta, e non ha saputo resistere. Quando la loro figlia è nata, una bambina di nome Talia... be', lo Stige non scherza sulle promesse. A Zeus è andata liscia perché è immortale, ma fu gettata una maledizione terribile su sua figlia.
— Ma non è giusto! Non era colpa della bambina.
In parte pensavo a me. Mia madre era andata persa per colpa del giuramento? Lo Stige aveva punito mia madre per le azioni di mio padre?"
Poseidone scosse la testa e Zeus rispose. "Non avrebbe mai punito tua madre. Tu eri un discorso diverso, invece." "Evviva." Esultò Percy, facendo ridere gli altri.
"Grover esitò. — Percy, i figli dei Tre Pezzi Grossi hanno poteri più grandi degli altri mezzosangue. Hanno un'aura forte, un profumo che attrae i mostri. Quando Ade scoprì della ragazza, non fu molto contento che Zeus avesse infranto il giuramento e sguinzagliò i mostri peggiori del Tartaro per eliminarla. All'età di dodici anni le fu assegnato un satiro come custode, ma lui non poté fare niente. Cercò di scortarla qui insieme a un paio di altri mezzosangue con cui aveva stretto amicizia. Ce l'avevano quasi fatta. Arrivarono fino in cima a quella collina.
Indicò in fondo alla valle, verso il pino dove avevo combattuto il Minotauro.
— Avevano le tre Benevole alle calcagna, oltre a un branco di segugi infernali. Li avevano quasi raggiunti, quando Talia ordinò al satiro di portare in salvo gli altri due mezzosangue, mentre lei tratteneva i mostri. Era ferita e stanca e non desiderava vivere come un animale braccato. Il satiro non voleva lasciarla, ma non riuscì a farle cambiare idea e doveva comunque proteggere gli altri. Perciò Talia combatté la sua ultima battaglia da sola, in cima a quella collina. Quando morì, Zeus ebbe pietà di lei. La trasformò in quel pino. Il suo spirito aiuta ancora a proteggere i confini della valle. Ecco perché la collina si chiama Collina Mezzosangue."
"Sei stata molto coraggiosa." Disse Reyna alla figlia di Zeus, che sorrise. "Annabeth aveva solo sette anni."
"Scrutai il pino in lontananza.
Quella storia mi faceva sentire inadeguato e anche in colpa. Una ragazza della mia età si era sacrificata per salvare i suoi amici, aveva affrontato un intero esercito di mostri. In confronto, la mia vittoria sul Minotauro non sembrava un granché. Mi chiesi se, agendo diversamente, avrei potuto salvare mia madre.
Poi pensai a Zeus. Aveva perso la figlia. Non avrebbe apprezzato che quello del fratello fosse vivo. Mi dispiaceva per lui. Doveva essere orribile non poter fare niente per salvare una figlia morente, per delle leggi."
Zeus annuì e Talia disse. "Non avresti potuto salvare tua madre. Lei non poteva entrare nei confini. Mi dispiace. E poi, io combattevo per la strada da anni. Tu avevi appena scoperto, non avevi allenamento alcuno. Sono sorpresa che sei riuscito a salvare Grover e te stesso." Percy sorrise alla cugina.
"— Grover — chiesi — gli eroi hanno davvero compiuto delle imprese negli Inferi?
— Qualche volta — rispose. — Orfeo. Ercole. Houdini.
— E hanno mai riportato qualcuno dal mondo dei morti?
— No. Mai. Orfeo c'è andato vicino. Percy, non starai pensando sul serio...
— Certo che no — mentii. — Dicevo così per dire. E dunque, i satiri svolgono sempre il compito di custodi dei semidei?"
Travis e Connor scoppiarono a ridere. Nico disse. "Liscio." "Impercettibile." Annuì Charles, facendo arrossire il ragazzo.
"Grover mi studiò con sospetto. Non l'avevo convinto di avere abbandonato sul serio la faccenda degli Inferi.
— Non sempre. Andiamo sotto copertura in un sacco di scuole. Cerchiamo di scovare i mezzosangue che hanno la stoffa dei grandi eroi. Se ne troviamo uno con un'aura molto forte, come un figlio dei Tre Pezzi Grossi, allertiamo Chirone. Lui cerca di tenerli d'occhio, perché potrebbero causare problemi gravi.
— E tu hai trovato me. Chirone ha detto che pensavi che potessi essere speciale.
Forse Michael avrebbe vinto la scommessa, dopotutto."
"E io non creo problemi gravi." Si difese Percy, che ricevette sguardi sconvolti. Reyna sbattè le palpebre. "Grover ha trovato Percy?" Percy annuì. Talia disse. "Era anche il satiro che aveva trovato me." "E me e mia sorella." Disse Nico. Dakota sbattè le palpebre "Hai trovato tutti i figli dei Tre Grandi?" Grover arrossì e Percy annuì. "Perché è un grande satiro." "Il più coraggioso." Annuì Talia.
"Grover mi guardò come se lo avessi appena incastrato.
— Io non... Oh, ascolta, non ragionare così. Se tu fossi... lo sai... non ti verrebbe mai e poi mai assegnata un'impresa, e io non otterrei mai la mia licenza. Probabilmente sei figlio di Ermes. O forse di una divinità minore, tipo Nemesi, la dea della vendetta. Non ti preoccupare, okay?
Ebbi l'impressione che volesse rassicurare più se stesso che me. E avrebbe avuto anche lui una brutta sorpresa."
"Nemesi è una dea." Disse Hermes, guardando il satiro. Grover arrossì. "Ero andato nel panico." "Visto che parliamo di Percy, probabilmente hai fatto bene." Annuì Talia, che ricevette una spinta.
"Quella sera, dopo cena, c'era molta più eccitazione del solito.
Finalmente, era l'ora della Caccia alla Bandiera.
Quando portarono via i vassoi, la conchiglia suonò e noi ci alzammo in piedi davanti ai tavoli.
Tra le grida e gli applausi generali, Annabeth e due dei suoi fratelli entrarono di corsa nel padiglione portando uno stendardo di seta. Era lungo all'incirca tre metri, grigio e luccicante, con il dipinto di una civetta appollaiata sopra un ulivo. Dal lato opposto del padiglione, Clarisse e i suoi entrarono di corsa con un altro stendardo, di grandezza identica, ma rosso e sgargiante, con una lancia insanguinata e la testa di un cinghiale dipinte sopra.
Mi girai verso Luke e gridai per farmi sentire nel chiasso: — Sono quelle le bandiere?
— Sì.
— Ares e Atena sono sempre a capo delle squadre?
— Non sempre — rispose. — Ma spesso."
Silena rise. "Tranne quando, com'era?" Travis rispose. "'Che bel bosco, distruggiamolo'!" Molti risero e Zeus chiese, confuso. "Cosa?" Percy rispose. "Chirone e Dionigi lì hanno deciso di mettere me a capo di una squadra e Talia a capo dell'altra." Ade sorrise. "I sette contro venti?" Percy annuì.
"— E se è un'altra casa a prendere la bandiera, che fate, la ridipingete?
Lui sorrise. — Vedrai. Prima dobbiamo riuscirci.
— Tu da che parte stai?
Mi rivolse un'occhiata furba, come se sapesse qualcosa che io non sapevo. Al bagliore delle torce, la cicatrice sul suo viso lo fece apparire quasi malvagio. — Abbiamo stretto un'alleanza temporanea con Atena. Stanotte, ruberemo la bandiera di Ares. E tu ci aiuterai."
Annabeth sorrise, e Clarise sbuffò. "È stato spregevole." Percy annuì e Michael scosse la testa.
"Annunciarono le squadre. Atena aveva stretto alleanza con Apollo ed Ermes, le due case più grandi. A quanto pareva, avevano ottenuto il loro sostegno barattando una serie di privilegi: orari delle docce, servizi di pulizia, gli spazi di allenamento migliori. Ares si era alleato invece con tutti gli altri: Dioniso, Demetra, Afrodite ed Efesto. Da quanto avevo visto, i figli di Dioniso erano bravi atleti, ma ce n'erano soltanto due. I figli di Demetra ci sapevano fare con la natura e la vita all'aria aperta, ma non erano molto aggressivi. Quelli di Afrodite non mi preoccupavano molto: di solito si tenevano fuori da ogni attività e passavano il tempo a specchiarsi nel laghetto, ad acconciarsi i capelli e a spettegolare. Non capivo perché: Afrodite era persino più vecchia di mio padre e i suoi fratelli."
Afrodite annuì. "Esattamente." Artemide sbuffò. "Quelle ragazzine sciocche?" "Silena ha combattuto contro Crono e Piper contro Gea. Per non parlare di Gwen che era un centurione della Quinta Coorte." Difese le proprie amiche Percy.
"I figli di Efesto erano solo in quattro, ma erano grossi e corpulenti per via delle ore trascorse in officina. Potevano essere un problema. Questo, naturalmente, tralasciando la casa di Ares: una decina dei ragazzi più grossi, brutti e cattivi di Long Island, o di qualsiasi altro posto sulla faccia del pianeta. E decisamente bravi con la spada."
Clarisse annuì. "Avevo detto alla principessina che avrebbe dovuto consultarti." "Lo so. Errore suo."
"Chirone batté lo zoccolo sul marmo.
— Eroi! — gridò. — Conoscete le regole. Il ruscello è la linea di confine. L'intera foresta è campo libero. Tutti gli oggetti magici sono concessi. Lo stendardo deve essere collocato in bella vista e non può avere più di due guardie. I prigionieri si possono disarmare, ma non si possono legare né imbavagliare. Vietato uccidere o ferire gli avversari. Io fungerò da arbitro e da medico di campo. Alle armi!
Di colpo i tavoli si coprirono di equipaggiamento: elmi, spade di bronzo, lance, scudi di cuoio rivestiti di metallo.
— Cavolo — esclamai. — Vogliono davvero che usiamo questa roba?
Luke mi guardò come se fossi pazzo. — A meno che tu non voglia farti infilzare dai tuoi amici della capanna cinque. Tieni, prendi questi. Chirone ha pensato che ti possano andare. Sarai di pattuglia al confine."
"Cosa vuol dire?" Domandò Ares e Percy scrollò le spalle. "Vedrai." "Un'idea meschina e pericolosa." Scosse la testa Clarisse, fulminando Annabeth.
"Lo scudo era grande come un tabellone da basket, con un grosso caduceo nel mezzo. Pesava una tonnellata. Come snowboard magari poteva andare bene, ma speravo che nessuno si aspettasse sul serio che riuscissi a correre con quell'affare indosso. L'elmo, come tutti gli elmi della squadra di Atena, aveva un pennacchio di crine azzurro in cima.
Quello di Ares e dei loro alleati era invece rosso.
Annabeth gridò: — Squadra azzurra, avanti!
Esultammo e agitammo le spade, quindi la seguimmo lungo il sentiero che portava a sud del bosco. La squadra rossa ci coprì di insulti prima di allontanarsi verso nord. Riuscii a raggiungere Annabeth senza inciampare nel mio equipaggiamento. — Ehi!"
"Impressionante che non sei caduto." Disse Ares e Percy scrollò le spalle "Mi sono sorpreso da solo".
"Lei continuò a marciare.
— Allora, qual è il piano? — chiesi. — Non hai un oggetto magico da prestarmi?
Si portò subito la mano alla tasca, come se temesse che le avessi rubato qualcosa. Cosa che, genio, avrei potuto farlo prima di chiamarti. Chi è il ladro che ti avvisa prima di rubarti?"
"Esattamente!" "Hai passato troppo tempo con Travis e Connor." Rise Michael. Annabeth sbuffò. "Non riusciresti a rubarmi niente. Sei troppo lento." Percy estrasse un telefono dalla tasca e disse. "Non riesco ancora a credere che hai salvato Piper come bestie. Voglio dire, quanti anni hai, dodici?" Annabeth arrossì e prese il proprio telefono. "Ladro." "Sono troppo lento, Annabeth." Jason, Leo, Piper, Frank ed Hazel risero. Atena corrugò la fronte. "Credevo che considerassi Percy il tuo migliore amico." Annabeth arrossì, non volendo dire niente. Jason sbuffò. "Ha sbagliato di grosso e non si è mai nemmeno scusata. Percy può essere leale, ma la lealtà se si spezza non la ricostruisci più." I sette della profezia, eccetto Annabeth e Percy, annuirono. Percy lanciò uno sguardo alla ragazza, sapendo che avrebbero dovuto parlarne. Almeno prima che tutta la loro storia venisse messa alla luce. Soprattutto prima di quel momento.
"— Attento alla lancia di Clarisse — mi avvisò. — Meglio non farsi toccare da quell'aggeggio. Per il resto, non preoccuparti. Prenderemo la bandiera di Ares. Luke ti ha assegnato il tuo incarico?
— Sono di pattuglia al confine, qualunque cosa significhi.
— È facile. Rimani al ruscello e tieni i rossi alla larga. Per il resto, lascia fare a me. Atena ha sempre un piano.
Andò avanti, piantandomi in asso.
— Okay — le gridai dietro. — Grazie di avermi voluto nella tua squadra."
Clarisse rise. "Un bel caratterino." "Ehy, se lo meritava tutto."
"Era una notte calda e afosa. Il bosco era buio, tranne per il bagliore intermittente delle lucciole. Annabeth mi lasciò vicino al ruscello che gorgogliava fra le rocce e si inoltrò con gli altri fra gli alberi, in ordine sparso.
A starmene là da solo, con quel grosso elmo impennacchiato e quello scudo enorme, mi sentivo un perfetto idiota. La spada di bronzo, come tutte quelle che avevo provato fino ad allora, non sembrava ben bilanciata. L'elsa di cuoio pesava come una palla da bowling. Nessuno mi avrebbe mai attaccato sul serio, no? Era impossibile. Cioè, anche l'Olimpo aveva delle leggi civili, sicuro."
