MI BATTO CON QUELL'IDIOTA DI MIO CUGINO

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"Ci  raccolse  una  barca  della  guardia  costiera,  ma  erano  troppo  occupati per  trattenerci  a  lungo  o  per  chiedersi  che  cosa  ci  facessero  nel  bel  mezzo della  baia  dei  ragazzini  vestiti  dalla  testa  ai  piedi.  C'era  un  disastro  da contenere.  Avevano le  radio  intasate  di  chiamate  di  soccorso. Ci  scaricarono  sul  molo  di  Santa  Monica  con  degli  asciugamani  sulle spalle  e  delle  bottigliette  d'acqua  con  su  scritto  SONO  UNA  GUARDIA COSTIERA  JUNIOR!  e  ripartirono  a  tutta  birra  per  salvare  altra  gente. Eravamo  fradici,  perfino  io.  All'arrivo  della  guardia  costiera,  avevo pregato  in  silenzio  che  non  mi  trovassero  completamente  asciutta,  una volta  fuori  dall'acqua.  Perciò  avevo  desiderato  con  tutte  le  mie  forze  di inzupparmi   fino   all'osso.   E   così   era   stato:   la   mia   solita   magia dell'impermeabilità  mi  aveva  abbandonato.  Ero  anche  scalzo,  perché  avevo dato  le  mie  scarpe  a  Grover.  Meglio  che  la  guardia  costiera  si  domandasse come  mai  uno  di  noi  fosse  scalzo,  anziché  come  mai  uno  di  noi  avesse  gli zoccoli."
Atena fissò Percy. "La Foschia lo avrebbe coperto." "Uh, scusa mi hai visto?  Con la mia fortuna, avrebbe fatto cilecca." Molti annuirono. Le normali leggi dei Greci sembravano non applicarsi al semidio
"Raggiunta  la  terraferma,  scendemmo  barcollando  lungo  la  spiaggia, osservando  la  città  in  fiamme  sullo  sfondo  di  un'alba  splendida.  Mi  sentivo come  se  fossi  appena  resuscitato  dai  morti  —  e  in  effetti  c'ero  andato vicino.  La  Folgore  di  Zeus  mi  pesava  ancora  nello  zaino  e,  dopo  aver  visto mamma,  avevo il  cuore  perfino  più pesante."
Le dee guardarono comprensive e commosse Percy, mentre Talia lo stringeva ancora più forte. Poseidone si sentiva ancora in colpa, ma sollevato al pensiero di essere stato perdonato.
"— Non  ci  credo  —  commentò  Annabeth.  —  Dopo  tutta  la  strada  che abbiamo  fatto...
— Era  un trucco — replicai.  — Una  strategia  degna  di  Atena. Anche se io non ho mai dubitato dello zio. E non sono abbastanza maturo da non dire: te lo avevo detto"
"Almeno hai aspettato che fossimo fuori da lì." Scosse la testa Grover e Percy annuì. "Ci sono priorità. In quel momento, volevo tanto non essere ucciso dallo zio." "Lo avresti ringraziato, avevi detto." Disse Travis, confuso. Silena gli diede una pacca sulla spalla. "Non dire così! Non quando Percy mostra di non voler morire giovane!" "Moriremo tutti giovani." Disse Michael. Percy annuì. "Puoi dire solo, moriremo tutti. Beh, non proprio tutti i presenti, ma..." Il ragazzo aveva spostato lo sguardo sugli dei presenti, prima che Talia sospirasse.
"— Ehi  — protestò  lei,  risentita.
— Hai  capito,  vero?
Lei  abbassò lo  sguardo e  la  sua  rabbia  svanì. — Sì.  Ho capito.
— Be', io  no!  — si  lamentò  Grover. — Qualcuno avrebbe  la..."
"Almeno non stavano litigando." Riflettè Grover e Annabeth disse. "E poi Percy è andato a farci prendere un infarto." "Non avevate visto il chihuahua, il formichiere e zia Em. Volevo farvi vedere almeno questo." "Ed è stato totalmente divertente!" "Era spaventoso!" Disse Annabeth, guardando Grover. Percy indicò Ares. "Per lui solo umiliante." "Colpo di fortuna, pivello." "Vuoi la rivincita?" Chiese Percy e Ares annuì, divertito dalla prospettiva.
"— Percy  — lo interruppe  Annabeth.  — Mi  dispiace  per  tua  madre.
Finsi  di  non  sentirla.  Se  mi  fossi  messo  a  parlare  di  mia  madre,  sarei scoppiato  a  piangere  come  un bambino  dell'asilo.
—  La  profezia  aveva  ragione  —  spiegai.  —   Andrai  a  occidente  e affronterai  il  dio  che  ha  voltato  le  spalle.  Ma  non  si  trattava  dello zio, ovviamente.  Non  voleva  una  guerra.  È  stato  qualcun  altro  a  mettere  a  segno  il  furto. Qualcuno  ha  rubato  la  Folgore  di  Zeus  e  l'elmo  dello zio e  ha  incastrato  me perché  sono  il figlio  di  Poseidone.  Poseidone  sarà  incolpato  da  entrambi  i suoi  fratelli.  Oggi,  entro  il  tramonto,  scoppierà  una  guerra  su  tre  fronti.  E sarò  stato io a  provocarla."
"Non sarebbe stata colpa tua. Colpa di Zeus, Ade e Poseidone per non saper parlare civilmente? Certo. Di Luke e Crono per i furti? Sì. Tu eri l'unico che stava facendo qualcosa per risolvere il problema che avevano creato altri." Gli sussurrò Talia, e Percy annuì verso di lei. Erano entrambi consapevoli che il ragazzo avesse un problema nel darsi colpe che non aveva
"Grover   scosse   la  testa,   confuso.   —  Ma  chi  potrebbe  essere  così spregevole?  Chi  può volere  così  tanto  la  guerra?
Mi  fermai  di  botto,  gli  occhi  puntati  in  fondo  alla  spiaggia.  —  Cavolo, fammi  pensare.
Eccolo  là,  con  la  sua  giacca  di  pelle  nera  e  gli  occhiali  da  sole,  una mazza  da  baseball  di  alluminio  appoggiata  su  una  spalla.  La  motocicletta gli  rombava  accanto,  il  faro  che  tingeva  di  rosso  la  sabbia.  Ci  stava aspettando.
— Ehi,  ragazzino—  esclamò  Ares,  come  se  fosse  sinceramente  contento di  vedermi.  — Tu dovevi  morire."
Jason sospirò. "É bellissimo quando ti accolgono così, vero?" Percy annuì. "Da quel momento in poi, con me erano tutti del tipo: tu morirai." "E tu?" "qualcosa del tipo: LOL no." Nico scoppiò a ridere istericamente e Hazel disse. "Thanatos ha detto che avrebbe scioperato piuttosto che prendere la tua anima." "Mi ama, che posso farci?" "Anche Melinoe ti adora piuttosto. E Caronte dice che avrebbe portato la tua anima in un nuovo corpo se qualcuno provava ad ucciderti." Percy sorrise a Nico, e Ade sospirò. "Farai un ammutinamento negli Inferi." "Certo! La prima manifestazione!" "Che bello." Disse Ade e Persefone rise. "Renderebbe più divertenti le Praterie, almeno." "Lo faccio già!" Si lamentò Percy e Ade annuì. "Lo hai fatto. Non serve morire per migliorarlo." Poseidone e Zeus fissarono il fratello e disse. "Con Percy è meglio esplicitarlo." I due annuirono.
"—  Mi  ha  ingannato  —  replicai.  —  È  stato  lei  a  rubare  l'elmo  e  la Folgore.
Ares  sogghignò.  —  Be',  diciamo  che  non  li  ho  rubati  personalmente. Rubare  il  simbolo  del  potere  degli  altri  dei...  è  proibito.  Ma  tu  non  sei l'unico  eroe  al  mondo  in grado  di  fare  qualche  commissione."
"Perchè non è stato punito? Hai minacciato me per le azioni di un mio discendente lontano! E non Ares?" Zeus si fece serio. "Era ha parlato a suo favore. E anche Percy." "Oh, per quello credevi che Crono fosse abbastanza forte, ma per tornare no." Alzò gli occhi al cielo il semidio. "Aveva già avuto influenze nel mondo reale, ma non era mai risorto dal baratro." Spiegò Demetra, un tono di voce feroce. "Nonostante ciò, avrebbe dovuto prestare attenzione ai segnali e perlomeno portare nel Consiglio la questione." Disse Era, fissando il marito che non le aveva nemmeno parlato di quello che stava succedendo.
"— Chi  ha  usato?  Clarisse?  Era  là  durante  il  solstizio  d'inverno.
L'idea  sembrava  divertirlo.  —  Non  ha  importanza.  Il  punto  è,  ragazzino, che  stai  intralciando  lo  sforzo  bellico.  Vedi,  devi  morire  negli  Inferi.  Il Vecchio Algamarina  si  infurierà  con  Ade  per  la  tua  uccisione.  Fiato  Morto avrà  la  Folgore  di  Zeus,  perciò  Zeus  si  infurierà  con  lui.  E  Ade  sta  ancora cercando  questo...
Tirò  fuori  dalla  tasca  un  pesante  cappello  di  lana,  del  genere  che indossano  i  rapinatori,  e  lo  appoggiò  tra  i  manubri  della  motocicletta.  Il cappello  si  trasformò  subito  in un elaborato  elmo  da  guerra  di  bronzo.
— L'elmo  dell'oscurità  — boccheggiò  Grover.
— Esatto  —  confermò  Ares.  —  Ora,  dov'ero  rimasto?  Ah  già,  Ade  si infurierà  sia  con  Zeus  sia  con  Poseidone,  perché  non  sa  chi  dei  due  sia stato   a   commettere   il   furto.   Ben   presto,   avremo   un   simpatico   e violentissimo  scontro  su tre  fronti.
— Ma sono  la  sua  famiglia!  —  protestò  Annabeth. 
Ares  fece  spallucce. — Il  genere  migliore  di  guerra.  La  più  sanguinosa,  sempre.  Non  c'è  niente di  meglio  che  starsene  a  guardare  i  parenti  che  se  le  danno  di  santa ragione,  lo dico  sempre."
"Ma davvero, nipote? Allora non avrai problemi, se dovessi rivolgermi a te." Disse Ade e Atena parlò. "Non avresti semidei a sostenerti." Ade guardò Percy che annuì. "Certo, zio, non devi nemmeno chiedere." "Quindi, ha Percy, che basterebbe da solo, ma anche i suoi figli, la cabina di Apollo, quella di Hermes, Afrodite, Efesto." Riflettè Talia, e Katie si indicò. "Anche Demetra, Talia." "E io le darei una mano, ovvio." Disse Jason. Annabeth e Clarisse non parlarono, ma Reyna e Hylla aggiunsero. "Il Campo Giove e le Amazzoni, ovviamente." Percy guardò Atena. "Morale della storia? Non sfidare lo zio, perchè nel tuo caso, anche Clarisse si unirebbe." Era ridacchiò. "La mia idea di scambiare semidei ha portato tutti a fidarsi di Percy?" "Sono una colla, Era, ne abbiamo già parlato." "Quando hai cercato di annegarmi in sogno?" "Proprio in quel momento." "Perchè non lo odi?" Annabeth indicò Percy alla dea, che disse. "Tu ti sei arrabbiata per una lealtà verso un traditore e il tuo orgoglio. Lui per conto del cugino e dello zio. Non mi piace Ade, ma apprezzo la lealtà alla famiglia. Percy esprime perfettamente i miei domini. È leale, non inizia relazioni se non nutre un vero interesse e non tradirebbe mai il proprio partner. È leale a sua madre e alla famiglia. E non ha paura di esprimere la sua opinione. Contro dei, titani o giganti che siano." Percy sorrise. "Grazie. Sei stata...sorprendentemente gentile." "Lo so, a volte capita anche a me."
" — Mi ha  dato  lo  zaino  a  Denver  —  continuai.  —  La  Folgore  è  sempre stata  là.
— Sì  e  no  —  rispose  Ares.  —  Probabilmente  è  troppo  complicato  da capire  per  il  tuo cervellino  mortale,  ma  lo  zaino  è  la  custodia  della  Folgore, solo  che  ha  subito  una  piccola  metamorfosi.  La  Folgore  è  legata  alla  sua custodia,  un  po'  come  la  tua  spada,  ragazzino.  Ti  ritorna  sempre  in  tasca, giusto?
Non  capivo  come  facesse  a  saperlo,  ma  del  resto  era  il  dio  della  guerra: conoscere  le  armi  era  il  suo  mestiere.
— Comunque  —  riprese  Ares  —  ho  truccato  un  po'  la  magia,  in  modo che  la  Folgore  ritornasse  alla  sua  custodia  solo  una  volta  che  tu  avessi raggiunto  gli  Inferi.  Bastava  che  ti  avvicinassi  ad  Ade  e...  sorpresa!  C'è posta  per  te.  E  se  fossi  morto  lungo  il  tragitto,  poco  male.  Avevo  ancora l'arma.
— Ma perché  non  si  è  tenuto  la  Folgore?  —  chiesi.  —  Perché  mandarla allo zio?"
"Non era molto complicato da capire." Disse Artemide e Percy alzò le spalle. "Probabilmente lui lo trovava un concetto molto complicato. Dal suo punto di vista, almeno." Dopo qualche momento, Ares esclamò "EHY!" "Ti sei appena reso conto che ti ho insultato?  E questo dovrebbe convincermi del fatto che non  lo sei?" Artemide rise, divertita. Poteva certamente approvare la scelta di compagno fatta dal fratello, in questa occasione.
"La  mascella  di  Ares  ebbe  un  fremito.  Per  un  attimo,  fu  come  se  stesse ascoltando  un'altra  voce,  nel  profondo  della  sua  testa. 
—  Perché  non... già...  con una  potenza  di  fuoco del  genere...
Rimase  in trance  per  un secondo... due  secondi... Io e  Annabeth ci  scambiammo  delle  occhiate  nervose.
Poi  la  faccia  di  Ares  si  schiarì.  —  Non  volevo  guai.  Era  meglio  che prendessero  te  con le  mani  nel  sacco.
— Sta  mentendo  —  replicai.  —  Mandare  la  Folgore  negli  Inferi  non  è stata  una  sua  idea, vero?
— Certo  che  è  stata  una  mia  idea!  —  Da  dietro  le  lenti  dei  suoi  occhiali da  sole  iniziò  a  levarsi  del  fumo,  come  se  stessero  per  prendere  fuoco.
— Non è stato  lei  a  ordinare  il  furto  —  intuii.  —  È  stato  qualcun  altro  a farlo, mandando  un  eroe.  Poi,  quando  su  ordine  di  Zeus  lei  è  andato  a caccia  del  ladro, l'ha  beccato.  Ma  non  l'ha  consegnato  a  Zeus.  Qualcosa l'ha  convinta  a  lasciarlo  andare.  Si  è  tenuto  i  due  oggetti,  aspettando  che  si presentasse  un  altro  eroe  a  completare  la  consegna.  È  quella  creatura  nel baratro  a  dettarle  gli  ordini."
"Allora sei sempre stato capace di capire le strategie altrui!" Disse Hazel, sorpresa. Talia abbracciò il cugino, dicendo. "Mio cugino è così intelligente!" "Chi sei e cosa ne hai fatto di Talia?" Chiese Percy, stretto dalla ragazza punk, che non gli disse niente in risposta.
"— Io  sono  il  dio  della  guerra!  Non  prendo ordini  da  nessuno!  Non  faccio sogni!
Esitai.  —  E  chi  ha  parlato  di  sogni? 
Ares  sembrava  scosso,  ma  cercò  di nasconderlo  dietro  un ghigno.
— Torniamo  al  problema  più  immediato,  ragazzino.  Sei  vivo.  Non  posso permetterti  di  riportare  quella  Folgore  sull'Olimpo.  Potresti  convincere quegli  zucconi  a  darti  retta.  Perciò devo ucciderti.  Niente  di  personale.
Schioccò  le  dita.  Da  sotto  i  suoi  piedi,  in  un'esplosione  di  sabbia,  spuntò un  cinghiale  selvatico,  perfino  più  grosso  e  più  brutto  di  quello  che campeggiava  sopra  la  porta  della  capanna  cinque,  giù  al  campo.  La  bestia scalpitava  sulla  sabbia,  fissandomi  astiosa  con  i  suoi  occhietti  luccicanti  e abbassando  le  zanne  affilatissime,  in attesa  dell'ordine  di  uccidere.
Entrai  con i  piedi  nella  risacca.  — Battiti  tu  con me,  Ares."
"Non puoi davvero averlo battuto!" Disse Atena, fissando Ares. Talia gemette. "Mio cugino è fuori di testa!" "lo so, dai, non è colpa tua. Tranquilla, passerà." Le sussurrò Percy, sempre stretto dalla ragazza. Poseidone e Zeus lanciarono uno sguardo confuso ai loro figli.
"Lui  scoppiò  a  ridere,  ma  avvertii  una  lieve  tensione  nella  sua  risata... un'inquietudine. 
—  Hai  un  unico  talento,  ragazzino:  scappare.  Sei  scappato dalla  Chimera.  Sei  scappato  dagli  Inferi.  Ti  manca  la  stoffa.
— Hai  paura?
— Nei  tuoi  sogni  adolescenziali,  forse.  —  Ma  i  suoi  occhiali  stavano cominciando  a  fondersi  per  il  calore  emanato  dai  suoi  occhi.  —  Nessun coinvolgimento  diretto.  Spiacente,  ragazzino. Non sei  al  mio  livello.
Secondo me, il cinghiale era un coinvolgimento diretto, ma lasciai perdere il tecnicismo." "Il cinghiale era totalmente un coinvolgimento diretto." Annuì Jason e Dioniso sbuffò. "Ha infranto un'antica legge, questo vuol dire che gli dai una punizione almeno simile alla mia?" "NO!" Dissero tutti i semidei greci e Percy scosse la testa. "Non un idiota come Ares, per favore." "Potrei mandare Apollo." Offrì Zeus. "Mandi Ares." Disse Percy, facendo ridere il dio in questione e mettere il broncio ad Apollo.
"Annabeth  esclamò:  — Percy, scappa! 
Il  cinghiale  gigante  caricò. Ma io ero  stufo  di  scappare  dai  mostri.  Da  Ares  o chiunque  altro. Mentre  quel  bestione  mi  si  avventava  contro,  tolsi  il  cappuccio  alla penna  e  mi  scansai.  Vortice  mi  comparve  fra  le  mani  e  sferrai  un  colpo verso  l'alto.  La  zanna  destra  del  cinghiale  mi  cadde  ai  piedi,  mentre l'animale,  disorientato,  piombava  dritto  in  mare. Gridai:  — Onda!"
"Un movimento sensuale." Percy guardò Leo, poi disse. "Quello è Bomba! Non onda!" "Stessa cosa!"
"Immediatamente,  un'onda  si  levò  dal  nulla  e  sommerse  il  cinghiale, avvolgendolo  come  una  coperta.  La  bestia  guaì  una  sola  volta,  terrorizzata. Poi  scomparve,  inghiottita  dal  mare.
Mi  voltai  verso  Ares.  —  Ti  batterai  con  me,  adesso?  —  chiesi.  —  O  hai intenzione  di  nasconderti  dietro  a  un altro  porcellino?"
I semidei greci applaudirono. "Vai, Percy!" "Diglielo tu!" "Ce l'hai, ragazzo!" Talia inclinò la testa. "Non male, come provocazione. Devi migliorare, però."
"La  faccia  di  Ares  era  viola  di  rabbia.  —  Attenta,  ragazzino.  Potrei trasformarti  in...
 — Uno  scarafaggio  —  suggerii.  —  O  magari  un  verme.  Non  ne  dubito. Questo  ti  risparmierebbe  di  finire  con le  divine  chiappe  a  terra,  giusto?"
Talia rise, applaudendo. "Mi rimangio tutto! Grande, Perce!" "Sì, grande!" Nico applaude. Percy li guardò, dicendo. "Poi sono io quello pazzo?" "Lo siete tutti e tre. Jason meno e Hazel è una santa." "Vero." Annuì Percy.
"Le  fiamme  guizzarono  oltre  il  bordo  dei  suoi  occhiali.  —  Oh,  diamine, ci  tieni  davvero tanto  a  farti  ridurre  in poltiglia?
— Se perdo,  trasformami  pure  in  ciò  che  più  ti  piace.  Prendi  la  Folgore. Ma se  vinco, l'elmo  e  la  Folgore  saranno  miei  e  tu  dovrai  andartene."
Atena fissò Ares. "Ti sei fatto battere da un bambino?" "Sei piuttosto ipocrita, sai." Notò Percy, guardandola. "Beh, ovvio, sei la patrona di una città di idioti, quindi." "Ehy!" Disse Annabeth e Percy scrollò le spalle. "Non cambi la mia opinione, lo sai." Annabeth alzò gli occhi al cielo. 
"Ares  sghignazzò. Roteò  la  mazza  da  baseball,  calandola  dalla  spalla. 
—  Come  preferisci farti  annientare:  alla  maniera  classica  o moderna?
Gli  mostrai  la  mia  spada. —  Bene,  ragazzo  morto—  fece.  —  E  classica  sia.  — 
 La  mazza  da baseball  si  trasformò  in  un'enorme  spada  con  l'impugnatura  a  due  mani. L'elsa  era  un grande  teschio  d'argento  con un rubino in  bocca."
Percy rise. "E sono sei anni che aspetto di aggiungere il morto di fianco." "Certo, che come caratteristica particolare nella ID." Riflettè Leo e Percy rise.
"— Percy  — mi  chiamò  Annabeth.  — Non farlo.  È  un dio.
— È  un vigliacco  — le  risposi.
Lei  deglutì.  — Mettiti  questa, almeno.  Come  portafortuna.
Si  sfilò  la  collanina  con  le  cinque  sudate  perle  del  campo  e  l'anello  di suo  padre, e  me  la  legò al  collo.
— Riconciliazione  — disse.  — Atena  e  Poseidone  insieme."
Atena fissò la figlia, delusa. "Non dovresti sostenerlo." "Lui lo ha fatto con me. Sempre." Mormorò Annabeth, guardando Percy che le sorrise. "Certo. E lo continuerò a fare." Anche Annabeth ricambiò il sorriso. Atena disse. "E se dovessi chiederti di scegliere tra me e lui?" "Se mi chiedi davvero di scegliere tra il mio migliore amico e te, madre, so bene chi scegliere. E non saresti tu." Atena sembrava pronta ad urlare, ma Percy la fermò. "L'hai condotta alla sua morte, Atena. L'unico motivo per cui è ancora viva è che Annabeth è la migliore dei tuoi figli." I sette annuirono e Atena si risedette. Il figlio di Poseidone non aveva niente di speciale. E avrebbe deluso sua figlia. Si erano già separati dalla coppia che formavano, evidentemente la figlia si era sentita tradita da lui. Una semplice e logica conversazione con lei l'avrebbe riportata alla retta via.
"Mi  sentii  il  viso in  fiamme,  ma  riuscii  a  sorridere:  — Grazie.
—  E  prendi  questa  —  aggiunse  Grover.  Mi  consegnò  una  lattina spiaccicata,  che  probabilmente  si  conservava  in  tasca  da  chissà  quanti chilometri.  — I  satiri  sono con te.
— Grover... non so che  cosa  dire.
Mi  diede  una  pacca  sulla  spalla.  Infilai  la  lattina  nella  tasca  posteriore dei  pantaloni."
"É stato un bel gesto." Sorrise Hermes e Percy disse. "Perchè ho il migliore amico che chiunque potrebbe desiderare!" Grover rise, dicendo. "E sei il migliore amico che un satiro potrebbe desiderare."
"— Finito  con  gli  addii?  — 
Ares  venne  verso  di  me,  la  lunga  giacca  di pelle  nera  che  svolazzava  alle  sue  spalle,  la  spada  che  scintillava  come fuoco  alla  luce  dell'alba. 
—  Io  combatto  dall'eternità,  ragazzina.  Ho  una forza  illimitata  e  non posso  morire.  Tu che  cos'hai?
"Un  ego  più  piccolo"  pensai,  ma  non  lo  dissi. "
Scoppiarono tutti a ridere. "Dovevi dirlo!" Ansimò Talia e Leo annuì. "Cosa avrebbe potuto fare tanto? Cercare di ucciderti?" "Lo dici come se fosse una cosa da niente." Disse Piper, guardando preoccupata l'amico. "Lo lasciamo a Percy." Disse Jason.
"Continuai  a  tenere  i  piedi nella  risacca,  arretrando  nell'acqua  fino  alle  caviglie.  Ripensai  a  quello  che Annabeth  aveva  detto  al  ristorante  a  Denver,  tanto  tempo prima:  "Ares  è forte.  Ma  ha  soltanto  questo.  Perfino  la  forza  deve  inchinarsi  alla saggezza, ogni  tanto." Tirò un fendente  mirando  alla  mia  testa,  ma  io  non c'ero  più. Il corpo  pensava  al  posto  mio.  L'acqua  mi  slanciò  in  aria  così  che  potessi catapultarmi  sopra  il  mio  avversario,  calando  la  spada  durante  la  discesa. Però  Ares  fu  altrettanto  veloce.  Si  piegò,  e  il  colpo  che  era  destinato  a calare  sulla  sua  spina  dorsale  fu deviato  dall'estremità  della  sua  elsa.
— Non  male.  Non  male  —  commentò  con  un  ghigno. 
Poi  tirò  un  altro fendente,  obbligandomi  a  saltare  sulla  terraferma.  Cercai  di  aggirarlo  per tornare   in   acqua,  ma  Ares  sembrava  conoscere  le  mie  intenzioni  e cominciò  a  bersagliarmi  di  colpi  così  veloci  da  costringermi  a  concentrare tutte  le  energie  solo  nello  sforzo  di  non  farmi  affettare.  Continuavo  ad allontanarmi  dalla  risacca.  Non  riuscivo  a  trovare  un  varco  per  attaccare. L'allungo  della  sua  spada  era  molto  maggiore  di  quello  di  Anaklusmos.
"Avvicinati"  mi  aveva  detto  Luke  una  volta,  durante  le  nostre  lezioni. "Quando hai  la  spada  più  corta, avvicinati." "
"Crono non deve essere stato contento di quanto ti ha insegnato bene Luke." Mormorò Talia e Percy annuì. "Sono totalmente grato a Luke, anche se poi ha cercato di farmi fuori un paio di volte. Fosse stato per Chirone sarei stato ucciso appena uscito dal camion del Campo." Talia annuì.
"Mi  slanciai  in  avanti,  ma  Ares  se  lo  aspettava.  Mi  disarmò  con  un  colpo secco,  quindi  mi  respinse  con  un  calcio  nel  petto,  facendomi  volare  per quasi  una  decina  di  metri.  Mi  sarei  spezzato  la  schiena  se  non  fossi atterrato sul  morbido  di  una  duna  di  sabbia. — Percy!  — gridò  Annabeth. — La  polizia!
Ci  vedevo  doppio.  Mi  sentivo  proprio  come  se  avessi  preso  una  mazzata in  pieno petto,  ma  riuscii  a  rimettermi  in  piedi. Non  potevo  distogliere  lo  sguardo  da  Ares  per  paura  che  mi  tagliasse  in due,  ma  con  la  coda  dell'occhio  intravidi  delle  luci  rosse  lampeggiare  sul viale  che  costeggiava  la  spiaggia. 
Sentii  sbattere  degli  sportelli. — Laggiù, agente!  — gridò qualcuno.  — Vede?
La  voce  burbera  di  un  poliziotto:  —  Sembra  quel ragazzino  vista  in  tv... che  diavolo...
— Quel  tizio  è  armato  — fece  un altro  poliziotto.  — Chiama  rinforzi.
Mi  rotolai  su  un  fianco  mentre  la  lama  di  Ares  menava  un  fendente  sulla sabbia. Raggiunsi  di  corsa  la  mia  spada,  la  raccolsi  e  sferrai  un  colpo  con tutte  le forze  verso la  faccia  di  Ares, solo  per  vedermelo  deviare  di  nuovo. Il  dio  sembrava  sapere  esattamente  quello  che  stavo  per  fare  un  istante prima  che  io  lo facessi. Mi  ritirai  verso la  risacca, obbligandolo  a  seguirmi. "
"Ti stavi avvicinando all'acqua?" Chiese Talia e Percy annuì.
"—  Ammettilo,  ragazzino—  disse  Ares.  —  Non  hai  speranze.  Sto soltanto  giocando un po'  con te.
Avevo   tutti   i   sensi   all'erta.   Adesso   capivo   quello   che   intendeva Annabeth  quando  aveva  detto  che  l'iperattività  poteva  tenerti  in  vita durante  una  battaglia.  Ero  incredibilmente  ricettivo,  notavo  ogni  minimo particolare. Vedevo  la  tensione  nei  muscoli  di  Ares.  Prevedevo  la  direzione  dei  suoi colpi,  e  allo  stesso  tempo  ero  consapevole  della  presenza  di  Annabeth  e Grover,   a  una  decina  di  metri  sulla  mia  sinistra.  Vidi  una  seconda autopattuglia  che  si  accostava,  a  sirene  spiegate.  Spettatori,  persone  che  si erano  trovate  in  strada  per  via  del  terremoto,  stavano  cominciando  a radunarsi.  Tra  il  pubblico  mi  sembrò  di  distinguere  due  o  tre  individui  che si  muovevano  con  l'andatura  strana  e  trotterellante  dei  satiri.  C'erano  anche le  sagome  tremolanti  di  alcuni  spiriti,  come  se  i  morti  si  fossero  levati dall'Ade  per  osservare  la  battaglia.  Sentii  il  battito  di  ali  di  pipistrello  che volteggiavano  da  qualche  parte  su in cielo."
"Gioia, sono tornare le Furie." Disse Connor e Travis sbuffò. "Le avrà mandate Ade per controllare che Percy mantenesse la sua parola." "O per ucciderlo." Disse Annabeth. Percy disse. "Era per controllare." "In realtà.." Ade venne interrotto da Percy. "Era per controllare." Artemide sembrava interessata ad altro. "Hai notato tutte queste cose, Percy?" Percy annuì, guardando confuso la dea che aveva uno sguardo colpito. "Impressionante. Hai dei sensi incredibilmente affinati. Molte delle mie Cacciatrici non avrebbero potuto farlo. Molte delle quali combattono da molto più tempo di te, soprattutto a quel tempo." Percy arrossì alla lode, facendo sbuffare divertiti Talia, Nico e Jason, che ancora si stupivano quanto fosse facile mandare in palla il ragazzo. Poi Talia fece una smorfia quando pensò che probabilmente era dovuto al fatto che, crescendo, non avesse avuto simili esperienze e adesso non aveva idea di come reagire a loro.
"Altre  sirene. Mi  addentrai  ancora  di  più  in  acqua,  ma  Ares  fu  veloce.  La  punta  della sua  spada  mi  lacerò una  manica,  graffiandomi  l'avambraccio.
La  voce  di  un  poliziotto  col  megafono  disse:  —  Giù  le  pistole!  Mettetele a  terra.  Subito!
Pistole?
Guardai  l'arma  di  Ares  e  mi  sembrò  che  tremolasse:  a  volte  somigliava  a un  fucile,  a  volte  a  una  spada.  Non  sapevo  cosa  vedessero  gli  umani  nella mia  mano,  ma  ero certo che  non mi  faceva  sembrare  simpatico. Ares  si  voltò  a  scoccare  un'occhiataccia  ai  nostri  spettatori,  regalandomi un  secondo  per  riprendere  fiato.  C'erano  cinque  auto  della  polizia,  adesso, che  un  gruppetto  di  agenti  accovacciati,  con  le  pistole  puntate  nella  nostra direzione,  usavano  come  protezione.
— È  una  faccenda  privata!  — sbraitò  Ares.  — Sparite!
Fece  un  gesto  ampio  con  la  mano  e  un  muro  di  fiamme  rosse  divampò fra  le  autopattuglie.  I  poliziotti  fecero  appena  in  tempo  a  mettersi  al  riparo prima  che  i  veicoli  esplodessero.  La  folla  alle  loro  spalle  si  disperse urlando. Ares  rise  fragorosamente. 
—  Torniamo  a  noi,  piccolo  dio.  È  ora  di aggiungerti  al  barbecue."
"Percy ha un pessimo sapore al barbecue." Disse Talia e tutti la guardarono. "Lo ha detto lui a un gigante." "Ero in pausa e tu mi hai trascinato con te." "Era un legame tra cugini!" "Potevi prendere Hazel!" "Non sapevo esistesse!" "Non è un mio problema!" "Ehy! Tu  hai un sacco di scelta di cugino, io no. E tu non mi avresti fatto portare Nico. Senza unirti, almeno." Nico sbuffò. "Non mi faceva nemmeno girare per NYC da solo. Era una decina di metri dietro a fissare male chiunque fissasse male me." "Oh, vero." Michael annuì. "Adam voleva sfidarlo e Nico lo ha incitato. E Percy dietro a scuotere la testa. Come, ferisci mio cugino e ti stacco braccia e gambe e le uso per i segni cardinali." Percy sorrise. "Fai paura ad Adam." Disse Clarisse e Percy sorrise ancora di più. "Bene!"
"Sferrò  un  fendente,  ma  lo  deviai.  Mi  avvicinai  e  cercai  di  confonderlo con  una  finta,  ma  lui  mi  respinse  lo  stesso.  Le  onde  adesso  mi  battevano sulla  schiena.  Ares  si  addentrò  in  mare  per  seguirmi,  con  l'acqua  che  gli arrivava  alle  cosce. Avvertii  il  ritmo  dell'oceano,  le  onde  che  si  ingrossavano  con  la  marea,  e a  un  tratto  mi  venne  un'idea.  "Onde  piccole"  pensai.  E  mi  sembrò  che l'acqua  alle  mie  spalle  cominciasse  a  ritirarsi.  Stavo  trattenendo  la  marea con   la   forza   della   volontà,   ma   la   tensione   aumentava,   come   la carbonicazione  dietro  a  un tappo  di  champagne. Ares  si  fece  avanti,  sogghignando spavaldo.  Io abbassai  la  lama,  come  se fossi   troppo   esausto   per   continuare.   "Aspetta"   ordinai   al   mare.   La pressione  adesso  mi  stava  quasi  sollevando  dal  fondo.  Ares  alzò  la  spada. Io  allora  liberai  la  marea  e  saltai,  sfrecciando  come  un  razzo  sopra  Ares, sulla  cresta  dell'onda."
Talia e Nico saltarono in piedi battendo le mani "Mitico!" "Sì!" "Grande Percy!" Il ragazzo rideva delle buffonate dei suoi cugini e Silena sbuffò, divertita. "Non sei molto popolare." Disse Apollo ad Ares e lui lo guardò. "Se infastidisci troppo Percy, anche i tuoi figli non ti vorranno intorno." Apollo guardò Michael che disse. "A Percy piace." "Non alle due del mattino!" Disse Percy, velocemente, prima che il dio potesse ricominciare a spuntare in giro a quell'ora.
"Un  muro  di  un  metro  e  ottanta  d'acqua  lo  investì,  lasciandolo  a imprecare  e  a  sputacchiare  con  la  bocca  piena  di  alghe.  Io  atterrai  con  uno spruzzo  alle  sue  spalle  e  finsi  di  mirare  alla  testa,  come  avevo  fatto  prima. Ares  si  voltò  in  tempo  per  alzare  la  spada,  ma  stavolta  era  disorientato  e non  riuscì  a  prevedere  il  trucco.  Cambiai  direzione,  lanciandomi  di  lato,  e conficcai  Vortice  nell'acqua,  infilzando  la  punta  nel  tallone  del  dio. Il  boato  che  seguì  fece  impallidire  perfino  il  terremoto  di  Ade."
"WOAH!" "Mitico!" Anche Jason stava applaudendo e Hazel sorrideva. "Bravo! Senza nemmeno esperienza!"
"Il  mare stesso  arretrò  come  per  uno  scoppio,  lasciando  un  ampio  cerchio  di  sabbia umida  attorno  ad Ares. L'icore,  il  sangue  degli  dei,  sgorgò  da  uno  squarcio  sullo  stivale  del  dio della  guerra.  L'espressione  dipinta  sul  suo  volto  andava  ben  oltre  l'odio. Era  dolore,  sgomento,  incredulità  assoluta  di  fronte  all'evidenza:  era  stato ferito. Si  fece  avanti  zoppicando  e  borbottando  imprecazioni  in greco antico. Poi  qualcosa  lo fermò. Fu  come  se  una  nuvola  oscurasse  il  sole,  ma  peggio.  La  luce  si  abbassò. Suoni  e  colori  si  spensero.  Una  presenza  fredda,  pesante,  sorvolò  la spiaggia   rallentando   il  tempo,  abbassando  di  colpo  la  temperatura  e facendomi  sentire  come  se  la  vita  fosse  senza  speranza,  come  se  lottare fosse  inutile. Infine,  l'oscurità  avvolse  ogni  cosa. Ares  sembrava  sbigottito. Le  auto  della  polizia  bruciavano  alle  nostre  spalle.  La  folla  di  spettatori si   era  dileguata.   Annabeth  e  Grover  erano  immobili  sulla  spiaggia, scioccati,  e  osservavano  l'acqua  che  tornava  a  rifluire  attorno  ai  piedi  di Ares, l'icore  dorato  che  si  disperdeva  nella  corrente."
"Crono!" Boccheggiò Apollo e Demetra guardò Zeus. "Questo è andato oltre le cose fatte in precedenza. Ha letteralmente impedito ad Ares di uccidere Percy!" "Avresti dovuto comunicarlo al Consiglio. Avremmo potuto agire prima!" Disse Era, fissando il marito.
"Ares  abbassò la  spada. — Ti sei  fatto  un  nemico,  piccolo  dio  —  mi  disse.  —  Hai  firmato  la  tua condanna.  Ogni  volta  che  alzerai  la  spada  in  battaglia,  ogni  volta  che  ti augurerai  il  successo,  sentirai  la  mia  maledizione.  Stai  in  guardia,  Perseus Jackson.  Stai  in guardia."
"Hai maledetto il figlio della profezia?" Era fissò il figlio, arrabbiata. "Non l'ha mai tolta." Disse Percy, tranquillamente. "L'hai sentita più volte, figlio?" "Non tante. Atlante e.." Lo sguardo di Percy andò al pavimento, diventando pallido per un momento. Ares dopo un momento, impallidì. "La sollevo." Percy raddrizzò le spalle, come se un peso gli fosse stato tolto improvvisamente.
"Non avrei mai dovuto nemmeno farla. Avevi vinto lealmente, e ho reagito con arroganza. Hai le mie scuse per quello." Ares sorrise leggermente al cenno del semidio. "Onestamente, me ne ero dimenticato l'ultima volta. Non lo avevo nemmeno riconosciuto se non quando mi era stato fatto notare." "Non lo rende migliore! E se avessi fallito contro nostro padre? Ares ha rischiato tutti noi per un orgoglio!" Disse Zeus e Apollo scosse la testa. "Parla di perdente"
"Il  suo  corpo cominciò  a  brillare. — Percy!  — gridò  Annabeth. — Non guardare!
Mi  voltai  subito,  mentre  Ares  rivelava  la  sua  vera  forma  immortale.  In qualche  modo  sapevo che  se  avessi  guardato, sarei  stato  ridotto in cenere."
"Non è la cosa più piacevole." Annuì Jason. Tutti lo guardarono. "Hai visto la vera forma di un dio?" Chiese Zeus e Jason indicò Era. Lei disse. "Avevo detto di distogliere lo sguardo. Non è stata colpa mia se Jason non ha prestato attenzione." "Ci hai tipo dato un secondo. Dai più tempo!" "Quindi, Percy e Jason sono il duo del: dovrei essere morto, ma ho detto no grazie?" Chiese Connor e i due cugini si alzarono il pollice. Poi Percy indicò Leo. "Io includerei anche te." "Sì, il tre è il numero che adorano tanto i greci." Annuì Jason "Sei romano." Gli disse Reyna. "Posso essere entrambi."
"Poi  la  luce  si  spense. Ares  era  sparito.  La  marea  si  ritirò,  scoprendo  l'elmo  dell'oscurità  dello zio. Lo raccolsi  e  mi  incamminai  verso i  miei  amici. Ma  prima  che  li  raggiungessi,  sentii  sbattere  delle  ali  di  pipistrello.  Tre malvagie  nonnine  con  dei  cappellini  di  maglia  in  testa  e  una  frusta infuocata  fra  le  mani  calarono  giù dal  cielo, atterrandomi  davanti. La  Furia  al  centro,  quella  che  era  stata  la  Dodds,  si  fece  avanti.  Aveva  le zanne  scoperte,  ma  per  una  volta  non  era  minacciosa.  Sembrava  più delusa,  come  se  per  tutto  il  tempo  avesse  progettato  di  papparmisi  per cena, ma  poi  avesse  rinunciato  per  paura  di  fare  un'indigestione.
— Abbiamo  visto  tutto  — sibilò.  — E  così, è  vero  che  non sei  stato  tu.
Le  lanciai  l'elmo,  che  lei  afferrò  sorpresa.
— Restituiscilo  al  Divino  Ade  —  le  ordinai.  —  Digli  la  verità.  Digli  di revocare  la  guerra."
"Del tipo, lo avevo giurato! Non mi rimangio i miei giuramenti!" "Sei nato per un giuramento infranto." Gli disse Talia e Percy la guardò. "Anche tu."
"Lei   esitò,   poi   si   passò   la   lingua   biforcuta   sulle   labbra   verdi   e incartapecorite. 
—  Stammi  bene,  Percy  Jackson.  Diventa  un  vero  eroe. Perché  altrimenti,  se  mai  dovessi  capitarmi  di  nuovo tra  le  grinfie...
Ridacchiò  con  voce  stridula,  assaporando  l'idea.  Poi  lei  e  le  sue  sorelle spiegarono  le  ali,  si  alzarono  in  volo  nel  cielo  pieno  di  fumo  e  infine scomparvero. E pensare che rimaneva la migliore professoressa di matematica che avessi avuto"
"Che pensiero deprimente." Disse Talia e Michael chiese "Ancora adesso?" "No, Miss Sunny, e sì, si chiama Sunny, è davvero dolce! Insegna alla Good" "La scuola di Paul?" Chiese Jason e Percy annuì.
"Raggiunsi  Grover  e  Annabeth,  che  mi  fissavano  con tanto  d'occhi.
— Terrorizzante  — commentò  Annabeth.
— Forte!  — corresse  Grover.
Ma  io  non  mi  sentivo  terrorizzato.  E  di  certo  non  mi  sentivo  forte.  Ero stanco,  arrabbiato e  completamente  distrutto.
— Ragazzi, avete  sentito  anche  voi  quella...  quella  cosa?  — chiesi.
Annuirono  entrambi,  imbarazzati.
— Saranno state  le  Furie  — disse  Grover.
Ma  io  non  ne  ero  tanto  sicuro.  Qualcosa  aveva  impedito  ad  Ares  di uccidermi,  e  qualunque  cosa  fosse  era  molto  più potente  delle  Furie. Guardai  Annabeth  e  ci  capimmo  senza  parlare.  Ora  sapevo  che  cosa  ci fosse  in quel  baratro,  che  cos'aveva  parlato  all'ingresso  del  Tartaro."
"Non gli piaceva che il padre gli avesse salvato la vita." Sospirò Ade ed Estia sorrise. "Ne ha parlato anche con te?" "Il problema è farlo stare zitto, poi." "Vero. É bellissimo parlare con te, nipote caro." Percy sorrise alla zia.
"Mi  feci  restituire  lo  zaino  da  Grover  e  guardai  dentro.  La  Folgore  era ancora  lì.  E  pensare  che  una  cosa  così  piccola  stava  per  causare  la  Terza guerra  mondiale...
— Dobbiamo  tornare  a  New  York — dissi.  — Entro  stasera."
"Non hai preso un aereo, vero?" Silena fissò Percy, che disse. "Avevo dodici anni, non esiste un treno super veloce LA - NYC e non so teletrasportarmi." Poi guardò Zeus. "Sono totalmente disposto ad imparare a teletrasportarmi." "No." Percy non mise il broncio.
"— È  impossibile  — replicò  Annabeth. — A  meno  che  non...
— ... voliamo  — conclusi.
Lei  mi  fissò  stupita.  —  Vuoi  dire  che  vorresti  prendere  un  aereo? Ovvero  fare  quello  che  ti  hanno  detto  di  non  fare  mai  se  non  vuoi  che  Zeus ti  fulmini,  e  per  di  più  portandoti  dietro  un'arma  più  potente  di  una  bomba nucleare?"
"É impressionante. Percy fa sembrare ogni cattiva idea, una buona idea. Annabeth ogni idea una pessima idea." Riflettè Talia "Talento puro." Disse Percy.
"— Già  — risposi  io.  — Precisamente.  Diamoci  una  mossa."
Zeus fissò il ragazzo. Nico si rianimò. "Aspetta, adesso presenta Zeus secondo Percy?" Percy corrugò la fronte. "Nessun problema."  "Vuoi dire che non hai pensato male di Zeus?" Percy sbattè le palpebre. "Gli dei leggono nel pensiero?" "Se vogliamo." Percy guardò Zeus. "E hai letto nel pensiero?" "Sì. Mi hai fatto sentire in colpa." "Oh, grazie al cielo. Per quello non mi hai tipo ucciso?" "Sì." "Okay, lo accetto. Chi legge?" Piper prese il libro. "Non fai cose stupide, vero?" "Faccio sempre cose stupide." "Vero." Annuì la ragazza, prendendo un respiro profondo prima di leggere.

Angolo autrice
Alla prossima
By rowhiteblack

THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora