MI OFFRONO UN'IMPRESA

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Percy aveva un'espressione interrogativa. "Non mi hanno offerto niente. Mi hanno mandato in un'impresa, con meno di una settimana di allenamento." Michael le sorrise. "Eppure ci sei riuscito." "100% di fortuna, 80 di puro talento e 20 di intelligenza." "Fa 200." Gli disse Annabeth, corrugando la fronte. "Perché sono il 100% stanco." Molti risero per la battuta, ma gli dei si lanciarono degli sguardi dubbiosi.
"Il mattino dopo, Chirone mi trasferì nella casa numero tre.
Non dovevo condividerla con nessuno. Avevo un sacco di spazio per le mie cose: il corno del Minotauro, un cambio di vestiti di scorta e un beauty case. Avevo un tavolo tutto per me a cena, mi sceglievo da solo le attività, decidevo io quando fosse ora di spegnere le luci, e non dovevo rendere conto a nessuno.
Ed ero al culmine della depressione."
Poseidone guardò il figlio. "Mi dispiace, io..." "Ero felice di essere stato riconosciuto, papà, ma gli altri mi ignoravano per quello."
"Proprio quando avevo cominciato a sentirmi accettato, a sentire che avevo trovato una casa nella capanna undici e che potevo essere un ragazzo normale - o perlomeno normale nei limiti di un mezzosangue - mi avevano tagliato fuori come un appestato. Ad eccezione di Michael, Travis, Connor, Silena e Charles, ovviamente. Ma tutti gli altri..."
Clarisse rispose. "Avevano paura che sarebbe scoppiata una guerra." "Stava già scoppiando. Grazie a Percy si è fermata." Percy sorrise a Silena.
"Nessuno nominava il segugio infernale, ma avevo la sensazione che tutti ne parlassero alle mie spalle. L'attacco li aveva spaventati. Mandava due messaggi: primo, che ero figlio del dio del mare (come se un tridente brillante non avesse dato l'idea); e secondo, che i mostri non si sarebbero fermati davanti a nulla pur di uccidermi. Fortunato io."
Molti risero e Talia sospirò. "Con te hanno fatto poco. E se l'elmo di Ade non fosse sparito, non saresti stato braccato." "Da zio Ade, forse. Ma l'altro zio?" "Vero, Zeus avrebbe cercato di ucciderti." Annuì Talia. "Cercato?" Ripetè Zeus, alzando un sopracciglio. "Papà ti avrebbe fatto lo scalpo." Sorrise Percy, e Poseidone annuì. "Ovviamente lo avrei fatto. Non avevo interferito con sua figlia. Mi aspetto la medesima decenza."
"Avrebbero perfino potuto invadere un campo che era sempre stato considerato sicuro.
Gli altri ragazzi mi evitavano il più possibile. Quelli della casa undici erano troppo nervosi per allenarsi con me dopo quello che avevo fatto alla banda di Ares, nel bosco, perciò le mie lezioni con Luke diventarono individuali. E lui mi faceva lavorare sodo, senza risparmiarmi."
Percy scrollò. "Non mi lamento. E almeno qualcuno ha pensato di allenarmi." Qui lanciò uno sguardo a Chirone, che arrossì.
"- Ti servirà tutto l'allenamento possibile - mi predisse, mentre ci esercitavamo con le spade e le torce in fiamme. - Ora riproviamo quel colpo per decapitare i serpenti. Altre cinquanta volte."
Chris fischiò. "Ci andava giù davvero pesante." Percy scrollò le spalle. "Mi ha insegnato la maggior parte delle mosse che so." "E le restanti?" Gli chiese Ares. "Autodidatta, e per le romane Jason." Jason annuì.
"La mattina Annabeth mi insegnava ancora il greco, ma sembrava distratta. Ogni volta che dicevo qualcosa, mi guardava male, come se le avessi appena messo un dito in mezzo agli occhi. E l'idea iniziava ad avere un merito."
Atena sbuffò. "Aspettava un'impresa e avrebbe dovuto condividerla con un figlio di Poseidone." "Prima di tutto, Atena, io avrei dovuto condividerla con lei. Avevo scelta, Michael si era offerto volontario fin da subito. E in secondo luogo, mio padre era lo stratega prima del tuo arrivo!" "Manca di razionalità!" "Perché il mare non appartiene alla civiltà!" Poseidone annuì, orgoglioso. Anfitrite sorrise. "Al mare non piace essere limitato."
"Dopo le lezioni, se ne andava via borbottando fra sé e sé: -Impresa... Poseidone?... Che razza di iella... Devo escogitare un piano..."
Talia scosse la testa. "Davvero, Annabeth?" Connor scrollò le spalle. "Non capisco come Percy è irrispettoso e lei no." Annabeth arrossì e Poseidone disse. "Non scambiare una mancanza di punizione come una consapevolezza di non aver sbagliato." "Ma non le hai fatto niente, zio." Notò Nico. Poseidone sospirò. "Sentivo che aveva qualcosa da spartire con mio figlio, e non avrei messo in pericolo il mio bambino." Percy arrossì, pesantemente. "Grazie, papà."
"Perfino Clarisse manteneva le distanze, anche se le sue occhiate velenose mettevano in chiaro che avrebbe voluto ammazzarmi per aver spezzato la sua lancia magica."
"Certo che lo volevo. Ma non volevo mettere in pericolo il resto del Campo." Percy la guardò confusa. "Tuo padre avrebbe allagato tutto." Poseidone annuì. "Ovviamente."
"Quanto avrei desiderato che si mettesse a strillare, che mi mollasse un pugno o roba del genere. Avrei preferito di gran lunga fare a botte ogni giorno piuttosto che essere ignorata in quel modo."
"Potevi chiederlo." Rise Clarisse. Percy sorrise. Talia corrugò la fronte. "Ma... Mi ricordo che vi allenavate insieme." Clarisse annuì. "Percy è abile con la spada, trovata quella giusta. Era divertente allenarsi con lui." "Senza poteri, ovviamente. Per quello ho dovuto aspettare." Sospirò Percy. "Chi?" Chiese Zeus. Percy indicò Jason che sorrise. "Abbiamo decisamente spaventato gli altri ragazzi del Campo." "Stavo piazzando le scommesse. Avete interrotto un allenamento di quelli pesanti." Scosse la testa deluso Leo "Scommesse?" Chiese Ade. Charles sospirò. "Percy e Jason non conoscono la parola allenamento. Lo portano alla sfida 'perde il primo che si arrende.'." Silena scosse la testa. "Nessuno dei due si arrende." "Per lui?" Chiesero in coro i due, indicando l'altro.
Michael sorrise. "L'ultima volta sono andati avanti per cinque ore." "Di fila?" "Se uno dei due si ferma per un momento, l'altro lo permette." Scrollò le spalle Nico. Travis rise. "Jason aveva perso una scarpa e Percy ha fermato l'acqua per fargliela riprendere." "Fermato l'acqua?" Chiese Tritone, confuso. Percy annuì. "Sì, tipo un piccolo uragano." "Sai fare gli uragani?" Chiese Reyna, spalancando gli occhi. Annabeth sorrise. "Dovresti vedere quello che ha fatto contro..." "Spoiler!" Percy la indicò, e Annabeth rise, alzando le mani. "Non dico niente."
Molti guardarono confusi i due. Sembravano passare dai due limiti, senza rendere chiaro se fossero in lite o se andassero d'accordo. Afrodite aveva usato la propria magia per guardare il filo che li univa, trovandolo assente di qualunque interesse romantico, ma pieno di questioni irrisolte
"Capii che qualcuno del campo ce l'aveva con me perché una sera, rientrando nella mia capanna, trovai un giornale sulla soglia: era una copia del "New York Daily News", aperta sulla pagina della cronaca. Ci misi quasi un'ora a leggere l'articolo, perché più mi arrabbiavo, più le parole se ne andavano a zonzo sulla pagina.
MADRE E FIGLIO ANCORA DISPERSI DOPO UN INSPIEGABILE INCIDENTE D'AUTO
Di Eileen Smythe
A una settimana dalla misteriosa scomparsa, Sally Jackson e suo figlio Percy sono ancora introvabili. La Camaro del '78 di famiglia, gravemente danneggiata dalle fiamme, è stata ritrovata sabato scorso in una stradina a nord di Long Island, con il tetto squarciato e l'asse anteriore rotto. La macchina si è ribaltata ed è scivolata per parecchi metri prima di esplodere.
Madre e figlio erano partiti per un weekend a Montauk, ma si sono allontanati in fretta, in circostanze misteriose. Piccole tracce di sangue sono state ritrovate in macchina e vicino alla scena dell'incidente, ma non ci sono altri segni dei dispersi. I residenti dell'area rurale non hanno riferito niente di insolito nella zona all'ora dell'incidente.
Il marito della signora Jackson, Gabe Ugliano, ha dichiarato che il figliastro, Percy Jackson, è un ragazzo difficile che è stato espulso da numerose scuole e che ha già manifestato tendenze violente in passato.
La polizia non ha voluto chiarire se il ragazzo è indagato per la scomparsa della madre, ma non lo ha nemmeno escluso.
Pubblichiamo qui di seguito delle foto recenti di Sally e Percy Jackson. La polizia invita chiunque abbia informazioni al riguardo a chiamare il numero verde della sezione anticrimine."
Tutti guardarono Percy, che stava digrignando i denti. Michael sibilò. "Non ci avevi parlato di quell'articolo!" Silena annuì. "Avremmo tenuto sotto controllo chiunque potesse uscire facilmente." Charles, Travis e Connor annuirono concordi. Percy scrollò le spalle. "Non volevo parlarne."