Talia inspirò. "Hai usato un nuovo arrivato come esca?" Chiese ad Annabeth, che arrossì. "Era un ottimo piano." Reyna scosse la testa "Non usi i tuoi alleati come esca. Non si fideranno di te in battaglia." Annabeth sentì il proprio rossore peggiorare. Persino Atena non poteva approvare. Era un piano rischioso e aveva potuto causare un morto. E l'ira di Poseidone avrebbe devastato tutto, mettendo a rischio tutti i figli della dea, solo per il piano in uno stupido gioco tra ragazzini.
"In lontananza, si levò il richiamo della conchiglia. Sentii strepiti e grida di guerra nel bosco, il clangore del metallo, il rumore dei ragazzi che combattevano. Un alleato di Apollo con il pennacchio azzurro mi sfrecciò accanto come un cerbiatto, superò il ruscello con un balzo e scomparve nel territorio nemico.
"Fantastico" pensai. "Mi perderò tutto il divertimento, come al solito."
Poi sentii un suono che mi fece salire un brivido lungo la schiena, un basso ringhio canino, da qualche parte nelle vicinanze.
Istintivamente sollevai lo scudo ed ebbi la sensazione che quella presenza arretrasse.
Sull'altra sponda del ruscello, il sottobosco esplose. Cinque guerrieri di Ares balzarono fuori dal buio, gridando.
— A morte il pivello! — strillò Clarisse. "
"Stai esagerando." Le disse Ares, sebbene stesse sorridendo divertito.
"-Okay, adesso stai esagerando.- Alzai gli occhi al cielo.
I suoi brutti occhi porcini luccicavano dalle fessure dell'elmo. Brandiva una lancia lunga un metro e mezzo, con la punta metallica e uncinata che mandava scintille di luce rossastra. I suoi fratelli erano armati solo con spade di bronzo d'ordinanza... non che la cosa mi facesse sentire meglio.
Si lanciarono alla carica attraversando il ruscello. Non c'erano aiuti in vista. Le alternative erano correre o difendermi da solo contro metà dei ragazzi della casa di Ares."
Poseidone fissò la figlia di Atena, che smise subito di sorridere. "Poteva essere pericoloso." Ringhiò Apollo, fissando la ragazza.
"Riuscii a schivare il primo fendente, ma quei tizi non erano stupidi come il Minotauro."
"Mi traevano in inganno." Disse Michael, facendo ridere Percy. Clarisse alzò gli occhi al cielo.
"Mi circondarono, e Clarisse mi assestò un colpo con la lancia. Deviai la punta con lo scudo, ma con l'impatto mi arrivò una scossa che mi fece vibrare tutto il corpo e rizzare i capelli. Il braccio che reggeva lo scudo era insensibile e l'aria scottava. 
Elettricità. Quella stupida lancia era elettrica. Indietreggiai.
Un altro figlio di Ares mi rifilò una botta in pieno petto con l'impugnatura della spada, e caddi a terra.
Avrebbero potuto farmi a pezzi, ma erano troppo occupati a ridere." 
Percy sorrise a Clarisse, che sospirò. "Perché sorridi?" Gli chiese Ade e Percy rispose. "Dall'estate successiva, battevo tutta la Casa di Ares. Ricordami, da quanto vi allenavate?" Clarisse scosse la testa, divertita. Michael scompigliò i capelli di Percy. "Il miglior spadaccino in circolazione." Travis annuì. "Che si è preso l'incarico di allenare le capanne di Hermes, Apollo, Efesto e Afrodite nella spada." Silena guardò Piper. "Ti sei persa gli allenamenti di Percy." "Suonano divertenti." "Tanto li riprenderò. I bambini mi amano." Fece un sorriso Percy e Nico annuì. "Lo chiamano la mamma del Campo." Spiegò agli dei, che sorrisero al ragazzo. Hermes chiese, divertito, "Perchè mamma?" "Colpa di Will." "Non sono io che ho detto quello che hai detto tu." Gli fece notare Will divertito. "Io ho solo fatto un commento, tu l'hai trasformato in quello!" "Hai pedinato Jake per mangiare. Sei venuto a prenderlo nell'officina, dicendo che se non mangiava poi non stava bene e Michael e Will si sarebbero agitati." Gli disse Charles, guardando divertito Percy, che mise il broncio.
"— Dategli una rapata — ordinò Clarisse. — Prendetelo per i capelli!
Riuscii a rimettermi in piedi. Alzai la spada, ma Clarisse la colpì con la lancia e mi costrinse ad abbassarla di lato, mentre volavano scintille.
Adesso avevo tutte e due le braccia insensibili. Grande. Odiavo i fulmini, stupide cose.
Zeus lo fissò e Poseidone sorrise. "Normalissimo per i miei figli." Zeus ammise il punto.
"— Oh, mamma — mi derise Clarisse. — Che paura mi fa questa cartuccia. Davvero tanta paura...
— La bandiera è da quella parte — le dissi, scrollando le spalle. Francamente, Annabeth poteva anche perdere. La bastardella mi aveva usata come esca. E Clarisse ci era cascata. Non poteva prendere la bandiera e togliere il sorriso dal viso arrogante della ragazzina?"
Annabeth arrossì. "Vedi che ti eri messa in mezzo?" Le chiese Michael, guardandola male. "Ma..."
"— Sicuro — replicò uno dei suoi fratelli. — Ma vedi, a noi non ce ne importa un accidenti della bandiera. Ci importa molto di più di un ragazzino che ci ha fatto fare la figura degli stupidi.
— Questo vi riesce benissimo anche da soli — risposi io. Probabilmente non era la cosa più intelligente da dire. Ma vedere le loro espressioni offese ne valeva la pena totalmente."
Hazel scosse la testa e Frank  chiese. "Da quando esattamente vedere le espressioni dei giganti valeva totalmente la pena?" "Quando abbiamo incontrato Alcione?" Hazel sospirò. "Sei un pericolo vagante." "Lo so." Ammise Percy.
"Si avvicinarono in due. Io arretrai verso il ruscello e tentai di alzare lo scudo, ma Clarisse fu troppo veloce. Mi infilzò la lancia in mezzo alle costole. Se non avessi indossato l'armatura, mi avrebbe trafitto come un kebab allo spiedo, ma visto che ce l'avevo, la punta elettrica si limitò a farmi tremare tutti i denti. Poi uno degli altri mi sferrò un fendente sul braccio, lasciandomi un bel taglio.
Alla vista del sangue mi sentii mancare — travolto da una sensazione di caldo e freddo insieme. — Vietato ferire — riuscii a protestare.
— Oops — rispose il tipo. — Credo di avere appena perso il privilegio del dolce, questa sera a cena."
Fissarono tutti Dioniso. "Non sono io a stabilire le pene." Gli sguardi puntarono su Chirone. Lui guardò Percy. "Mi assicurerò di avere delle giuste punizioni." Michael gli passò un plico di fogli. "Ci abbiamo già pensato noi. Dopo la guerra dei Titani, Percy ha pensato che bisognava migliorare le cose al Campo." Clarisse annuì. "Abbiamo lavorato io, Silena, Charles, Michael, Nico, Travis e Connor." "A volte anche io." Disse Talia, sorridendo. "Portavi i cheeseburger, era l'unico motivo per cui eri invitata." Le disse Percy, sorridendo allo sguardo torvo che ricevette in cambio.
"Mi diede una spinta e atterrai in mezzo al ruscello, tra gli spruzzi d'acqua. Scoppiarono tutti a ridere. "Appena smetteranno di divertirsi, sarò morto" pensai. Ma poi successe qualcosa. Fu come se l'acqua mi avesse risvegliato i sensi, come se mi fossi appena fatto una busta intera delle gelatine al caffè della mamma. 
Clarisse e la sua banda entrarono nel ruscello per agguantarmi, ma io mi alzai in piedi e li aspettai. Sapevo cosa fare. Colpii la testa del primo ragazzo con il piatto della spada, facendogli volare via l'elmo. La botta fu così forte che vidi i suoi occhi che vibravano mentre crollava in acqua.
Il Ceffo Numero Due e il Ceffo Numero Tre si fecero avanti. Il primo lo colpii in faccia con lo scudo, mentre al secondo tagliai di netto il pennacchio con la spada. Se la diedero a gambe tutti e due. Il Ceffo Numero Quattro non moriva più dalla voglia di attaccare, ma Clarisse avanzava imperterrita, la punta della lancia crepitante di elettricità. Non appena si slanciò in un affondo, bloccai la lancia, con il bordo dello scudo e la spada, e la spezzai come un ramoscello.
— Ah! — gridò. — Maledetto! Verme schifoso!
Probabilmente avrebbe detto anche di peggio, ma le assestai un colpo in mezzo agli occhi con l'impugnatura della spada e lei arretrò vacillando fin fuori dal ruscello."
"E questo  è il motivo per cui non spingi un figlio di Poseidone nell'acqua." Disse Nico. "Non lo sapevano." Disse Connor e Percy sospirò. "Hanno continuato a farlo." Guardò Talia, divertito e lei sbuffò. "In realtà, mi è andata bene quella volta." "Dovevi totalmente ringraziare l'oracolo." Annuì Percy, e Nico sorrise. "Stavi per essere affogata." "E tutto per una stupida partita a Caccia alla Bandiera." Alzò gli occhi al cielo Drew e Percy inclinò la testa. Talia sbuffò. "Lo avrei fatto comunque." "Sì, lo stesso." Annuì Percy, facendo ridere Michael, Travis e Connor.
"Poi sentii delle grida di trionfo e vidi Luke che correva verso la linea di confine tenendo alto lo stendardo della squadra rossa. Un paio dei figli di Ermes gli coprivano le spalle, seguiti da un gruppetto di Apollo che respingeva la difesa di Efesto. Quelli di Ares si rimisero in piedi e Clarisse mugugnò un'imprecazione stordita. — Un trucco! — protestò. — Era un trucco!
Ben dedotto, Sherlock!"
Molti risero e Clarisse scrollò le spalle. "Visto quanto velocemente sei migliorato, direi che ho fatto bene a sfruttare l'occasione." "Vero." Concesse Percy e Chris disse. "Peccato che mi sia perso il sette contro venti." "Saremmo stati otto contro venti." Fece notare Michael e Chris annuì.
"Cercarono goffamente di intercettare Luke, ma era troppo tardi. Confluirono tutti al ruscello, mentre Luke entrava di corsa in territorio amico. La nostra squadra esultò. In uno scintillio di luce tremolante, lo stendardo rosso diventò d'argento. Il cinghiale e la lancia furono rimpiazzati da un enorme caduceo, il simbolo della casa undici. Tutti i ragazzi della squadra azzurra sollevarono Luke sulle spalle, portandolo in trionfo. Chirone sbucò al trotto dal bosco e soffiò nella conchiglia. La partita era finita. Avevamo vinto."
"Ti è passata velocemente la rabbia." Notò Ade, stupito. Annabeth fece una smorfia.
"Stavo per unirmi ai festeggiamenti, quando la voce di Annabeth, proprio accanto a me nel ruscello, disse: — Niente male, eroe.
Mi voltai, ma lei non c'era.
— Dove diavolo hai imparato a batterti in quel modo? — chiese. Ci fu uno scintillio nell'aria e lei si materializzò con un berretto da baseball in mano, come se se lo fosse appena tolto.
Stavo cominciando ad arrabbiarmi. Il fatto che fino a un attimo prima fosse stata invisibile, non mi sconcertava nemmeno. — Mi hai usato — protestai. — Mi hai piazzato qui perché sapevi che Clarisse sarebbe venuta a cercarmi, mentre hai mandato Luke ad aggirarli di fianco. Avevi calcolato tutto."
Poseidone fissò male la ragazza. "Eri stata presente tutto il tempo e non hai fatto niente?" Annabeth si rimpicciolì, ma nessuno intervenne a suo favore.
"Annabeth alzò le spalle. — Te l'ho detto. Atena ha sempre, sempre un piano.
— Un piano per farmi polverizzare.
— Ho fatto più in fretta che ho potuto. Stavo per buttarmi nella mischia, ma... — alzò di nuovo le spalle. — Non avevi bisogno di aiuto.- Guardò il mio braccio -Cos'è?
— Quando una spada, un pugnale o qualunque arma da taglio colpisce la carne umana, lascia una ferita. Lo so, è sorprendente.— risposi."
Molti risero e Demetra sbuffò. "Decisamente il figlio di suo padre." "Grazie!" Sorrise Percy, facendo sorridere orgoglioso Poseidone.
"— No. Era una ferita da taglio. Guarda.
Il sangue era sparito. Nel punto in cui prima c'era la ferita, adesso si notava un lungo graffio bianco, che stava svanendo a sua volta. Si trasformò in una piccola cicatrice e infine scomparve sotto i miei stessi occhi. Quindi, non solo mi dava forza, ma mi guariva anche? Questo era decisamente forte. Decisi in quel momento che era abbastanza figo essere figlio di Poseidone, anche se avrei adorato avere Ade come padre. Lo avevo come zio, quindi andava bene lo stesso.
Poseidone sospirò e Ade disse. "Mi avresti dato una serie interminabile di infarti." "Lo so, zio. Invece li sto dando a papà. O glieli darò." Nico scosse la testa. "Li darai a tutti quanti." "Grazie!" "Non credo fosse un complimento" Gli disse Piper, facendogli scrollare le spalle. "Qualunque cosa."
"Annabeth stava ragionando in fretta. Riuscivo quasi a vedere gli ingranaggi del suo cervello in movimento. Posò prima lo sguardo sui miei piedi e poi sulla lancia di Clarisse, quindi disse: — Esci dall'acqua, Percy.
— Cosa?
Dai, Michael non poteva vincere la sua scommessa con Annabeth!" 
Michael si risollevò. "Lo aveva capito prima del tridente! Ho vinto io!" Travis emise un suono pensieroso e Connor scosse la testa. "Lo sapeva per certo dopo il tridente luminoso. Ergo, no, l'ha vinta Percy." "Sì!" Esultò il ragazzo.
"— Fallo e basta.
Uscii dal ruscello e mi piombò subito una gran stanchezza addosso. Mi sentivo di nuovo le braccia insensibili. Stavo quasi per cadere, ma Annabeth mi sostenne.
— Oh, Stige — imprecò. — Questa non è una buona cosa. Non volevo... supponevo che si trattasse di Zeus...
Prima che potessi chiederle esattamente come secondo lei controllare i tubi del gabinetto indicasse un figlio di Zeus, sentii di nuovo quel ringhio canino, ma molto più vicino di prima. Un ululato squarciò la quiete della foresta."
"Un segugio infernale?" Domandò Atena. Tutti gli sguardi puntarono su Ade. "Non era lui!" Esclamò Percy, offeso. Hermes trasalì. "Luke." Percy annuì. "Serviva un incentivo." Il dio annuì, sentendosi colpevole. Dopo un cenno di Percy, Connor e Travis si arrampicarono sul dio, abbracciandolo stretto.
"Le grida di esultanza si spensero all'istante. Chirone gridò qualcosa in  greco antico che compresi perfettamente: — Tenetevi pronti! Il mio arco!
Annabeth sguainò la spada. In cima alle rocce, proprio sopra di noi, c'era un segugio nero grande quanto un rinoceronte, con gli occhi incandescenti come lava e le zanne affilate come pugnali.
E stava guardando me. Fortunato io. Hai vinto un segugio infernale! Ora muori."
Molti risero e Reyna sospirò. "Hai certamente un modo unico di vedere le cose." "Grazie, lo so."
"Nessuno si mosse, tranne Annabeth che strillò: — Percy, scappa!
Cercò di mettersi davanti a me, ma il segugio era troppo veloce. La superò con un balzo — un'ombra gigantesca munita di zanne — e non appena mi toccò, non appena caddi all'indietro e sentii i suoi artigli affilatissimi che trafiggevano la mia armatura, ci fu come una cascata di colpi sordi, simili a molti pezzi di carta strappati l'uno dietro l'altro. Sul collo del segugio spuntò un grappolo di frecce. Il mostro cadde morto ai miei piedi."
Percy annuì poi. "L'avevo perdonata per la sua idea dopo quello." Annabeth gli sorrise, un senso di colpa che aveva dimenticato o tralasciato nel suo sguardo. "Quindi non mi odiavi?" "Scusami, Miss i-nostri-genitori-sono-rivali-dovremmo-odiarci, non sono io quello che voleva la rivalità." Annabeth arrossì. Grover tossì, dicendo poi. "Non so nemmeno perchè ci hai provato, Annabeth. Percy è come un fungo, ti entra sotto la pelle e non te ne liberi più." "Fungo?" Storse il naso Percy e Michael scosse la testa. "Più come una sanguisuga." "Però la migliore in circolazione." "Ovviamente." Annuirono Travis e Connor.
"Ero vivo per miracolo. Non avevo il coraggio di guardare sotto i brandelli dell'armatura. Mi sentivo il petto caldo e bagnato, e sapevo di avere una brutta ferita. Ancora un attimo, e il mostro mi avrebbe trasformato in quaranta chili di appetitosi bocconcini di carne."
"Cavolo se eri magro!" Fischiò Clarisse, che poi guardò Percy. "Quanto pesi, adesso?" "Se io non posso chiedere il peso o l'età a Drew, perchè é offensivo chiederlo a una ragazza, allora tu non puoi chiederlo a me." "Non ha il minimo senso." Scosse la testa Annabeth e Michael rise. "Parità dei sessi." "Esatto." Annuì Percy, serissimo in viso. Drew lanciò uno sguardo a Percy, dicendo poi. "Che ti importa, Clarisse? E' bellissimo e anche potente, e ha dei muscoli incredibili. Chissene frega del suo peso?" "Grazie, ora mi sento oggettificato." Disse ancora serio Percy e Drew sorrise. "Sei l'unico motivo per cui vado nell'arena." "Grazie. Credo." "Fidati, quello è un complimento." Rise Silena, che conosceva bene la sorella.
"Chirone trottò al nostro fianco, l'arco in una mano, la faccia cupa.
— Di immortales! — esclamò Annabeth. — Era un segugio infernale dei Campi della Pena. Loro non dovrebbero...
— Lo ha evocato qualcuno — disse Chirone. — Qualcuno all'interno del campo.
Luke si avvicinò con lo stendardo dimenticato in una mano, il suo momento di gloria ormai spento.
Clarisse gridò: — È colpa di Percy! È stato Percy a evocarlo!
Che poi, perché avrei dovuto evocare un segugio infernale? Per essere ucciso?"
"In effetti, non aveva il minimo senso." Disse Atena, guardando Clarisse. "Era arrabbiata per aver perso." "Allora avrebbe dovuto prendersela con Annabeth, era il suo piano, o con Luke, era lui ad avere la bandiera in mano." Rispose Percy. Grover corrugò la fronte. "Era stato Luke." "Se il motivo era aver perso, intendevo." "Stai al passo, Grover." Gli disse Nico.
"— Silenzio, figliola — l'ammonì Chirone.
Osservammo il corpo del segugio infernale trasformarsi in un'ombra scura, intridere la terra e svanire senza lasciare traccia.
— Sei ferito— notò Annabeth. — Presto, Percy, entra in acqua.
— Sto bene."
"Non è vero." Cantarono in coro tutti i semidei. Poseidone li guardò accigliato. Anfitrite chiese. "Cosa significa?" "Se Percy dice di stare bene, vuol dire che non sta decisamente bene." Disse Grover. "Di solito è ferito." Spiegò Talia. "Può essere anche mortale." Aggiunse Annabeth. "Ma se pensa che qualcun altro stia peggio di lui, dirà di essere favoloso e non accetterà cure mediche." Disse Jason e Michael aggiunse. "Ormai abbiamo imparato a sottoporlo a un controllo qualunque cosa lui dica." Will annuì. "Anche se in realtà, quando dice di non provare dolore, è perché ha una soglia del dolore molto alta. Quindi non avverte niente fino a che non sviene." "Abbiamo imparato anche a non farci prendere dal panico se di botto sviene." Disse Connor e Travis annuì. "Altrimenti passeremmo metà del nostro tempo in preda al panico." Percy fece una smorfia. "Dovevate dirlo?" "Lo leggeremo, tanto." Il ragazzo sorrise al padre. "Stavo perfettamente bene." "Un segugio infernale non ti ha lasciato danni?" Domandò Ade, divertito. "Stavo perfettamente bene dopo essere entrato in acqua." Spiegò Percy, scrollando le spalle.
"— Non è vero — ribatté lei. — Chirone, guarda.
Ero troppo stanco per discutere. E a quanto pare, Michael avrebbe vinto la scommessa. Tornai nel ruscello, mentre tutto il campo si radunava attorno a me.
Mi sentii subito meglio. Le ferite che avevo sul petto cominciarono a rimarginarsi. Alcuni dei ragazzi rimasero a bocca aperta.
— Sentite, io non so perché succede — dissi, cercando di giustificarmi e sperando di vincere la scommessa. — Mi dispiace.
Ma non stavano più guardando le mie ferite. Fissavano qualcosa sopra la mia testa.
— Percy — fece Annabeth, indicando. — Ehm...
Quando alzai lo sguardo, il segno cominciava già a svanire ma riuscivo ancora a distinguere l'ologramma di luce verde che roteava e luccicava. Una lancia a tre punte: un tridente."
Chris scosse la testa. "Molti dei ragazzi indeterminati non erano per niente felici. Arrivato da una settimana e già riconosciuto." "E poi ho fatto un viaggio negli Inferi, due dei tre grandi mi volevano morto e mostri mi hanno dato la caccia per tutta l'America. Avrei preso il restare nella capanna undici." Gli disse Percy, corrugando la fronte. Silena sbuffò, e Charles scosse la testa. "Eri entusiasta di andare negli Inferi: 'vedrò mio zio! Che bello!?" Percy rispose. "Ma resta il fatto che volessero uccidermi." "Non lo vogliono ancora?" Chiese Connor. Percy guardò Ade e Zeus, che scossero la testa. "Non vogliamo ucciderti, nipote." Lo rassicurò Zeus.
"— Tuo padre — mormorò Annabeth. — Questa non è affatto una buona cosa.
— Determinato — annunciò Chirone.
Attorno a me, i ragazzi del campo cominciarono a inginocchiarsi, perfino quelli della casa di Ares, anche se non sembravano molto contenti di farlo."
Tritone sembrava confuso. "È tradizione." Disse Chirone.
"— Mio padre? — chiesi, pensando  che probabilmente avevo vinto io la scommessa.
— Poseidone — specificò Chirone. — Scuotitore della Terra e delle Lande Marine, Signore dei Cavalli. Ave, Perseus Jackson, figlio del dio del mare."
Percy emise un mormorio. "Ehy, Chirone, non lo abbiamo mai fatto per Nico."
Tutti i semidei si inchinarono davanti a Nico e Chirone disse. "Ade. Dio dell'Oltretomba, delle ombre e dei morti. Ave, Nico di Angelo, figlio del dio degli Inferi."
Nico arrossì e poi si nascose tra le braccia di Percy.
Zeus sorrise. "Il prossimo capitolo?" Persefone si fece avanti con un sorriso. "Lo leggerò io, padre."

Angolo autrice
Alla prossima
By rowhiteblack

THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora