UN DIO CI COMPRA I CHEESEBURGER

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"Quale dio ha interferito così esplicitamente?" Domandò Zeus, alzando la testa offeso per la mancanza di rispetto così esplicita "Vuoi dire eccetto te, fratello?" Ringhiò Poseidone.  
"Il pomeriggio   dopo,   il   quattordici   giugno,   sette   giorni   prima   del solstizio,  il  nostro  treno  arrivò  a  Denver.  Non  mangiavamo  dalla  sera prima,  quando  avevamo  cenato  nel  vagone  ristorante  da  qualche  parte  in Kansas.  Non  vedevamo  una  doccia  dalla  Collina  Mezzosangue  ed  ero certo che  si  sentisse."
"Che schifo." Arricciò il naso Drew e Hazel scosse la testa. "Non abbiamo mai il tempo per una doccia." "Vero?" Chiese Percy, alzando gli occhi al cielo.
"—  Proviamo  a  contattare  Chirone  —  propose  Annabeth.  —  Voglio raccontargli  della  tua  chiacchierata  con lo spirito  del  fiume.
— Non possiamo  usare  il  telefono,  vero?
— E  chi  ha  parlato  di  telefono?
Vagammo  in  città  per  una  mezzoretta,  anche  se  non  sapevo  cosa cercasse  Annabeth,  di  preciso.  L'aria  era  calda  e  secca  e  faceva  uno  strano effetto  dopo  l'umidità  di  St  Louis.  Ovunque  ci  voltassimo,  sembrava  che  le Montagne  Rocciose  mi  stessero  fissando,  come  l'onda  di  un  maremoto pronta  ad abbattersi  sulla  città. Alla  fine  trovammo  un  autolavaggio  deserto.  Ci  dirigemmo  al  box  più discosto   dalla  strada,  tenendo  gli  occhi  aperti  per  scorgere  eventuali pattuglie  della  polizia.  Eravamo  tre  ragazzini  che  si  aggiravano  senza  auto in  un  autolavaggio:  qualunque  poliziotto  degno  della  sua  ciambella  al cioccolato  avrebbe  capito  che  stavamo  tramando  qualcosa."
Chirone si agitò. "Non ho mai ricevuto nessuna comunicazione." I tre si guardarono prima di scrollare le spalle. Era un chiaro segnale che Luke era un traditore. "Degno della sua ciambella al cioccolato?" Chiese Talia, divertita. Percy scrollò le spalle. "Non hai mai visto i poliziotti a NYC nelle loro pause? Hanno tutti una ciambella in mano."
"—  Che  stiamo   facendo?   —  chiesi,   mentre   Grover   estraeva   lo spruzzatore.
— Ci  vogliono  settantacinque  centesimi  —  brontolò.  —  A  me  ne  sono rimasti  solo  cinquanta. Annabeth?
— Non guardare  me  — rispose  lei.  — Il  vagone  ristorante  mi  ha  ripulita.
Tirai  fuori  gli  ultimi  spiccioli  che  avevo  e  diedi  a  Grover  venticinque centesimi,  rimanendo   con   due   monetine   da   cinque   e   una   dracma dell'emporio  di  Medusa."
"Perché non avete usato i poteri di Percy?" Domandò Persefone, confusa. I tre si guardarono e Grover disse. "Perché siamo un gruppo di idioti e a nessuno di noi era venuto in mente." "L'importante è ammettere i propri limiti." Annuì Percy e Grover fu d'accordo.
"— Ottimo  —  esultò  Grover.  —  Potremmo  usare  anche  uno  spruzzatore manuale,  naturalmente,  ma  la  connessione  non  è  buona  e  dopo  un  po'  mi  fa sempre  male  il  braccio  a  furia  di  premere.
— Ma di  che  cosa  stai  parlando?"
"Adoro quando non mi risponde nessuno." Sospirò Percy e Talia rise. "Allora mi sa che ti sei divertito molto." Percy scrollò le spalle e Talia smise di ridere, rendendosi conto che quell'atteggiamento aveva contribuito ai pensieri del cugino. Chirone chiuse gli occhi, rendendosi conto della stessa cosa e rimproverandosi per non essersi accorto dell'evidente dolore del ragazzo. Aveva fallito persino con uno dei suoi semidei preferiti.
"Infilò  le  monete  nella  fessura  e  posizionò  la  manopola  SU  ACQUA VAPORIZZATA. — Dell'iPhone  — rispose  lui.
— E  cosa  c'entra  l'autolavaggio?
— La  "i"  sta  per  Iride  —  spiegò  Annabeth.  —  La  dea  dell'arcobaleno, Iride,  è  la  messaggera  degli  dei.  Se  sai  come  chiederlo  e  lei  non  è  troppo occupata,  offre  il  servizio  anche  ai  mezzosangue.
—  Volete  evocare  una  dea  con  uno  spruzzatore?
"Evocare una dea con uno spruzzatore? Non sono sicura di aver capito." Scosse la testa Reyna e Annabeth sospirò. "È con l'arcobaleno. Usiamo l'arcobaleno per mandare messaggi Iride." "E funziona?" Domandò Hylla incuriosita. "Assolutamente." I romani guardarono interessati Charles che, prendendo il suggerimento, continuò a leggere.
"Grover  puntò  il beccuccio  in  aria  e  l'acqua  fuoriuscì  con  un  sibilo,  creando  una  fitta nebbiolina  candida.  —  A  meno  che  tu  non  conosca  un  metodo  più  facile per  creare  un arcobaleno.
In  quel  momento,  la  luce  del  tardo  pomeriggio  filtrò  attraverso  il  vapore, rifrangendosi  nei  sette  colori  dell'arcobaleno. Annabeth  mi  tese  il  palmo.  — La  dracma,  prego.
Gliela  consegnai  e  lei  se  la  portò  sopra  la  testa.  —  Oh  dea,  accetta  la nostra  offerta!
Gettò   la  dracma  nell'arcobaleno,  dove  scomparve  in  uno  scintillio dorato. —  Collina  Mezzosangue  —  richiese  Annabeth.  Per  un attimo,  non successe  nulla. Poi, attraverso  la  nebbia,  mi  ritrovai  a  guardare  i  campi  di  fragole  con  lo stretto  di  Long  Island  in  lontananza.  Era  come  stare  sotto  il  portico  della Casa  Grande.  Sul  parapetto,  di  spalle,  c'era  un  tizio  con  i capelli  chiari,  i pantaloncini  corti  e  una  canotta  arancione.  Aveva  una  spada  di  bronzo  in mano  e  sembrava  fissare  attentamente  qualcosa  giù nel  prato. — Luke!  — chiamai."
"Fantastico!" Ansimò Hylla e Percy annuì. "Luke tendeva a fare quell'effetto." "Parlavo del messaggio Iride." "Potevi parlare anche di Luke." Scrollò le spalle Percy e Hermes gli sorrise.
"Si  voltò,  gli  occhi  sgranati.  Avrei  giurato  che  si  trovasse  proprio  là davanti  a  me,  a  un  metro  di  distanza  nella  nebbia,  solo  che  riuscivo  a vedere  solamente  la  parte  di  lui  che  compariva  nell'arcobaleno.    — Percy!  —  Il  suo  volto  sfregiato  si  aprì  in  un  largo  sorriso.  —  E  c'è anche  Annabeth?  Grazie  agli  dei!  State  bene, ragazzi?
—  Noi  stiamo...   ehm...   bene   —   rispose   Annabeth,   lisciandosi freneticamente la maglietta sporca  e  cercando  di  sistemarsi  i  capelli spettinati. -Pensavamo...Chirone...  cioè...
— È giù alle  capanne.  —  Il  sorriso  di  Luke  si  spense. -Stiamo  avendo qualche  problema  con  i  ragazzi  del  campo.  Ma  ditemi,  è  tutto  a  posto  lì  da voi?  Grover  sta  bene?"
"Non grazie a te." Mormorò Grover. Chirone sospirò. Luke si era rivelato un traditore, e per quello non era mai venuto a conoscenza di quella chiamata.
"—  Sono  qui  —  esclamò.  Spostò  lo  spruzzatore  di  lato  ed  entrò  nella visuale  di  Luke. — Che  genere  di  problemi?
Ma  in  quello  stesso  istante,  una  grossa  Lincoln  Continental  entrò nell'autolavaggio   con   lo  stereo  che  sparava  hip-hop  a  tutto  volume. Quando  la  macchina  si  infilò  nel  box  accanto  al  nostro,  il  basso  vibrava così  tanto  da  far  tremare  l'asfalto.
— Chirone  doveva... ehi,  cos'è  questo chiasso?  — gridò  Luke.
— Ci penso  io!  —  strillò  Annabeth  di  rimando,  visibilmente  sollevata  di avere  una  scusa  per  uscire  dalla  visuale.  — Grover, vieni!
— Cosa?  — fece  lui. 
— Ma...
Grover   borbottò   qualcosa   tipo:   "Le  ragazze   sono  più  difficili   da interpretare   dell'Oracolo   di   Delfi",   mi   passò   lo   spruzzatore   e  seguì Annabeth."
"Non tutte le ragazze sono così." Rise Piper e Grover disse. "Nominamene una che non lo sia, avanti." "Piper non è così." Provò Leo e Jason tossì, in disaccordo. Drew aveva un sorriso trionfante in viso. "Sally non lo è." Disse Talia, e Grover annuì. "Ma Sally è incredibile." Percy annuì concorde. "Mia mamma è incredibile"
"Regolai  il  tubo  in  modo  da  mantenere  l'arcobaleno  e  riuscire  ancora  a vedere  Luke.
— Chirone  doveva  sedare  una  rissa  —  mi  gridò  Luke  per  farsi  sentire oltre  la  musica.  —  Le  cose  sono  piuttosto  tese  da  queste  parti,  Percy.  La voce  dello  scontro  fra  Zeus  e  Poseidone  è  trapelata.  Ancora  non  sappiamo come:  forse  è  stata  la  stessa  canaglia  che  ha  evocato  il  segugio  infernale.  I ragazzi  hanno  cominciato  a  schierarsi.  Si  sta  mettendo  come  una  seconda guerra  di  Troia.  Afrodite,  Ares  e  Apollo  sostengono  Poseidone,  più  o meno.  Atena  appoggia  Zeus."
"Immagino sia stato lui stesso a fare trapelare la voce." Abbassò la testa Hermes, triste per il figlio. Percy guardò Connor e Travis, che presero Chris e si unirono vicino al padre, che sorrise loro contento.
"Nel  box  accanto,  sentii Annabeth  e  un  tizio  che  litigavano,  poi  il  volume  della  musica  diminuì drasticamente."
Leo rabbrividì, avendo visto la bionda arrabbiata. "Cosa gli hai detto?" Chiese Silena, interessata. Annabeth scrollò le spalle e Leo disse. "Non importa. Fa comunque paura." "Oh, andiamo!" Piper mosse la mano e Jason chiese a Leo. "Come puoi avere paura di Annabeth e non di Percy?" "Percy è come un cucciolo di golden retriever. Dolce e coccoloso. Annabeth è un piranha. Cattivo e violento." Percy inclinò la testa. "Grazie, immagino."
"—  Allora,  a  che  punto  siete?  —  mi  chiese  Luke.  —  A  Chirone dispiacerà  che  non lo abbiate  trovato.
Gli  raccontai  quasi  tutto,  inclusi  i  miei  sogni.  Era  così  bello  rivederlo  e sentirmi  al  campo,  anche  se  solo  per  pochi  minuti,  che  non  mi  resi  conto  di quanto  avessi  parlato  finché  non  sentii  il  bip  dello  spruzzatore  e  capii  di avere  solo un minuto  prima  che  l'acqua  si  spegnesse.
— Vorrei  essere  lì  —  mi  disse  Luke.  —  Non  possiamo  aiutarvi  molto  da qui,  temo,  ma  ascolta...  dev'essere  stato  Ade  a  rubare  la  Folgore.  Era sull'Olimpo  il  giorno  del  solstizio  d'inverno.  Io  accompagnavo  i  ragazzi  in gita  e  l'abbiamo  visto.
— Ma Chirone  ha  detto  che  un  dio  non  può  rubare  l'oggetto  magico  di un altro  dio,  direttamente.
— È vero  —  confermò  Luke,  con  un'espressione  turbata.  -Eppure... Ade  ha  l'elmo  dell'oscurità.  Chi  altri  avrebbe  potuto  infilarsi  nella  sala  del trono  e  rubare  la  Folgore?  Bisognava  essere  invisibili."
"Non ha solo... Mi ha accusata?" Annabeth sentì la propria voce spezzarsi. Percy la guardò triste, prima di dire. "Non ho mai pensato che potessi essere stata tu." "Ma eri la più sospettabile. Ti eri unita senza essere chiamata all'impresa. Poteva essere per coprire le tue tracce." Disse Reyna, spiegando la strategia di Luke. "Una specie di dividi et impera." Spiegò Frank, con un tono gentile. Talia scosse la testa. "Ed è in qualche modo peggiore di quello che ha fatto dopo."
"Restammo  zitti  entrambi,  finché  Luke  non  sembrò  accorgersi  di  ciò  che aveva  detto. —  Oh,  ehi  —  protestò.  —  Non  alludevo  ad  Annabeth.  Io  e  lei  ci conosciamo  da  una  vita.  Non  lo  farebbe  mai.  È  come  se  fosse  la  mia sorellina.
Chissà  se  Annabeth  avrebbe  gradito  la  definizione."
Annabeth fissò Percy, che scrollò le spalle. "Eri piuttosto ovvia nella tua cotta." "Era normale! E non avevo una cotta per Luke." "Certo che no." Le disse Drew, dicendo poi. "Non capisco perché lo neghi tanto. Quasi tutti le ragazze del campo hanno avuto una cotta per Luke. Anche alcuni ragazzi. Persino Percy diceva che era bello." "Era biondo, ovvio che Percy avesse un debole per lui." Alzò gli occhi al cielo Talia, ridendo dello sguardo offeso di Percy in risposta. Apollo aveva iniziato a sorridere contento, prima di fermarsi allo sguardo infuriato dello zio. Oh, bene   
"Nel  box  accanto  al nostro   la  musica  cessò  del  tutto.  Un  uomo  strillò  terrorizzato,  sentii sbattere  gli  sportelli  dell'auto  e  la  Lincoln  filò  via  dall'autolavaggio. Annabeth doveva aver colpito.
— È meglio  che  tu  vada  a  vedere  —  mi  suggerì  Luke.  —  Ma  dimmi, indossi  le  scarpe  volanti?  Mi  sentirei  meglio  sapendo  che  ti  sono  servite  a qualcosa.
— Oh...  ehm,  sicuro!  —  Cercai  di  non  fare  la  figura  del bugiardo colto in  flagrante.  — Sì, sono  state  molto  utili.
— Davvero?  — sorrise. Il  flusso  d'acqua  si  interruppe.  La  nebbia  cominciò  a  dissolversi. — Be',  Stammi  bene  lì  a  Denver  — gridò  Luke,  mentre  la  sua  voce  si affievoliva.  —  E  di'  a  Grover  che  stavolta  andrà  meglio!  Nessuno  verrà trasformato  in un pino se  lui..."
Grover abbassò la testa e Talia sibilò. "Quel bastardo! Ha davvero accusato Annabeth prima e poi cercato di farti dubitare di Grover?" Percy annuì, guardando Grover. "Pensavo davvero le cose che ti ho detto." "Lo so. Fa solo...Sono contento di essere stato con te. Chiunque altro avrebbe dubitato di Annabeth e snobbato me."
"Ma  la  nebbia  svanì  e  l'immagine  di  Luke  scomparve  nel  nulla.  Ero  solo, in  un box vuoto e  bagnato. Annabeth  e  Grover  spuntarono  ridendo  da  dietro  l'angolo  ma,  non appena  videro  la  mia  faccia,  smisero  subito.  Il  sorriso  di  Annabeth  si spense.  — Che  è  successo, Percy?  Cos'ha  detto  Luke?
— Non  molto  —  mentii,  la  pancia  vuota  come  una  casa  dei  Tre  Pezzi Grossi.  — Coraggio, andiamo  a  procurarci  la  cena."
"Grazie per non avermi mai detto di quello che aveva insinuato." Gli disse Annabeth, la voce debole, e Percy annuì. "Non lo avrei mai fatto."
"Qualche  minuto  più  tardi,  eravamo  seduti  al  tavolo  di  un  ristorantino economico  decorato  con  scintillanti  cromature.  Era  pieno  di  famiglie  che mangiavano  hamburger  e  bevevano birre  e  bibite. Alla  fine  la  cameriera  si  avvicinò. 
Inarcò  un  sopracciglio,  scettica.  — Allora?
Dissi:  — Noi, ehm,  vorremmo  ordinare  la  cena.
— Ce  li  avete  i  soldi  per  pagare, ragazzi?
Il  labbro  di  Grover  iniziò  a  tremare.  Avevo  paura  che  si  mettesse  a belare,   o  peggio,  che  si  mettesse  a  mangiare  il  linoleum.  Annabeth sembrava  sul  punto di  svenire  dalla  fame. Stavo  cercando  di  improvvisare  una  storia  strappalacrime  a  beneficio della  cameriera,  quando  un  rombo  scosse  tutto  l'edificio:  una  moto  grande quanto  un cucciolo  di  elefante  aveva  accostato  al  marciapiede. Tutte  le  conversazioni  ai  tavoli  si  interruppero.  Il  fanale  anteriore  della motocicletta  mandava  un  bagliore  rosso." 
"Ares?" Domandò Zeus, confuso. Ares annuì.
"Il  serbatoio  era  decorato  con  delle fiamme  e  aveva  due  fondine  borchiate  su entrambi  i  lati,  complete  di  fucili. Il  sedile  era  di  pelle,  ma  di  una  pelle  che  somigliava  parecchio  a...  be', pelle  umana. Il  tizio  sulla  moto  avrebbe  spinto  un  wrestler  professionista  a  rifugiarsi fra  le  gonne  della  mamma.  Indossava  una  maglietta  aderente  rossa,  jeans neri  e  una  lunga  giacca  di  pelle  nera,  con  un  coltello  da  caccia  legato  sulla coscia.  Portava  degli  occhiali  da  sole  a  mascherina,  rossi,  e  aveva  la  faccia più  crudele  e  brutale  che  avessi  mai  visto  —  bella,  credo,  ma  malvagia  — con  i  capelli  neri  a  spazzola  e  le  guance  sfregiate  da  innumerevoli battaglie.  La  cosa  strana  era  che  mi  sembrava  di  aver  già  visto  quella faccia  da  qualche  parte."
I semidei guardarono verso Clarisse e Percy alzò gli occhi al cielo. "No, grazie Sherlock." Michael e rise e Afrodite ansimò. "Molto bello." "Ancora non capisco come qualcuno possa scegliere di passare del tempo con Ares, ma va bene." Percy alzò le spalle. Afrodite lo guardò e lui le sorrise, ricevendo un sorriso anche dalla dea.
"Quando  entrò  nel  ristorante,  un  vento  caldo  e secco  soffiò  nel  locale. Tutti si alzarono,  come  sotto  ipnosi,  ma  il  motociclista  fece  un  gesto noncurante  con  la  mano  e  la  gente  si  sedette  di  nuovo,  tornando  alle proprie  conversazioni.  La  cameriera  strizzò  gli  occhi,  come  se  qualcuno  le avesse  appena  premuto  un  tasto  nel  cervello,  riavvolgendo  il  nastro. Ripeté:  — Ce  li  avete  i  soldi  per  pagare, ragazzi?
— Offro  io  —  disse  il  motociclista.  Si  mise  a  sedere  sulla  nostra  panca, che  era  decisamente  troppo  piccola  per  lui,  schiacciando  Annabeth  contro la  vetrina. Poi  alzò  gli  occhi  sulla  cameriera,  che  lo  stava  fissando  a  bocca  aperta,  e chiese:  — Sei  ancora  qui?
Le  puntò  il  dito  contro  e  lei  si  irrigidì.  Si  voltò  come  se  qualcosa  la facesse  girare  su  se  stessa,  quindi  si  diresse  con  passo  spedito  verso  la cucina. Il  motociclista  mi  guardò.  Non  riuscivo  a  vedere  gli  occhi  dietro  quelle lenti  rosse,  ma  delle brutte  sensazioni  cominciarono  a  ribollirmi  nello stomaco.  Rabbia,  risentimento,  amarezza.  Avevo  voglia  di  tirare  un  pugno alla  parete.  Avevo  voglia  di  attaccare  briga  con  qualcuno.  Chi  si  credeva  di essere  quel  tizio?"
"Anche noi dei vogliamo prendere a pugni Ares e la sua aurea non centra niente." Gli disse Apollo, facendolo ridere. Ares fissò il fratellastro, che sorrise e basta.
"Mi  rivolse  un  ghigno  cattivo.  —  E  così  tu  sei  il figlio del  Vecchio Algamarina,  eh?
Avrei  dovuto  essere  sorpreso  o  spaventato,"
"ma?" Dissero molti semidei insieme e Afrodite li guardò. "Ma cosa?" "Se dice che avrebbe dovuto provare o fare qualcosa, vuol dire che sta per fare altro." Spiegò Michael e Connor annuì. "E se incontra un dio di solito tende a superare velocemente la parte della paura." "Vero." Concordò Travis.
"ma  invece  mi  sentivo  come davanti  al  mio  patrigno  Gabe.  Avevo  voglia  di  farlo  a  pezzi. 
—  E  a  lei  che gliene  importa?
Gli  occhi  di  Annabeth mi  lanciarono  un avvertimento.  -Percy,  lui  è...
Il  motociclista  alzò  una  mano. — Non  c'è  problema  —  disse.  — Non  mi  dispiace  un  po'  di  sana sfrontatezza.  Finché  ci  si  ricorda  chi  è  che  comanda.  Sai  chi  sono  io, cuginetto?
A  quel  punto  capii  perché  quel  tizio  avesse  un'aria  familiare.  Aveva  lo stesso  ghigno  sprezzante  di  alcuni  dei  ragazzi  del  Campo  Mezzosangue: quelli  della  casa  cinque.
— Lei  è  il  padre  di  Clarisse  — esclamai.  —Cavolo, ecco di nuovo l'umore gioviale."
"Davvero? Ma hai un desiderio di morte o qualcosa del genere?" Chiese Talia e Percy sbuffò divertito. "Se pensi che questo sia il desiderio di morte, cavolo. Dovresti vedermi dopo." Talia gemette, come fece Poseidone.
"Ares  sorrise  e  si tolse  gli  occhiali.  Al  posto degli  occhi,  però,  c'erano soltanto   due   fiammeggianti   orbite   vuote,   in  cui  ardevano  esplosioni nucleari  in  miniatura.  —  Esatto,  ragazzo.  Ho  saputo  che  hai  spezzato  la lancia  di  Clarisse.
— Se  lo meritava.
— È probabile.  Ma  va  bene  così.  Non  mi  immischio  nelle  battaglie  dei miei  figli,  ci  siamo  capiti?  Quanto  al  motivo  per  cui  sono  qui,  ho  sentito che  eravate  in città  e  ho una  piccola  proposta  da  farvi."
"Sono in una missione che è sensibile al tempo!" Esclamò Atena e Poseidone ringhiò. "Considerando la serie di ritardi che Zeus stava causando, è un miracolo che siano arrivati in tempo." Zeus deglutì davanti allo sguardo di pura furia sul viso del fratello. Non riusciva a ricordare se avesse cercato di uccidere ancora il ragazzo, anche se sperava davvero di no. Tra gli sguardi furiosi di Poseidone e quelli delusi di Estia, cominciava a sentirsi davvero provando.
"La  cameriera  tornò  con  dei  vassoi  straripanti  di  roba  da  mangiare: cheeseburger,  patatine,  cipolle  fritte  e  frullati  al  cioccolato. Ares  le  diede  qualche  dracma. Lei  guardò le  monete  con un certo  nervosismo.  — Ma  questi  non sono...
Ares  tirò  fuori  il  suo  pugnale  da  caccia  e  cominciò  a  pulirsi  le  unghie.  — Problemi,  dolcezza?
La  cameriera  deglutì,  poi  si  allontanò  con l'oro. — Non  può  fare  così  —  dissi  ad  Ares.  —  Non  può  andarsene  in  giro  a minacciare  la  gente  con un coltello.
Lui  scoppiò  a  ridere.  —  Stai  scherzando?  Adoro  questo  paese.  Il  posto migliore  del  mondo  dopo  Sparta.  Tu  non  sei  armato,  figliolo?  Dovresti.  C'è un  mondo  pieno  di  pericoli,  là  fuori.  Il  che  mi  porta  di  nuovo  alla  mia proposta.  Ho bisogno che  tu  mi  faccia  un favore.
— Che  favore  potrei  mai  fare  a  un dio?
— Qualcosa  che  un  dio  non  ha  il  tempo  di  fare  da  solo.  Non  è  niente  di che.  Ho  lasciato  il  mio  scudo  in  un  parco  acquatico  abbandonato,  qui  in città.  Avevo  un...  appuntamento  con  la  mia  ragazza.  Siamo  stati  interrotti. Ho dimenticato  di  riprendere  lo scudo. Voglio  che  tu lo recuperi  per  me.
— Perché  non ci  va  da  solo?
Il  fuoco  nelle  sue  orbite  si  fece  un po'  più incandescente. —Perché  non  ti  trasformo  in  una  marmotta  e  non  ti  investo  con  la  mia Harley?  Perché  non  ne  ho  voglia.  Un  dio  ti  sta  dando  l'opportunità  di dimostrare  quanto  vali,  Percy  Jackson.  Ti  dimostrerai  un  codardo?  —  Si sporse  in  avanti.  —  O  forse  combatti  solamente  quando  c'è  un  fiume  a portata  di  mano,  così  il  tuo paparino  può proteggerti?"
Poseidone ringhiò  verso Ares, ma il dio guardò Percy. "Le mie scuse. Non sei un codardo." "Grazie." Accettò le scuse Percy, chinando il capo verso il cugino. Molti sbatterono le palpebre davanti al rispetto che il semidio aveva appena mostrato verso il dio, consapevoli tutti del pensiero che Percy aveva di quel dio in particolare
"Avevo  voglia  di  mollargli  un  pugno,  ma  poi  capii  che  era  proprio  quello che  quel  tizio  si  aspettava.  Era  il  potere  di  Ares a  causare  la  mia  rabbia.  Si sarebbe  divertito  un  mondo  se  avessi  attaccato.  Decisi  di  non  dargli  la soddisfazione. —  Non  siamo  interessati  —  risposi.  —  Abbiamo  già  un'impresa  da compiere.
Gli  occhi  infuocati  di  Ares  mi  mostrarono  cose  che  non  avrei  voluto vedere:  sangue,  esplosioni  e  cadaveri  sul  campo  di battaglia.  —  So  tutto della  tua  impresa,  figliolo.  Quando  quell'oggetto  è  stato  rubato,  Zeus  ha sguinzagliato   i  migliori  per  cercarlo:  Apollo,  Atena,  Artemide  e  me, naturalmente.  E  se  non  sono  riuscito  io  a  scovare  un'arma  di  quella potenza...  —  Si  leccò  le  labbra,  come  se  il  pensiero  della  Folgore  originale gli  stuzzicasse  l'appetito.  —  Be',  tu  non  hai  nessuna  speranza.  Comunque, sto  cercando  di  darti  il  beneficio  del  dubbio.  Io  e  tuo  padre  siamo  amici  di antica  data.  Dopo  tutto,  sono  stato  io  a  parlargli  dei  miei  sospetti  sul vecchio  Fiato  Morto.
— È  stato  lei  a  dirgli  che  Ade  ha  rubato la  Folgore?
— Sicuro.  Incastrare  qualcuno  per  cominciare  una  guerra.  Il  trucco  più vecchio  del  mondo.  L'ho  capito  subito.  In  un  certo senso,  devi  ringraziare me  per  la  tua  piccola  impresa.
— Grazie  mille  — borbottai. -Sono così grato."
Molti risero e Hermes disse. "Amo il tuo senso dell'umorismo e sarcasmo." Percy sorrise verso il dio. Ares alzò gli occhi al cielo. Ancora di più quando Atena disse. "Credo che Ares potrebbe non comprendere il sarcasmo."
"— Ehi,  sono  un  tipo  generoso.  Fa'  questo  lavoretto  per  me,  e  ti  aiuterò. Vedrò di  procurare  un passaggio  a  te  e  ai  tuoi  amici."
"Vedi?" Atena scosse  la testa. "Avevo capito il sarcasmo, Atena. Ma si può ignorare." Le disse Ares, fissandola. "Non dovresti interferire, però." Gli disse Era e Ares scrollò le spalle. "Non stavo interferendo, stavo chiedendo un favore e avevo offerto qualcosa in cambio." Percy fece una smorfia. "Si chiama comunque interferenza, sai?" "Ma è migliore di tutte le altre che hai ricevuto fino a quel momento." "Non è un gran paragone, considerando che le altre erano una Chimera, le Furie, e Medusa." "Medusa non era un'interferenza." Gli fece notare Jason, ma Percy rispose. "Mi piace incolpare Atena per lei."
"— Ce  la  caviamo  benissimo  da  soli.
— Come  no.  Niente  soldi.  Niente  mezzi.  E  senza  la  minima  idea  di  con chi  avete  a  che  fare. Aiutami,  e  forse  ti  dirò  qualcosa  che  hai  bisogno  di sapere...  a  proposito  di  tua  madre.
— Mia  madre?"
"Ares! Non puoi usare la madre del ragazzo come mezzo di scambio!" Era fulminò il figlio, che scrollò le spalle. Estia scosse la testa delusa. "Mi dispiace molto, nipote." "Non preoccuparti zia. Avevi ragione sullo zio. Mia mamma non è stata ferita." Percy sorrise ad Ade che ricambiò il sorriso
"Sogghignò.  —  Vedo  che  finalmente  ho  ottenuto  la  tua  attenzione.  Il parco  acquatico  è  a  un  chilometro  e  mezzo  da  qui,  seguendo  la  Delancy  in direzione  ovest.  Non potete  sbagliare.  Cercate  il  Tunnel  dell'Amore.
— Cos'ha  interrotto  il  suo  appuntamento?  —  chiesi.  —  Vi  ha  spaventato qualcosa?
Ares  mi  mostrò  i  denti,  ma  avevo  già  visto  quell'espressione  minacciosa in  Clarisse.  Era  nervoso,  quasi  nascondesse qualcosa. —  Sei  fortunato ad  avere  incontrato  me,  bambino,  e  non  uno  degli  altri  dei dell'Olimpo.  Non tutti  hanno la  mia  indulgenza  verso  le  cattive  maniere.  Ci rivediamo  qui  quando hai  finito.  Non mi  deludere.
A  questo  punto  devo  essere  svenuto  o  caduto in  trance,  perché  quando riaprii   gli  occhi,  Ares  non  c'era  più.  Avrei  potuto  pensare  che  quella conversazione  fosse  stata  un  sogno,  ma  le  facce  di  Annabeth  e  Grover  mi smentivano.
—  Si  mette  male  —  commentò  Grover.  —  Ares  è  venuto  a  cercarti, Percy. Qui  si  mette  proprio  male."
"Perché prima era stata facile, vero?" Chiese Talia e Grover scrollò  le spalle. "Intendevo dire che stava peggiorando. Ancora di più."
"Scrutai  fuori  dalla  vetrina.  La  moto  era  scomparsa. Ares  sapeva  davvero  qualcosa  su  mia  madre  o  mi  stava  solo  prendendo in  giro?  Ora  che  se  n'era  andato,  tutta  la  rabbia  mi aveva  abbandonato.  Mi resi  conto  che  Ares  doveva  divertirsi  un  mondo  a  confondere  le  emozioni della  gente.  Era  questo  il  suo  potere:  caricare  le  passioni  al  punto  da annebbiare  il  pensiero.
—  Perchè prima è stato tutto rose e fiori, vero? Probabilmente  è  solo  un  trucco  —  dissi.  —  Al  diavolo  Ares. Andiamocene  e  basta."
Poseidone sospirò. "Non puoi rifiutare un incarico da parte di un dio." "Ma voi ragazzi non potete interferire, a meno che non sia per rendere le imprese più difficili per noi?" Chiese Percy, guardando il padre e poi Zeus con un cipiglio testardo. Zeus annuì. "Rivedremo le leggi antiche. Abolendo quella legge in primo luogo."
Molti semidei sorrisero, il pensiero di essere aiutati e non solo rovinati durante le imprese che li rendeva più felici.
"—  Non  possiamo  —  intervenne  Annabeth.  —  Ascolta,  detesto  Ares come  chiunque  altro,  ma  non  puoi  ignorare  gli  dei,  se  non  vuoi  incorrere  in seria  sventura.  Non  scherzava  quando  ha  detto  che  poteva  trasformarti  in un roditore.
Abbassai  lo  sguardo  sul  mio  cheeseburger,  che  tutt'a  un tratto  non  mi sembrava  più  tanto appetitoso.  — Perché  ha  bisogno  di  noi?
— Forse  è  un  problema  in  cui  serve  il  cervello  —  suggerì  Annabeth.  — Ares  è  forte.  Ma  ha  soltanto  questo.  Perfino  la  forza  deve  inchinarsi  alla saggezza, ogni  tanto.
— Ma  il  parco  acquatico...  sembrava  quasi  spaventato.  Cosa  potrebbe mai  mettere  in fuga  un dio  della  guerra?
Annabeth  e  Grover  si  scambiarono  un'occhiata  nervosa.
— Temo  che  dovremo  scoprirlo  — concluse  Annabeth."
"E lo abbiamo scoperto." Scosse la testa Percy, disgustato dal cugino. Ares sorrise divertito, mentre Efesto fissava il fratello. Quelle corde avrebbero potuto ferire duramente i semidei
Erano pensate per dei, dopotutto. Non per mortali fragili.
"Il  sole  stava  calando  dietro  le  montagne  quando  trovammo  il  parco acquatico.  A  giudicare  dal  cartello,  un  tempo  si  chiamava  Waterland,  ma alcune  lettere  erano venute  via, perciò  si  leggeva  solo  WAT  R  A  D. Il cancello  principale  era  chiuso  con  un  lucchetto  e  sormontato da  una protezione  di  filo  spinato.  All'interno,  enormi  scivoli  ad  acqua,  tubi  e canali  ormai  a secco  si  attorcigliavano  ovunque,  tuffandosi  in  vasche vuote.  Vecchi  biglietti  e locandine  svolazzavano  sull'asfalto.  Man  mano che  si  faceva  buio,  il  posto  assumeva  un'aria  triste  e  lugubre.
—  Se  Ares  porta  qui  la  sua  ragazza  per  un  appuntamento  —  dissi, guardando  il  filo  spinato  — non voglio sapere  quanto è  brutta!"
"Come scusami?" Chiese Afrodite. "Non mi sembrava solo il posto adatto  per una dea." Disse Percy. Aggiungendo. "Tranne Atena, forse." Afrodite rise e Atena fissò male il corvino che la ignorò.
"—Percy  — mi  ammonì  Annabeth. — Sii  più rispettoso.
— Perché?  Pensavo che  detestassi  Ares.
— È  pur  sempre  un dio. E  la  sua  ragazza  ha  un bel  caratterino."
"Anche tu dovresti mostrare un po' più di rispetto nei miei confronti, mocciosa ateniese." Le disse Afrodite, perdendo la benevolenza che aveva quando guardava Percy. Annabeth arrossì.
"— Non ti  conviene  insultare  la  sua  bellezza - aggiunse  Grover.
— Chi  è?  Echidna?
—  No,  Afrodite  —  rispose Grover,  in  tono  sognante.  —  La  dea dell'amore.
— Ma non era  sposata  con Efesto?  — chiesi."
Efesto sbuffò. "Non importa molto, cugino." Talia indicò Anfitrite e Percy rispose. "Non mi ero reso davvero conto quanto fossero impegnati a tradire i loro partner!" Apollo gli sorrise. "Non ho partner, io." Prima di fargli un occhiolino in risposta. Percy alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
"— E  allora?  — fece  lui.
—  Oh! Mi stai dicendo che Afro...
-I nomi sono potenti.- mi disse Annabeth. Decisi di sorvolare sul fatto che aveva sputato nomi come caramelle e li accontentai. -Che beauty queen ha volontariamente dormito con l'enorme idiota più di una volta? Tradendo il marito? Scusa, penso che repairman sia migliore di idiota enorme."
Charles sorrise. "Repairman perché io sono repairboy?" "Si." Sorrise Percy. Efesto rise divertito. "Apprezzo la tua difesa nei miei confronti, cugino. Ma in verità non mi interessa cosa fanno." Afrodite sembrò offesa. "Continui a ostacolarci!" "Era deve approvare un divorzio, ma non lo vuole fare. Ed è divertente umiliare Ares." Afrodite mise il broncio.
"— Bene, come  entriamo?
—  Maia!  — Sulle  scarpe  di Grover  spuntarono  le  ali. Volò  oltre  la  recinzione,  fece  una  capriola  involontaria  a  mezz'aria  e atterrò   goffamente   dall'altra   parte.   Si   spolverò   i   jeans   facendo l'indifferente,  come  se  avesse  calcolato  tutto.  — Venite  anche  voi, ragazzi?
Io  e  Annabeth  dovemmo  arrampicarci  alla  vecchia  maniera,  reggendoci il  filo spinato  a  vicenda  per  passare  dall'altra  parte."
"Potevi dare loro un passaggio." Rise Hermes guardando il satiro. Grover sbuffò. "Avrei fatto cadere Percy sul filo spinato." Apollo annuì. "Sentendo la sua fortuna fino ad adesso, non mi viene difficile crederlo." Efesto sbuffò. "Forse dovrei progettare qualcosa per proteggerlo da tutti i tipi di urti." "Per favore, fallo." Disse Poseidone, guardando il nipote speranzoso. Percy alzò gli occhi al cielo.
"Mentre  le  ombre  si  allungavano,  ci  addentrammo  nel  parco,  scrutando  le varie  attrazioni.  C'erano  "L'Isola  dei  Serpenti  d'Acqua  Dolce",  "Occhio alle Mutande"  e  "Ehi,  bello! Dov'è  il  mio  costume?" Non  sbucò  fuori  neanche  un  mostro.  Non  si  sentiva  il  minimo  rumore. Trovammo  un  negozio  di  souvenir  lasciato  aperto.  La  merce  era  ancora allineata  sugli  scaffali:  palle  di  vetro  con  la neve  dentro,  matite,  cartoline  e pile  di...
— Vestiti!  — esclamò  Annabeth.  — Vestiti  puliti.
— Già  — confermai  io.  — Ma  non puoi  mica...
— Sta'  a  vedere.
Agguantò  un'intera  fila  di  roba  dagli  espositori  e  scomparve  in  un camerino.  Pochi  minuti  dopo,  emerse  rivestita  di  tutto  punto:  bermuda  a fiori  marcati  Waterland,  un'ampia  maglietta  rossa  Waterland,  un  paio  di scarpe  di  tela  Waterland  e  uno  zainetto  Waterland,  ovviamente  zeppo  di altri  abiti.
—  Al  diavolo!  —  Grover  scrollò  le  spalle. 
Poco  dopo,  tutti  e  tre eravamo  vestiti  come  cartelloni  pubblicitari  ambulanti  del  defunto  parco  a tema. Continuammo  a  cercare  il  tunnel  dell'amore." 
"Dovevate essere molto carini." Sorrise Michael. Percy guardò Ares. "Che ne pensi?" "Meraviglioso. Risaltava gli occhi." Percy sbuffò divertito, prima di indicare Ares a Michael. "Quello che ha detto lui." Connor scrollò le spalle. "Percy è sempre bello, Michael." "Vero." Concordò il biondo, facendo un occhiolino all'amico che rise.
"Avevo  la  sensazione  che l'intero  parco  stesse  trattenendo  il  fiato. 
—Sai, penso che se fossi in Beauty pretenderei un po' di più di questo dalla Beast.- indicai il posto intorno a noi."
Afrodite storse il naso. "Quel posto era davvero orrendo." Ares fece una smorfia. Da allora, Afrodite aveva preteso di più e il dio aveva faticato a soddisfarla.
"Annabeth sbuffò. -Beh, si potrebbe dire che suo marito non è davvero il suo tipo. 
-Ma suo marito è intelligente, un incredibile fabbro.  Chi non va pazza  per  il  talento  e  il  cervello?"
Efesto sorrise al ragazzo, che arrossì leggermente. Hermes sorrise guardando il cugino. "Quindi Apollo non ti piace per niente, visto che manca di entrambi?" "Parla per te! Sono il suo cugino preferito." "Penso di essere io." Gli disse Hermes. "Cavolate, sono chiaramente io. Guardami." "È Nico." Disse loro Percy e Hermes disse. "E come dio?" "Artemide." La dea sorrise e Apollo insistette. "Come dio maschio." "Efesto." I due misero il broncio, mentre i tre nominati sorridevano divertiti.
"—Probabilmente, preferisce i... altre persone
-Le  piacciono i  motociclisti?"
Afrodite sospirò. "A chi non piacciono i motociclisti?" Percy, Talia, Silena, Charles, Travis, Connor, Piper, Gwen, Dakota, Reyna, Hylla alzarono le mani. Michael disse. "Solo se è Percy." "L'ho tipo guidata una volta." "Aspetta, non sapevi guidare una moto?" Gli chiese Will, prima di guardare Michael con gli occhi sbarrati. "Sapevi che non la sapeva guidare?" "Sì, lo sapevo. Ma mi fido di Percy." "Pessima decisione, se vuoi sentire la mia opinione." Disse Percy, facendo ridere Michael, Travis e Connor.
"— Più o meno. Efesto  cerca  sempre di  metterli  in  imbarazzo.  Ecco  perché  si  incontrano  in  posti  fuori  mano come...
Si  fermò,  guardando dritto  davanti  a  sé. — ... questo."
"Doveva essere davvero orrendo." Storse il naso Talia. Percy annuì. "Lo era davvero."
"Volevo rimproverarla per aver usato il nome di un dio, ma ero troppo impegnato ad essere disgustato dallo spettacolo. Davanti  a  noi  c'era  un'enorme  vasca  vuota  che  sarebbe  stata  l'ideale  per le  acrobazie  con  lo  skateboard.  Era  larga  almeno  cinquanta  metri  e  aveva la  forma  di  un'insalatiera. Attorno  al  bordo,  una  dozzina  di  statue  di  bronzo  di  Cupido  faceva  la guardia,  con  le  ali  spiegate  e  gli  archi  tesi.  Di  fronte  a  noi,  sul  lato  opposto, c'era  l'ingresso  di  un  tunnel,  nel  quale  probabilmente  fluiva  l'acqua  quando la   vasca  era  piena.  Il  cartello   diceva:   IL  TUNNEL  DEI  BRIVIDI D'AMORE:  NON  È  ROBA  PER  I  VOSTRI  GENITORI!
Grover  si  avvicinò cautamente  al  bordo. — Ragazzi, guardate!
Arenata  sul  fondo  della  vasca,  c'era  una  barchetta  a  due  posti  rosa  e bianca,  sormontata  da  un  baldacchino  e  ricoperta  di  cuoricini.  Sul  sedile  di sinistra,  scintillante  nella  luce  tenue  del  crepuscolo,  c'era  lo  scudo  di  Ares, un cerchio  di  bronzo  levigato.
— È troppo  facile  —  osservai.  —  Possibile  che  dobbiamo  solo  scendere giù  e  prenderlo?
Annabeth  fece  scorrere  le  dita  sulla  base  della  statua  di  Cupido  più vicina. — Qui  c'è  scolpita  una  lettera  greca  — notò. — Eta. Mi  chiedo..."
Efesto fece una smorfia. Talia sospirò. "Finite nella trappola di Efesto?" "Yep." Disse Percy, scuotendo la testa. Annabeth sorrise. "Quello che hai fatto dopo è stato piuttosto geniale, lo riconosco anche io." "Tutto quello che faccio lo è." "Morirari giovane." Gli disse Talia, e Percy scrollò le spalle. "Potrei essere investito da un autobus e morire anche essendo tutto rispettoso e cose del genere. Almeno non mi risento." "In che senso?" Chiese Chris, confuso. Percy spiegò. "Risolvo i miei problemi subito. Sono arrabbiato con Era perché ha deciso di vendere mio cugino ai Titani? Glielo dico, e ho risolto. Crono non può usarlo contro di me. Atena vuole uccidermi? Si merita tutti i pettegolezzi su di lei. Ho risolto." Atena fece una smorfia e Hermes inclinò la testa. "Il motivo per cui sei ancora fedele?" "Non solo per quello. Quello è il motivo per cui non sono attratto a tradirvi. Sfruttava il risentimento verso gli dei. Se risolvo ciò che mi crea rabbia, non c'è risentimento, no?" "Vero." Estia gli sorrise e Atena mormorò. "Questo è saggio." "Lo so." "Lo facevi solo perché volevi offenderli." Scosse la testa Talia, e Percy scrollò le spalle. "Resta comunque vero quello che ho detto."
"—  Grover  —  chiesi  —  senti  odore  di  mostri? 
Annusò  il  vento.  — Niente.
—  Niente  tipo  "sotto-l'arco-c'era-Echidna-e-non-hai-sentito-niente",  o niente  sul  serio?
Ci  rimase  male.  — Te  l'ho detto,  eravamo  sottoterra.
— Okay,  scusa.  — Feci  un bel  respiro.  — Vado."
"Ovviamente volevi andare solo." Sospirò suo padre. "È come se non mi conoscessi nemmeno." Gli disse Percy, divertito.
"— Vengo  con  te.  —  Grover  non  sembrava  molto  contento,  ma  ebbi  la sensazione  che  stesse  cercando  di  rimediare  a  quello  che  era  successo  a  St Louis.
—  No  —  gli  dissi.  —  Voglio  che  rimani  quassù  con  le  tue  scarpe volanti.  Sei  il  Barone  Rosso,  l'asso  del  volo,  ricordi?  Se  qualcosa  dovesse andare  storto,  conto su  di  te  per  la  ritirata.
Grover  gonfiò  un  po'  il  petto.  —  Sicuro.  Ma  cosa  potrebbe  andare storto?
— Non lo  so. È  solo una  sensazione. Ci sono io, ricorda. Annabeth, vieni  con me?
— Stai  scherzando?  —  Mi  guardò  come  se  fossi  appena  piombato giù dalla  luna.  Aveva  le  guance  in fiamme.
— Che  problema  c'è, adesso?
— Io,  venire  con  te  nel  "Tunnel  dei  Brividi  d'Amore"?  Ma  ti rendi  conto di  quanto è  imbarazzante?  E  se  mi  vede  qualcuno?
— Ma chi  potrebbe  vederti? Siamo noi tre e basta!
"E invece siamo finiti in tv!" Applaudì Percy. Annabeth scosse la testa. "Avevo detto che non sarei dovuta venire." "Vero. Ma nell'intera impresa." Le disse Nico, facendo ridere Travis e Connor. Percy alzò gli occhi al cielo. "Eri solo melodrammatica." "E Percy le riconosce." Disse Jason e Talia continuò. "Riconosci quello che sei."
"Se  cercate  un  modo  per  complicare  le  cose,  chiedetelo  a  una ragazza. 
—  Bene  —  le  dissi.  —  Faccio  da  solo 
Ma  quando  cominciai  a scendere  lungo  il  fianco  della  vasca,  mi  seguì,  borbottando  qualcosa  tipo: "I  figli di Poseidone sono solo una  gran  seccatura.""
Molti fissarono la ragazza, e Percy scrollò le spalle. "Non ti aveva costretta nessuno a seguirmi." Grover scosse la testa. "Anche se non posso darti torto. Percy è una gran seccatura. Ma di solito per Titani e Giganti." Percy sorrise all'amico e Nico ridacchiò.
"Raggiungemmo  la  barca.  Lo  scudo  era appoggiato  su  un  sedile,  con  un foulard  di  seta  accanto.  Cercai  di  immaginare  Ares  e  Afrodite  là,  due divinità  che  sceglievano  proprio  quel  posto  per  incontrarsi:  l'attrazione  di un  parco  dei  divertimenti  allo  sfascio.  Perché?  Poi  notai  qualcosa  che  non avevo  visto  dall'alto.  L'intero  perimetro  del  bordo  della  vasca  era  rivestito di  specchi,  tutti  rivolti  verso  di  noi.  In  qualunque  direzione  ci  voltassimo, vedevamo  la  nostra  immagine.  Ecco  perché.  Mentre  si  sbaciucchiavano, Ares  e  Afrodite  potevano  ammirare  le  loro  persone  preferite:  se  stessi. Parlava di egocentrismo."
Molti fecero una smorfia disgustata. "È solo così deprimente." Scosse la testa Hermes. Apollo disse. "Magari Dite voleva un'immagine bella da vedere che non fosse Ares." Afrodite rise, divertita.
"Raccolsi  il  foulard.  Era  di  una  scintillante  sfumatura  di  rosa  e  il  profumo era  indescrivibile:  rose,  o  allori  di  montagna.  Qualcosa  di  inebriante. Annabeth  me  lo  strappò  di  mano  —  Oh  no, non farlo.  Stai  alla  larga  dalla  magia  dell'amore.
-Ehy, molla.- Mi ripresi il foulard. -Penso che lo renderò alla legittima proprietaria. Riesci a credere che Ares non lo abbia nemmeno menzionato?"
"Tu... sei stato tu!" Spalancò gli occhi Ares, guardando sconvolto il ragazzo "Già." Afrodite rise. "È stato davvero bello vedere un ragazzo che aveva capito esattamente come una ragazza meritava di essere trattata. Sei diventato il mio preferito in quel momento." "Grazie, Afrodite."
"Annabeth mi guardò confusa, ma poi scrollò le spalle — Prendi  quello  scudo,  Testa  d'Alghe,  e andiamocene  via  di  qui."
"Un'ottima idea. Sbrigati ad uscire da lì." Mormorò Poseidone, stringendolo. Percy scrollò le spalle. "Io ci ho provato." "Quindi va storto qualcosa." Disse Jason e Talia gli diede una gomitata. "È Percy." "Vero."
"Nell'istante  stesso  in  cui  lo  toccai,  capii  che  eravamo  nei  guai.  La  mia mano  spezzò  qualcosa  che  connetteva  lo  scudo  alla  panca.  "Una  ragnatela" pensai,  ma  poi  guardai  il  filo  che  mi  era  rimasto  nel  palmo:  era  una  specie di   filamento  metallico,   così  sottile  da  essere  quasi  invisibile.  Il  filo elettrico  di  un allarme."
Efesto guardò i semidei. "Non vi siete fatte male, vero?" "Non troppo, non preoccuparti cugino." Sorrise Percy e Talia annuì. "Sentendo Percy fino ad adesso, è Ares quello che si deve preoccupare."
"— Aspetta  — fece  Annabeth.
— Troppo tardi.
— C'è  un'altra  lettera  greca  sul  fianco  della  barca,  un'altra  Eta.  È  una trappola.
-Ma non mi dire!"
"Siete un reality show solo voi due." Rise Piper e Percy la fissò. "Vivo per il tuo intrattenimento." "Dai, fate solo ridere." "Non andavamo d'accordo in quel momento." "E almeno Annabeth non era così solo per gelosia." Disse Hazel, guardando Piper. "Non ero gelosa!" Disse la ragazza e Frank sbuffò. "Lo eri totalmente."
"Un  gran  fragore  metallico  interruppe  la  nostra  conversazione,  il  rumore di  un  milione  di  ingranaggi  che  entravano  in  azione,  come  se  l'intera  vasca si  stesse  trasformando  in una  macchina  gigantesca. Grover  gridò: -Ragazzi!
Su  in  alto,  lungo  il  bordo,  le  statue  di  Cupido  stavano  portando  gli  archi in  posizione  di  tiro.  Prima  che  riuscissi  a  suggerire  di  metterci  al  riparo, fecero  fuoco,  ma  non  contro  di  noi:  l'uno  verso  l'altro,  da  una  parte  all'altra del  bordo.  Dalle  frecce  si  dipanavano  dei  cavi  lucenti  che,  arcuandosi sopra  la  vasca,  andavano  ad  ancorarsi  sul  lato  opposto,  formando  un enorme  asterisco  dorato.  Poi  dei  fili  metallici  più  sottili  cominciarono magicamente  a  intrecciarsi  tra  le  funi  principali,  intessendo  una  rete.
— Dobbiamo  andarcene  — dissi."
"Perché siete ancora lì?" Chiese Tritone e Percy lo fissò. "Il panorama era incredibile." Grover sbuffò divertito e Annabeth disse. "È stata una questione di pochi secondi. Da leggere sembra molto più lungo."
"—  Ma  davvero?  —  ironizzò   Annabeth.   Agguantai   lo   scudo   e scappammo,  ma  risalire  il  pendio  della  vasca  non  era  facile  come  andare  in discesa.
— Forza!  — ci  incitò  Grover.
Stava  cercando  di  tenerci  aperto  un  varco  nella  rete,  ma  ovunque  la toccasse,  i  fili  metallici  si  attorcigliavano  attorno  alle  sue  mani. Le   teste   dei   Cupidi   si  spalancarono   e   ne  sbucarono   fuori   delle telecamere.  Tutt'intorno  alla  vasca  spuntarono  dei  riflettori,  accecandoci,  e la  voce  di  un  altoparlante  tuonò:  —  Diretta  sull'Olimpo  prevista  fra  un minuto...  cinquantanove, cinquantotto..."
"Oh, siete andati in tv sull'Olimpo davvero?" Chiese Reyna e Percy annuì. "Avevo davvero voglia di picchiare Ares dopo." "Anche prima avevi il desiderio." Gli fece notare Hermes e Percy specificò . "Senza essere colpito dalla sua aurea." "Comprensibile." Apollo fissò il fratellastro.
"— Efesto!  —  gridò  Annabeth.  —  Che  stupida!  Eta  è  l'iniziale  di  Efesto in  greco.  Ha  costruito  questa  trappola  per  sorprendere  la  moglie  con  Ares. Adesso  verremo  trasmessi  in  diretta  sull'Olimpo  e  faremo  la  figura  dei perfetti  idioti!
-Fare la figura degli idioti è la tua preoccupazione? Annabeth sono progettate per trattenere dei! Non siamo dei! Preoccupati di quello!"
"Oh! Per una volta Percy ha le priorità in ordine." Si sorprese Talia e Percy la fissò. "Di che parli, le mie priorità sono sempre in ordine." "Certo." "No, sono sempre in ordine." "Certo, come dici tu."
"Eravamo  quasi  arrivati  in  cima,  quando  gli  specchi  si  aprirono  come tanti  sportelli  e  migliaia  di  minuscole  cose  metalliche  si  riversarono  fuori.
Annabeth  gridò. Era  un  esercito  di  raccapriccianti  e  brulicanti  animaletti  a  molla:  il  corpo di  bronzo,  le  zampe  affusolate,  la  bocca  piccola  e  a  tenaglia,  ci  correvano incontro  formicolando  in  un'ondata  di  crepitii  e  ronzii  di  metallo.
— Ragni!  — disse  Annabeth. — Aaaaaaah!
Non  l'avevo  mai  vista  andare  fuori  di  testa  in  quel  modo.  Cadde all'indietro  terrorizzata  e  feci  appena  in  tempo  a  tirarla  su  e  a  trascinarla verso  la  barca  prima  che  i  ragni  robot  la  assalissero. Quei  cosi  adesso  erano  ovunque,  riversandosi  come  una  marea  verso  il centro   della   vasca,   circondandoci   su   ogni   fronte.   Mi   dissi   che probabilmente  non  erano  programmati  per  uccidere  ma  solo  per  bloccarci la  strada,  morderci  e  farci  fare  la  figura  degli  stupidi.  Ma  poi  ripensai  anche che  quella  trappola  era  stata  ideata  per  degli  dei.  E  noi  non eravamo  dei. Ci  arrampicammo  di  nuovo  sulla  barca.  Tirai  calci  per  allontanare  i  ragni che  cercavano  di  salire  a  bordo.  Gridai  ad  Annabeth  di  aiutarmi,  ma  lei  era troppo  paralizzata  per  occuparsi  di  qualcosa  di  diverso  dallo  strillare."
"E hai rovinato due volte la situazione." Le disse Travis e Michael annuì. "Non sarei uscito di testa per dei ragni." "E avresti affrontato una furia?" Chiese Atena e Michael annuì. "Per Percy? Tutte e tre." Meritandosi un enorme sorriso da parte del semidio
"— Trenta, ventinove...  — recitava  l'altoparlante.
I  ragni  cominciarono  a  sputare  lunghi  tratti  di  filo  metallico,  cercando  di imprigionarci.  Erano  facili  da  spezzare,  ma  ce  n'erano  così  tanti,  e  i  ragni continuavano  ad  arrivare.  Ne  scacciai  uno  dalla  gamba  di  Annabeth  con  un calcio  e  le  sue  tenaglie  si  portarono  via  un pezzo della  mia  scarpa  nuova. Grover  volteggiava sopra  la  vasca  con  le  sue  scarpe  volanti,  cercando  di allentare  la  rete,  che  però non si  piegava  nemmeno. "Pensa"  mi  dissi.  "Pensa." L'ingresso  del  Tunnel  dell'Amore  era  sotto  la  rete.  Potevamo  usarlo come  uscita,  se  non fosse  stato  bloccato  da  un milione  di  ragni  robot. —  Quindici,  quattordici...  —  gracchiava  l'altoparlante.  "Acqua"  mi venne  in  mente.  "Da  dove  proviene  l'acqua  del  tunnel?""
"Oh, usi i tuoi poteri?" Silena sorrise a Percy e Charles sorrise. "Finalmente si ricorda di usarli, vuoi dire." "Ehy, ero nuovo, dammi tregua!"
"Poi  li  vidi:  grossi  tubi  idraulici  dietro  gli  specchi,  nel  punto  da  cui  erano sbucati  i  ragni.  E  al  di  sopra  della  rete,  accanto  a  uno  dei  Cupidi,  la  cabina vetrata  che  doveva  fungere  da  stazione  di  controllo.
—  Grover!  —  gridai.  —  Vai  in  quella  cabina!  Trova  il  pulsante  di accensione!
— Ma...
— Fallo!
"Vedi? Sei fantastico quando prendi il ruolo da leader." Gli sorrise Silena e Charles annuì. "Ti serve solo un po' di sicurezza." Clarisse annuì. "Hai un ottimo istinto e sei veloce a pensare nei momenti di pressione." Percy le sorrise, dicendo. "Quanto ha fatto male ammetterlo?" "Meno di quanto pensassi avrebbe fatto." Percy rise e Michael scosse la testa. "Non posso ancora credere che avete legato per 'togliamo il sorriso dal viso di Annabeth e Talia'" "É un ottimo motivo per legare!" Disse Percy e Clarisse annuì. "E Percy era stato convincente nel convincermi a unirmi ai vostri sei."
"Era  una  speranza  folle,  ma  era  la  nostra  unica  possibilità.  I ragni  adesso  avevano  ricoperto  tutta  la  prua  della  barca.  Annabeth  stava davvero  dando di  matto.  Dovevo tirarci  fuori  di  lì. Grover  entrò  nella  cabina  di  controllo  e  si  mise  a  smanettare  sui  pulsanti. — Cinque, quattro...
Mi  lanciò  uno  sguardo  disperato,  alzando  le  mani.  Un  segnale  chiaro: aveva  premuto  ogni  pulsante,  ma  non stava  ancora  succedendo nulla. Chiusi  gli  occhi  e  cominciai  a  immaginare  scene  acquatiche:  onde,  fiumi tumultuosi,  il  Mississippi.  Avvertii  una  stretta  familiare  alla  bocca  dello stomaco.  Immaginai  di  trascinare  l'oceano  fino a  Denver."
"Non lo hai fatto davvero, vero?" Chiese Tritone e Percy scosse la testa. "No, non penso nemmeno di poterlo fare." Travis e Connor lo guardarono. "No, non ci provo nemmeno. Hai idea di quanti danni potrei fare se ci riuscissi?" "Non li fai abitualmente?" Chiese Jason e Percy scrollò le spalle. "Per necessità, non per esperimenti stupidi."
"— Due, uno...  zero!
L'acqua  esplose  fuori  dai  tubi,  precipitando  con  un  boato  nella  vasca  e spazzando  via  i  ragni.  Costrinsi  Annabeth  a  sedersi  accanto  a  me  e  le allacciai  la  cintura  di  sicurezza  nello  stesso  istante  in  cui  l'onda  violenta  ci investiva  dall'alto,  travolgendo  i  ragni  e  innaffiandoci  completamente, senza  ribaltarci.  La  barca  si  girò,  si  sollevò  nella  marea  e  prese  a  ruotare  su se  stessa  attorno  al  gorgo. L'acqua  era  piena  di  ragni  in  cortocircuito,  alcuni  dei  quali  esplodevano violentemente,  scaraventati  contro  le  pareti  della  vasca. Avevamo  i  riflettori  puntati  addosso.  Le  Cupido-camere  stavano  girando la  diretta  per  l'Olimpo. Ma io riuscivo  a  concentrarmi  solo  sul  governo  della  barca.  Le  ordinai  di cavalcare  la  corrente,  tenendosi  alla  larga  dal  muro.  Forse  era  la  mia immaginazione,  ma  la  barca  sembrava  obbedirmi.  Almeno  per  il  momento non  si  era  infranta  in  un  milione  di  pezzi.
"Hai controllato la corrente al primo tentativo." Poseidone sorrise orgoglioso a Percy, che ricambiò il sorriso.
"Girammo  in  tondo  per  un'ultima volta,   con  il  livello   dell'acqua  ormai  così  alto  da  farci  quasi  finire schiacciati  contro  la  rete  metallica.  Poi  il  muso  della  barca  puntò  dritto verso  il  tunnel  e  partimmo  a  razzo  nel  buio.
Io  e  Annabeth  ci  tenemmo  forte,  strillando  a  squarciagola  mentre  la barca  sfrecciava  lungo  gli  anelli  e  le  curve  vertiginose  del  percorso  e  si lanciava  in  tuffi  ripidissimi,  superando  immagini  di  Romeo  e  Giulietta  e  un mucchio  di  altra  roba  sdolcinata. Poco  dopo  eravamo  fuori  dal  tunnel,  con  l'aria  notturna  che  ci  fischiava fra  i  capelli  mentre  la  barca  si  precipitava  a  rotta  di  collo  verso l'uscita. Se  l'attrazione  fosse  stata  ancora  in  funzione,  avremmo  superato  in  tutta tranquillità  la  rampa  del  Cancello  dell'Amore  e  saremmo  atterrati  sani  e salvi  nella  vasca  d'uscita.  Ma  c'era  un problema.  Il  Cancello  dell'Amore  era chiuso  con  una  catena.  Le  due  barche  schizzate  fuori  dal  tunnel  prima  di noi  adesso  erano  ammonticchiate  contro  la  barricata:  una  sommersa,  l'altra spaccata  a  metà.
— Slacciati  la  cintura  — gridai  ad Annabeth."
"Sei fuori di testa?" Gli chiese Talia, e Percy annuì. "É un modo di essere, non posso metterlo in pausa."
"— Sei  impazzito?
—  Preferisci  morire  spiaccicata?  —  Mi  fissai  lo  scudo  di  Ares  al braccio.  —  Dobbiamo  saltare!
"Idea folle!" Applaudì Travis e Connor annuì. "Era il momento!" "Almeno non può far arrabbiare nessuno, non c'è nessuno." Disse Silena e Michael alzò la mano. "É in diretta sull'Olimpo e poi deve vedere Ares. Può fare arrabbiare un sacco di persone contemporaneamente." Silena gemette e Percy disse. "Sono stato perfettamente educato. " ricevendo degli sguardi dubbiosi da tutti i presenti.
"La  mia  idea  era  semplice  e  folle.  Quando la  barca  avrebbe  colpito  la  barricata,  avremmo  usato  la  forza  dell'impatto come  una  molla  per  saltare  il  cancello.  Avevo  sentito  parlare  di  gente  che era  sopravvissuta  a  incidenti  automobilistici  in  questo  modo,  dopo  un  volo di  parecchi  metri  dallo  scontro.
Atena spalancò la bocca. "Questa è... Un'ottima idea." Atena si ritrovò sotto una serie di sguardi sconvolti. "Oh, posso riconoscere un buon piano quando lo vedo!" Disse la dea, scacciando con una mano tutte le occhiate.
"Con  un  po'  di  fortuna,  saremmo  atterrati nella  vasca. Annabeth  sembrava  aver  capito.  Mi  afferrò  la  mano  mentre  il  cancello  si faceva  sempre  più  vicino.
— Al  mio  via  — dissi.
— No!  Al  mio  via!
— Cosa?
— È  una  legge  fisica!  — gridò. — Per  calcolare  l'angolo di  traiettoria...
— Bene!  —  esclamai.  —  Al  tuo  via!
"Almeno sapevo che si era ripresa dai ragni assassini." Disse Percy, facendo ridere gli altri. "Ragni assassini." Ripetè Leo.
"Lei  esitò...  esitò...  e  poi  strillò:  — Ora! 
Crac! Annabeth   aveva   ragione. Ma non glielo avrei detto.
"Ah! Lo hai appena fatto!" Annabeth sorrise a Percy, che scrollò le spalle. "Penso di poter sopravvivere alla cosa." "Perchè riconosci che aveva ragione?" Chiese Silena, preoccupata. Percy sorrise.
"Se   avessimo   saltato   quando   dicevo   io, saremmo  andati  a  sbattere  contro  il  cancello.  Lei  invece  ci  aveva  garantito la  massima  spinta. Ma,  sfortunatamente,  era  un  po'  più  forte  di  quella  necessaria.  La  barca si  fracassò  nel  mucchio  e  noi  volammo  in  aria,  oltre  il  cancello,  oltre  la vasca,  e  poi  giù, verso  l'asfalto. Qualcosa  mi  afferrò  da  dietro. Annabeth  esclamò:  — Ahi!
Era Grover!"
"Bella presa!" Annuì Hermes e Talia applaudì. "Il Barone Rosso, davvero!" Grover sorrise e arrossì ai complimenti.
"A  mezz'aria,  aveva  afferrato  me  per  la  maglietta  e  Annabeth  per  un braccio,  e  stava  cercando  di  evitarci  un  atterraggio  disastroso,  solo  che  noi due  viaggiavamo  alla  velocità  della  luce.
— Siete  troppo pesanti!  — si  lagnò  Grover. — Stiamo  andando giù!
Precipitammo   a  terra,  con  Grover  che  faceva  del  suo  meglio  per rallentare  la  caduta. Ci  schiantammo  contro  un  tabellone  fotografico  e  la  testa  di  Grover  finì direttamente  nel  buco  in  cui  i  turisti  infilavano  la  faccia  per  fingersi  Nunù, la  Simpatica  Balena.  Io  e  Annabeth  cademmo  a  terra,  ammaccati  ma  sani  e salvi.  Avevo ancora  lo  scudo di  Ares  al  braccio. Dopo  aver  ripreso  fiato,  tirammo  fuori  Grover  dal  tabellone  e  lo ringraziammo  per  averci  salvato  la  vita.  Mi  voltai  a  guardare  il  Tunnel dell'Amore:  l'acqua  stava  calando  e  la  nostra  barca  si  era  fracassata  contro il  cancello. A  un  centinaio  di  metri  di  distanza,  all'ingresso  della  vasca,  i  Cupidi stavano  ancora  filmando.  Le  statue  si  erano  girate  in  modo  da  puntarci  le videocamere  addosso  e  avevamo  i  riflettori  in faccia.
— Lo spettacolo  è  finito!  — gridai.  — Grazie  e  buona  serata!
I   Cupidi  tornarono  nella  posizione  originaria.  Le  luci  si  spensero.  Il parco  piombò  di  nuovo  nel  buio  e  nel  silenzio,  tranne  per  il  tenue sgocciolio  proveniente  dalla  vasca  d'uscita  del  Tunnel  dell'Amore.  Mi chiesi  se  in  quel  momento  sull'Olimpo  stesse  andando  in  onda  la  pubblicità e  se  le  nostre  prestazioni  fossero  piaciute.
"Lo erano molto!" Sorrise Hermes e Apollo annuì. "Sono stato così felice di vederti dopo! Peccato che ho dovuto aspettare tre anni." "Peccato che non sia stato di più." Annuì Percy, che guardò Annabeth. "Incolpo te, tra l'altro." "Ero stata rapita. Da una manticora." "Ho dovuto sopportare Apollo e Talia." "Vince Percy." Annuì Nico, facendo ridere Percy e corrugare la fronte a Talia. Annabeth era esitante. "Non poteva essere così male." "Lo era, fidati." Disse Grover, rabbrividendo. Percy annuì.
"Odiavo  essere  preso  in  giro. Odiavo  essere  ingannato.  E  avevo  un  mucchio  di  esperienza  con  i  bulli  a cui  piaceva  farmi  questo  genere  di  cose.  Sollevai  lo  scudo  col  braccio  e  mi voltai  verso  i  miei  amici. 
—  Dobbiamo  scambiare  due  chiacchiere  con Ares."
"Oh, cosa gli hai fatto?" Si rianimò Efeso, che era stato un minimo deluso dal non vedere i due dei intrappolati e preoccupato per i due mortali. "Io, niente." Sorrise Percy, guardando poi Afrodite che sorrise.
"Chi legge?" Chiese Clarisse e Connor prese il libro. "Tocca a me!"

Angolo autrice
Alla prossima
By rowhiteblack

THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora