TRE VECCHIETTE SFERRUZZANO I CALZINI DELLA MORTE

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Poseidone impallidì quando Ares lesse il titolo del capitolo. Atena disse. "Le Parche? Hai incontrato le Parche e sei ancora vivo?" "Si e si." "Impossibile." Negò Era. Percy scrollò le spalle e disse. "Non lo sapevo." "Non centra niente." Sospirò Annabeth e Percy rispose. "Il calabrone non dovrebbe poter volare eppure lo fa."
Ares iniziò a leggere. "Ero abituato a qualche stranezza di tanto in tanto, ma di solito passavano alla svelta. Questa allucinazione a tempo pieno stava diventando insopportabile. Per il resto dell'anno scolastico, sembrò che tutta la scuola si prendesse gioco di me. Gli studenti si comportavano come se fossero convinti che la signora Kerr — una pimpante biondina che non avevo mai visto in vita mia finché non scese dall'autobus alla fine della gita — fosse stata la nostra insegnante di matematica fin da Natale." "La Foschia può creare una persona dal nulla?" Chiese Leo, stupito. Chirone scosse la testa. "Avevo una figlia di Atena pronta nelle vicinanze." "Quella era una semidea?" Chiese Percy, stupita. "Perché sei sorpreso?" Chiese Zeus. "Era un adulto." "I figli di Atena attirano meno mostri di altri semidei." Disse Hermes ed Ares annuì. "Non sono molto potenti." "Come osi?" Ringhiò Atena e Apollo indicò Percy, Nico e Talia. "Vuoi paragonare i tuoi figli a loro? In termini di potere?" "I miei figli sono ottimi nella strategia." Affermò Atena. "Non sono i soli. Non vuol dire che solo i tuoi figli sono intelligenti." Disse Silena e i semidei annuirono. Leo disse. "Percy è migliore come leader in battaglia di Annabeth. Ed è un figlio di Poseidone." "Grazie, Leo." Fece Percy, indicandolo.
"Ogni tanto buttavo là un accenno alla Dodds, per coglierli in contropiede, ma mi guardavano come se fossi uno psicopatico. Quasi ci credevo anch'io, ormai, che la Dodds non fosse mai esistita." "Sarebbe stato per il meglio." Disse Chirone. "Avreste fatto uccidere me e mia madre." Disse Percy, guardando Chirone. "Lo avete quasi fatto." Disse Grover, scuotendo la testa.
"Ho detto quasi.
Grover non poteva fregarmi. Quando gli nominavo la Dodds, lui esitava sempre prima di dichiarare che non esisteva. Ma io sapevo che mentiva." "Grazie, Percy." "Ehy, è vero. Menti che fa schifo." "Non serve ripeterlo ogni volta."
"Stava succedendo qualcosa. Al museo era successo qualcosa.
Non avevo molto tempo per pensarci durante il giorno, ma di notte mi svegliavo in un bagno di sudore freddo, con l'immagine della Dodds munita di artigli e ali da pipistrello davanti agli occhi." Apollo fece una smorfia "Sembra un incubo orrendo." "Li rivoglio rispetto agli attuali." Fece una smorfia Percy, facendo annuire Grover, che aveva sentito qualcuno dei suoi incubi, e sapeva che perseguitavano l'amico per tutto il tempo.
"Il tempo intanto continuava a fare il matto e ciò non migliorava affatto il mio umore. Una notte, un temporale sfondò le finestre della mia camera.
Pochi giorni dopo, il tornado più grosso che si fosse mai visto nella Hudson Valley si abbatté a soli ottanta chilometri dalla Yancy Academy.
In classe leggevamo spesso sul giornale dell'insolito numero di piccoli aerei precipitati nel corso dell'anno a causa di burrasche improvvise sull'Atlantico. Ero nervoso e irritabile per la maggior parte del tempo."  "Il tuo umore rispondeva al mio." Disse Poseidone. Percy annuì. "Oh, lo spiega allora." "Perché solo Percy è in sintonia con le tue emozioni? Perchè nessun altro lo è?" Domandò Nico. Poseidone scrollò le spalle. "Non posso esserne certo." "Mi sbattevano nel corridoio quasi a tutte le ore.
Alla fine, quando il signor Nicoli, il prof di inglese, mi chiese per la milionesima volta perché fossi troppo svogliato per prepararmi in ortografia, sbottai. Lo chiamai "vecchio beota". Non sapevo nemmeno cosa significasse, ma suonava bene." "Sapevano della tua dislessia?" Domandò Estia e Percy annuì. "Non importava e basta." "È orribile." Molti semidei annuirono e Piper disse. "É il motivo per cui evitiamo di andare a scuola. Non ne vale la pena."
"Il preside mandò una lettera a mia madre, la settimana dopo, ufficializzando la cosa: l'anno seguente non ero invitato a tornare alla Yancy. "Bene" mi dissi. "Benissimo." Avevo nostalgia di casa.
Avevo proprio voglia di stare con mamma nel nostro appartamentino sull'Upper East Side, anche se significava frequentare la scuola pubblica e sopportare il mio rivoltante patrigno e i suoi stupidi amici del poker." "Paul gioca a poker?" Chiese Talia, confusa. "Non è Paul. Questo è Gabe, quello prima di lui." "Non sapevo che Sally fosse stata sposata prima di Paul." Disse ancora Talia. Percy scrollò le spalle, non volendo parlarne e sperando che il libro avrebbe saltato completamente quella parte.
"Eppure... certe cose della Yancy mi sarebbero mancate. La vista dei boschi dalla finestra della mia camera, il fiume Hudson in lontananza, il profumo dei pini. Avrei sentito la mancanza di Grover, che era stato un buon amico, anche se era un po' strano. Mi chiesi come sarebbe sopravvissuto il prossimo anno, senza di me." "La vera domanda era come saresti sopravvissuto tu senza di me." "Ehy, G-man! Non mi serviva protezione da un satiro." "No?" Ghignò Era. "Mia mamma era sufficiente." "Ma davvero? Una misera mortale." "Almeno lei sa cosa vuol dire essere una madre. Tu, invece, fai schifo anche in quello." Efesto annuì concordando con il ragazzo.
"Avrei sentito anche la mancanza delle ore di latino e del signor Brunner, con i suoi folli tornei e la sua convinzione che io potessi essere un bravo studente." Chirone scosse la testa. "Non era una convinzione e basta." "Lo so adesso." "Percy è un pessimo studente." Disse Annabeth, prima di guardarlo ferita e accusatoria. "Sì, conoscevo già il greco." ammise Percy, immaginando quale sarebbe stato il problema. "Non bene, ma abbastanza da leggerlo. Mi veniva più facile dell'inglese." "E non avevi nessun dubbio?" "No, potrebbe sorprenderti, Jason, ma la prima motivazione che viene in mente non è mio padre è un dio." "Sorprendente, conoscendoti." Rise Michael, a cui Percy rispose con una smorfia.
"Con l'avvicinarsi della settimana degli esami, studiai solo per il compito di latino. Non avevo dimenticato quello che Brunner mi aveva detto sul fatto che la sua materia fosse per me una questione di vita o di morte. E non avevo dimenticato la sua espressione così sicura. Non volevo deluderlo." "Non avresti potuto farlo, Percy." La assicurò Chirone e il ragazzo gli sorrise. Poseidone gli strinse la mano, mentre Talia socchiudeva gli occhi per fissarlo. Il desiderio di non deludere un adulto offriva numerose altre interpretazioni, nessuna di quelle particolarmente piacevole per la cugina iperprotettiva. "La sera prima degli esami, persi talmente la pazienza che scagliai il libro di mitologia greca in fondo alla stanza." Atena perse il respiro e Annabeth fissò Percy. "Come hai potuto?" "Sono sicuro che il libro stesse benissimo, dopo." Rispose Percy, facendo ridacchiare Leo, Travis, Connor e Grover. Talia chiese. "Perché, però?" "Dislessia." Rispose Percy "Le parole si erano messe a roteare fuori dalla pagina, girandomi attorno alla testa, con le lettere che si lanciavano in acrobazie come su uno skateboard." Atena fissò Percy. "È davvero così la dislessia?" Percy annuì e Talia rispose. "Anche per me è dura, ma quella di Percy è la peggiore di tutte." Atena guardò il figlio del suo rivale con un rinnovato rispetto. I propri figli avevano una lieve dislessia, e la loro capacità di leggere era dovuta alla sete di conoscenza che trasmetteva a loro. Ma il ragazzo di Poseidone non aveva quel vantaggio.
"Non sarei mai riuscito a ricordare come scrivere Chirone e Caronte, o Polidette e Polideuce. E la coniugazione di tutti quei verbi latini? Impossibile. Camminai avanti e indietro per la stanza, come se avessi le formiche sotto la maglietta." Percy si mosse sul posto. Talia lo guardò. "Hai mai avuto delle formiche sotto la maglietta?" "Mi ero addormentato al parco." Rispose Percy, con una smorfia e Drew fece una smorfia. "Bleah!" "Lo so. Non consigliato."
"Ripensai all'espressione seria del signor Brunner, ai suoi occhi millenari. "Pretenderò solo il meglio da te, Percy Jackson."
Feci un respiro profondo e raccolsi il libro di mitologia. Non avevo mai chiesto aiuto a un insegnante, prima d'allora. Forse, se avessi parlato con Brunner, mi avrebbe dato qualche dritta. Almeno potevo scusarmi per lo splendido quattro che stavo per prendere al suo esame." "Non ti avrei incolpato, Percy. So che la dislessia può essere dura per i semidei." Percy sorrise al centauro
"Non volevo andarmene dalla Yancy lasciandogli l'impressione che non ci avessi provato." Chirone sorrise, prima di congelarsi quando si rese conto di cosa avesse sentito il ragazzo. Artemide, invece, fissò Percy. "Sono sorpresa dalla tua capacità di riconoscere la necessità di chiedere aiuto ad altri, nel momento del bisogno." "Io provo a chiedere aiuto. Molte volte non lo faccio perchè sarebbe inutile. Se non ti viene concessa la possibilità, perchè sprecare tempo, quando si potrebbe cercare la soluzione." Artemide annuì. "Fossi stata una ragazza, saresti stata un'ottima Cacciatrice." Si entusiasmò Talia, facendo fare una smorfia a Percy. "Ma perchè devi dire certe cose, Talia? Sul serio, che ti ho mai fatto?" "Sei nato, principalmente." Annabeth alzò gli occhi al cielo. "É un buon motivo?" "Oh, sì, ha decisamente un ottimo punto lì." Disse Percy, srio come Talia, mentre annuivano entrambi. "State scherzando o...?" Chiese Piper e i due cugini la fissarne, seri. "Non so se fate paura quando andate d'accordo o quando non lo fate." "Quando vanno d'accordo." Disse subito Silena e Drew annuì. "Fa solo venire i brividi." Percy e Talia guardarono sconvolti la ragazza. "Scesi al piano di sotto, dove c'erano gli uffici dei professori. La maggior parte erano bui e vuoti, ma la porta del signor Brunner era accostata e la luce del riquadro di vetro si allungava sul pavimento del corridoio. Ero a tre passi dalla maniglia quando sentii delle voci provenire dall'interno dell'ufficio. Brunner aveva fatto una domanda. Una voce, che era decisamente quella di Grover, stava dicendo: — ...preoccupato per Percy, signore.
Mi bloccai. " Ares guardò Percy, un sorriso sul viso. "Hai intenzione di origliare, vero?" "Per chi mi hai preso?" Percy guardò offeso il dio, prima di dire. "Certo." facendo ridere Apollo ed Hermes.
"Di solito non sono uno che origlia, ma vi sfido a non farlo se sentite il vostro migliore amico che parla di voi con un adulto. " "Posso capire il punto, ma generalmente non bisognerebbe origliare le conversazioni degli adulti." "Prenditela anche con Annabeth, allora. Il mio era involontario, però." Annabeth guardò il ragazzo. "Non dovresti svendere i tuoi amici così." "Vivrai." Rispose Percy.
"Mi accostai ancora un po'.
— ... da solo, quest'estate — stava dicendo Grover. — Voglio dire, una delle Benevole a scuola!. Adesso che noi ne siamo sicuri e che anche loro ne sono sicuri... " "Solo io non ne avevo idea." Commentò Percy. Grover la guardò. "Io avrei voluto dirtelo, Percy, davvero." "Lo so, G-man."
"— Peggioreremmo solo le cose mettendogli fretta — rispose Brunner. — Il ragazzo ha conoscenza, ma deve ancora maturare molto." Talia sbuffò. "Se aspettavate che raggiungesse la maturità, avreste atteso in eterno." Percy scrollò le spalle. "Perché essere noioso, quando posso essere favoloso?"
"— Ma forse non ne avrà il tempo. La scadenza del solstizio d'estate...
— ...si dovrà risolvere senza dileui, Grover. Lasciamo che si goda la sua ignoranza finché può.
— Signore, l'ha vista...
— La sua immaginazione — insistette Brunner. — La Foschia gettata sugli studenti e sugli insegnanti basterà a convincerlo." "Certo che non lo avrebbe fatto. I miei figli sono sempre stati abili nel liberarsi da quelle catene degli incanti." Poseidone fissò Chirone, che abbassò lo sguardo. "Lord Poseidone, agivo nei migliori interessi di Percy. Non desideravo metterlo in un inutile pericolo." "Era una sua scelta. L'hai quasi condannato ad essere internato!" Esclamò Rachel. La guardarono tutti e spiegò. "Se vengono prescritti molti psicofarmaci, poi i pazienti vengono chiusi in strutture apposta." "Manicomi? Li hanno chiusi..." Annabeth venne fermata da Piper. "Hanno cambiato il nome, ma fanno le stesse cose." "Non ne avevo idea. Mi dispiace molto." Chirone guardò Percy, che scrollò le spalle. "Non importa. Avevo intenzione di sparire nel caso." "Avevi dei piani nel caso fossistatao internato? Perché erano necessari?" Domandò Atena e Percy rispose. "Piper e Rachel lo hanno spiegato molto bene, Atena."
"— Signore, io... io non posso mancare ai miei doveri un'altra volta. — La voce di Grover era soffocata dall'emozione. — Sa cosa significherebbe. " "sento l'amore." Disse Percy, facendo ridere Grover. "Mi sono scusato!" "Comunque..."
"— Non hai mancato ai tuoi doveri, Grover — ribatté Brunner in tono gentile. — Avrei dovuto riconoscerla. Ora preoccupiamoci soltanto che Percy sopravviva fino al prossimo autunno... " "Non deve essere stato piacevole da sentire." Fece Reyna, guardando Percy, che scosse la testa. "Non lo è stato."
"Il testo di mitologia mi cadde dalle mani, atterrando sul pavimento con un tonfo. Il signor Brunner ammutolì all'istante.
Con il cuore in gola, raccolsi il libro e arretrai nel corridoio.
Un'ombra passò dietro il vetro illuminato della porta dell'ufficio di Brunner, l'ombra di qualcosa di molto più alto del mio insegnante in sedia a rotelle, qualcosa che aveva in mano un oggetto simile a un arco. " "Davvero, Chirone?" Domandò Dioniso, divertito. "Non era piacevole rimanere in una forma fittizia per così tanto tempo." "Certo."
"Aprii la porta più vicina e sgattaiolai dentro.
Pochi secondi dopo sentii un lento clop clop clop, come di ceppi di legno ovattati che cadessero sul pavimento, e un verso, come di un animale che tirasse su col naso proprio davanti alla porta. Una grossa sagoma scura si fermò di fronte al vetro, proseguì.
Una goccia di sudore mi scese lungo il collo." "Quanti dettagli." Notò Piper e Leo chiese. "Li avremo anche per i mostri?" "Se mostra quello che ho notato io, probabilmente sì." "Fantastico." Gemette Nico e Percy scrollò le spalle. "I miei pensieri vengono letti ad alta voce. Potete sopportare qualche paragone non filtrato e descrizioni dettagliate." "Da qualche parte nel corridoio, il signor Brunner parlò. — Nessuno — mormorò. — Ho i nervi a pezzi, dal solstizio d'inverno.
— Anch'io — disse Grover. — Ma avrei giurato...
— Torna nel dormitorio. Ti aspetta una lunga giornata di esami, domani.
— Non mi ci faccia pensare." "Hai affrontato gli esami per Percy?" Chiese Leo e Grover annuì. Percy rispose. "Secondo te perché ci tengo così tanto a G-man?" "È dedizione, quella." Annuì Leo.
"Le luci dell'ufficio del signor Brunner si spensero.
Aspettai al buio per quella che mi sembrò un'eternità.
Alla fine sgattaiolai nel corridoio e tornai nel dormitorio al piano di sopra. " Grover sospirò. "Sapevo che eri sconvolto, ma non potevo capire perché." "Lo hai capito, alla fine, no?" "Mi hai fatto venire un infarto!" "Anche tu a me!"
"Grover era disteso sul letto, a studiare gli appunti di latino come se non si fosse mai mosso di là per tutta la sera.
— Ehi — mi fece, con gli occhi annebbiati. —Pronto per l'esame?
Non risposi.
— Hai una faccia! — Si accigliò. — Stai bene?
— Sono solo... stanco. " "Non sei molto bravo a mentire." Hermes aveva una smorfia di disapprovazione e Percy scrollò le spalle. "Lo risolvo con l'irriverenza. Ignorano quello che dico o come lo faccio." "Ottima idea!" Approvò Apollo, tenendo la mano del semidio.
"Mi voltai in modo che non vedesse la mia espressione, e cominciai a spogliarmi. " "Hai fatto bene. Avrebbe capito subito che qualcosa ti aveva sconvolto." Annuì Talia  "Si, l'ho immaginato." Annuì Percy in risposta. Sapeva di non avere nessuna abilità nel mentire a Grover.
"Non capivo quello che avevo sentito al piano di sotto. Volevo credere di essermi immaginato tutto.
Ma una cosa era chiara: Grover e il signor Brunner stavano parlando alle mie spalle. E pensavano che fossi in pericolo. " "Avreste dovuto parlarne con me." Scosse la testa Percy. "Avevi un umorismo troppo irriverente." "Non avrei messo in pericolo mia madre, mai."
"Il pomeriggio dopo, mentre uscivo dall'aula dopo tre ore di esame di latino, con ancora davanti agli occhi tutti i nomi greci e romani che di sicuro avevo scritto nel modo sbagliato, il signor Brunner mi chiamò.
Per un attimo temetti che avesse scoperto che li avevo spiati, la sera prima, ma a quanto pareva il problema non era quello. " "Tre ore?" Chiese Leo e Percy annuì. "Roba da pazzi." "Mi dispiace, amico!" "Anche a me!"
"— Percy — disse. — Non scoraggiarti per il fatto di lasciare la Yancy. È... è la cosa migliore. " Percy fece una smorfia. Era stato brutto sentire quelle parole. Una voce dal fondo della Sala dove erano state presenti tutte le divinità minori e i generali degli eserciti si alzò. "E pensavo che papà fosse terribile a parlare con i suoi figli mezzosangue." Percy guardò il ragazzo che si stava avvicinando loro. "Tritone?" "Fratello. Posso sedermi qui?" Poseidone gli fece posto al suo altro lato. "Papà ha fatto abbastanza peggio." "Comincia sempre male." Ammise Tritone, dicendo poi. "Generalmente termina bene." "Generalmente?" "Con qualcuno commette molti errori."
"Il tono era gentile, ma le parole mi imbarazzarono lo stesso. Anche se parlava sottovoce, gli altri ragazzi che stavano finendo l'esame potevano sentirlo. Nancy Bobofit sogghignò e mimò dei bacetti strafottenti con le labbra.
Mugugnai: — Okay, signore. " "Non volevo metterti in imbarazzo." Chirone negò e Percy sospirò.
"— Insomma... — Il signor Brunner dondolava avanti e indietro con la sedia, come se non sapesse cosa dire. — Questo non è il posto giusto per te. Era solo questione di tempo" "Non lo hai davvero detto a Percy?" Talia guardò Chirone e Jason sbuffò. "Sei stato orribile con me, ma con lui in qualche modo decisamente pessimo." "Mi bruciavano gli occhi.
Ecco il mio insegnante preferito che, davanti a tutti, mi diceva che non potevo farcela. Dopo avermi ripetuto per tutto l'anno che credeva in me, ora mi diceva che ero destinato a essere buttato fuori." "Non lo intendevo così." Negò Chirone. "Beh, avresti dovuto dirmelo chiaramente, al posto che lasciarmi indovinare." Rispose Percy.
"— Giusto — dissi, tremando.
— No, no — riprese Brunner. — Oh, maledizione. Quello che sto  cercando di dirti... tu non sei normale, Percy. Non è niente di cui..." "Ha cercato di dirtelo, sei tu che hai reagito male, vedi?" Annabeth guardò male Percy.
"— Grazie — sbottai. — Grazie mille, signore, di avermelo ricordato.
Forse non avrei dovuto rispondere così. Ma quelle parole sembravano così tanto quelle di Gabe che mi sono arrabbiato."
"Il tuo patrigno, corretto?" Chiese Tritone e Percy annuì. "Perché pensare a lui dovrebbe portarti rabbia?" Chiese Afrodite, incuriosita. "Lo scoprirete piuttosto presto."
"— Percy...
Ma me n'ero già andato.
L'ultimo giorno del semestre ficcai tutti i miei vestiti in valigia.
Gli altri ragazzi se ne stavano là a scherzare e a parlare dei loro progetti per le vacanze. Uno partiva per le Alpi Svizzere. Un altro aveva programmato una crociera di un mese ai Caraibi. Erano ragazzi a rischio, come me, ma erano ragazzi a rischio ricchi. I loro paparini erano manager, ambasciatori o celebrità. Io non ero nessuno e venivo da una famiglia che non contava nulla. " "Non siamo una famiglia che non conta nulla." Negò Poseidone e Percy rispose. "In quel momento non lo sapevo, papà."
"Mi chiesero cosa avrei fatto per l'estate e io risposi che sarei tornato in città.
Quello che non confessai è che avrei dovuto procurarmi un lavoretto estivo, tipo portare a spasso i cani o vendere gli abbonamenti di una rivista, e che avrei trascorso il tempo libero nell'angoscia di trovare una nuova scuola entro l'autunno." "Perché un lavoro? A cosa ti serviva?" Domandò Talia. Percy scrollò le spalle,  non rispondendo.
"— Oh — fece uno dei ragazzi. — Forte.
Tornarono alla loro conversazione come se non fossi mai esistito. " "Ti manca, eh?" Chiese Leo e Percy annuì. "Più di quanto tu possa sapere."
"L'unica persona che avevo paura di salutare era Grover, ma alla fine non ce ne fu bisogno. Aveva preso un biglietto per Manhattan sul mio stesso autobus, perciò eravamo di nuovo insieme, diretti in città. " "Non lo hai trovato sospetto?" Chiese Atena e Percy rispose. "Un po', ma ero troppo felice per metterlo in dubbio." "Piccole gioie, immagino."
"Per tutto il viaggio, Grover continuò a lanciare occhiate nervose nel corridoio, scrutando gli altri passeggeri. Mi venne in mente che era sempre nervoso e agitato quando lasciavamo la Yancy, come se si aspettasse qualche guaio. Prima, avevo sempre pensato che avesse paura dei bulli. Ma non c'erano bulli a bordo dell'autobus. Alla fine, non ce la feci più.
— Cerchi le Benevole? — chiesi." "Un modo per far venire un infarto a qualcuno." Disse Apollo, divertito. Percy indicò il satiro. "Sta chiaramente bene." "Mi hai fatto venire un infarto." "Se non mi avessi mentito, non ti sarebbe venuto un infarto. Ergo, colpa tua." Grover gli lanciò uno sguardo fintamente arrabbiato.
"Per poco non cadde dal sedile. -C... che vuoi dire?
Gli confidai di avere origliato lui e il signor Brunner la sera prima dell'esame.
L'occhio gli si contrasse in un tic involontario. — Quanto hai sentito?
— Oh... non molto. Cos'è la scadenza del solstizio d'estate? " "Hai un modo di scegliere le domande peggiori." Notò Hermes, e Grover gemette. "Anche nel peggiore momento possibile. Non era l'ideale." "Scusate se i miei sentimenti vi hanno confuso. Davvero." 
"Trasalì di nuovo. — Senti, Percy... ero solo preoccupato per te, capisci? Insomma, quelle allucinazioni sulla prof di matematica demoniaca...
— Grover...
— E stavo dicendo al signor Brunner che forse eri troppo stressato o roba del genere, perché non è mai esistita nessuna signora Dodds e...
— Grover, sei davvero un pessimo bugiardo. " "Sei davvero un pessimo bugiardo." "Avremmo dovuto darti lezioni di teatro." "Troppo tardi." Fece Grover, facendo ridere Percy.
"Le orecchie gli si fecero rosse. Dal taschino della camicia, tirò fuori un sudicio biglietto da visita. -Prendi questo, okay? Casomai avessi bisogno di me durante l'estate.
Il biglietto era scritto in una calligrafia piena di ghirigori — una tortura per la mia dislessia — ma alla fine riuscii a leggere qualcosa tipo:
Grover Underwood
Custode
Collina Mezzosangue
Long Island, New York
(800) 009-0009
— Cos'è la Colli...
— Piano! — sibilò. — È il mio, ehm... indirizzo estivo. " "Grover, idiota! Penserà che anche tu sia famoso o qualcosa del genere." "Ricco, più che famoso." Grover arrossì per le frasi di Rachel e Talia. "Scusa, Percy." "Non preoccuparti. C'ero rimasto marginalmente male."
"Sentii un tuffo al cuore. Grover aveva una casa delle vacanze. Non avevo mai preso in considerazione che la sua famiglia fosse ricca come quelle degli altri studenti della Yancy. Forse perché era gentile con me, cosa che generalmente nessuno era. Non potevo dimenticare tutte le volte in cui avevamo pulito i parchi insieme." Percy sbuffò. "Mi usavi." "Ehy, era importante per me davvero!" "Ma non mi hai mai detto perché!" "Avrei dovuto dirti anche tutto il resto." "Allora mi hai usato."
"— Okay — dissi, cupa. — Cioè, insomma, casomai volessi venire a trovarti nella tua villa.
Lui annuì. — O... casomai avessi bisogno di me.
— Perché dovrei aver bisogno di te?
La domanda suonò più brusca di quanto avessi voluto. Non mi piaceva passare per debole" "Oh. Mi dispiace, Percy." "Non ne avevi idea, non è colpa tua."
"Grover arrossì fino al pomo d'Adamo. — Senti, Percy, la verità è... ecco, che devo proteggerti. " Silena rise. "Non ti ha protetto lui dai bulli per tutto l'anno?" "Lo so, avrei dovuto essere più preciso. Mi sono scusato."
"Lo fissai.
Per tutto l'anno, avevo fatto a botte per difenderlo dai bulli della scuola.
Avevo perso il sonno pensando che l'anno dopo, senza di me, gliele  avrebbero suonate. E ora eccolo qui, a comportarsi come se fosse stato lui a difendere me." "Oh, vero. Beh, mi serviva." "Mi hai usato anche per quello." "Ehy, eri davvero mio amico! Non mi avvicinavo così a tutti quanti."
"— Grover — replicai — da cosa mi staresti proteggendo, esattamente?" "Mostri e dei che volevano vederti morta." "Non glielo hai detto davvero, vero?" Chiese Hermes, divertito. Grover arrossì e Percy disse "Non in quel momento, no." "Hai spaventato mio figlio?" Poseidone fissò Grover e Percy rise. "Non lo voleva fare davvero, papà. Si è offeso per il paragone con gli asini." Poseidone fissò il satiro.
"In quel momento, si sentì uno schianto sotto i nostri piedi. Dal cruscotto uscì una fumata nera e l'autobus si riempì di un tanfo di uova marce. L'autista imprecò e, procedendo a singhiozzo, riuscì ad accostare su un lato della strada.
Dopo aver armeggiato per qualche minuto nel cofano, annunciò che dovevamo scendere. Io e Grover uscimmo dietro gli altri." "Non sembra un caso." Atena si raddrizzò sul suo posto e Grover impallidì. "Non lo è stato."
"Ci trovavamo su un tratto di strada di campagna, il genere di posto che si nota solo se ci finisci per un guasto." Molti risero, anche se gli dei mantenevano il loro atteggiamento nervoso. "Sul nostro lato c'erano soltanto aceri e rifiuti lanciati dalle auto di passaggio. Dall'altra parte, oltre le quattro corsie di asfalto che tremolavano nell'afa del pomeriggio, c'era una bancarella che vendeva frutta.
La mercanzia sembrava molto appetitosa: casse traboccanti di ciliegie sanguigne, mele, noci e albicocche, bottiglie di sidro immerse nel ghiaccio, in una vasca da bagno con le zampe. Non c'erano clienti, solo tre vecchiette su delle sedie a dondolo, all'ombra di un acero, intente a sferruzzare il più grosso paio di calzini che avessi mai visto.
Insomma, erano grandi quanto maglioni, eppure erano chiaramente calzini. La vecchietta sulla destra ne sferruzzava uno. Quella sulla sinistra ne sferruzzava un altro. La vecchietta al centro reggeva un enorme cesto di filo blu elettrico.
Tutte e tre avevano un aspetto decrepito, i volti pallidi e raggrinziti come bucce appassite, i capelli d'argento trattenuti da fazzolettoni bianchi, le braccia ossute che spuntavano da vestiti di cotone scoloriti.
Ma la cosa più strana era che sembravano guardare me." Poseidone inspirò rumorosamente. "Perché le Parche ti facevano visita, figlio?" "È raro e pericoloso." Riflettè Apollo, stringendo la mano di Percy quasi dolorosamente. Tritone guardò il fratello, preoccupandosi per lei.
"Mi girai verso Grover per commentare la scena e vidi che era agitato. Aveva un tic al naso.
— Grover? — chiamai. — Ehi, amico...
— Dimmi che non ti stanno guardando. Non lo stanno facendo, vero?
— Be', sì. Strano, eh? Pensi che quei calzini mi starebbero bene? " "Non è il momento per i commenti stupidi!" Esclamò Annabeth. Percy scrollò le spalle e fece vedere i propri calzini. Erano blu elettrico. "Hai preso dei calzini uguali a quelli che facevano le Parche?" "Yep!" Leo rise e Charles sospirò. "Capelli grigi."
"— Non è divertente, Percy. Non è affatto divertente.
La vecchietta al centro tirò fuori un grosso paio di forbici: d'oro e  d'argento, a lama lunga, simili a cesoie. Sentii Grover trattenere il fiato." Anche Poseidone, Tritone, Apollo e Hermes trattennero il fiato. "Oh, no." Mormorò Tritone, mentre Apollo stringeva ormai dolorosamente la mano del ragazzo e Poseidone lo stringeva in un abbraccio.
"— Torniamo sull'autobus — mi ordinò. — Muoviti. " Talia sbuffò. "Saranno cento gradi là dentro!"       "— Cosa? — protestai. — Saranno cento gradi, là dentro."
I due cuginisi fecero un sorriso. Si sarebbero dati il cinque, ma le mani di Percy erano impegnate.
"— Sbrigati! — Spalancò la porta e salì, ma io indugiai. Dall'altra parte della strada, le vecchiette mi stavano ancora guardando. Quella al centro tagliò il filo e giuro di aver sentito il suono di quella sforbiciata da quattro corsie di distanza." Poseidone strinse ancor  di più il figlio. "Ho rischiato di perderti..." "Come puoi essere ancora vivo?" Riflettè Hermes e Percy rispose. "Non era il mio." "Le Parche non si sarebbero scomodate." Disse Atena. Talia scosse  la testa. "Devi aver avuto paura." Chirone lo guardò. "Perché non lo hai mai menzionato, Percy?" "Onestamente, mi era passato di mente. Sono successe molte cose nel mentre."
"Le sue amiche raggomitolarono i calzini blu e io mi chiesi per chi li stessero facendo: lo Yeti o Godzilla?" Leo sorrise, sollevato che fosse Percy a raccontare la storia. Il ragazzo condivideva il suo senso dell'umorismo.
"Dietro l'autobus, l'autista strappò un grosso pezzo di metallo fumante dal cofano. L'autobus sussultò e il motore tornò in vita.
I passeggeri esultarono.
— Era ora, maledizione! — esclamò l'uomo, colpendo il veicolo col  cappello. — Tutti a bordo!" "Decisamente non un caso." Confermò Apollo e Atena annuì. "Il ragazzo doveva vederlo."
"Una volta ripartiti, cominciai a sentirmi febbricitante, come se mi fossi beccato l'influenza. Grover non sembrava stare molto meglio di me. Aveva i brividi e batteva i denti.
— Grover?
— Sì?
— Cosa mi stai nascondendo? " "A quel punto sarebbe stato meglio dirle tutto." Disse Hermes e Grover indicò Chirone. "Rispettavo i suoi ordini." Chirone sospirò. "Pensavo che sarebbe stato meglio aspettare. Inoltre, sua madre non desiderava lasciarlo per il Campo." Talia sbuffò. "Come se Percy avrebbe mai lasciato sua madre per sempre." Percy annuì. Non lo avrebbe mai fatto.
"Si asciugò la fronte con la manica della camicia. — Percy, che cos'hai visto in quella bancarella della frutta?
— Vuoi dire le vecchiette? Cos'hanno di tanto speciale, amico? Non sono come... la Dodds, vero? " "Pensavo conoscessi i miti." Le disse Annabeth e Percy alzò gli occhi al cielo. "Non sapevo fossero reali." "Miti reali e non miti miti?" Chiese divertito Jason. "Taci, Grace." Ma anche il figlio  di Poseidone era divertito.
"La sua espressione era difficile da interpretare, ma ebbi la sensazione  che le vecchiette della bancarella fossero qualcosa di molto, molto peggio della Dodds. Lui insistette: — Tu dimmi solo cos'hai visto.
— Quella al centro ha tirato fuori le forbici e ha tagliato il filo." Talia rise. "Sono sorpresa che Grover non sia morto sull'autobus!" "Avevo una serie di microinfarti ogni volta che apriva la bocca." Confermò Grover e Percy rise, non sentendosi molto colpevole.
"Chiuse gli occhi e fece un gesto con le dita che somigliava al segno della croce, ma non lo era. Era qualcos'altro, qualcosa di più... antico. Ripeté: — L'hai vista tagliare il filo.
— Sì. E allora? — Ma perfino mentre lo dicevo, sapevo che era qualcosa di grosso. " "Perché dirlo allora?" Chiese Era, sdegnosa. Percy scrollò le spalle. "Non sapevo cosa significasse."
"— Questo non sta succedendo — borbottò Grover. Si mise a  mordicchiarsi il pollice. — Non voglio che sia come l'ultima volta.
— Quale ultima volta?
— Sempre in prima media. Non superano mai la prima media. " Talia fissò Grover. "Non glielo hai davvero detto?" Grover arrossì. "Mi dispiace, Percy!" "Eri preoccupato, non ti incolpo!" Percy gli sorrise, sentendo di nuovo le mani e rilassandosi nell'abbraccio del padre.
"— Grover — dissi, perché stava davvero cominciando a spaventarmi. — Di cosa stai parlando?
— Lascia che ti accompagni a casa dalla stazione degli autobus.  Promettimelo.
Mi sembrò una richiesta strana, ma glielo promisi — Di che si tratta? È una specie di maledizione o roba del genere? — chiesi.
Nessuna risposta.
— Grover... il taglio del filo. Significa che qualcuno morirà?
Mi guardò con un'espressione afflitta, come se stesse già scegliendo i fiori per decorare la mia bara." "Tulipani e Giacinti." Disse Talia. Tutti la guardarono, ma fu Charlie a rispondere. "Ne hanno discusso." "Ne hanno discusso?" Chiese Nico, confuso. "Quando eravamo in viaggio per salvare Artemide. Un verso era... fuorviante per loro due e hanno discusso dei fiori." Rispose Grover, agitando leggermente "Che verso?" Chiese Artemide. "E per mano di un genitore uno dovrà perire." Rispose Talia, non guardando il padre. Percy aveva lo stesso problema con il suo, ma a differenza della cugina, non aveva la possibilità di evitarne lo sguardo. "Percy..." "Tranquillo, papà, era solo una preoccupazione minima." 
Poseidone non si sentiva molto rassicurato.
Leo, per alleggerire la tensione, disse. "Ti ha scaricato, vero?" Grover sospirò. "Come lo hai capito?" "Dai, la stavi facendo uscire di testa. Ti avrei scaricato anche io." Silena sospirò. "Lo avremmo scaricato tutti." 
Percy rise, e Poseidone decise di rimandare la conversazione a più tardi.
Afrodite si fece avanti per prendere il libro dal fidanzato. "Leggo io."

Angolo autrice
Alla prossima
By rowhiteblack

THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora