"Quale dio ha interferito così esplicitamente?" Domandò Zeus, alzando la testa offeso per la mancanza di rispetto così esplicita "Vuoi dire eccetto te, fratello?" Ringhiò Poseidone.
"Il pomeriggio dopo, il quattordici giugno, sette giorni prima del solstizio, il nostro treno arrivò a Denver. Non mangiavamo dalla sera prima, quando avevamo cenato nel vagone ristorante da qualche parte in Kansas. Non vedevamo una doccia dalla Collina Mezzosangue ed ero certo che si sentisse."
"Che schifo." Arricciò il naso Drew e Hazel scosse la testa. "Non abbiamo mai il tempo per una doccia." "Vero?" Chiese Percy, alzando gli occhi al cielo.
"— Proviamo a contattare Chirone — propose Annabeth. — Voglio raccontargli della tua chiacchierata con lo spirito del fiume.
— Non possiamo usare il telefono, vero?
— E chi ha parlato di telefono?
Vagammo in città per una mezzoretta, anche se non sapevo cosa cercasse Annabeth, di preciso. L'aria era calda e secca e faceva uno strano effetto dopo l'umidità di St Louis. Ovunque ci voltassimo, sembrava che le Montagne Rocciose mi stessero fissando, come l'onda di un maremoto pronta ad abbattersi sulla città. Alla fine trovammo un autolavaggio deserto. Ci dirigemmo al box più discosto dalla strada, tenendo gli occhi aperti per scorgere eventuali pattuglie della polizia. Eravamo tre ragazzini che si aggiravano senza auto in un autolavaggio: qualunque poliziotto degno della sua ciambella al cioccolato avrebbe capito che stavamo tramando qualcosa."
Chirone si agitò. "Non ho mai ricevuto nessuna comunicazione." I tre si guardarono prima di scrollare le spalle. Era un chiaro segnale che Luke era un traditore. "Degno della sua ciambella al cioccolato?" Chiese Talia, divertita. Percy scrollò le spalle. "Non hai mai visto i poliziotti a NYC nelle loro pause? Hanno tutti una ciambella in mano."
"— Che stiamo facendo? — chiesi, mentre Grover estraeva lo spruzzatore.
— Ci vogliono settantacinque centesimi — brontolò. — A me ne sono rimasti solo cinquanta. Annabeth?
— Non guardare me — rispose lei. — Il vagone ristorante mi ha ripulita.
Tirai fuori gli ultimi spiccioli che avevo e diedi a Grover venticinque centesimi, rimanendo con due monetine da cinque e una dracma dell'emporio di Medusa."
"Perché non avete usato i poteri di Percy?" Domandò Persefone, confusa. I tre si guardarono e Grover disse. "Perché siamo un gruppo di idioti e a nessuno di noi era venuto in mente." "L'importante è ammettere i propri limiti." Annuì Percy e Grover fu d'accordo.
"— Ottimo — esultò Grover. — Potremmo usare anche uno spruzzatore manuale, naturalmente, ma la connessione non è buona e dopo un po' mi fa sempre male il braccio a furia di premere.
— Ma di che cosa stai parlando?"
"Adoro quando non mi risponde nessuno." Sospirò Percy e Talia rise. "Allora mi sa che ti sei divertito molto." Percy scrollò le spalle e Talia smise di ridere, rendendosi conto che quell'atteggiamento aveva contribuito ai pensieri del cugino. Chirone chiuse gli occhi, rendendosi conto della stessa cosa e rimproverandosi per non essersi accorto dell'evidente dolore del ragazzo. Aveva fallito persino con uno dei suoi semidei preferiti.
"Infilò le monete nella fessura e posizionò la manopola SU ACQUA VAPORIZZATA. — Dell'iPhone — rispose lui.
— E cosa c'entra l'autolavaggio?
— La "i" sta per Iride — spiegò Annabeth. — La dea dell'arcobaleno, Iride, è la messaggera degli dei. Se sai come chiederlo e lei non è troppo occupata, offre il servizio anche ai mezzosangue.
— Volete evocare una dea con uno spruzzatore?"
"Evocare una dea con uno spruzzatore? Non sono sicura di aver capito." Scosse la testa Reyna e Annabeth sospirò. "È con l'arcobaleno. Usiamo l'arcobaleno per mandare messaggi Iride." "E funziona?" Domandò Hylla incuriosita. "Assolutamente." I romani guardarono interessati Charles che, prendendo il suggerimento, continuò a leggere.
"Grover puntò il beccuccio in aria e l'acqua fuoriuscì con un sibilo, creando una fitta nebbiolina candida. — A meno che tu non conosca un metodo più facile per creare un arcobaleno.
In quel momento, la luce del tardo pomeriggio filtrò attraverso il vapore, rifrangendosi nei sette colori dell'arcobaleno. Annabeth mi tese il palmo. — La dracma, prego.
Gliela consegnai e lei se la portò sopra la testa. — Oh dea, accetta la nostra offerta!
Gettò la dracma nell'arcobaleno, dove scomparve in uno scintillio dorato. — Collina Mezzosangue — richiese Annabeth. Per un attimo, non successe nulla. Poi, attraverso la nebbia, mi ritrovai a guardare i campi di fragole con lo stretto di Long Island in lontananza. Era come stare sotto il portico della Casa Grande. Sul parapetto, di spalle, c'era un tizio con i capelli chiari, i pantaloncini corti e una canotta arancione. Aveva una spada di bronzo in mano e sembrava fissare attentamente qualcosa giù nel prato. — Luke! — chiamai."
"Fantastico!" Ansimò Hylla e Percy annuì. "Luke tendeva a fare quell'effetto." "Parlavo del messaggio Iride." "Potevi parlare anche di Luke." Scrollò le spalle Percy e Hermes gli sorrise.
"Si voltò, gli occhi sgranati. Avrei giurato che si trovasse proprio là davanti a me, a un metro di distanza nella nebbia, solo che riuscivo a vedere solamente la parte di lui che compariva nell'arcobaleno. — Percy! — Il suo volto sfregiato si aprì in un largo sorriso. — E c'è anche Annabeth? Grazie agli dei! State bene, ragazzi?
— Noi stiamo... ehm... bene — rispose Annabeth, lisciandosi freneticamente la maglietta sporca e cercando di sistemarsi i capelli spettinati. -Pensavamo...Chirone... cioè...
— È giù alle capanne. — Il sorriso di Luke si spense. -Stiamo avendo qualche problema con i ragazzi del campo. Ma ditemi, è tutto a posto lì da voi? Grover sta bene?"
"Non grazie a te." Mormorò Grover. Chirone sospirò. Luke si era rivelato un traditore, e per quello non era mai venuto a conoscenza di quella chiamata.
"— Sono qui — esclamò. Spostò lo spruzzatore di lato ed entrò nella visuale di Luke. — Che genere di problemi?
Ma in quello stesso istante, una grossa Lincoln Continental entrò nell'autolavaggio con lo stereo che sparava hip-hop a tutto volume. Quando la macchina si infilò nel box accanto al nostro, il basso vibrava così tanto da far tremare l'asfalto.
— Chirone doveva... ehi, cos'è questo chiasso? — gridò Luke.
— Ci penso io! — strillò Annabeth di rimando, visibilmente sollevata di avere una scusa per uscire dalla visuale. — Grover, vieni!
— Cosa? — fece lui.
— Ma...
Grover borbottò qualcosa tipo: "Le ragazze sono più difficili da interpretare dell'Oracolo di Delfi", mi passò lo spruzzatore e seguì Annabeth."
"Non tutte le ragazze sono così." Rise Piper e Grover disse. "Nominamene una che non lo sia, avanti." "Piper non è così." Provò Leo e Jason tossì, in disaccordo. Drew aveva un sorriso trionfante in viso. "Sally non lo è." Disse Talia, e Grover annuì. "Ma Sally è incredibile." Percy annuì concorde. "Mia mamma è incredibile"
"Regolai il tubo in modo da mantenere l'arcobaleno e riuscire ancora a vedere Luke.
— Chirone doveva sedare una rissa — mi gridò Luke per farsi sentire oltre la musica. — Le cose sono piuttosto tese da queste parti, Percy. La voce dello scontro fra Zeus e Poseidone è trapelata. Ancora non sappiamo come: forse è stata la stessa canaglia che ha evocato il segugio infernale. I ragazzi hanno cominciato a schierarsi. Si sta mettendo come una seconda guerra di Troia. Afrodite, Ares e Apollo sostengono Poseidone, più o meno. Atena appoggia Zeus."
"Immagino sia stato lui stesso a fare trapelare la voce." Abbassò la testa Hermes, triste per il figlio. Percy guardò Connor e Travis, che presero Chris e si unirono vicino al padre, che sorrise loro contento.
"Nel box accanto, sentii Annabeth e un tizio che litigavano, poi il volume della musica diminuì drasticamente."
Leo rabbrividì, avendo visto la bionda arrabbiata. "Cosa gli hai detto?" Chiese Silena, interessata. Annabeth scrollò le spalle e Leo disse. "Non importa. Fa comunque paura." "Oh, andiamo!" Piper mosse la mano e Jason chiese a Leo. "Come puoi avere paura di Annabeth e non di Percy?" "Percy è come un cucciolo di golden retriever. Dolce e coccoloso. Annabeth è un piranha. Cattivo e violento." Percy inclinò la testa. "Grazie, immagino."
"— Allora, a che punto siete? — mi chiese Luke. — A Chirone dispiacerà che non lo abbiate trovato.
Gli raccontai quasi tutto, inclusi i miei sogni. Era così bello rivederlo e sentirmi al campo, anche se solo per pochi minuti, che non mi resi conto di quanto avessi parlato finché non sentii il bip dello spruzzatore e capii di avere solo un minuto prima che l'acqua si spegnesse.
— Vorrei essere lì — mi disse Luke. — Non possiamo aiutarvi molto da qui, temo, ma ascolta... dev'essere stato Ade a rubare la Folgore. Era sull'Olimpo il giorno del solstizio d'inverno. Io accompagnavo i ragazzi in gita e l'abbiamo visto.
— Ma Chirone ha detto che un dio non può rubare l'oggetto magico di un altro dio, direttamente.
— È vero — confermò Luke, con un'espressione turbata. -Eppure... Ade ha l'elmo dell'oscurità. Chi altri avrebbe potuto infilarsi nella sala del trono e rubare la Folgore? Bisognava essere invisibili."
"Non ha solo... Mi ha accusata?" Annabeth sentì la propria voce spezzarsi. Percy la guardò triste, prima di dire. "Non ho mai pensato che potessi essere stata tu." "Ma eri la più sospettabile. Ti eri unita senza essere chiamata all'impresa. Poteva essere per coprire le tue tracce." Disse Reyna, spiegando la strategia di Luke. "Una specie di dividi et impera." Spiegò Frank, con un tono gentile. Talia scosse la testa. "Ed è in qualche modo peggiore di quello che ha fatto dopo."
"Restammo zitti entrambi, finché Luke non sembrò accorgersi di ciò che aveva detto. — Oh, ehi — protestò. — Non alludevo ad Annabeth. Io e lei ci conosciamo da una vita. Non lo farebbe mai. È come se fosse la mia sorellina.
Chissà se Annabeth avrebbe gradito la definizione."
Annabeth fissò Percy, che scrollò le spalle. "Eri piuttosto ovvia nella tua cotta." "Era normale! E non avevo una cotta per Luke." "Certo che no." Le disse Drew, dicendo poi. "Non capisco perché lo neghi tanto. Quasi tutti le ragazze del campo hanno avuto una cotta per Luke. Anche alcuni ragazzi. Persino Percy diceva che era bello." "Era biondo, ovvio che Percy avesse un debole per lui." Alzò gli occhi al cielo Talia, ridendo dello sguardo offeso di Percy in risposta. Apollo aveva iniziato a sorridere contento, prima di fermarsi allo sguardo infuriato dello zio. Oh, bene
"Nel box accanto al nostro la musica cessò del tutto. Un uomo strillò terrorizzato, sentii sbattere gli sportelli dell'auto e la Lincoln filò via dall'autolavaggio. Annabeth doveva aver colpito.
— È meglio che tu vada a vedere — mi suggerì Luke. — Ma dimmi, indossi le scarpe volanti? Mi sentirei meglio sapendo che ti sono servite a qualcosa.
— Oh... ehm, sicuro! — Cercai di non fare la figura del bugiardo colto in flagrante. — Sì, sono state molto utili.
— Davvero? — sorrise. Il flusso d'acqua si interruppe. La nebbia cominciò a dissolversi. — Be', Stammi bene lì a Denver — gridò Luke, mentre la sua voce si affievoliva. — E di' a Grover che stavolta andrà meglio! Nessuno verrà trasformato in un pino se lui..."
Grover abbassò la testa e Talia sibilò. "Quel bastardo! Ha davvero accusato Annabeth prima e poi cercato di farti dubitare di Grover?" Percy annuì, guardando Grover. "Pensavo davvero le cose che ti ho detto." "Lo so. Fa solo...Sono contento di essere stato con te. Chiunque altro avrebbe dubitato di Annabeth e snobbato me."
"Ma la nebbia svanì e l'immagine di Luke scomparve nel nulla. Ero solo, in un box vuoto e bagnato. Annabeth e Grover spuntarono ridendo da dietro l'angolo ma, non appena videro la mia faccia, smisero subito. Il sorriso di Annabeth si spense. — Che è successo, Percy? Cos'ha detto Luke?
— Non molto — mentii, la pancia vuota come una casa dei Tre Pezzi Grossi. — Coraggio, andiamo a procurarci la cena."
"Grazie per non avermi mai detto di quello che aveva insinuato." Gli disse Annabeth, la voce debole, e Percy annuì. "Non lo avrei mai fatto."
"Qualche minuto più tardi, eravamo seduti al tavolo di un ristorantino economico decorato con scintillanti cromature. Era pieno di famiglie che mangiavano hamburger e bevevano birre e bibite. Alla fine la cameriera si avvicinò.
Inarcò un sopracciglio, scettica. — Allora?
Dissi: — Noi, ehm, vorremmo ordinare la cena.
— Ce li avete i soldi per pagare, ragazzi?
Il labbro di Grover iniziò a tremare. Avevo paura che si mettesse a belare, o peggio, che si mettesse a mangiare il linoleum. Annabeth sembrava sul punto di svenire dalla fame. Stavo cercando di improvvisare una storia strappalacrime a beneficio della cameriera, quando un rombo scosse tutto l'edificio: una moto grande quanto un cucciolo di elefante aveva accostato al marciapiede. Tutte le conversazioni ai tavoli si interruppero. Il fanale anteriore della motocicletta mandava un bagliore rosso."
"Ares?" Domandò Zeus, confuso. Ares annuì.
"Il serbatoio era decorato con delle fiamme e aveva due fondine borchiate su entrambi i lati, complete di fucili. Il sedile era di pelle, ma di una pelle che somigliava parecchio a... be', pelle umana. Il tizio sulla moto avrebbe spinto un wrestler professionista a rifugiarsi fra le gonne della mamma. Indossava una maglietta aderente rossa, jeans neri e una lunga giacca di pelle nera, con un coltello da caccia legato sulla coscia. Portava degli occhiali da sole a mascherina, rossi, e aveva la faccia più crudele e brutale che avessi mai visto — bella, credo, ma malvagia — con i capelli neri a spazzola e le guance sfregiate da innumerevoli battaglie. La cosa strana era che mi sembrava di aver già visto quella faccia da qualche parte."
I semidei guardarono verso Clarisse e Percy alzò gli occhi al cielo. "No, grazie Sherlock." Michael e rise e Afrodite ansimò. "Molto bello." "Ancora non capisco come qualcuno possa scegliere di passare del tempo con Ares, ma va bene." Percy alzò le spalle. Afrodite lo guardò e lui le sorrise, ricevendo un sorriso anche dalla dea.
"Quando entrò nel ristorante, un vento caldo e secco soffiò nel locale. Tutti si alzarono, come sotto ipnosi, ma il motociclista fece un gesto noncurante con la mano e la gente si sedette di nuovo, tornando alle proprie conversazioni. La cameriera strizzò gli occhi, come se qualcuno le avesse appena premuto un tasto nel cervello, riavvolgendo il nastro. Ripeté: — Ce li avete i soldi per pagare, ragazzi?
— Offro io — disse il motociclista. Si mise a sedere sulla nostra panca, che era decisamente troppo piccola per lui, schiacciando Annabeth contro la vetrina. Poi alzò gli occhi sulla cameriera, che lo stava fissando a bocca aperta, e chiese: — Sei ancora qui?
Le puntò il dito contro e lei si irrigidì. Si voltò come se qualcosa la facesse girare su se stessa, quindi si diresse con passo spedito verso la cucina. Il motociclista mi guardò. Non riuscivo a vedere gli occhi dietro quelle lenti rosse, ma delle brutte sensazioni cominciarono a ribollirmi nello stomaco. Rabbia, risentimento, amarezza. Avevo voglia di tirare un pugno alla parete. Avevo voglia di attaccare briga con qualcuno. Chi si credeva di essere quel tizio?"
"Anche noi dei vogliamo prendere a pugni Ares e la sua aurea non centra niente." Gli disse Apollo, facendolo ridere. Ares fissò il fratellastro, che sorrise e basta.
"Mi rivolse un ghigno cattivo. — E così tu sei il figlio del Vecchio Algamarina, eh?
Avrei dovuto essere sorpreso o spaventato,"
"ma?" Dissero molti semidei insieme e Afrodite li guardò. "Ma cosa?" "Se dice che avrebbe dovuto provare o fare qualcosa, vuol dire che sta per fare altro." Spiegò Michael e Connor annuì. "E se incontra un dio di solito tende a superare velocemente la parte della paura." "Vero." Concordò Travis.
"ma invece mi sentivo come davanti al mio patrigno Gabe. Avevo voglia di farlo a pezzi.
— E a lei che gliene importa?
Gli occhi di Annabeth mi lanciarono un avvertimento. -Percy, lui è...
Il motociclista alzò una mano. — Non c'è problema — disse. — Non mi dispiace un po' di sana sfrontatezza. Finché ci si ricorda chi è che comanda. Sai chi sono io, cuginetto?
A quel punto capii perché quel tizio avesse un'aria familiare. Aveva lo stesso ghigno sprezzante di alcuni dei ragazzi del Campo Mezzosangue: quelli della casa cinque.
— Lei è il padre di Clarisse — esclamai. —Cavolo, ecco di nuovo l'umore gioviale."
"Davvero? Ma hai un desiderio di morte o qualcosa del genere?" Chiese Talia e Percy sbuffò divertito. "Se pensi che questo sia il desiderio di morte, cavolo. Dovresti vedermi dopo." Talia gemette, come fece Poseidone.
"Ares sorrise e si tolse gli occhiali. Al posto degli occhi, però, c'erano soltanto due fiammeggianti orbite vuote, in cui ardevano esplosioni nucleari in miniatura. — Esatto, ragazzo. Ho saputo che hai spezzato la lancia di Clarisse.
— Se lo meritava.
— È probabile. Ma va bene così. Non mi immischio nelle battaglie dei miei figli, ci siamo capiti? Quanto al motivo per cui sono qui, ho sentito che eravate in città e ho una piccola proposta da farvi."
"Sono in una missione che è sensibile al tempo!" Esclamò Atena e Poseidone ringhiò. "Considerando la serie di ritardi che Zeus stava causando, è un miracolo che siano arrivati in tempo." Zeus deglutì davanti allo sguardo di pura furia sul viso del fratello. Non riusciva a ricordare se avesse cercato di uccidere ancora il ragazzo, anche se sperava davvero di no. Tra gli sguardi furiosi di Poseidone e quelli delusi di Estia, cominciava a sentirsi davvero provando.
"La cameriera tornò con dei vassoi straripanti di roba da mangiare: cheeseburger, patatine, cipolle fritte e frullati al cioccolato. Ares le diede qualche dracma. Lei guardò le monete con un certo nervosismo. — Ma questi non sono...
Ares tirò fuori il suo pugnale da caccia e cominciò a pulirsi le unghie. — Problemi, dolcezza?
La cameriera deglutì, poi si allontanò con l'oro. — Non può fare così — dissi ad Ares. — Non può andarsene in giro a minacciare la gente con un coltello.
Lui scoppiò a ridere. — Stai scherzando? Adoro questo paese. Il posto migliore del mondo dopo Sparta. Tu non sei armato, figliolo? Dovresti. C'è un mondo pieno di pericoli, là fuori. Il che mi porta di nuovo alla mia proposta. Ho bisogno che tu mi faccia un favore.
— Che favore potrei mai fare a un dio?
— Qualcosa che un dio non ha il tempo di fare da solo. Non è niente di che. Ho lasciato il mio scudo in un parco acquatico abbandonato, qui in città. Avevo un... appuntamento con la mia ragazza. Siamo stati interrotti. Ho dimenticato di riprendere lo scudo. Voglio che tu lo recuperi per me.
— Perché non ci va da solo?
Il fuoco nelle sue orbite si fece un po' più incandescente. —Perché non ti trasformo in una marmotta e non ti investo con la mia Harley? Perché non ne ho voglia. Un dio ti sta dando l'opportunità di dimostrare quanto vali, Percy Jackson. Ti dimostrerai un codardo? — Si sporse in avanti. — O forse combatti solamente quando c'è un fiume a portata di mano, così il tuo paparino può proteggerti?"
Poseidone ringhiò verso Ares, ma il dio guardò Percy. "Le mie scuse. Non sei un codardo." "Grazie." Accettò le scuse Percy, chinando il capo verso il cugino. Molti sbatterono le palpebre davanti al rispetto che il semidio aveva appena mostrato verso il dio, consapevoli tutti del pensiero che Percy aveva di quel dio in particolare
"Avevo voglia di mollargli un pugno, ma poi capii che era proprio quello che quel tizio si aspettava. Era il potere di Ares a causare la mia rabbia. Si sarebbe divertito un mondo se avessi attaccato. Decisi di non dargli la soddisfazione. — Non siamo interessati — risposi. — Abbiamo già un'impresa da compiere.
Gli occhi infuocati di Ares mi mostrarono cose che non avrei voluto vedere: sangue, esplosioni e cadaveri sul campo di battaglia. — So tutto della tua impresa, figliolo. Quando quell'oggetto è stato rubato, Zeus ha sguinzagliato i migliori per cercarlo: Apollo, Atena, Artemide e me, naturalmente. E se non sono riuscito io a scovare un'arma di quella potenza... — Si leccò le labbra, come se il pensiero della Folgore originale gli stuzzicasse l'appetito. — Be', tu non hai nessuna speranza. Comunque, sto cercando di darti il beneficio del dubbio. Io e tuo padre siamo amici di antica data. Dopo tutto, sono stato io a parlargli dei miei sospetti sul vecchio Fiato Morto.
— È stato lei a dirgli che Ade ha rubato la Folgore?
— Sicuro. Incastrare qualcuno per cominciare una guerra. Il trucco più vecchio del mondo. L'ho capito subito. In un certo senso, devi ringraziare me per la tua piccola impresa.
— Grazie mille — borbottai. -Sono così grato."
Molti risero e Hermes disse. "Amo il tuo senso dell'umorismo e sarcasmo." Percy sorrise verso il dio. Ares alzò gli occhi al cielo. Ancora di più quando Atena disse. "Credo che Ares potrebbe non comprendere il sarcasmo."
"— Ehi, sono un tipo generoso. Fa' questo lavoretto per me, e ti aiuterò. Vedrò di procurare un passaggio a te e ai tuoi amici."
"Vedi?" Atena scosse la testa. "Avevo capito il sarcasmo, Atena. Ma si può ignorare." Le disse Ares, fissandola. "Non dovresti interferire, però." Gli disse Era e Ares scrollò le spalle. "Non stavo interferendo, stavo chiedendo un favore e avevo offerto qualcosa in cambio." Percy fece una smorfia. "Si chiama comunque interferenza, sai?" "Ma è migliore di tutte le altre che hai ricevuto fino a quel momento." "Non è un gran paragone, considerando che le altre erano una Chimera, le Furie, e Medusa." "Medusa non era un'interferenza." Gli fece notare Jason, ma Percy rispose. "Mi piace incolpare Atena per lei."
"— Ce la caviamo benissimo da soli.
— Come no. Niente soldi. Niente mezzi. E senza la minima idea di con chi avete a che fare. Aiutami, e forse ti dirò qualcosa che hai bisogno di sapere... a proposito di tua madre.
— Mia madre?"
"Ares! Non puoi usare la madre del ragazzo come mezzo di scambio!" Era fulminò il figlio, che scrollò le spalle. Estia scosse la testa delusa. "Mi dispiace molto, nipote." "Non preoccuparti zia. Avevi ragione sullo zio. Mia mamma non è stata ferita." Percy sorrise ad Ade che ricambiò il sorriso
"Sogghignò. — Vedo che finalmente ho ottenuto la tua attenzione. Il parco acquatico è a un chilometro e mezzo da qui, seguendo la Delancy in direzione ovest. Non potete sbagliare. Cercate il Tunnel dell'Amore.
— Cos'ha interrotto il suo appuntamento? — chiesi. — Vi ha spaventato qualcosa?
Ares mi mostrò i denti, ma avevo già visto quell'espressione minacciosa in Clarisse. Era nervoso, quasi nascondesse qualcosa. — Sei fortunato ad avere incontrato me, bambino, e non uno degli altri dei dell'Olimpo. Non tutti hanno la mia indulgenza verso le cattive maniere. Ci rivediamo qui quando hai finito. Non mi deludere.
A questo punto devo essere svenuto o caduto in trance, perché quando riaprii gli occhi, Ares non c'era più. Avrei potuto pensare che quella conversazione fosse stata un sogno, ma le facce di Annabeth e Grover mi smentivano.
— Si mette male — commentò Grover. — Ares è venuto a cercarti, Percy. Qui si mette proprio male."
"Perché prima era stata facile, vero?" Chiese Talia e Grover scrollò le spalle. "Intendevo dire che stava peggiorando. Ancora di più."
"Scrutai fuori dalla vetrina. La moto era scomparsa. Ares sapeva davvero qualcosa su mia madre o mi stava solo prendendo in giro? Ora che se n'era andato, tutta la rabbia mi aveva abbandonato. Mi resi conto che Ares doveva divertirsi un mondo a confondere le emozioni della gente. Era questo il suo potere: caricare le passioni al punto da annebbiare il pensiero.
— Perchè prima è stato tutto rose e fiori, vero? Probabilmente è solo un trucco — dissi. — Al diavolo Ares. Andiamocene e basta."
Poseidone sospirò. "Non puoi rifiutare un incarico da parte di un dio." "Ma voi ragazzi non potete interferire, a meno che non sia per rendere le imprese più difficili per noi?" Chiese Percy, guardando il padre e poi Zeus con un cipiglio testardo. Zeus annuì. "Rivedremo le leggi antiche. Abolendo quella legge in primo luogo."
Molti semidei sorrisero, il pensiero di essere aiutati e non solo rovinati durante le imprese che li rendeva più felici.
"— Non possiamo — intervenne Annabeth. — Ascolta, detesto Ares come chiunque altro, ma non puoi ignorare gli dei, se non vuoi incorrere in seria sventura. Non scherzava quando ha detto che poteva trasformarti in un roditore.
Abbassai lo sguardo sul mio cheeseburger, che tutt'a un tratto non mi sembrava più tanto appetitoso. — Perché ha bisogno di noi?
— Forse è un problema in cui serve il cervello — suggerì Annabeth. — Ares è forte. Ma ha soltanto questo. Perfino la forza deve inchinarsi alla saggezza, ogni tanto.
— Ma il parco acquatico... sembrava quasi spaventato. Cosa potrebbe mai mettere in fuga un dio della guerra?
Annabeth e Grover si scambiarono un'occhiata nervosa.
— Temo che dovremo scoprirlo — concluse Annabeth."
"E lo abbiamo scoperto." Scosse la testa Percy, disgustato dal cugino. Ares sorrise divertito, mentre Efesto fissava il fratello. Quelle corde avrebbero potuto ferire duramente i semidei
Erano pensate per dei, dopotutto. Non per mortali fragili.
"Il sole stava calando dietro le montagne quando trovammo il parco acquatico. A giudicare dal cartello, un tempo si chiamava Waterland, ma alcune lettere erano venute via, perciò si leggeva solo WAT R A D. Il cancello principale era chiuso con un lucchetto e sormontato da una protezione di filo spinato. All'interno, enormi scivoli ad acqua, tubi e canali ormai a secco si attorcigliavano ovunque, tuffandosi in vasche vuote. Vecchi biglietti e locandine svolazzavano sull'asfalto. Man mano che si faceva buio, il posto assumeva un'aria triste e lugubre.
— Se Ares porta qui la sua ragazza per un appuntamento — dissi, guardando il filo spinato — non voglio sapere quanto è brutta!"
"Come scusami?" Chiese Afrodite. "Non mi sembrava solo il posto adatto per una dea." Disse Percy. Aggiungendo. "Tranne Atena, forse." Afrodite rise e Atena fissò male il corvino che la ignorò.
"—Percy — mi ammonì Annabeth. — Sii più rispettoso.
— Perché? Pensavo che detestassi Ares.
— È pur sempre un dio. E la sua ragazza ha un bel caratterino."
"Anche tu dovresti mostrare un po' più di rispetto nei miei confronti, mocciosa ateniese." Le disse Afrodite, perdendo la benevolenza che aveva quando guardava Percy. Annabeth arrossì.
"— Non ti conviene insultare la sua bellezza - aggiunse Grover.
— Chi è? Echidna?
— No, Afrodite — rispose Grover, in tono sognante. — La dea dell'amore.
— Ma non era sposata con Efesto? — chiesi."
Efesto sbuffò. "Non importa molto, cugino." Talia indicò Anfitrite e Percy rispose. "Non mi ero reso davvero conto quanto fossero impegnati a tradire i loro partner!" Apollo gli sorrise. "Non ho partner, io." Prima di fargli un occhiolino in risposta. Percy alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
"— E allora? — fece lui.
— Oh! Mi stai dicendo che Afro...
-I nomi sono potenti.- mi disse Annabeth. Decisi di sorvolare sul fatto che aveva sputato nomi come caramelle e li accontentai. -Che beauty queen ha volontariamente dormito con l'enorme idiota più di una volta? Tradendo il marito? Scusa, penso che repairman sia migliore di idiota enorme."
Charles sorrise. "Repairman perché io sono repairboy?" "Si." Sorrise Percy. Efesto rise divertito. "Apprezzo la tua difesa nei miei confronti, cugino. Ma in verità non mi interessa cosa fanno." Afrodite sembrò offesa. "Continui a ostacolarci!" "Era deve approvare un divorzio, ma non lo vuole fare. Ed è divertente umiliare Ares." Afrodite mise il broncio.
"— Bene, come entriamo?
— Maia! — Sulle scarpe di Grover spuntarono le ali. Volò oltre la recinzione, fece una capriola involontaria a mezz'aria e atterrò goffamente dall'altra parte. Si spolverò i jeans facendo l'indifferente, come se avesse calcolato tutto. — Venite anche voi, ragazzi?
Io e Annabeth dovemmo arrampicarci alla vecchia maniera, reggendoci il filo spinato a vicenda per passare dall'altra parte."
"Potevi dare loro un passaggio." Rise Hermes guardando il satiro. Grover sbuffò. "Avrei fatto cadere Percy sul filo spinato." Apollo annuì. "Sentendo la sua fortuna fino ad adesso, non mi viene difficile crederlo." Efesto sbuffò. "Forse dovrei progettare qualcosa per proteggerlo da tutti i tipi di urti." "Per favore, fallo." Disse Poseidone, guardando il nipote speranzoso. Percy alzò gli occhi al cielo.
"Mentre le ombre si allungavano, ci addentrammo nel parco, scrutando le varie attrazioni. C'erano "L'Isola dei Serpenti d'Acqua Dolce", "Occhio alle Mutande" e "Ehi, bello! Dov'è il mio costume?" Non sbucò fuori neanche un mostro. Non si sentiva il minimo rumore. Trovammo un negozio di souvenir lasciato aperto. La merce era ancora allineata sugli scaffali: palle di vetro con la neve dentro, matite, cartoline e pile di...
— Vestiti! — esclamò Annabeth. — Vestiti puliti.
— Già — confermai io. — Ma non puoi mica...
— Sta' a vedere.
Agguantò un'intera fila di roba dagli espositori e scomparve in un camerino. Pochi minuti dopo, emerse rivestita di tutto punto: bermuda a fiori marcati Waterland, un'ampia maglietta rossa Waterland, un paio di scarpe di tela Waterland e uno zainetto Waterland, ovviamente zeppo di altri abiti.
— Al diavolo! — Grover scrollò le spalle.
Poco dopo, tutti e tre eravamo vestiti come cartelloni pubblicitari ambulanti del defunto parco a tema. Continuammo a cercare il tunnel dell'amore."
"Dovevate essere molto carini." Sorrise Michael. Percy guardò Ares. "Che ne pensi?" "Meraviglioso. Risaltava gli occhi." Percy sbuffò divertito, prima di indicare Ares a Michael. "Quello che ha detto lui." Connor scrollò le spalle. "Percy è sempre bello, Michael." "Vero." Concordò il biondo, facendo un occhiolino all'amico che rise.
"Avevo la sensazione che l'intero parco stesse trattenendo il fiato.
—Sai, penso che se fossi in Beauty pretenderei un po' di più di questo dalla Beast.- indicai il posto intorno a noi."
Afrodite storse il naso. "Quel posto era davvero orrendo." Ares fece una smorfia. Da allora, Afrodite aveva preteso di più e il dio aveva faticato a soddisfarla.
"Annabeth sbuffò. -Beh, si potrebbe dire che suo marito non è davvero il suo tipo.
-Ma suo marito è intelligente, un incredibile fabbro. Chi non va pazza per il talento e il cervello?"
Efesto sorrise al ragazzo, che arrossì leggermente. Hermes sorrise guardando il cugino. "Quindi Apollo non ti piace per niente, visto che manca di entrambi?" "Parla per te! Sono il suo cugino preferito." "Penso di essere io." Gli disse Hermes. "Cavolate, sono chiaramente io. Guardami." "È Nico." Disse loro Percy e Hermes disse. "E come dio?" "Artemide." La dea sorrise e Apollo insistette. "Come dio maschio." "Efesto." I due misero il broncio, mentre i tre nominati sorridevano divertiti.
"—Probabilmente, preferisce i... altre persone
-Le piacciono i motociclisti?"
Afrodite sospirò. "A chi non piacciono i motociclisti?" Percy, Talia, Silena, Charles, Travis, Connor, Piper, Gwen, Dakota, Reyna, Hylla alzarono le mani. Michael disse. "Solo se è Percy." "L'ho tipo guidata una volta." "Aspetta, non sapevi guidare una moto?" Gli chiese Will, prima di guardare Michael con gli occhi sbarrati. "Sapevi che non la sapeva guidare?" "Sì, lo sapevo. Ma mi fido di Percy." "Pessima decisione, se vuoi sentire la mia opinione." Disse Percy, facendo ridere Michael, Travis e Connor.
"— Più o meno. Efesto cerca sempre di metterli in imbarazzo. Ecco perché si incontrano in posti fuori mano come...
Si fermò, guardando dritto davanti a sé. — ... questo."
"Doveva essere davvero orrendo." Storse il naso Talia. Percy annuì. "Lo era davvero."
"Volevo rimproverarla per aver usato il nome di un dio, ma ero troppo impegnato ad essere disgustato dallo spettacolo. Davanti a noi c'era un'enorme vasca vuota che sarebbe stata l'ideale per le acrobazie con lo skateboard. Era larga almeno cinquanta metri e aveva la forma di un'insalatiera. Attorno al bordo, una dozzina di statue di bronzo di Cupido faceva la guardia, con le ali spiegate e gli archi tesi. Di fronte a noi, sul lato opposto, c'era l'ingresso di un tunnel, nel quale probabilmente fluiva l'acqua quando la vasca era piena. Il cartello diceva: IL TUNNEL DEI BRIVIDI D'AMORE: NON È ROBA PER I VOSTRI GENITORI!
Grover si avvicinò cautamente al bordo. — Ragazzi, guardate!
Arenata sul fondo della vasca, c'era una barchetta a due posti rosa e bianca, sormontata da un baldacchino e ricoperta di cuoricini. Sul sedile di sinistra, scintillante nella luce tenue del crepuscolo, c'era lo scudo di Ares, un cerchio di bronzo levigato.
— È troppo facile — osservai. — Possibile che dobbiamo solo scendere giù e prenderlo?
Annabeth fece scorrere le dita sulla base della statua di Cupido più vicina. — Qui c'è scolpita una lettera greca — notò. — Eta. Mi chiedo..."
Efesto fece una smorfia. Talia sospirò. "Finite nella trappola di Efesto?" "Yep." Disse Percy, scuotendo la testa. Annabeth sorrise. "Quello che hai fatto dopo è stato piuttosto geniale, lo riconosco anche io." "Tutto quello che faccio lo è." "Morirari giovane." Gli disse Talia, e Percy scrollò le spalle. "Potrei essere investito da un autobus e morire anche essendo tutto rispettoso e cose del genere. Almeno non mi risento." "In che senso?" Chiese Chris, confuso. Percy spiegò. "Risolvo i miei problemi subito. Sono arrabbiato con Era perché ha deciso di vendere mio cugino ai Titani? Glielo dico, e ho risolto. Crono non può usarlo contro di me. Atena vuole uccidermi? Si merita tutti i pettegolezzi su di lei. Ho risolto." Atena fece una smorfia e Hermes inclinò la testa. "Il motivo per cui sei ancora fedele?" "Non solo per quello. Quello è il motivo per cui non sono attratto a tradirvi. Sfruttava il risentimento verso gli dei. Se risolvo ciò che mi crea rabbia, non c'è risentimento, no?" "Vero." Estia gli sorrise e Atena mormorò. "Questo è saggio." "Lo so." "Lo facevi solo perché volevi offenderli." Scosse la testa Talia, e Percy scrollò le spalle. "Resta comunque vero quello che ho detto."
"— Grover — chiesi — senti odore di mostri?
Annusò il vento. — Niente.
— Niente tipo "sotto-l'arco-c'era-Echidna-e-non-hai-sentito-niente", o niente sul serio?
Ci rimase male. — Te l'ho detto, eravamo sottoterra.
— Okay, scusa. — Feci un bel respiro. — Vado."
"Ovviamente volevi andare solo." Sospirò suo padre. "È come se non mi conoscessi nemmeno." Gli disse Percy, divertito.
"— Vengo con te. — Grover non sembrava molto contento, ma ebbi la sensazione che stesse cercando di rimediare a quello che era successo a St Louis.
— No — gli dissi. — Voglio che rimani quassù con le tue scarpe volanti. Sei il Barone Rosso, l'asso del volo, ricordi? Se qualcosa dovesse andare storto, conto su di te per la ritirata.
Grover gonfiò un po' il petto. — Sicuro. Ma cosa potrebbe andare storto?
— Non lo so. È solo una sensazione. Ci sono io, ricorda. Annabeth, vieni con me?
— Stai scherzando? — Mi guardò come se fossi appena piombato giù dalla luna. Aveva le guance in fiamme.
— Che problema c'è, adesso?
— Io, venire con te nel "Tunnel dei Brividi d'Amore"? Ma ti rendi conto di quanto è imbarazzante? E se mi vede qualcuno?
— Ma chi potrebbe vederti? Siamo noi tre e basta!"
"E invece siamo finiti in tv!" Applaudì Percy. Annabeth scosse la testa. "Avevo detto che non sarei dovuta venire." "Vero. Ma nell'intera impresa." Le disse Nico, facendo ridere Travis e Connor. Percy alzò gli occhi al cielo. "Eri solo melodrammatica." "E Percy le riconosce." Disse Jason e Talia continuò. "Riconosci quello che sei."
"Se cercate un modo per complicare le cose, chiedetelo a una ragazza.
— Bene — le dissi. — Faccio da solo
Ma quando cominciai a scendere lungo il fianco della vasca, mi seguì, borbottando qualcosa tipo: "I figli di Poseidone sono solo una gran seccatura.""
Molti fissarono la ragazza, e Percy scrollò le spalle. "Non ti aveva costretta nessuno a seguirmi." Grover scosse la testa. "Anche se non posso darti torto. Percy è una gran seccatura. Ma di solito per Titani e Giganti." Percy sorrise all'amico e Nico ridacchiò.
"Raggiungemmo la barca. Lo scudo era appoggiato su un sedile, con un foulard di seta accanto. Cercai di immaginare Ares e Afrodite là, due divinità che sceglievano proprio quel posto per incontrarsi: l'attrazione di un parco dei divertimenti allo sfascio. Perché? Poi notai qualcosa che non avevo visto dall'alto. L'intero perimetro del bordo della vasca era rivestito di specchi, tutti rivolti verso di noi. In qualunque direzione ci voltassimo, vedevamo la nostra immagine. Ecco perché. Mentre si sbaciucchiavano, Ares e Afrodite potevano ammirare le loro persone preferite: se stessi. Parlava di egocentrismo."
Molti fecero una smorfia disgustata. "È solo così deprimente." Scosse la testa Hermes. Apollo disse. "Magari Dite voleva un'immagine bella da vedere che non fosse Ares." Afrodite rise, divertita.
"Raccolsi il foulard. Era di una scintillante sfumatura di rosa e il profumo era indescrivibile: rose, o allori di montagna. Qualcosa di inebriante. Annabeth me lo strappò di mano — Oh no, non farlo. Stai alla larga dalla magia dell'amore.
-Ehy, molla.- Mi ripresi il foulard. -Penso che lo renderò alla legittima proprietaria. Riesci a credere che Ares non lo abbia nemmeno menzionato?"
"Tu... sei stato tu!" Spalancò gli occhi Ares, guardando sconvolto il ragazzo "Già." Afrodite rise. "È stato davvero bello vedere un ragazzo che aveva capito esattamente come una ragazza meritava di essere trattata. Sei diventato il mio preferito in quel momento." "Grazie, Afrodite."
"Annabeth mi guardò confusa, ma poi scrollò le spalle — Prendi quello scudo, Testa d'Alghe, e andiamocene via di qui."
"Un'ottima idea. Sbrigati ad uscire da lì." Mormorò Poseidone, stringendolo. Percy scrollò le spalle. "Io ci ho provato." "Quindi va storto qualcosa." Disse Jason e Talia gli diede una gomitata. "È Percy." "Vero."
"Nell'istante stesso in cui lo toccai, capii che eravamo nei guai. La mia mano spezzò qualcosa che connetteva lo scudo alla panca. "Una ragnatela" pensai, ma poi guardai il filo che mi era rimasto nel palmo: era una specie di filamento metallico, così sottile da essere quasi invisibile. Il filo elettrico di un allarme."
Efesto guardò i semidei. "Non vi siete fatte male, vero?" "Non troppo, non preoccuparti cugino." Sorrise Percy e Talia annuì. "Sentendo Percy fino ad adesso, è Ares quello che si deve preoccupare."
"— Aspetta — fece Annabeth.
— Troppo tardi.
— C'è un'altra lettera greca sul fianco della barca, un'altra Eta. È una trappola.
-Ma non mi dire!"
"Siete un reality show solo voi due." Rise Piper e Percy la fissò. "Vivo per il tuo intrattenimento." "Dai, fate solo ridere." "Non andavamo d'accordo in quel momento." "E almeno Annabeth non era così solo per gelosia." Disse Hazel, guardando Piper. "Non ero gelosa!" Disse la ragazza e Frank sbuffò. "Lo eri totalmente."
"Un gran fragore metallico interruppe la nostra conversazione, il rumore di un milione di ingranaggi che entravano in azione, come se l'intera vasca si stesse trasformando in una macchina gigantesca. Grover gridò: -Ragazzi!
Su in alto, lungo il bordo, le statue di Cupido stavano portando gli archi in posizione di tiro. Prima che riuscissi a suggerire di metterci al riparo, fecero fuoco, ma non contro di noi: l'uno verso l'altro, da una parte all'altra del bordo. Dalle frecce si dipanavano dei cavi lucenti che, arcuandosi sopra la vasca, andavano ad ancorarsi sul lato opposto, formando un enorme asterisco dorato. Poi dei fili metallici più sottili cominciarono magicamente a intrecciarsi tra le funi principali, intessendo una rete.
— Dobbiamo andarcene — dissi."
"Perché siete ancora lì?" Chiese Tritone e Percy lo fissò. "Il panorama era incredibile." Grover sbuffò divertito e Annabeth disse. "È stata una questione di pochi secondi. Da leggere sembra molto più lungo."
"— Ma davvero? — ironizzò Annabeth. Agguantai lo scudo e scappammo, ma risalire il pendio della vasca non era facile come andare in discesa.
— Forza! — ci incitò Grover.
Stava cercando di tenerci aperto un varco nella rete, ma ovunque la toccasse, i fili metallici si attorcigliavano attorno alle sue mani. Le teste dei Cupidi si spalancarono e ne sbucarono fuori delle telecamere. Tutt'intorno alla vasca spuntarono dei riflettori, accecandoci, e la voce di un altoparlante tuonò: — Diretta sull'Olimpo prevista fra un minuto... cinquantanove, cinquantotto..."
"Oh, siete andati in tv sull'Olimpo davvero?" Chiese Reyna e Percy annuì. "Avevo davvero voglia di picchiare Ares dopo." "Anche prima avevi il desiderio." Gli fece notare Hermes e Percy specificò . "Senza essere colpito dalla sua aurea." "Comprensibile." Apollo fissò il fratellastro.
"— Efesto! — gridò Annabeth. — Che stupida! Eta è l'iniziale di Efesto in greco. Ha costruito questa trappola per sorprendere la moglie con Ares. Adesso verremo trasmessi in diretta sull'Olimpo e faremo la figura dei perfetti idioti!
-Fare la figura degli idioti è la tua preoccupazione? Annabeth sono progettate per trattenere dei! Non siamo dei! Preoccupati di quello!"
"Oh! Per una volta Percy ha le priorità in ordine." Si sorprese Talia e Percy la fissò. "Di che parli, le mie priorità sono sempre in ordine." "Certo." "No, sono sempre in ordine." "Certo, come dici tu."
"Eravamo quasi arrivati in cima, quando gli specchi si aprirono come tanti sportelli e migliaia di minuscole cose metalliche si riversarono fuori.
Annabeth gridò. Era un esercito di raccapriccianti e brulicanti animaletti a molla: il corpo di bronzo, le zampe affusolate, la bocca piccola e a tenaglia, ci correvano incontro formicolando in un'ondata di crepitii e ronzii di metallo.
— Ragni! — disse Annabeth. — Aaaaaaah!
Non l'avevo mai vista andare fuori di testa in quel modo. Cadde all'indietro terrorizzata e feci appena in tempo a tirarla su e a trascinarla verso la barca prima che i ragni robot la assalissero. Quei cosi adesso erano ovunque, riversandosi come una marea verso il centro della vasca, circondandoci su ogni fronte. Mi dissi che probabilmente non erano programmati per uccidere ma solo per bloccarci la strada, morderci e farci fare la figura degli stupidi. Ma poi ripensai anche che quella trappola era stata ideata per degli dei. E noi non eravamo dei. Ci arrampicammo di nuovo sulla barca. Tirai calci per allontanare i ragni che cercavano di salire a bordo. Gridai ad Annabeth di aiutarmi, ma lei era troppo paralizzata per occuparsi di qualcosa di diverso dallo strillare."
"E hai rovinato due volte la situazione." Le disse Travis e Michael annuì. "Non sarei uscito di testa per dei ragni." "E avresti affrontato una furia?" Chiese Atena e Michael annuì. "Per Percy? Tutte e tre." Meritandosi un enorme sorriso da parte del semidio
"— Trenta, ventinove... — recitava l'altoparlante.
I ragni cominciarono a sputare lunghi tratti di filo metallico, cercando di imprigionarci. Erano facili da spezzare, ma ce n'erano così tanti, e i ragni continuavano ad arrivare. Ne scacciai uno dalla gamba di Annabeth con un calcio e le sue tenaglie si portarono via un pezzo della mia scarpa nuova. Grover volteggiava sopra la vasca con le sue scarpe volanti, cercando di allentare la rete, che però non si piegava nemmeno. "Pensa" mi dissi. "Pensa." L'ingresso del Tunnel dell'Amore era sotto la rete. Potevamo usarlo come uscita, se non fosse stato bloccato da un milione di ragni robot. — Quindici, quattordici... — gracchiava l'altoparlante. "Acqua" mi venne in mente. "Da dove proviene l'acqua del tunnel?""
"Oh, usi i tuoi poteri?" Silena sorrise a Percy e Charles sorrise. "Finalmente si ricorda di usarli, vuoi dire." "Ehy, ero nuovo, dammi tregua!"
"Poi li vidi: grossi tubi idraulici dietro gli specchi, nel punto da cui erano sbucati i ragni. E al di sopra della rete, accanto a uno dei Cupidi, la cabina vetrata che doveva fungere da stazione di controllo.
— Grover! — gridai. — Vai in quella cabina! Trova il pulsante di accensione!
— Ma...
— Fallo!"
"Vedi? Sei fantastico quando prendi il ruolo da leader." Gli sorrise Silena e Charles annuì. "Ti serve solo un po' di sicurezza." Clarisse annuì. "Hai un ottimo istinto e sei veloce a pensare nei momenti di pressione." Percy le sorrise, dicendo. "Quanto ha fatto male ammetterlo?" "Meno di quanto pensassi avrebbe fatto." Percy rise e Michael scosse la testa. "Non posso ancora credere che avete legato per 'togliamo il sorriso dal viso di Annabeth e Talia'" "É un ottimo motivo per legare!" Disse Percy e Clarisse annuì. "E Percy era stato convincente nel convincermi a unirmi ai vostri sei."
"Era una speranza folle, ma era la nostra unica possibilità. I ragni adesso avevano ricoperto tutta la prua della barca. Annabeth stava davvero dando di matto. Dovevo tirarci fuori di lì. Grover entrò nella cabina di controllo e si mise a smanettare sui pulsanti. — Cinque, quattro...
Mi lanciò uno sguardo disperato, alzando le mani. Un segnale chiaro: aveva premuto ogni pulsante, ma non stava ancora succedendo nulla. Chiusi gli occhi e cominciai a immaginare scene acquatiche: onde, fiumi tumultuosi, il Mississippi. Avvertii una stretta familiare alla bocca dello stomaco. Immaginai di trascinare l'oceano fino a Denver."
"Non lo hai fatto davvero, vero?" Chiese Tritone e Percy scosse la testa. "No, non penso nemmeno di poterlo fare." Travis e Connor lo guardarono. "No, non ci provo nemmeno. Hai idea di quanti danni potrei fare se ci riuscissi?" "Non li fai abitualmente?" Chiese Jason e Percy scrollò le spalle. "Per necessità, non per esperimenti stupidi."
"— Due, uno... zero!
L'acqua esplose fuori dai tubi, precipitando con un boato nella vasca e spazzando via i ragni. Costrinsi Annabeth a sedersi accanto a me e le allacciai la cintura di sicurezza nello stesso istante in cui l'onda violenta ci investiva dall'alto, travolgendo i ragni e innaffiandoci completamente, senza ribaltarci. La barca si girò, si sollevò nella marea e prese a ruotare su se stessa attorno al gorgo. L'acqua era piena di ragni in cortocircuito, alcuni dei quali esplodevano violentemente, scaraventati contro le pareti della vasca. Avevamo i riflettori puntati addosso. Le Cupido-camere stavano girando la diretta per l'Olimpo. Ma io riuscivo a concentrarmi solo sul governo della barca. Le ordinai di cavalcare la corrente, tenendosi alla larga dal muro. Forse era la mia immaginazione, ma la barca sembrava obbedirmi. Almeno per il momento non si era infranta in un milione di pezzi."
"Hai controllato la corrente al primo tentativo." Poseidone sorrise orgoglioso a Percy, che ricambiò il sorriso.
"Girammo in tondo per un'ultima volta, con il livello dell'acqua ormai così alto da farci quasi finire schiacciati contro la rete metallica. Poi il muso della barca puntò dritto verso il tunnel e partimmo a razzo nel buio.
Io e Annabeth ci tenemmo forte, strillando a squarciagola mentre la barca sfrecciava lungo gli anelli e le curve vertiginose del percorso e si lanciava in tuffi ripidissimi, superando immagini di Romeo e Giulietta e un mucchio di altra roba sdolcinata. Poco dopo eravamo fuori dal tunnel, con l'aria notturna che ci fischiava fra i capelli mentre la barca si precipitava a rotta di collo verso l'uscita. Se l'attrazione fosse stata ancora in funzione, avremmo superato in tutta tranquillità la rampa del Cancello dell'Amore e saremmo atterrati sani e salvi nella vasca d'uscita. Ma c'era un problema. Il Cancello dell'Amore era chiuso con una catena. Le due barche schizzate fuori dal tunnel prima di noi adesso erano ammonticchiate contro la barricata: una sommersa, l'altra spaccata a metà.
— Slacciati la cintura — gridai ad Annabeth."
"Sei fuori di testa?" Gli chiese Talia, e Percy annuì. "É un modo di essere, non posso metterlo in pausa."
"— Sei impazzito?
— Preferisci morire spiaccicata? — Mi fissai lo scudo di Ares al braccio. — Dobbiamo saltare!"
"Idea folle!" Applaudì Travis e Connor annuì. "Era il momento!" "Almeno non può far arrabbiare nessuno, non c'è nessuno." Disse Silena e Michael alzò la mano. "É in diretta sull'Olimpo e poi deve vedere Ares. Può fare arrabbiare un sacco di persone contemporaneamente." Silena gemette e Percy disse. "Sono stato perfettamente educato. " ricevendo degli sguardi dubbiosi da tutti i presenti.
"La mia idea era semplice e folle. Quando la barca avrebbe colpito la barricata, avremmo usato la forza dell'impatto come una molla per saltare il cancello. Avevo sentito parlare di gente che era sopravvissuta a incidenti automobilistici in questo modo, dopo un volo di parecchi metri dallo scontro."
Atena spalancò la bocca. "Questa è... Un'ottima idea." Atena si ritrovò sotto una serie di sguardi sconvolti. "Oh, posso riconoscere un buon piano quando lo vedo!" Disse la dea, scacciando con una mano tutte le occhiate.
"Con un po' di fortuna, saremmo atterrati nella vasca. Annabeth sembrava aver capito. Mi afferrò la mano mentre il cancello si faceva sempre più vicino.
— Al mio via — dissi.
— No! Al mio via!
— Cosa?
— È una legge fisica! — gridò. — Per calcolare l'angolo di traiettoria...
— Bene! — esclamai. — Al tuo via!"
"Almeno sapevo che si era ripresa dai ragni assassini." Disse Percy, facendo ridere gli altri. "Ragni assassini." Ripetè Leo.
"Lei esitò... esitò... e poi strillò: — Ora!
Crac! Annabeth aveva ragione. Ma non glielo avrei detto."
"Ah! Lo hai appena fatto!" Annabeth sorrise a Percy, che scrollò le spalle. "Penso di poter sopravvivere alla cosa." "Perchè riconosci che aveva ragione?" Chiese Silena, preoccupata. Percy sorrise.
"Se avessimo saltato quando dicevo io, saremmo andati a sbattere contro il cancello. Lei invece ci aveva garantito la massima spinta. Ma, sfortunatamente, era un po' più forte di quella necessaria. La barca si fracassò nel mucchio e noi volammo in aria, oltre il cancello, oltre la vasca, e poi giù, verso l'asfalto. Qualcosa mi afferrò da dietro. Annabeth esclamò: — Ahi!
Era Grover!"
"Bella presa!" Annuì Hermes e Talia applaudì. "Il Barone Rosso, davvero!" Grover sorrise e arrossì ai complimenti.
"A mezz'aria, aveva afferrato me per la maglietta e Annabeth per un braccio, e stava cercando di evitarci un atterraggio disastroso, solo che noi due viaggiavamo alla velocità della luce.
— Siete troppo pesanti! — si lagnò Grover. — Stiamo andando giù!
Precipitammo a terra, con Grover che faceva del suo meglio per rallentare la caduta. Ci schiantammo contro un tabellone fotografico e la testa di Grover finì direttamente nel buco in cui i turisti infilavano la faccia per fingersi Nunù, la Simpatica Balena. Io e Annabeth cademmo a terra, ammaccati ma sani e salvi. Avevo ancora lo scudo di Ares al braccio. Dopo aver ripreso fiato, tirammo fuori Grover dal tabellone e lo ringraziammo per averci salvato la vita. Mi voltai a guardare il Tunnel dell'Amore: l'acqua stava calando e la nostra barca si era fracassata contro il cancello. A un centinaio di metri di distanza, all'ingresso della vasca, i Cupidi stavano ancora filmando. Le statue si erano girate in modo da puntarci le videocamere addosso e avevamo i riflettori in faccia.
— Lo spettacolo è finito! — gridai. — Grazie e buona serata!
I Cupidi tornarono nella posizione originaria. Le luci si spensero. Il parco piombò di nuovo nel buio e nel silenzio, tranne per il tenue sgocciolio proveniente dalla vasca d'uscita del Tunnel dell'Amore. Mi chiesi se in quel momento sull'Olimpo stesse andando in onda la pubblicità e se le nostre prestazioni fossero piaciute."
"Lo erano molto!" Sorrise Hermes e Apollo annuì. "Sono stato così felice di vederti dopo! Peccato che ho dovuto aspettare tre anni." "Peccato che non sia stato di più." Annuì Percy, che guardò Annabeth. "Incolpo te, tra l'altro." "Ero stata rapita. Da una manticora." "Ho dovuto sopportare Apollo e Talia." "Vince Percy." Annuì Nico, facendo ridere Percy e corrugare la fronte a Talia. Annabeth era esitante. "Non poteva essere così male." "Lo era, fidati." Disse Grover, rabbrividendo. Percy annuì.
"Odiavo essere preso in giro. Odiavo essere ingannato. E avevo un mucchio di esperienza con i bulli a cui piaceva farmi questo genere di cose. Sollevai lo scudo col braccio e mi voltai verso i miei amici.
— Dobbiamo scambiare due chiacchiere con Ares."
"Oh, cosa gli hai fatto?" Si rianimò Efeso, che era stato un minimo deluso dal non vedere i due dei intrappolati e preoccupato per i due mortali. "Io, niente." Sorrise Percy, guardando poi Afrodite che sorrise.
"Chi legge?" Chiese Clarisse e Connor prese il libro. "Tocca a me!"Angolo autrice
Alla prossima
By rowhiteblack
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THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSON
FanficDopo Eroi dell'olimpo, quando Zeus deve decidere la punizione di Apollo, semidei e dei si ritrovano nella Sala del Trono per leggere dieci libri dall'aria innocua. Leggere la vita dei loro figli renderà più dolci gli immortali e darà più senso a Zeu...