"Il numero era cerchiato con un pennarello nero. Accartocciai il giornale e lo gettai via, quindi crollai sul letto al centro della mia capanna vuota. -Spegnere le luci - mi ordinai da solo.
Quella notte, feci l'incubo peggiore della mia vita."
Apollo si alzò, interessato. "Sognavi in parte la missione che ti avrebbe aspettato?" Percy annuì, dicendo. "Lo faccio spesso. Non è standard per i semidei?" Apollo scosse la testa. "I miei hanno questa particolarità. Ma gli altri..." Ade disse. "Deve aver ereditato il talento della profezia da Poseidone. Prima del tuo arrivo, era lui il dio." "Quindi, Percy ha ereditato la parte del signore delle lande, scuotitore della terra e anche un dominio che non ha più?" Domandò Talia. Poseidone annuì, evidente l'orgoglio nei suoi lineamenti.
"Correvo lungo la spiaggia in mezzo a una tempesta. Stavolta c'era una città alle mie spalle. Non era New York. La conformazione era diversa: edifici radi e sparpagliati, palme e basse colline in lontananza.
A un centinaio di metri lungo la risacca, due uomini stavano combattendo. Sembravano due lottatori di wrestling della tv, muscolosi, con la barba e i capelli lunghi. Tutti e due indossavano delle ampie tuniche greche, una bordata di azzurro e l'altra di verde. Si avvinghiavano l'uno all'altro, lottavano, calciavano e tiravano testate. Ogni volta che si toccavano, un fulmine lampeggiava, il cielo si scuriva e si levava il vento.
Dovevo fermarli. Non sapevo perché. Ma più mi sforzavo di correre, più il vento mi soffiava contro, finché non mi ritrovai a correre sul posto, i calcagni che scavavano invano nella sabbia."
Apollo annuì. "Interferenza del tempo." "Ha sognato l'intervento di nostro padre nel conflitto?" Chiese Zeus, interessato. "Chiaramente sì." "Crono mi ha parlato nei sogni." Disse Percy. "Più volte." Atena lo guardò stupita. "E non è riuscito a piegarti?" "No. Lui e tutti gli altri che ci hanno provato." Percy e Jason si sorrisero e Hazel sorrise. "Quando ha fatto il giuramento di anima e sangue davanti ai Giganti... non l'hanno presa bene." "Verso chi?" Chiese Era, alzandosi. "Mio padre." Sorrise Percy, dicendo. "Non sono il vostro servo. Servo volentieri mio padre, ma a voi tutti posso ancora mandarvi a quel paese." "In realtà non puoi." Gli disse Hermes divertito, e Percy scrollò le spalle. "Posso permettermelo." "Lo facevi anche prima." Gli fece notare, estremamente divertito, Ares. "Nessuno è perfetto." Rispose Percy.
"Oltre il boato della tempesta, sentivo il lottatore con la tunica bordata d'azzurro che gridava all'altro: "Ridammela! Ridammela!" Come un bambino dell'asilo che litiga per un giocattolo.
Le onde si ingrossarono, infrangendosi sulla spiaggia, spruzzandomi di salsedine.
Gridai: "Fermi! Smettete di battervi!"
La spiaggia tremò. Da un punto imprecisato del sottosuolo si levò una risata, e una voce profonda e malvagia mi fece gelare il sangue nelle vene.
"Vieni giù, piccolo eroe" cantilenava. "Vieni giù!"
La sabbia sotto i miei piedi si divise, spalancando un cratere profondo fino al centro della terra. Scivolai e le tenebre mi inghiottirono. Mi svegliai con la certezza di stare cadendo."
Percy fece una smorfia. "Bastardo, come ho già detto." Disse agli sguardi degli altri.
"Ero ancora nel mio letto nella casa numero tre. Il corpo mi diceva che era mattina, ma fuori era buio e i tuoni rimbombavano fra le colline. Si stava preparando una tempesta. Non l'avevo sognato."
Poseidone fissò Zeus e Ade rise. "Una regina del dramma."
"Sentii un calpestio di zoccoli all'esterno e qualcuno bussò alla porta.
- Avanti.
Grover trotterellò dentro, con la faccia preoccupata. - Il signor D vuole vederti."
"Perché volevi vedere mio figlio, Dioniso?" "Chirone voleva assegnargli l'impresa." Spiegò Dioniso. Hermes chiese. "Ma perché hai usato uno zoccolo?" "Era più rumoroso." Spiegò Grover, alzando le spalle.
"- Perché?
- Vuole uccid... cioè, è meglio che te lo dica lui."
Poseidone fissò Dioniso. "Sarà meglio che tu non abbia minacciato Percy, Dioniso." Il dio del vino fissò il libro. Non riusciva a ricordare se lo avesse fatto o meno.
"Agitato, mi vestii e lo seguii, sicuro di trovarmi in guai seri.
Erano giorni che aspettavo una convocazione alla Casa Grande. Ora che ero stato dichiarato figlio di Poseidone, uno dei Tre Pezzi Grossi che non avrebbero dovuto generare, sospettavo che la mia stessa esistenza fosse un crimine. Gli altri dei avevano probabilmente dibattuto su quale fosse il modo migliore per punirmi di essere vivo, e adesso il signor D mi avrebbe comunicato il loro verdetto."
Zeus lo guardò. "Perché lo hai pensato?" "Principalmente per quello che era successo a Talia. Ho anche pensato che non ti sarebbe piaciuto che tuo nipote fosse vivo, mentre tua figlia non aveva avuto lo stesso lusso." Zeus annuì. Talia scosse la testa. "La profezia riguardava te. Mi avrebbero tolto di mezzo in un altro modo."
"Sopra lo stretto di Long Island, il cielo somigliava a una zuppa di inchiostro vicina alla bollitura. Una fosca cortina di pioggia avanzava nella nostra direzione."
Persefone guardò il ragazzo, interrompendo la lettura per chiedere. "Come ti vengono in mente certe immagini?" "Non lo so. Non controllo come funziona il mio cervello."
"Chiesi a Grover se dovevamo prendere un ombrello.
- No - rispose. - Qui non piove mai, a meno che non lo vogliamo.
Indicai la tempesta. - Quella che diavolo è, allora?"
"Una tempesta." Gli disse Talia e Percy alzò gli occhi al cielo. "Grazie mille per l'informazione." "In qualsiasi momento."
"Lui scrutò il cielo, imbarazzato. - Ci girerà intorno. Lo fa sempre.
Mi resi conto che aveva ragione. Nel periodo trascorso al campo, il cielo non era stato mai nemmeno coperto. Le poche nuvole di pioggia che avevo visto, avevano rasentato i confini della valle.
Ma quella tempesta era spaventosa."
Zeus sembrava orgoglioso e Ade alzò gli occhi al cielo. "Complimenti, Zeus, sai fare una tempesta." Poseidone rise a scapito del fratello.
"Nel Campetto di pallavolo, i ragazzi della capanna di Apollo giocavano una partita mattutina contro i satiri. I gemelli di Dioniso passeggiavano per i campi di fragole, facendo crescere le piante. Tutti erano intenti alle loro faccende abituali, ma sembravano tesi. Tenevano d'occhio la tempesta."
"Certo che lo facevamo." Sospirò Chris, e Clarisse annuì. "Sapevamo tutti del patto tra i Tre Grandi. Non dovevi esistere." "'Ciao, sono Percy. Sono un errore!'" Percy scoppiò a ridere alle parole di Talia e Poseidone fissò la ragazza. "Come osi?" Lei alzò le mani. "Non l'ho detto io zio. Percy si è presentato così a Prometeo." Grover annuì. "Ha proseguito con 'se Crono non se ne torna strisciando nel Tartaro, ce lo rimando a calci.'" Guardarono tutti Percy. "Sapete che ho detto a Crono che lo reputo un bastardo? Cioè, credete ancora che me ne freghi qualcosa di quello che Titani o Giganti pensano di me?" Annabeth annuì.
"Io e Grover arrivammo davanti al portico della Casa Grande. Dioniso era seduto al tavolo del pinnacolo, con la camicia hawaiana tigrata e la Diet Coke, proprio come il primo giorno. Chirone gli stava di fronte sulla sua sedia a rotelle finta. Stavano giocando una partita contro avversari invisibili: due mani di carte che fluttuavano a mezz'aria.
- Bene, bene - esordì il signor D senza alzare lo sguardo. - La nostra piccola celebrità. "
"Piton!" Urlò Travis e molti semidei che avevano letto Harry Potter scoppiarono a ridere.
"Attesi.
- Avvicinati - ordinò il signor D. - E non aspettarti che ti faccia chissà che onori, mortale, solo perché il Vecchio Barba d'Alghe è tuo padre. "
"Davvero, nipote?" Alzò un sopracciglio Poseidone. Dioniso deglutì, dicendo. "Non volevo mancare di certo rispetto verso te, zio. Era per avvertire Percy che non avrebbe ricevuto un trattamento preferenziale." "A differenza di qualcuno." Percy guardò Jason che disse. "Non è di certo colpa mia. E me lo sono guadagnato." "No, te lo hanno regalato su un piatto d'argento." Reyna annuì alle parole di Percy. "Lui lo ha ottenuto in una settimana. È stato alzato sugli scudi." Hazel sorrise. "Combattere un esercito di morti che non vanno nel Tartaro, uccidere un Gigante con solo l'aiuto di una statua e rifornire di armi la Quinta Coorte, dopo aver portato le Amazzoni come aiuto... Sì, fa quell'effetto." "COSA?" Chiese Poseidone. "Lo leggerai, papà. Forse tra sei o sette libri? Non so, ognuno riguarda una missione?" Domandò poi. Annabeth annuì. "Avrebbe senso. Cinque per te. Una di Jason, Leo, Piper. Quella di voi in Alaska. E poi il nostro viaggio verso la Grecia." Percy guardò. "Tre libri per il viaggio in Grecia?" "Avete anche chiuso le Porte della Morte, no?" Domandò Ade. Percy annuì. "Allora uno dei libri probabilmente riguarderà il modo in cui avete fatto." Percy impallidì. I restanti dei sette gli rivolsero degli sguardi preoccupati.
"Un reticolo di lampi illuminò le nuvole. Un tuono fece vibrare le finestre della casa. Finalmente qualcuno che tuonava! Era totalmente ingiusto che avesse tuonato solo con me."
"Era la cosa fondamentale in quel momento?" Chiese Ade, confuso "Certo! Sembrava solo un'ingiustizia nei miei confronti!" Percy scosse la testa.
"- Bla, bla, bla - motteggiò Dioniso.
Chirone si finse interessato alla sua mano di pinnacolo. Grover si era rattrappito vicino alla ringhiera, agitando gli zoccoli.
- Se si facesse a modo mio - continuò Dioniso - le tue molecole avrebbero già preso fuoco. Saremmo qui a raccogliere le ceneri e ci risparmieremmo un sacco di problemi. Ma Chirone sembra convinto che vada contro la maledetta missione che mi è stata affidata: evitare che a voi marmocchi venga fatto del male."
Zeus guardò Dioniso. "La combustione è una forma di male." "Non volevi nemmeno tu che fosse vivo, in quel momento." "Per nostra fortuna, è sopravvissuto." Percy sorrise allo zio.
"- E la combustione è una forma di male - specificò Chirone.
- Sciocchezze - replicò Dioniso. - Il ragazzo non si accorgerebbe di nulla. Tuttavia, ho accettato di contenermi. Sto pensando di trasformarti in un delfino, piuttosto, e di rispedirti da tuo padre."
"Dioniso." Avvertì Poseidone. Percy gli sorrise. "Non preoccuparti papà. Mi è tornata utile la sua continua minaccia." Dioniso lo guardò. "Crisaore?" Percy annuì con un sorriso.
"- Signor D... - lo ammonì Chirone.
- Oh, e va bene. - Dioniso si arrese. - C'è un'altra opzione. Ma è pura follia. - Si alzò in piedi e le carte dei giocatori invisibili caddero sul tavolo. - Salgo sull'Olimpo per la riunione d'emergenza. Se il ragazzo sarà ancora qui al mio ritorno, lo trasformerò in un delfino. Ci siamo capiti? Quanto a te, Perseus Jackson, se hai un minimo di cervello, capirai che è una scelta molto più ragionevole di quello che Chirone pensa che tu debba fare."
"Ti hanno dato l'opzione." Gli fece notare Will. "No, perché quando ho chiesto per la combustione, Chirone mi ha mandato lo stesso." Chirone sospirò e Talia corrugò la fronte. "Perché per la combustione?" Percy scrollò le spalle. "Perchè no?" "Questo è un valido punto." Annuì Nico seriamente, nascondendo  un sorriso divertito.
"Dioniso raccolse una carta, la piegò e quella si trasformò in un  rettangolo di plastica. Una carta di credito? No: un pass.
Schioccò le dita.
L'aria si piegò, in un certo senso, avvolgendolo. Diventò un ologramma, poi un soffio di vento, quindi sparì, lasciandosi alle spalle solo il profumo del mosto appena spremuto. Quello era stato decisamente forte."
Dioniso sorrise al ragazzo. "Quel tipo di trasporto può essere usato anche dai semidei." "Quanto mi costerebbe?" "Ne parleremo dopo." Annuì Dioniso.
"Chirone mi sorrise, ma sembrava stanco e tirato. - Accomodati, Percy. Anche tu, Grover.
Ci sedemmo.
Chirone posò le carte sul tavolo, una mano vincente che non aveva potuto sfruttare. Secondo me, il signor D lo sapeva e se ne era andato per evitare un'altra sconfitta."
"Sciocchezze." Mosse la mano Dioniso, che sospirò al sopracciglio alzato di Percy verso di lui.
"- Dimmi, Percy - cominciò. - Che effetto ti ha fatto il segugio  infernale?
Mi venivano i brividi solo a sentirlo nominare."
"Non è stata colpa mia, Poseidone." Gli disse Ade, offeso dallo sguardo del fratello minore, e in minima parte anche spaventato. "Lo so."
"Non so cosa si aspettasse Chirone da me. I miti greci erano belli quando li ritenevi solo dei miti."
"Vuoi dire miti miti, non tipo miti veri?" Chiese con un sorriso Jason. Percy alzò gli occhi al cielo. "Avevi capito cosa intendevo!"
"- Mi ha terrorizzato - confessai. - Se non ci foste stati voi, sarei morto.
- Incontrerai cose peggiori, Percy. Cose molto peggiori, prima che tu abbia finito.
- Finito cosa?"
"Così? Gli avete dato un'impresa così?" Si arrabbiò Tritone. "Tutti gli altri semidei hanno avuto più preparazione e maggiori possibilità di mio fratello!" Percy sorrise al ragazzo, abbandonando il cugino e l'amico per abbracciarlo. Tritone se lo tirò in braccio, guardando torvo Chirone, mentre Percy arrossiva.
"- La tua impresa, naturalmente. Hai intenzione di accettarla?
Lanciai un'occhiata a Grover, che stava incrociando le dita.
- Ehm, signore - dissi - non mi ha ancora spiegato di che si tratta."
"Non avresti accettato." Gli fece notare Chirone. Silena sbuffò e Michael disse. "Potevi solo nominare che avrebbe incontrato Ade." Chirone fece una smorfia. "Ho supposto che non sarebbe stato felice di incontrare suo zio." Ade annuì e Travis disse. "Ma Percy non è sano di mente."
"Chirone fece una smorfia. - Be', questa è la parte difficile: i dettagli.
Un tuono rimbombò in tutta la valle. Le nuvole temporalesche adesso avevano raggiunto il confine della spiaggia. Fin dove riuscivo a spingere lo sguardo, il cielo e il mare ribollivano insieme.
- Poseidone e Zeus - azzardai. - Stanno litigando per qualcosa di prezioso... qualcosa che è stato rubato, vero? "
Apollo annuì, orgoglioso e colpito che il ragazzo lo avesse capito dai propri sogni, e Hermes disse. "Hai dovuto scoprire i dettagli della tua missione da solo?" "Le linee guida. I dettagli sono tuttora confusi." Rispose Percy e Grover annuì. "Lo sono sempre." Disse Annabeth, sospirando e scuotendo la testa.
"Chirone e Grover si scambiarono uno sguardo.
Chirone si chinò in avanti, spostandosi sul bordo della sedia. - Come lo sai?
Scrollai le spalle - Il tempo sta facendo il matto da Natale, come se il mare e il cielo stessero litigando. Poi ho parlato con Annabeth, e lei ha sentito di sfuggita qualcuno che parlava di un furto. E poi... sto facendo questi sogni, da un po'...
- Lo sapevo - commentò Grover.
- Silenzio, satiro - ordinò Chirone.
- Ma l'impresa è sua! - Gli occhi di Grover scintillavano di eccitazione. - È evidente! "
"Grazie, G-man. È sempre bello quando esultano di una missione per me." "Rendi divertenti le giornate, Percy." "Lo so." I due amici si sorrisero a vicenda.
"- Solo l'Oracolo può determinarlo. - Chirone si accarezzò la barba  ispida. - A ogni modo, Percy, hai ragione. Tuo padre e Zeus stanno  avendo la loro peggiore lite da secoli. Litigano per qualcosa di prezioso che è stato rubato. Per la precisione: una folgore.
Mi uscì una risata nervosa. - Una cosa? "
"Non è niente di divertente." Disse Zeus e Percy annuì. "Lo so. Solo che mi immaginavo le stecche di alluminio delle recite." "Recite?" Chiese Annabeth, guardando Percy. "Alle elementari. Non hai mai fatto una recita sui miti? Ti sei persa un intero mondo. La parte più divertente è stata vedere alcuni bambini infilarsi in costumi di animali. Hanno fatto la mia giornata." "Chi facevi nelle recite?" Gli chiese Anfitrite, curiosa. "Dipende dal mito. Quando hanno fatto quello di Dedalo, ero Icaro." Percy sorrise, scuotendo la testa. "Bei ricordi." "Icaro muore." Gli disse Talia. "E tutti gli altri semidei pure." Le fece presente Percy, facendo annuire la cugina.
"- Non prenderla tanto alla leggera - mi ammonì Chirone. - Non sto parlando di una saetta rivestita di alluminio di quelle che si vedono alle recite della scuola elementare."
"Tha, vedete?" Chiese Percy indicando il libro. "Anche Chirone ha pensato a quello." "So solo come funziona il cervello di un bambino iperattivo." Rispose con un sorriso il centauro.
"Sto parlando di un cilindro di sessanta centimetri di purissimo bronzo celeste, coronato alle due estremità di esplosivi dalla potenza divina.
- Oh."
"Eloquente." Rise Connor e Percy scrollò le spalle. "Come avrei dovuto reagire? Complimenti ai centimani che l'hanno forgiata?" Poseidone rise.
"- La Folgore di Zeus - continuò Chirone, scaldandosi. - Il simbolo del suo potere, il modello di tutte le altre folgori. La prima arma forgiata dai Ciclopi per la guerra contro i Titani, la folgore che ha scoperchiato la cima dell'Etna e che ha spodestato Crono dal suo trono; la folgore originale, dotata di una potenza tale che le bombe a idrogeno mortali sonofuochi d'artificio al suo confronto."
"Perché ha detto tutta la storia?" Domandò Jason. Percy scrollò le spalle. "Forse per farmi capire per quale motivo avrei dovuto farlo? E poi, usare il bisogno di approvazione di un genitore di uno che si credeva orfano è un incredibile colpo basso." Molti semidei annuirono. "Vuoi approvazione da parte di Poseidone?" Gli chiese Atena, confusa. "Certo. La testa di Medusa secondo te per quale motivo l'ho mandata?" "Per far arrabbiare Zeus?" Offrì Annabeth. "Perché avrei dovuto farlo? Mi voleva già morto, no?" Poseidone sorrise e si avvicinò al figlio, ancora tenuto stretto dal proprio erede. "Ero estremamente orgoglioso di te, lo sono anche adesso." Percy sorrise al padre.
"- Ed è sparita?
- Rubata - specificò Chirone.
- Da chi?
- Da te.
Rimasi a bocca aperta."
Tutti scoppiarono a ridere. "Non è divertente." Disse Percy, storcendo il naso. "Fa ridere. Tipo... quando l'ho fatto?" Disse Connor.
"- O almeno - sollevò una mano - questo è ciò che pensa Zeus.  Durante il solstizio d'inverno, all'ultimo Consiglio degli dei, Zeus e Poseidone hanno litigato. Le solite sciocchezze: "Sei sempre stato il cocco di nostra madre Rea"; "I disastri aerei sono più spettacolari dei disastri marittimi" eccetera eccetera. Dopo, Zeus si è accorto che la Folgore era sparita. Qualcuno l'aveva presa nella sala del trono sotto il suo stesso naso.  Ha incolpato subito Poseidone. Ora, un dio non può usurpare il simbolo del potere di un altro dio direttamente: è proibito dalle più antiche leggi divine. Ma Zeus crede che tuo padre abbia convinto un eroe umano a farlo.
- Ma io non...
- Abbi pazienza e ascolta, figliolo - mi interruppe Chirone. - Zeus ha buone ragioni per sospettarlo. Le fucine dei Ciclopi sono sotto l'oceano, il che dà a Poseidone una certa influenza sui costruttori dei fulmini di suo fratello. Zeus crede che Poseidone abbia rubato la folgore originale e che adesso, in gran segreto, stia facendo costruire ai Ciclopi un arsenale di copie illegali, con l'intenzione di usarle per rovesciare Zeus dal trono.
L'unica cosa di cui Zeus non era sicuro era l'identità dell'eroe che Poseidone potesse aver usato per rubare la Folgore. Ora Poseidone ti ha ufficialmente riconosciuto come figlio. Tu eri a New York durante le vacanze invernali. Ti saresti potuto facilmente intrufolare nell'Olimpo.  Zeus crede di aver trovato il suo ladro."
"Detto così ha abbastanza senso." Ammise Artemide. "No, dimostra solo che Crono non aveva bisogno di molto per sorgere. Voi dubitavate gli uni degli altri e i semidei si sentivano abbandonati da voi. Un sussurro e aveva il terreno spianato." Percy scosse la testa e guardò Zeus. "Solo perché Prometeo ti ha tradito, non significa che tutti gli altri lo farebbero. Non i tuoi fratelli almeno!" "Ade ha..." "Lo avete tradito tutti voi esiliandolo da casa sua!" Esclamò il ragazzo, che poi guardò Demetra. "O impedendo a sua moglie di passare il tempo che desidera con lui! Siamo nel 21° secolo!" Persefone sorrise. "Grazie, Percy. Ma non sono sicura che mia madre ti ascolterebbe."
"- Ma io non ho mai messo piede sull'Olimpo! Ed è Estia la preferita di nonna. Zeus è pazzo! "
"Era importante parlare di Estia?" Chiese Tritone, confuso. "Fondamentale." Annuì Percy.
"Chirone e Grover lanciarono un'occhiata nervosa verso il cielo. Le nuvole non sembravano intenzionate a girare intorno al campo come aveva predetto Grover. Avanzavano imperterrite sopra la valle, chiudendosi sopra di noi come il coperchio di una bara."
"Perché?" Gemette Jason e Percy rispose scrollando le spalle. "Pensavo di morire durante la missione o subito dopo." "Non va bene dirlo così tranquillamente." Gli disse Tritone, stringendo il fratello.
"- Ehm, Percy? - fece Grover. - Non usiamo quella parola con la "p" per descrivere il Signore del Cielo."
"Tecnicamente neanche la parola con la "b" per descrivere il signore del tempo." Disse Annabeth. Percy annuì. "Bravo padre è orribile per Crono." "Non credo fosse l'aggettivo che intendeva." "E padre non è un aggettivo." Dissero Travis e Connor. "Benevolo?" Suggerì Michael.
"- Forse "paranoico" è più appropriato - suggerì Chirone. - Ma del resto, Poseidone ha già tentato di spodestare Zeus, in passato. Credo che fosse la domanda numero trentotto del compito d'esame. - Mi guardò come se pensasse davvero che potessi ricordarmi la domanda numero trentotto. "
"Era la trentasei. E perchè Atena non è mai stata punita?" Chiese allo zio, che spostò lo sguardo sulla figlia. "Ne parleremo più tardi." Annabeth e Atena fissarono Percy.
"Come potevano accusarmi di aver rubato l'arma di un dio? Non riuscivo nemmeno a sgraffignare una fetta di pizza alla combriccola di Gabe senza farmi beccare!"
"E  non eri consapevole della vita immortale." Scosse la testa Talia, fissando il padre.
"Chirone stava aspettando una risposta.
- C'entra una rete d'oro, per caso? - tirai a indovinare, anche se lo conoscevo. - Poseidone, Era e qualche altro dio... hanno... hanno intrappolato Zeus e l'hanno liberato solo quando ha promesso di essere un sovrano migliore. Giusto?"
"Non posso crederci che conosci bene tutti i miti greci!" "Perché?" Chiese Talia a Annabeth. "Avrebbe dovuto dirmelo! Siamo una squadra, ma non si confida mai!" "E tutti si confidano con lui." Annuì Travis, condividendo  il fastidio della ragazza per la questione e Michael disse. "Ha un superpotere." Percy lo guardò divertito. "Un superpotere?"
"- Esatto - confermò Chirone. - E Zeus non si fida più di Poseidone, da allora. Naturalmente, Poseidone nega di aver rubato la Folgore. Si è offeso mortalmente per l'accusa. I due continuano a litigare da mesi, ormai, minacciando guerra. E adesso sei spuntato fuori tu... la proverbiale ultima goccia.
- Ma sono solo un ragazzino!
E pensare che un dio potesse arrabbiarsi mortalmente mi faceva venire voglia di ridere."
"Sono così contento che tu non lo abbia fatto." Disse Grover e Percy scrollò le spalle. "Sembra un ossimoro." "Ossimoro?" "Non è quella la parola per due parole opposte messe vicine?" Chiese Percy, guardando Michael e Will. Annabeth sbuffò. "Perché chiedi a loro?" "Uh... tipo, Apollo è il dio della poesia?" Apollo sorrise e i due suoi figli sorrisero ad Annabeth.
"Ma probabilmente avrei dovuto concentrarmi su quello che stavano dicendo."
"Probabilmente." Ripetè Talia e Percy sorrise. "Avevo il dubbio."
"- Percy - intervenne Grover - se tu fossi Zeus e pensassi già che tuo fratello stia tramando per spodestarti, e all'improvviso lui ammettesse di avere infranto il sacro giuramento pronunciato dopo la Seconda guerra mondiale e di aver generato un nuovo eroe mortale che potrebbe essere usato come arma contro di te... non ti sentiresti un po' preso per il divino naso?
Il che aveva perfettamente senso. Anche se anche Zeus aveva infranto il giuramento, quindi poteva tenere la propria indignazione per quello per se stesso. C'erano altri modi per comunicare il proprio disaccordo. Che non prevedevano di uccidere il motivo del disaccordo."
Molti risero e Demetra sbuffò. "È troppo paranoico e drammatico per scegliere un'altra strada." Era annuì e Zeus sorrise al nipote. "Non ti ho ucciso, però." "Devo ringraziarti per aver mostrato comune decenza umana?"
Zeus rise, e molti semidei sospirarono di sollievo.
"- Ma io non ho fatto niente. Poseidone, mio padre, non ha davvero ordinato di rubare questa Folgore, vero?
Chirone sospirò. - La maggior parte degli attenti osservatori concorderebbe che il furto non è nello stile di Poseidone. Ma il dio del mare è troppo orgoglioso per cercare di convincere suo fratello. Zeus pretende che Poseidone restituisca la Folgore entro il solstizio d'estate, ovvero il ventun giugno, fra dieci giorni. Poseidone esige delle scuse per l'offesa arrecatagli entro la stessa data. Speravo che alla fine la diplomazia avrebbe prevalso, che Era, Demetra o Estia avrebbero fatto ragionare i due fratelli. Ma il tuo arrivo ha scatenato la collera di Zeus. Ora nessuno dei due fratelli ha intenzione di fare un passo indietro. Se non interviene qualcuno, se la Folgore non viene trovata e restituita a Zeus prima del solstizio, sarà la guerra. E tu sai come sarebbe una guerra vera e propria, Percy?
- Brutta? "
"Sarebbe molto più che brutta." Disse Era e Atena annuì. "Il mondo cadrebbe nel caos più totale, i suoi elementi in lotta tra loro." Ares annuì. "Migliaia di morti, feriti. Nessun luogo sicuro dalla collera di uno degli dei." Era riprese la parola. "Brutta non lo descrive nemmeno."
"- Immagina il mondo nel caos. La natura in guerra contro se stessa. Gli dei dell'Olimpo costretti a schierarsi fra Zeus e Poseidone. Distruzioni. Carneficine. Milioni di morti. La civiltà occidentale trasformata in un campo di battaglia tale che la guerra di Troia al confronto sembrerà una bravata coi gavettoni.
- Brutta - conclusi. "
Tutti guardarono Percy che scrollò le spalle. "Beh? Come la definite? Bellissima esperienza, unica e irripetibile?" "Perché unica e irripetibile?" Domandò Annabeth, cauta. "Se muori come fai a ripeterla?" Le chiese Percy, facendo ridere gli altri.
"- E tu, Percy Jackson, saresti il primo a subire la collera di Zeus.
Grazie mille, pensai, mi sento proprio fortunato. Non dovevate, davvero."
"Molto fortunato?" Chiese Nico, ansimando tra le risate. "Thyche mi manca di proposito." "La fortuna è cieca, Percy." Gli disse Demetra. "Ma la sfiga ci vede benissimo." Rispose il ragazzo, facendo ridere gli altri.
"Cominciò a piovere. I ragazzi sul campo di pallavolo smisero di giocare e scrutarono il cielo in un silenzio sbigottito.
Ero stato io a portare quella tempesta sul Campo Mezzosangue. Zeus stava punendo tutto il campo per causa mia. Ero furioso."
"Oh oh." "Scappa e nasconditi!" Urlò Connor e Percy alzò gli occhi al cielo. "Siete due idioti."
"- E così devo trovare quella stupida Folgore - esclamai. - E restituirla a Zeus.
- Quale migliore offerta di pace - disse Chirone - del figlio di Poseidone che restituisce il maltolto a Zeus?
- Ma se Poseidone non l'ha preso, che fine ha fatto quell'affare? E se Poseidone non l'ha preso, perché devo essere io a restituirlo?"
"Domande giuste entrambe." Disse Anfitrite guardando torva Chirone. Il centauro sospirò. "Le circostanze erano quelle che erano, mia signora." "Certo, ma ci ha rimesso mio fratello." Ringhiò Tritone e Percy gli diede un colpetto sulla spalla. "A me andava bene." "Perché?" Chiese Talia. Percy indicò Ade. "Voleva ucciderti." "Beh, mi incolpava di averlo derubato." "Con Zeus non hai reagito così." Gli disse Nico, ridendo. "E?"
"- Io credo di saperlo.- L'espressione di Chirone era cupa. - Parte di una profezia che ho ricevuto anni fa... be', alcuni di quei versi finalmente hanno trovato un senso. Ma prima che possa dire altro, devi intraprendere ufficialmente l'impresa. Devi consultare l'Oracolo.
- Perché non mi dice prima dov'è la Folgore?
- Perché se lo facessi, avresti troppa paura per accettare la sfida.
Deglutii. - Ottima ragione. "
"Avrebbe dovuto avere tutte le informazioni!" Esclamò Poseidone, alzandosi e fissando il centauro. Chirone si mosse nervosamente.
"- Allora accetti?
Guardai Grover, che annuiva con fare incoraggiante. Facile, per lui. Ero io quello che Zeus voleva ammazzare."
"Beh, dal suo punto di vista era una cosa positiva, no?" Chiese Gwen, titubante. "Che mio zio mi volesse ammazzare?" Domandò Percy, confuso. "No, che ti fosse assegnata un'impresa. Per la sua licenza." Spiegò Dakota. "Sì, ma non doveva essere così felice quando ha scoperto che un dio voleva farmi fuori." Disse Percy, e Grover scrollò le spalle. "Sei così testardo che diresti a Thanatos di levarsi dai piedi." Percy sorrise. "Thanatos mi piace. Può farmi compagnia tutte le volte che vuole." Hazel lo fissò, ma Nico annuì. "Mi ha chiesto quando saresti tornato a trovarlo." "Dopo. O magari trascineranno anche lui qui, chi lo sa."
"- Posso scegliere la combustione?- chiesi. Chirone mi fissò, scuotendo la testa.
-Va bene - conclusi allora. - Sempre meglio che essere trasformato in un delfino, suppongo."
Talia fissò il cugino. "La combustione è ok, ma il delfino proprio no?" "Volevo vedere come si poteva morire di combustione. Cioè, le mie cellule avrebbero preso fuoco contemporaneamente? Il dolore si sarebbe esteso progressivamente? Oppure era solo un puf, niente e poi Minosse davanti a me?" "Minosse?" Chiese Reyna. "Uno dei giudici? Tipo, sono l'unico che studia mitologia qui?" "Minosse non sarebbe stato felice di vederti." "Lo so." "Perchè?" Domandò Ade. "Immagino per colpa di mio fratello, no? Teseo?" Dioniso sbuffò al nome del semidio.
"- Allora è giunto il momento di consultare l'Oracolo - disse Chirone. - Sali al piano di sopra, Percy Jackson, in soffitta. Quando scenderai, ammesso che sarai ancora sano di mente, continueremo il discorso."
"Sano di mente?" Domandò Hermes, confuso. "Molti semidei perdono il senno dopo aver parlato con l'Oracolo. Alcune delle sue previsioni sono troppo veritiere e spaventose per essere ascoltate." Spiegò Chirone e Apollo sembrò preoccupato. "Deve essere un effetto della maledizione che l'ha bloccata nel suo corpo mortale." Mormorò. Percy e Nico si scambiarono uno sguardo. Sapevano entrambi chi aveva bloccato la ragazza nel suo corpo. Apollo non sarebbe stato felice con il signore dei morti.
"Le quattro rampe di scale terminavano sotto una botola verde. Tirai la corda. La botola si spalancò e venne giù una scaletta di legno con un gran fracasso. Fui investita da un odore di muffa e legno marcio,  misto a qualcos'altro... un odore che ricordavo dalle lezioni di biologia. Rettili. L'odore dei serpenti.
Trattenni il fiato e mi decisi a salire. La soffitta era piena di ciarpame mitologico: armature coperte di ragnatele; scudi un tempo scintillanti macchiati di ruggine; vecchi bauli di cuoio tappezzati di adesivi con su scritto ITACA, L'ISOLA DI CIRCE E LA TERRA DELLE AMAZZONI. Un lungo tavolo era zeppo di barattoli di vetro pieni di cose in salamoia: artigli pelosi e mozzati, grossi occhi gialli, vari altri pezzi di mostri. Un trofeo polveroso attaccato alla parete somigliava alla testa gigantesca di un serpente, provvisto però di corna e di una dentatura degna di uno squalo. Sulla targa c'era scritto: TESTA DI IDRA N.I, WOODSTOCK, NY, 1969.
Accanto alla finestra, seduto su un treppiede di legno, c'era il ricordino più macabro di tutti. Una mummia. Ma non di quelle avvolte nelle bende: era il corpo di una donna, rinsecchito come un guscio. Indossava un abito stampato, una moltitudine di collanine colorate e una fascia sopra i lunghi capelli neri. La pelle del volto si tendeva in uno strato sottile e ruvido sul cranio, e gli occhi erano due fessure lucide e bianche, come se qualcuno li avesse sostituiti con delle biglie. Sembrava morta da molto, molto tempo."
Apollo fece una smorfia alla descrizione del suo Oracolo.
"Mi salirono i brividi lungo la schiena. E questo già da prima che drizzasse la schiena e aprisse la bocca. Un vapore verdognolo fuoriuscì  dalle sue labbra, riversandosi sul pavimento in fitte volute che sibilavano come migliaia di serpenti. Cercai di raggiungere l'uscita incespicando sui miei passi, ma la botola si richiuse sbattendo. All'improvviso, una voce mi si insinuò in un orecchio e si mise a parlare nel mio cervello: Io sono lo spirito di Delfi, portavoce delle profezie di Febo Apollo, uccisore del possente Pitone. Avvicinati, cercatore, e chiedi."
"Era necessario inserire la parte del Pitone?" Chiese Artemide al fratello, che sorrise brillante. "Certo che lo è!" "Diventa ripetitivo dopo un po'." Gli disse Percy e Michael ridacchiò. "Non lo farebbe se non fossi coinvolto in ogni singola impresa." "Se foste tutti un po' più capaci, potrei andare in pensione." Gli rispose Percy, sorridendo.
"Avrei voluto dire: "No, grazie, ho sbagliato porta, stavo cercando il bagno.""
Molti risero e Apollo scosse la testa. "Non avrebbe funzionato. C'era una profezia per te e l'avresti ascoltata in qualsiasi modo." "Che bello." Esultò fintamente Percy.
"Ma mi costrinsi a fare un respiro profondo. Quella mummia non era viva. Era una sorta di macabro ricettacolo di qualcos'altro, la forza che ora mi roteava attorno in un vapore verdognolo. Ma la sua presenza non mi sembrava malvagia come quel demonio della Dodds o il Minotauro. Somigliava di più alle Tre Parche che sferruzzavano fuori dalla bancarella della frutta: era qualcosa di antico, di potente e di decisamente non umano. Ma non sembrava particolarmente interessata a uccidermi. Il fatto che questo stardand fosse diventato importante era sorprendente e incredibilmente sbagliato, ma mi dovevo accontentare."
"L'Oracolo non ferirebbe mai i semidei." Gli disse Apollo, sconvolto dalla prospettiva, e Percy lo fissò. "Uh, mi hai conosciuto, tipo? Ogni cosa diventa interessata a uccidermi." "Nominami qualcuno che è diventato interessato a ucciderti." Gli disse Hermes. "Zeus e Ade per un po', Era, Atena laggiù, Ares, Atlante, Iperione, Crono, Polibote, Alcione, Porfirio, Efialte e Oto,..." "Okay, hai reso l'idea." Lo fermò Silena, ma Percy continuò a parlare. "Giapeto, Damaseno ma solo per un momento. Gea, Tartaro, Kym qualcosa non riesco a dire il nome, Campe..." "Okay, ho capito." Disse Hermes, alzando le mani in segno di resa. "Come fai a essere ancora vivo?" Chiese Atena, sconvolta. "Facile. Quando qualcuno cerca di ucciderti dici solo no. Rifiutati di morire." "Non dovrebbe funzionare." Respirò Era, sdegnosa. "Sono ancora qui, quindi funziona." Le disse Percy, facendo ridere i suoi amici.
"Racimolai il coraggio necessario per chiedere: - Qual è il mio destino?
Il vapore roteò in volute ancora più dense e si raccolse proprio davanti a me, attorno al tavolo con i barattoli di mostri in salamoia. A un tratto, seduti attorno al tavolo, apparvero quattro uomini intenti a giocare a carte. I loro volti si definirono: erano Gabe il Puzzone e la sua banda. Serrai i pugni, pur sapendo che la combriccola del poker non poteva essere reale. Era un'illusione fatta di vapore. Avrebbe potuto essere letteralmente qualsiasi altra cosa. Avrei preso la Dodds e il mezzo toro su quegli idioti."
Talia rise. "Mi sto immaginando un Minotauro che recita una profezia." "La prossima volta che cerca di uccidermi, glielo chiedo. Sa anche parlare?" Chiese poi, rivolto a Ade. "Non che io sappia." "Peccato. Un piano che se ne va."
"Gabe si girò verso di me e parlò con la voce roca dell'Oracolo: - Andrai a occidente e affronterai il dio che ha voltato le spalle.
Il compare sulla destra alzò gli occhi e, con la stessa voce, disse: -Troverai ciò che è stato rubato e lo vedrai restituito.
Il tipo sulla sinistra rilanciò sul tavolo, quindi aggiunse: - Sarai tradito da qualcuno che ti chiama amico.
Infine, Eddie, il custode del condominio, pronunciò il verso peggiore di tutti: - E alla fine non riuscirai a salvare ciò che più conta."
"Non ha senso." Disse Talia. "Le profezia non ce lo hanno mai." Disse Percy. Apollo corrugò la fronte. "Il qualcosa rubato è evidentemente la folgore. Il dio a occidente è Ade?" "No, non era lo zio. E al qualcosa rubato aggiungi il suo elmo." Disse Percy. "Non avevi molti amici." Notò Ade. "Di quelli che avevo, tutti tranne uno sono qui." "Luke." Ansimò Hermes. Percy annuì solamente. "E cosa non saresti riuscito a salvare?" Chiese Atena e Annabeth ansimò. "Tua madre." Percy annuì, triste.
"Le figure cominciarono a dissolversi. Sulle prime mi sentii troppo scosso per dire qualcosa, ma quando il vapore si ritirò, avviluppandosi in un enorme serpente verde e rientrando nella bocca della mummia, gridai: - Aspetta! Che vuoi dire? Quale amico? Cosa non riuscirò a salvare?"
"Non avrebbe risposto a quelle domande." Scosse la testa Apollo. "Lo so, non è mai utile." Si lamentò Percy, e Apollo lo guardò triste. Per qualche ragione, sentirlo dubitare del suo Oracolo lo feriva intensamente.
"La coda del serpente di vapore scomparve nella bocca della mummia. La creatura reclinò la testa contro il muro. La bocca si serrò di nuovo, come se non si aprisse da un centinaio di anni. La soffitta era muta, abbandonata, nient'altro che una stanza piena di vecchi ricordi.
Ebbi la sensazione che sarei potuto rimanere là a farmi ricoprire anch'io di ragnatele, senza ottenere altro. La mia udienza con l'Oracolo era terminata."
"Vero. Non avrebbe più parlato, a meno che non avesse avuto un'altra profezia che ti coinvolgeva." Gli disse Apollo e Percy sospirò. "Ovviamente ne aveva." Si lamentò e Tritone lo strinse forte, sentendosi spaventato dalla prospettiva di perdere il fratello.
"- Ebbene? - mi chiese Chirone.
Crollai su una sedia al tavolo del pinnacolo. - Ha detto che recupererò ciò che è stato rubato."
"Ha detto molto di più." Gli disse Jason e Percy scrollò le spalle. "Ho pensato di dire la parte importante." "Il riassunto più corto della storia." Rise Leo e Michael alzò gli occhi al cielo. "Avrebbe potuto solo dire: 'Sì, la missione è mia.'"
"Grover si sporse sul bordo della sedia, masticando tutto eccitato i resti di una lattina di Diet Coke. - Fantastico!"
"Già, incredibile." Rise Leo, mentre Grover sorrideva imbarazzato verso Percy.
"Capivo che avrebbe ottenuto la sua licenza e tutto, ma avrebbe potuto almeno fingere un minimo di preoccupazione per me. 'Oh, cos'è quella cosa che frigge per terra? Oh, niente, è solo Percy'"
Molti risero e Grover arrossì. "Beeh, non volevo  dire quello!" Percy sorrise. "Lo so, G-man. Stavo scherzando."
"- Che cos'ha detto l'Oracolo, esattamente? - insistette Chirone. - È importante.
La voce strisciante mi risuonava ancora nelle orecchie. - Ha detto... ha detto che devo andare a occidente e che affronterò il dio che ha voltato le spalle. Che recupererò ciò che è stato rubato e che lo vedrò restituito.
- Lo sapevo - commentò Grover."
"Ripeto, sensibilità." Scosse la testa Leo e Talia corrugò la fronte. "Ma i satiri comprendono le emozioni degli altri. Non hai sentito che era terrorizzato?" "Non ci ho fatto troppo caso." Ammise Grover, arrossendo.
"Chirone non sembrava soddisfatto. - Nient'altro?
Non volevo dirglielo."
Chirone annuì. "Sentendolo, non posso davvero biasimarti. Inoltre, era qualcosa che avresti dovuto comprendere da solo." Apollo annuì. "Le profezie sono singolari, e hanno spesso doppi significati." Percy sorrise.
"Quale amico mi avrebbe tradito? Non ne avevo mica tanti. E quell'ultimo verso... non sarei riuscito a salvare ciò che più conta. Che razza di Oracolo era uno che mi gettava in un'impresa e poi mi diceva: "Oh, a proposito, non ci riuscirai fino in fondo." Come potevo confessare una cosa del genere?"
"C'è anche quello." Annuì Talia. Annabeth scosse la testa. "Non avrebbero capito che era sua madre, la cosa che più contava." "Per Chirone, sarebbe stata la folgore." Annuì Chris e Michael sospirò. "Era personale, la cosa più importante per Percy. A cui della folgore non importava niente in primo luogo." "Scusa?" Disse Zeus e Percy rispose. "Intende a livello personale. Importava come mezzo per evitare una guerra, ma non per la folgore in sè." Il dio annuì.
"- No - risposi. - È tutto.
Lui mi studiò in volto. - Molto bene, Percy. Ma sappi questo: le parole dell'Oracolo spesso hanno doppi significati. Non rimuginarci troppo. La verità non è sempre chiara finché gli eventi non si sono conclusi.
Ebbi la sensazione che sapesse che gli stavo nascondendo qualcosa di brutto e che stesse cercando di tirarmi su."
"Non sei stato il primo a cercare di nascondermi dei versi." Annuì Chirone, prima di guardare Annabeth. "E nemmeno l'ultima." La bionda arrossì.
"- Okay - replicai, ansioso di cambiare argomento. - Allora, dove vado? Chi è questo dio a ovest?
- Rifletti, Percy - rispose Chirone. - Se Zeus e Poseidone si indeboliscono l'un l'altro in una guerra, chi ci guadagnerà?
- Qualcuno che vuole prendere il comando? Ma parla di un dio...- risposi."
Lo guardarono. "Mi piaceva Ade, non pensavo a lui. Pensavo a Crono." "E avevi ragione." Disse Demetra. "Perché pensavi a Crono?" Chiese Tritone, confuso. "Era solo la mia fortuna." Scrollò le spalle Percy, che poi continuò. "Niente per mille anni, arrivo io: Crono, Gea e Tartaro passano a dire ciao. Questa è sfiga pura." "Vero." Annuì Jason e Leo disse. "Potevamo uccidere te, e avremmo risparmiato un sacco di problemi." "Vero." Annuì Percy. "Percy, no." Sospirò Hazel, mentre Piper diceva. "Leo, no."
"- Sì, esattamente. Qualcuno che cova rancore, qualcuno che è scontento di quello che gli è spettato quando il mondo è stato diviso secoli fa, e il cui regno diventerebbe potente grazie alla morte di milioni di persone. Qualcuno che odia i suoi fratelli per averlo obbligato al giuramento di non generare figli, un giuramento che entrambi hanno infranto.
Lo fissai. -Sta parlando di Ade?!
"Apprezzo l'indignazione." Gli sorrise Ade e Apollo domandò. "Ma non lo conoscevi, come potevi sapere che non avrebbe cercato di spodestare suo fratello?" "Non sembrava in linea."
"Chirone sospirò. - Il Signore dei Morti è l'unica possibilità.
Un brandello di alluminio scivolò fuori dalla bocca di Grover. - Cavolo, aspetti un momento. Co-cosa?
- Percy è stato braccato da una Furia - gli ricordò Chirone. - Una Furia che l'ha tenuto d'occhio finché non è stata certa della sua identità, e poi ha cercato di ucciderlo. Le Furie rispondono a un unico padrone: Ade."
"Senza sapere che eri stato derubato, marito, non era assurdo ritenerti colpevole, una volta deciso che Percy era innocente." "Suppongo che tu abbia ragione, Persefone."
"- Sì, ma... Ade odia tutti gli eroi - protestò Grover. - Poi se ha scoperto che Percy è figlio di Poseidone...
- Un segugio infernale è penetrato nella foresta - continuò Chirone. - E i segugi si possono evocare solo dai Campi della Pena, e da qualcuno all'interno del campo. Ade deve avere una spia, qui. Probabilmente sospetta che Poseidone cercherà di usare Percy per ristabilire il suo buon nome. Ade sarebbe molto, molto contento di uccidere questo giovane mezzosangue prima che possa intraprendere l'impresa.
- Fantastico - mugugnai. - E con questo siamo a due potenti dei che vogliono uccidermi. Anche se non posso credere che Ade voglia uccidermi."
"Beh, dovrebbero mancarti il conteggio  di solo due dei." Rise Talia "Ho deciso di salire di generazione." Rispose Percy, facendo ridere Talia e Nico.
"- Ma un'impresa negli Inferi... - Grover deglutì. - Cioè, la Folgore non potrebbe trovarsi in un posto, che so, tipo il Maine? Il Maine è molto bello in questo periodo dell'anno."
"Perchè avrebbe dovuto trovarsi nel Maine?" Chiese Atena, alzando  un sopracciglio verso il satiro.  "Era più probabile che trovarla negli Inferi." Sbuffò Percy, facendo annuire Ade.
"- Ade ha inviato un suo scagnozzo a rubare la Folgore - insistette Chirone. - E poi l'ha nascosta negli Inferi, sapendo molto bene che Zeus avrebbe dato la colpa a Poseidone. Non pretendo di comprendere perfettamente i motivi del Signore dei Morti o il perché abbia scelto questo particolare momento per cominciare una guerra, ma una cosa è certa: Percy deve scendere negli Inferi, trovare la Folgore e scoprire la verità."
"Se non avessimo incontrato Ares per la strada, avremmo mancato la scadenza e Crono non avrebbe dovuto muovere un solo dito per vincere." Disse Percy, scuotendo la testa. Molti rabbrividirono e Grover chiese. "Adesso, perchè dovevi dirlo?" "Così magari, la prossima volta ci pensano due volte piuttosto che incolparsi a vicenda." Rispose il semidio.
"Uno strano fuoco mi ardeva nello stomaco. E la cosa più assurda era che non si trattava di paura. Era impazienza di agire."
"Non pensavi che fosse stato Ade a derubare Zeus, però." Gli disse Leo, confuso. "No, ma aveva cercato di uccidermi. Tre volte, tipo." "Il Minotauro non era mandato da me." Ricordò Ade, e Zeus si ritrovò sotto lo sguardo torvo di Poseidone.
"Ade aveva cercato di uccidermi tre volte fino a quel momento, con la Furia, con il Minotauro e con il segugio infernale. Era colpa sua se mia madre era scomparsa in un lampo di luce. Non avevo idea del perché ce l'avesse con me, o mio padre, non pensavo avesse davvero rubato la Folgore. Estia non ne avrebbe parlato così bene."
Estia sorrise. "Sono contenta che ritieni di poterti fidare di me a tal punto, Percy." "Ovviamente, zia."
"E poi, se mia madre si trovava negli Inferi...
"Cavolo, amico" fece la piccola porzione ancora sana del mio cervello. "Sei solo un ragazzino. Ade è un dio.""
"La piccola porzione ancora sana?" Ripetè ridendo Talia. "E' scomparsa." Le disse Percy, tranquillamente. "Lo supponevo." Gli rispose la ragazza, ridendo.
"Grover stava tremando. Aveva cominciato a mangiare le carte del pinnacolo come fossero patatine. Poveretto. Doveva completare un'impresa con me per ottenere la sua licenza di cercatore - qualunque cosa fosse - ma come potevo chiedergli una cosa del genere, soprattutto dopo che l'Oracolo aveva predetto che ero destinato a fallire? Era un suicidio."
"Non lo era. Non avrei dovuto dubitare di te." Rispose Grover, prima di dire. "E sarebbe stato un onore morire al tuo fianco." "Potremmo evitare la parte del morire del tutto?" Chiese Charles, e Percy e Grover scossero il capo. "L'hai visto?" "Mi hai visto?" Chiesero in coro, indicando entrambi Percy.
"- Ho una domanda: se Zeus sospetta di Poseidone. E probabilmente Poseidone di Ade, e Ade di Zeus, perché sono tre bambini immortali che litigano di continuo, io cosa centro in tutto questo?"
"Tre bambini che litigano di continuo?" Ripetè Zeus, offeso. Demetra sbuffò. "Il ragazzo ha ragione." "Un bambino di dodici anni aveva più intelligenza di voi tre." Annusò Era.
" - Agli dei non è consentito varcare i rispettivi territori senza un invito. È un'altra regola antica. Gli eroi, d'altro canto, hanno certi privilegi. Possono andare ovunque, sfidare chiunque, purché abbiano il coraggio e la forza di farlo. Nessun dio può essere ritenuto responsabile per le azioni di un eroe. Per quale altro motivo pensi che gli dei operino sempre attraverso gli umani?"
"Mi sento così amato, grazie!" Esclamò Leo e Percy rise divertito.
"- Sta dicendo che mi stanno usando?
- Sto dicendo che non è un caso che Poseidone ti abbia riconosciuto proprio ora. È un rischio molto azzardato, ma è in una situazione disperata. Ha bisogno di te."
"Detto così sembra che sia solo utile." Disse Talia, corrugando la fronte. Poseidone, Tritone e Anfitrite fissarono Chirone e Apollo sbuffò. "Non sorprende che abbia pensato che sarebbe stato ucciso. Magari pensava di aver superato la sua utilità." Percy sobbalzò, e lanciò uno sguardo al padre, tremando leggermente. Poseidone lo fissava sconvolto. "E' così, Percy?" "Non pensavo che mi avresti davvero ucciso. Solo che... c'era una profezia e visto che non potevo fare come Talia." Poseidone annuì, ancora ferito.
"Le emozioni mi roteavano dentro come pezzetti di vetro in un caleidoscopio. Non sapevo cosa dovevo provare esattamente. Se n'era andato quando non ero ancora nato. Ma probabilmente lo aveva fatto per il loro giuramento? Non voleva mettere in pericolo me e la mamma? Se sì, non potevo biasimarlo, e dimostrava solo quanto fosse grave la situazione. Se era no... Voleva dire che ero solo utile, un mezzo, uno strumento, come stava suggerendo non troppo indirettamente Chirone?"
Poseidone chiuse gli occhi, ferito. "Non lo penso più papà. Ho smesso di pensare di essere solo uno strumento dopo questa impresa." "Ma dopo due anni mi hai ritenuto capace di ucciderti." "Non in quel senso. Papà, per favore..." Poseidone lo guardò triste, e Percy si sentì in colpa. Tritone gli sussurrò all'orecchio. "Lascialo stare. Affrontalo durante la pausa."
"Guardai Chirone. - Sospettava che fossi il figlio di Poseidone, vero?
- Avevo dei sospetti. Come ti dicevo... anch'io ho parlato con l'Oracolo.
Ebbi la sensazione che mi stesse nascondendo qualcosa di importante riguardo alla sua profezia, ma decisi che non era il momento di pensarci. Dopotutto, anch'io stavo tenendo delle informazioni per me."
Silena ci pensò. "Quindi non ha vinto nemmeno Percy. E Michael neanche, perché Chirone lo sospettava da prima?" "Senti, ho vinto io e basta." Disse Percy. "No, penso che abbia ragione Silena, non ha vinto nessuno." "Nike sarebbe così delusa." Scosse la testa Leo, facendo ridere Frank, Hazel e Percy.
"- Perciò mi faccia capire bene - continuai. - Devo scendere negli Inferi e affrontare il Signore dei Morti.
- Esatto - rispose Chirone.
- Devo trovare l'arma più potente dell'universo.
- Esatto.
- E riportarla sull'Olimpo prima del solstizio d'estate, fra dieci giorni.
- Proprio così.
-Cioè, una cosa facile facile, nessun rischio, giusto?"
Tutti risero e Leo ansimò. "Una cosa facile facile." "Proprio tranquilla." annuì Percy. "Non è mai tranquilla con te." Gli disse Annabeth, ricevendo uno sguardo divertito e orgoglioso da parte dell'amico.
"Guardai Grover, che inghiottì in un boccone l'asse di cuori. - Ho già detto che il Maine è un posto bellissimo in questo periodo dell'anno? - chiese con un filo di voce."
"Potremmo andarci quando finiamo qui." Gli offrì Percy. "Dobbiamo portare avanti l'idea di Percy." Annuì Rachel, sorridendo a Grover. "Quale idea?" Chiese Hermes e Percy gli disse. "Te la dico dopo, Hermes." "Okay."
"- Non sei costretto a venire - gli dissi. - Non posso pretendere questo da te.
- Oh! - Agitò gli zoccoli. - No... è solo che i satiri e i luoghi sotterranei... be'..."
"E ogni volta che ero con Percy, mi ritrovavo in un luogo sotterraneo." "Nominane uno." Gli disse Percy. "Inferi, Grotta di Polifemo, Labirinto, Inferi di nuovo." "Okay, bene. A quanto pare hai ragione. Ma ehy, si chiama legare con un amico." "Non potevamo legare da un'altra parte?" "No."
"Fece un respiro profondo, quindi si alzò, spazzolandosi brandelli di carte e pezzetti di alluminio dalla maglietta. - Tu mi hai salvato la vita, Percy. Se... se dicevi sul serio quando hai detto che mi avresti voluto con te, non ti deluderò."
"Il più coraggioso tra i satiri." Sorrise Percy. "Anche il Coach è coraggioso." Disse Leo. "Grover era più giovane di Hedge." Disse Percy. "E' come paragonare un dodicenne semidio a un sedicenne." "Vuoi dire che Percy è più coraggioso di me?" Chiese Piper. "Sì." Risposero Jason, Nico, Leo, Grover, Annabeth, Talia, Reyna, Travis, Connor, Michael e Charles. Silena aggiunse. "Ti saresti lasciata cadere, se fossi stata nella posizione di Percy?" "No." Ammise Piper. "Ma dimostra solo che ho un senso di autoconservazione." "Vero. Ma devi anche avere coraggio. Altrimenti non ne sarebbe uscito." Disse Nico.
"Ero così sollevato che mi sarei messo a piangere. Grover era l'unico amico che avessi mai avuto per più di pochi mesi. Non sapevo di preciso cosa potesse fare un satiro contro le forze dei morti, ma sapere che lui sarebbe stato con me era un sollievo."
"La stessa cosa per me, Percy." Le disse Grover. Percy gli sorrise.
"- Ci puoi scommettere, amico! - Mi rivolsi a Chirone. - Allora dove andiamo? L'Oracolo ha detto soltanto di andare a occidente.
- L'ingresso degli Inferi si trova sempre a ovest. Si sposta di epoca in epoca, proprio come l'Olimpo. In questo momento, naturalmente, è in America.
- Dove?
Chirone sembrò sorpreso. - Pensavo che fosse ovvio. L'ingresso degli Inferi è a Los Angeles.
-Perché dovrebbe essere ovvio? I loro film fanno così schifo da meritare i Campi della Pena?"
Chirone scosse la testa. "Avevo dimenticato che non avevi visto il filmato, Percy. Le mie scuse." "Non preoccuparti, Chirone. Eravamo in una situazione difficile. Cioè, eravate. Io l'ho solo risolta." Grover scoppiò a ridere ed Annabeth lo fissò. "Hai detto che non avevi idea di cosa stessimo facendo." "L'ho risolta comunque, Annabeth. Non siamo fiscali sul come ci sono riuscito, okay?"
"- Oh! - esclamai. - Naturalmente. Ma non voglio prendere un volo. Preferisco circumnavigare l'America, piuttosto. O risalire i fiumi a nuoto."
"Risalire i fiumi a nuoto?" Chiese Travis, divertito. "Avevo il terrore degli aerei. Sai quante persone muoiono all'anno per incidenti aerei?" "No." "Più di dodici mila. Dodici mila!" Zeus sorrise. "Avevo detto che gli incidenti aerei erano più impressionanti di quelli marittimi." "Uh, sono un figlio di Poseidone. Perché avrei dovuto avere paura degli incidenti marittimi. E' come se Jason avesse paura di prendere un aereo." "Non prendo gli aerei." "Perchè passi tutto il tuo tempo al Campo Giove come un eremita." "Attiro mostri nel mondo mortale. E non avevo motivi di andarci." "Anche io attiro mostri. Non mi pare che questo mi abbia fermato." "No, hai deciso di prendere un altro figlio dei Tre Grandi a casa tua." Gli disse Annabeth, indicando Nico. "Mi aveva adottato." Scrollò le spalle Nico, facendo sorridere Ade.
"- No! - gridò Grover.
- Percy, - disse Chirone. - Sei figlio del dio del mare. Tuo padre è l'acerrimo rivale di Zeus, Signore del Cielo. Tua madre sapeva benissimo di non poterti mettere su un aereo. Ti saresti trovato nel regno di Zeus. Non ne saresti uscito viva.
-Ho appena detto che preferisco risalire a nuoto i fiumi! E pensavo che Titani e Giganti fossero gli acerrimi nemici degli dei. Non che lo fossero tra di loro. Sono tipo fratelli?"
"Sono tipo fratelli?" "Gli dei non hanno il DNA. Se Silena e Charles possono stare insieme, anche se sono fratellastri, considerando che i loro genitori divini sono imparentati e sposati, allora pensavo che non contasse troppo la parentela." "Lo fa!" Esclamò Era. "Sei sposata con tuo fratello e ti lamenti se ha altre relazioni? Dovresti essere contenta che non si limiti all'incesto." Zeus sbuffò divertito, mentre Poseidone e Ade scoppiavano a ridere.
"Un lampo squarciò il cielo. Il tuono riecheggiò ovunque.
- Okay, non sono tipo fratelli, qualunque cosa - sospirai, deciso a non guardare la tempesta. - Così mi muoverò via terra. Perché non posso usare i pegasi, allora? Cioè, vale come regno di Zeus, o visto che sono legati ai domini di mio padre non contano come volare volare?
Chirone mi ignorò."
"Non pensavo che Grover avrebbe potuto usare un pegaso." "Avremmo risparmiato sul tempo. E Guido era così deluso dal non potermi portare in giro." "Guido?" "E Timballo. Si erano offerti volontari per portarmi in giro, come ho già detto. Ho dovuto promettere loro un sacco di mele." Scosse la testa Percy. Tritone lo guardò. "Ti fai corrompere dai pegasi?" "Hanno degli occhi troppo teneri. Altro che i gatti, sono i cavalli i veri manipolatori." "Si fa fregare anche dagli ippocampi. E i delfini." "Dolly e Derity sono contenti della loro piccola casa. Hanno avuto un cucciolo di recente. E' davvero bello." "Come lo sai?" Chiese Tritone. "Mi sono tuffato quando mi hanno avvisato che stava per nascere. Ho aiutato." Poseidone sorrise al figlio, sebbene si sentisse ancora ferito al pensiero di essere responsabile della sua morte.
"- Giusto - convenne Chirone. - Puoi avere due compagni di viaggio. Grover è il primo. Per il secondo c'è già una volontaria, se accetterai il suo aiuto.
- Cavolo! - esclamai, fingendomi sorpreso. - Chi altro può essere così stupido da offrirsi volontario per un'impresa come questa?
Ero deluso. Michael aveva detto che sarebbe venuto con me. E chi non avrebbe voluto il figlio del dio dai tremila domini con sè?"
Apollo sorrise. "Grazie, quasi nessuno vuole i miei figli in missione." "Se Percy avesse potuto, avrebbe portato volentieri Silena in missione con lui." Disse Travis e Katie sorrise. "E' anche l'unico che tratta i figli di Demetra come semidei potenti. Come dici?" "Anche Demetra è una delle figlie di Crono. Quindi..." Demetra sorrise al ragazzo, schioccando le dita e facendogli apparire una scodella di cereali in grembo. "Grazie, zia!" 
"Ci fu uno scintillio nell'aria, alle spalle di Chirone. Annabeth diventò visibile, ficcandosi il berretto da baseball nella tasca posteriore. - È da tempo che aspetto un'impresa, Testa d'Alghe - esordì. - Atena non è un'ammiratrice di Poseidone, ma se hai intenzione di salvare il mondo, io sono la persona giusta per impedirti di rovinare tutto.
- Se lo dici tu. Ricorda solo che Poseidone era lo stratega prima che tua madre comparisse.  - replicai. - Suppongo che tu abbia un piano, vero Wikipedia?"
"Wikipedia." Leo rise e Talia sorrise a Annabeth. "Dai, non ti pare esagerato? Portare così la rivalità dei propri genitori?" "Pentola, bollitore." Le disse Percy. "Non... non l'ho fatto!" "No, hai perso. Così come Annabeth." Rispose Percy, sorridendo alle due ragazze. "Meno male per voi che avete smesso di cercare di misurarvi con Percy. Il vostro ego ne avrebbe risentito notevolmente." Talia guardò Jason. "E voi due?" "Nessuno dei due vuole tirarsi indietro da una sfida, no. Ma non è dimostriamo chi è il migliore." "Anche perché sono io." Disse Percy. Jason annuì. "Non avrei mai pensato nemmeno di fare quello che hai fatto tu. Non serve un confronto per stabilire che sei coraggioso e potente. Più di chiunque altro tra noi." "Mi fai arrossire Jason." "E' anche il più immaturo, ma ehy, non si può avere tutto."
"- Vuoi il mio aiuto oppure no?
No, non lo volevo particolarmente. Avrei preferito Michael su Annabeth senza pensarci, Avrei preferito Clarisse. La figlia del dio della guerra sembrava più utile di Annabeth, visto che la sua strategia consisteva nell'usarmi come esca. Però, non volevo mettere Michael in pericolo. Mi piaceva, Michael.
- Un trio - conclusi. - Funzionerà."
Annabeth lo fissò offesa. "Come?" "Oh, scusa davvero tanto. Ti sei imposta! Anche Tiffany si è offesa." "Chi?" "Il pegaso bianco con i riflessi argentei." "Parli con troppi cavalli." Gli disse Travis, scuotendo la testa divertito. "Non capisco dove sia il problema." "Stavo solo commentando."
"- Ottimo - disse Chirone. - Si parte nel pomeriggio. Possiamo accompagnarvi fino alla stazione degli autobus di Manhattan. Dopodiché, sarete soli.
Un fulmine lampeggiò nel cielo e la pioggia si riversò a catinelle sui prati.
- Non c'è tempo da perdere - incalzò Chirone. - Andate a preparare i bagagli."
"Il capitolo è finito." Disse Persefone. "Faremo la pausa per la cena e il riposo e andremo avanti domani." Disse Zeus, alzandosi dal suo posto.

Angolo autrice
Al prossimo capitolo avrete finalmente i chiarimenti su Annabeth e Percy!
Alla prossima
By rowhiteblack

THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora