LA PROFEZIA SI AVVERA

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"Eravamo i primi eroi a tornare vivi alla Collina Mezzosangue dopo Luke, perciò tutti ci trattarono come se avessimo vinto un reality o roba del genere. Secondo la tradizione del campo, indossammo delle corone d'alloro a un grande banchetto preparato in nostro onore, poi raggiungemmo il falò in testa a un corteo, per bruciare i lenzuoli funebri che le nostre capanne avevano preparato per noi durante la nostra assenza."
"Percy è l'unico che ha avuto bisogno di più lenzuoli funebri." Scosse la testa Michael e Percy lo fissò. "Beh, meglio, considerando che vuol dire che ero vivo."
"Il lenzuolo di Annabeth era talmente bello — di seta grigia con delle civette ricamate sopra — che le dissi che era un vero peccato non usarlo per la sua sepoltura. Lei mi mollò un pugno e mi intimò di piantarla."
"Come se Percy potesse smettere di dire cavolate." Alzò gli occhi al cielo Talia e Percy le diede una gomitata. "Lo ami." "No, non lo faccio."
"Come figlio di Poseidone non avevo dei compagni di capanna, perciò quelli della sei si erano offerti di preparare un lenzuolo per me. Avevano preso un vecchio lenzuolo da letto e ci avevano dipinto intorno delle faccine con delle croci al posto degli occhi, mentre al centro avevano scritto a grandi lettere: PERDENTE.
Fu divertente dargli fuoco."
"Molto divertente." Travis alzò gli occhi al cielo. "Ma ti diverte dare fuoco ai lenzuoli che ti fa Clarisse." "Ho un tocco artistico." Rise Clarisse e Percy annuì. "Molto. Davvero così brava, oh artista." I due si sorrisero e Nico rise. "Le ultime volte però non erano loro a fartelo." "Tutti i bambini volevano farne uno bello per Percy." "Mi amano, che ci vuoi fare?" Silena guardò divertita Percy. "Ti chiamano la mamma del Campo." "Smettila di ridere." "Ma è divertente." Disse Connor.
"Mentre i ragazzi della capanna di Apollo conducevano il coro e distribuivano i marshmallows arrostiti sul falò, io fui circondato da gente: i miei vecchi compagni di Ermes, quelli di Annabeth della capanna di Atena, Charles con i suoi fratelli, Silena con i suoi e i satiri amici di Grover, che ammiravano la licenza di cercatore nuova di zecca che aveva appena ricevuto dal Consiglio dei Satiri Anziani. Il Consiglio aveva definito la prestazione di Grover come "Coraggiosa fino all'indigestione. Un'impresa con la barba e con le corna, come mai si era visto in passato."
"Perché sei stato molto coraggioso." Disse Talia e Percy annuì. "Il più coraggioso di tutti." Grover arrossì.
"Gli unici a non essere in vena di festeggiare erano Clarisse e la sua banda. Dalle occhiate velenose che mi lanciavano, capii che non mi avrebbero mai perdonato per aver screditato il loro paparino. Ma mi andava bene così."
"Andavate d'accordo quando sono tornata io." Disse Talia e Clarisse rispose. "Abbiamo risolto le nostre divergenze durante l'estate." Percy annuì e Michael disse. "E poi, non puoi odiare Percy. È troppo dolce!" "Ehy! Non chiamarmi dolce."
"Perfino il discorso di bentornato di Dioniso non riuscì a smorzare il mio entusiasmo. — Sì, sì, e così il marmocchio è riuscito a non farsi ammazzare e adesso si sarà montato ancora di più la testa. Be', urrà. Passando ad altri annunci, non ci sarà nessuna gara di canoa questo sabato..."
"Non aveva mai dato l'impressione di avere la testa piena!" Disse Talia, guardando Dioniso. Percy le rispose. "Lascialo, non aveva molta simpatia per i miei... vecchi fratelli. E con vecchi intendo, tipo, greci greci." "E non greci americani?" "Lo sai che sulla mia ID ho la doppia nazionalità?" Percy guardò Jason che sospirò. "Non sono sorpreso. Per qualche motivo." "A cosa ti serve un ID?" Domandò Piper. "Vivo nel mondo mortale. Mi serve l'ID." Spiegò il corvino, scrollando le spalle.
"Tornai nella capanna tre, ma non mi ci sentivo più tanto solo. Avevo degli amici con cui allenarmi durante il giorno. La sera, parlavo con mia zia, raccontandole tutto dell'impresa e di mia madre. E di notte, sdraiata sul letto, ascoltavo il mare, sapendo che mio padre era là fuori. Okay, forse non sapeva ancora bene cosa pensare di me e forse non avrebbe neanche voluto che io nascessi, però mi stava guardando. E per il momento, era
fiero di quello che avevo fatto."
"Molto orgoglioso. E sono contento che tu sia nato, solo che..." "Lo so, destino tragico. Ho capito cosa intendevi." Annuì Percy.
"Quanto a mia madre, ebbe l'occasione di cambiare vita."
"Se lo merita." Sorrise Artemide e tutti i semidei annuirono.
"La sua lettera arrivò una settimana dopo il mio ritorno al campo. Mi raccontò che Gabe se n'era andato misteriosamente: era svanito dalla faccia della terra, in effetti. Aveva denunciato la sua scomparsa alla polizia, ma aveva la strana sensazione che non lo avrebbero mai ritrovato. Passando a tutt'altro, aveva venduto a un collezionista la sua prima scultura di cemento a grandezza naturale, intitolata "Il giocatore di poker", tramite una galleria d'arte di Soho. Le aveva fruttato così bene che aveva lasciato un anticipo per un nuovo appartamento e si era già pagata il primo semestre di lezioni alla New York University. La galleria di Soho chiedeva a gran voce altre opere, che definivano "un enorme passo avanti nel neorealismo dell'orrido."
"Ma non preoccuparti" scriveva mamma. "Ho chiuso con la scultura. Mi sono sbarazzata della scatola di attrezzi che mi hai lasciato. È ora che torni a scrivere." "
"GRANDE SALLY!" "Ecco da chi lo prendi!" Talia sorrise a Percy e lui annuì. "Mia mamma è fantastica." "Che fine ha fatto la testa di Medusa?" Domandò Annabeth e Percy sorrise e basta. "Sai dov'è?" "Ho suggerito alla mamma di tenerla da parte. Se qualcuno avesse minacciato lei per controllare me." Atena lo fissò interessata. "Hai creato un sistema di sicurezza nel caso venisse usata per controllarti. É stato...saggio, da parte tua. Anche senza conoscere il tuo difetto fatale." "Non mi serviva conoscere il mio difetto fatale per sapere che l'avrei salvata qualunque cosa." Atena annuì.
"In fondo, c'era un post scriptum: "Percy, ho trovato una buona scuola privata qui in città. Ho lasciato un anticipo per tenerti un posto, nel caso tu voglia iscriverti alla seconda media. Potresti vivere a casa. Ma se preferisci restare tutto l'anno alla Collina Mezzosangue, capirò."
Ripiegai la lettera con cura e l'appoggiai sul comodino. Ogni notte, prima di addormentarmi, la rileggevo, cercando di decidere come risponderle. Mia zia mi aveva solamente sorriso, dicendo che avrei saputo da solo cosa fare."
"Posso capire il dubbio. Studiare o allenarsi?" Talia alzò le mani come per pesare e Percy annuì, prima di dire. "La prima aveva la mamma, però." "Ah, capisco. Allora meglio la prima."
"Il quattro luglio tutto il campo si riunì sulla spiaggia per i fuochi d'artificio preparati dalla capanna nove. Charles e i suoi fratelli non potevano certo accontentarsi di qualche insulso scoppio rosso-bianco-e-blu. Così avevano ancorato una chiatta al largo, carica di razzi grandi come missili Patriot.
Secondo Annabeth, che aveva già visto lo spettacolo in passato, la sequenza di colpi sarebbe stata così fitta da creare quasi un cartone animato in cielo. Il gran finale sull'oceano prevedeva la crepitante apparizione di un paio di giganteschi guerrieri spartani, che dovevano battersi in duello per poi esplodere in milioni di colori."
"Sembra davvero bello!" Ansimò Gwen e Charles sorrise. "Era il momento clou dell'estate." Poi, guardando Percy. "Almeno, fino a quell'estate." Travis annuì. "Poi era qualunque cosa Percy avesse escogitato." "Ma quello che ha fatto l'anno dopo cosa lo batte?" Chiese Connor e i semidei che erano stati presenti scossero il capo ridendo.
"Mentre stendevamo una coperta da picnic, Grover venne a salutarci. Era vestito come al solito — jeans, maglietta e scarpe da ginnastica — ma nelle ultime settimane aveva iniziato a sembrare più grande, quasi dell'età del liceo. La barbetta era più folta. Era ingrassato. Le corna gli erano cresciute di almeno due centimetri, e adesso era costretto a indossare il berretto tutto il tempo, se voleva passare per umano.
— Sto partendo — ci annunciò. — Sono venuto solo a... be', lo sapete.
Cercai di essere contento per lui."
Grover lo guardò ferito. "Non eri felice per me?" "Certo che lo ero!" Disse Percy, prima di dire. "Non volevo salutarti." Grover gli sorrise e Percy ricambiò.
"In fin dei conti, un satiro non riceveva tutti i giorni il permesso di andare alla ricerca del grande dio Pan. Ma non era facile dirgli addio. Conoscevo Grover solo da un anno, eppure era il mio più vecchio amico."
"Aw! Che dolce!" Afrodite si portò le mani alla bocca, mentre Grover gli sorrideva. "Stessa cosa, amico!" "Be, grazie." Disse Talia e Grover sorrise. "Percy è Percy, non ha paragoni." "Concesso." Annuì la ragazza, sorridendo al cugino.
"Annabeth lo abbracciò e gli raccomandò di indossare sempre i piedi finti. Io gli chiesi da dove avrebbe cominciato a cercare.
— Ehm, sarebbe un segreto — rispose lui, imbarazzato. — Vorrei che poteste venire con me, ragazzi, ma gli umani e Pan...
— Lo capiamo — lo interruppe Annabeth. — Hai abbastanza lattine per il viaggio?
— Sì.
— E ti sei ricordato di prendere il flauto?
— Cavolo, Annabeth — brontolò. — Sembri una vecchia mamma capra.
Ma non sembrava davvero infastidito.
Impugnò il suo bastone da passeggio e si infilò lo zaino in spalla.
Sembrava uno dei tanti autostoppisti che si incontrano sulle autostrade americane... lontanissimo dal ragazzino che difendevo dai bulli alla Yancy Academy. "
"Siamo cresciuti insieme." Disse Grover e Percy annuì. "Davvero." Poseidone guardò il satiro incuriosito. Aveva fallito con Talia, ma sembrava aver fatto un ottimo lavoro con suo figlio. Poteva solo sperare che non avesse commesso troppi errori in seguito.
"— Be' — fece — auguratemi buona fortuna.
Abbracciò di nuovo Annabeth, mi diede una pacca sulla spalla e si allontanò fra le dune.
In cielo esplosero i fuochi d'artificio: Ercole che uccide il leone Nemeo, Artemide che caccia il cinghiale, George Washington che attraversa il Delaware (a proposito: era figlio di Atena).
— Ehi, Grover — chiamai.
Lui si voltò sul margine del bosco.
— Ovunque tu vada... spero che facciano delle ottime enchiladas. "
"Non le facevano." Fece una smorfia Grover e Percy lo guardò. "Dai, siamo venuti a salvarti." "Lo so, ma comunque."
"Grover sorrise, e un attimo dopo era svanito, inghiottito nel folto degli alberi.
— Lo rivedremo — disse Annabeth.
Mi sforzai di crederle. Ma il fatto che in duemila anni non fosse mai tornato nessun cercatore... be', decisi di non pensarci. Grover sarebbe stato il primo. Per forza. "
"E lo sei stato." Sorrise Talia all'amico ed Hermes sorrise. "Mio figlio non poteva scegliere satiro migliore." Grover arrossì, mormorando. "Grazie, Lord Hermes."
"Luglio passò.
Trascorrevo le giornate a ideare nuove strategie per le partite di Caccia alla Bandiera e a stringere alleanze con le altre capanne per tenere lo stendardo fuori dalle grinfie di Ares."
Clarisse scosse la testa. "Vincevate sempre." "Era un'ottima strategia." Si vantò Annabeth e Michael indicò Percy. "La sua. Se fosse stato per lui, avrebbe coinvolto Afrodite, ma Annabeth laggiù non voleva." "Nemmeno loro volevano. Stavano tutto il tempo a guardarsi al laghetto e ridere." "Silena sarebbe stata perfetta, ma no, non la volevi in squadra." Annabeth alzò gli occhi al cielo per le buffonate di Percy e Silena rise. "Ho apprezzato la tua difesa, Percy. Ma ci hai pensato tu a farmi giocare e vincere."
"Per la prima volta, riuscii a risalire il muro d'arrampicata senza farmi scottare dalla lava.
Ogni tanto passavo davanti alla Casa Grande, lanciavo un'occhiata alla finestra della soffitta e ripensavo all'Oracolo. Cercavo di convincermi che la sua profezia si fosse compiuta.
Andrai a occidente e affronterai il dio che ha voltato le spalle. Fatto, e come avevo ipotizzato io, il dio che aveva voltato le spalle non era lo zio, ma Ares.
Troverai ciò che è stato rubato e lo vedrai restituito. Fatto. Una folgore restituita. Un elmo dell'oscurità ritornato dallo zio.
Sarai tradito da qualcuno che ti chiama amico.
Questo verso mi turbava ancora. Ares aveva finto di essermi amico, ma poi mi aveva tradito. Forse era questo che intendeva l'Oracolo... "
"Non ti ero stato amico." Disse Ares e Percy disse. "Eri stato amichevole, all'incirca. Avevi cercato di aiutare in qualche misura, anche se poi si era rivelata un'arma a doppio taglio. E le profezie hanno doppi significati, magari amico poteva essere un alleato o un aiuto ricevuto. Non un vero e proprio amico." Apollo annuì, dicendo. "Probabilmente, però, con te era un vero e proprio amico, però. Considerando il tuo difetto fatale e l'importanza che attribuisci all'amicizia." Percy fece una smorfia. Quello era stato l'esatto motivo per cui non voleva credere che fosse un vero e proprio amico.
"E alla fine non riuscirai a salvare ciò che più conta.
Non ero riuscito a salvare mamma, ma solo perché avevo lasciato che si salvasse da sola, e sapevo che era la cosa giusta.
Allora perché mi sentivo ancora inquieto?"
"Sentivi che non era finita." Disse Apollo. Reyna corrugò la fronte. "Ma la missione era terminata." "Le profezie sono per l'impresa, ma possono impiegare anni a realizzarsi. L'essere tornata al Campo non equivaleva alla fine della profezia." Spiegò Apollo, facendo annuire molti semidei.
"L'ultima sera della sessione estiva arrivò in un lampo.
C'era rimasta solo un'ultima cena tutti insieme. Bruciammo le nostre porzioni in onore degli dei. Al falò, i capigruppo assegnarono le perle di fine estate.
Ricevetti anch'io una collanina di cuoio e quando vidi la perla della mia prima estate, fui contento che il bagliore delle fiamme mascherasse il mio rossore."
"Non lo faceva, proprio per niente." Rise Michael e Connor annuì. "Sembravi un pomodoro." Silena sorrise e disse. "Eri davvero dolce, tutto imbarazzato."
"Era tutta nera, con un tridente verde e scintillante al centro."
"Hai anche tu la tua perla!" Esclamò Talia e Percy annuì. "Anche se la mia è più bella." Disse Percy, prendendo una gomitata dalla ragazza. Nico fece una smorfia. "Io non ho una perla, però." "Perchè dovevamo festeggiare il fatto che Talia se ne stava andando." Gli disse subito Percy, prendendo un'altra gomitata. Grover rise. "Smettila di picchiare Percy." "Già, smettila di picchiare Percy." Le disse Percy, facendola ridere.
"— La scelta è stata unanime — annunciò Luke. — Questa perla commemora il primo figlio del dio del mare giunto al campo e l'impresa che ha compiuto addentrandosi nella parte più oscura degli Inferi per impedire la guerra!
Tutti si alzarono in piedi per applaudirmi. Perfino i figli di Ares non poterono evitarlo. I ragazzi di Atena spinsero Annabeth a farsi avanti, perché partecipasse al trionfo."
Michael rise e Connor disse. "Ci stavamo chiedendo se si potessero cuocere cibi sulle guance di Percy." Percy mise il broncio. "Siete cattivi con me." "Smettete di prenderlo in giro." Li fulminò con lo sguardo Talia, facendo alzare gli occhi al cielo a Nico. Annabeth disse. "Lo continui a prendere in giro." "E solo io posso." "Esatto!" Annuì Percy, facendo ridere gli dei e Nico. Grover corrugò la fronte. "Non hai senso." "Ed è strano vederti andare d'accordo con Talia." Disse Drew, guardando i due. "Quando è successo?" Chiese poi, storcendo il naso. "Quando abbiamo cominciato a vederci massimo due volte l'anno." Disse Percy e Talia annuì. "Alla terza cerchiamo di ucciderci." "Cerchiamo perchè Grover è noioso." Disse Percy, e i due ragazzi fissarono il satiro. "Non voglio essere presente nel caso. E vorrei evitare le reazioni dei vostri genitori." "Includi la mamma, vero?" Disse Percy e Grover annuì. "Ho il terrore di doverle dire che ti sei ferito." "Lo so, la mamma fa questo effetto." Sorrise Percy, con profondo affetto nel tono  di voce.
"Non credo di essermi mai sentito così felice o così triste come in quel momento. Finalmente avevo trovato una famiglia, delle persone che tenevano a me e che pensavano che avessi combinato qualcosa di buono. E il giorno dopo, la maggior parte di loro sarebbe partita per trascorrere l'anno a casa propria."
"Beh, ci siamo tenuti in contatto." Disse Michael e Percy sorrise. "Sei stato molto gentile a venire con me." "Bree mi ama." "Bree mi ha detto di dirti che se mi avessi ferito, ti avrebbe nascosto nel capanno degli attrezzi." "Mi ama, come dicevo." Continuò Michael, facendo ridere Travis e Connor. Apollo e Poseidone fissarono Michael, uno geloso e l'altro protettivo.
"Il mattino dopo, trovai una lettera prestampata sul comodino.
Capii che era stato Dioniso a compilarla, perché si ostinava a sbagliare il mio nome:
Egregio Peter Johnson ,
se intende restare al Campo Mezzosangue per l'intero anno scolastico, è caldamente pregato di informare la Casa Grande entro mezzogiorno di oggi. Se non dichiarerà le sue intenzioni, daremo per scontato che abbia liberato la sua capanna o che sia
morto di una morte orribile. Le arpie addette alla pulizia cominceranno a lavorare al tramonto. Saranno autorizzate a mangiare ogni eventuale campeggiatore non registrato. Tutti gli oggetti personali dimenticati verranno inceneriti nella fossa della lava.
Buona giornata!
Signor D (Dioniso)
Direttore del campo, Consigliere dell'Olimpo N. 12 "
"Le arpie non mangiano davvero le persone, vero?" Domandò Demetra, fissando il dio. Dioniso scrollò le spalle, mentre Percy diceva. "No, Alis mi ha detto che non mangerebbero nessun bambino. Sono molto gentili, anzi." "Alis?" Chiese Poseidone e Percy scrollò le spalle. "Dionigi non apprezza il mio umorismo e mi manda sempre a lavare i piatti con loro. Sono piuttosto simpatiche." Dioniso sospirò. "Non dovresti trovare divertente una punizione." "Beh, invece lo faccio." "Sei impossibile." "Grazie!" "Non penso fosse un complimento." Disse Talia, e Percy scrollò le spalle.
"Ecco un'altra caratteristica dell'iperattività e del disturbo dell'attenzione. Le scadenze non mi sembrano reali finché non me le trovo davanti alla faccia. L'estate era finita e ancora non avevo comunicato né a mia madre né al campo se avessi intenzione di restare oppure no. Adesso avevo soltanto poche ore per decidere.
In teoria, la scelta era facile. Insomma: meglio nove mesi ad allenarsi da eroi o nove mesi a scaldare la sedia in una classe?
Secondo voi?"
"Beh, in classe dovresti imparare." Disse Annabeth e Percy la fissò. "Con professori che non intendevano aiutare un ragazzo dislessico? Lo vedevo piuttosto difficile, onestamente parlando." "Quindi, scaldare i banchi lo è." Rise Talia.
"Ma c'era mia madre da considerare. Per la prima volta, avevo l'opportunità  di vivere con lei per un intero anno, senza Gabe. Avevo l'opportunità di stare a casa e di andarmene in giro in città nel tempo libero. Mi ricordavo quello che Annabeth aveva detto durante la nostra impresa: "il posto in cui si trovano i mostri è il mondo reale. È qui che capisci davvero quanto vali."
Pensai al destino di Talia, la figlia di Zeus. Mi chiesi quanti mostri mi avrebbero attaccato se avessi lasciato la Collina Mezzosangue. Se fossi rimasto in un posto sola per un intero anno scolastico, senza la protezione di Chirone e dei miei amici, io e mamma saremmo arrivate vivi all'inizio dell'estate successiva?"
"Potevi tenere il passo con qualsiasi mostro." "Era più facile quando ero con altri, però." Disse Percy alla cugina e Atena annuì. "La tua motivazione era salvare i tuoi amici, con poco riguardo per la tua sicurezza. Probabilmente avresti tenuto il passo se ti avessero attaccato mettendo in pericolo altri." Percy sospirò, pensando che la dea avesse ragione, sussultando poi quando vide gli sguardi sui visi del padre, degli zii e dei parenti sottomarini.
"Sempre che ad ammazzarmi non fossero i compiti di ortografia o i titoli interminabili dei temi."
"Sono letali anche quelli." Annuì Leo e Percy annuì. "Peggio di qualsiasi mostro."
"Decisi di andare ad allenarmi un po' nell'arena, forse sarebbe servito a schiarirmi le idee."
Percy fece una smorfia. Luke l'aveva accolto, fatto sentire al sicuro per un po'. Aveva fatto male il suo tradimento. Incrociò lo sguardo di Hermes, che, vedendo lo sguardo del ragazzo, annuì deglutendo. Quindi, quello era il momento del tradimento effettivo del figlio.
"Il campo era quasi deserto sotto la vampa d'agosto. Tutti i ragazzi erano nelle capanne a fare i bagagli o a darsi da fare con la scopa in vista dell'ultima ispezione. Argo stava aiutando un gruppetto di figli di Afrodite a trascinare valigie e beauty case di Gucci su per la collina, dove la navetta del campo li aspettava per accompagnarli all'aeroporto.
"Ancora non pensare alla partenza" mi dissi. "Allenati e basta." "
"Sì, ma è un pessimo metodo di coping, solo perchè tu lo sappia." Gli disse Will, fissandolo acutamente, e Percy scrollò le spalle. "Non penso e mi alleno. Mi stanco e gli incubi si riducono. A me sembra ottimo." "Devi parlare delle tue emozioni. Non reprimerle finchè non esplodi." Gli disse Silena dolcemente e Jason annuendo continuò. "Letteralmente, nel tuo caso." Accennando al maremoto che aveva creato quando aveva ripensato al Tartaro sull'Argo II.
"Quando arrivai all'arena, scoprii che Luke aveva avuto la mia stessa idea. C'era il suo borsone sul bordo del palco. Ci stava dando dentro da solo, accanendosi contro i manichini con una spada che non avevo mai visto. Doveva essere una spada d'acciaio, perché la stava usando per decapitare e sventrare i manichini imbottiti. La sua maglietta arancione era zuppa di sudore. L'espressione del suo viso era molto concentrata, come se stesse veramente lottando per la vita. Rimasi a osservarlo, affascinato, mentre amputava e sbudellava l'intera fila di manichini, riducendoli a un mucchio di paglia e pezzi di armatura.
Artemide sbuffò, guardando il ragazzo, sentendo la gelosia del fratello alzarsi. "Pensavo avessi più buon senso, Percy." "Ammiravo la sua abilità!" Si difese Percy, allargando le braccia.
"Erano solo dei fantocci, ma lo stesso ammirai l'abilità di Luke."
"Ecco, vedi?" Artemide annuì, leggermente sollevata. Non voleva vedere il proprio fratello dover competere con un'ammirazione verso un traditore, nonostante la sua scelta finale di schierarsi dalla loro parte.
"Era un guerriero incredibile. Mi ritrovai a chiedermi, per l'ennesima volta, come fosse possibile che avesse fallito nella sua impresa."
"Non ce lo chiediamo tutti?" Domandò Chris e molti semidei annuirono. Percy sospirò. La ragione era stata così stupida.
"Alla fine mi vide e si fermò, lasciando un colpo a mezz'aria.
— Percy.
— Ehm, scusa — dissi, imbarazzato. — Volevo solo...
— Non c'è problema — fece lui, abbassando la spada. — Stavo solo facendo due tiri dell'ultimo minuto.
— Quei manichini non daranno più fastidio a nessuno.
Luke si strinse nelle spalle. — Ne costruiremo altri l'estate prossima."
Clarisse ringhiò e Percy la guardò interrogativo. "Ci abbiamo messo secoli a sostituirli tutti." "Ma... Non li ricostruite?" "Sì, ma a inizio estate, non alla fine." Percy annuì. Luke aveva di proposito sconvolto anche il programma di allenamento.
"Adesso che la sua spada era immobile, notai che aveva qualcosa di strano. La lama era di due tipi diversi di metallo: per metà di bronzo e per metà d'acciaio.
Luke si accorse che la guardavo. — Oh, questa? Un giocattolo nuovo. Si chiama Vipera.
Luke la rigirò nella luce e la lama scintillò minacciosa. — Un lato è di bronzo celeste. L'altro è di acciaio temprato. Funziona sia con i mortali sia con gli immortali. "
Zeus ringhiò. "Deve essere una manifestazione della falce di nostro padre." I suoi fratelli si unirono nella sua rabbia, fermati dall'annuire di Percy. "Spiegherebbe la sensazione." Poseidone la fissò. "Quale sensazione?" "Dovrebbe venire fuori. Se non viene fuori, vuol dire che non è importante." "Con la tua fortuna, verrà fuori." Gli disse Talia e Percy annuì. "Lo so. Ma posso ritardare la loro reazione." Il ragazzo sussurrò l'ultima parte.
"Ripensai a quello che mi aveva detto Chirone all'inizio della mia impresa e cioè che un eroe non doveva mai ferire i mortali a meno che non fosse assolutamente necessario.
— Non sapevo che potessero fabbricare armi così.
— Loro probabilmente non possono — convenne Luke. — È un pezzo unico.
E con un sorrisetto, rinfoderò la spada. — Senti, stavo per venire a cercarti. Che ne dici di andare un'ultima volta nel bosco, a cercare qualcosa con cui batterci?"
"Era chiaramente sospetto." Disse Atena ed Artemide rispose. "Ma Luke non aveva fatto niente per rendere sospettoso Percy. L'essersi fidato rivela un buon cuore, più che una mancanza di intelletto." Percy fece un cenno di ringraziamento verso la dea.
"Non so perché, ma esitai. Avrei dovuto sentirmi sollevato che Luke fosse così amichevole. Da quando ero tornato dall'impresa, si era sempre tenuto un po' a distanza. Temevo che ce l'avesse con me per tutta l'attenzione che avevo ricevuto."
"Probabilmente era perchè avevi mandato a monte il suo piano." Gli disse Nico e Percy disse. "Era il piano di Crono." "E come cambia la situazione?" Chiese Connor e Percy rispose. "É dieci volte meglio rovinare i piani del nonno che quelli di un semidio arrabbiato." Nico e Talia annuirono. "Mi sembra onesto." Disse la ragazza e Percy le sorrise.
"— Pensi che sia una buona idea? — chiesi. — Cioè...
— Oh, dai! — Frugò nel borsone e tirò fuori un pacco di sei lattine di Coca. — Ti offro da bere."
"Ti ha fregato con la Coca?" Chiese Piper, fissando Percy. "Coca cola. Zucchero e caffeina pure." Percy scosse la testa sognante. Talia annuì. "Avrei venduto la mia anima per una lattina." "Il primogenito." Aggiunse Nico, facendo ridere Travis e Connor
"Fissai le Coche sbigottito, chiedendomi dove diavolo le avesse scovate.
Non si trovavano bevande mortali nel magazzino del campo, ed era impossibile procurarsele sottobanco, forse nemmeno chiedendole a un satiro.
Naturalmente i calici magici si riempivano di qualunque cosa desiderassi, ma il gusto non era mai come quello della vera Coca, bevuta direttamente dalla lattina.
Zucchero e caffeina. La mia forza di volontà andò in frantumi."
"Non posso proprio biasimarti." Disse Talia. Zeus, Poseidone e Ade fissarono Percy, che aveva un'espressione difficile da leggere.
"— Sicuro — decisi. — Perché no?
Ci addentrammo nel bosco e andammo a caccia di mostri per un po', ma faceva troppo caldo. Di sicuro tutti i mostri con un minimo di cervello si godevano la siesta nella loro bella caverna fresca." "
"Con un minimo di cervello, dice lui." Scosse la testa Silena e Michael fissò il ragazzo. "Perché tu non ti fermi mai con il caldo?" "Non sono un mostro, forse?" Chiese retoricamente Percy e Jason lo guardò. "Pensavo fosse perché non hai un minimo di cervello." "Taci, Superman."
"Trovammo un angolo d'ombra accanto al ruscello dove avevo spezzato la lancia di Clarisse, la sera della mia prima partita di Caccia alla Bandiera.
Ci sedemmo su un masso a scolarci le nostre Coche, scrutando il sole che penetrava nel bosco.
Dopo un po' Luke disse: — Ti manca la sensazione dell'impresa?"
"Con i mostri che continuano ad attaccare? Perché dovrebbe mancargli?" Chiese Poseidone, fissando il libro, accigliato. Molti dei annuivano, non capivano il senso della domanda.
"— Con i mostri che mi attaccano ogni tre passi? Vuoi scherzare?"
"Beh, almeno non sei completamente pazzo." Sospirò di sollievo Silena.
"Luke alzò un sopracciglio.
— Sì — ammisi. — E a te?"
Lo fissarono  tutti e Percy scrollò le spalle. "Non è essere in pericolo di vita. È quella sensazione di adrenalina." Jason annuì, capendo cosa intendesse il ragazzo. Era il mettersi alla prova, il dimostrare che non valevi solo per chi era tuo padre, ma per te stesso. Percy doveva sentire ancora di più la spinta, avendo subito un'influenza come Gabe per tutta la propria infanzia.
"Un'ombra gli passò sul volto.
Ero abituato a sentir decantare la sua bellezza dalle ragazze, ma in quel momento Luke non sembrava affatto bello: era esausto e molto arrabbiato.
I suoi capelli biondi erano grigi sotto la luce del sole. La cicatrice
sembrava più profonda del solito. Riuscivo a immaginarmi come sarebbe stato da vecchio."
Hermes abbassò lo sguardo. Sarebbe stata la sua più grande gioia vedere suo figlio invecchiare. Ma purtroppo aveva un destino da adempiere. Drew, nel mentre, storceva il naso alla descrizione. Luke era sempre sembrato il classico eroe dannato, bello e impossibile. Vederlo unirsi a Crono era stato difficile.
"— Vivo sulla Collina Mezzosangue da quando avevo quattordici anni — mi disse. — Da quando Talia... be', lo sai. Non ho fatto altro che allenarmi, in continuazione. Non sono mai riuscito a essere un ragazzo come tutti gli altri, nel mondo reale. Poi si sono degnati di assegnarmi un'unica impresa, e quando sono tornato è stato come se mi dicessero: "Okay, fine della corsa. Vai per la tua strada e chi si è visto si è visto."
Schiacciò la sua lattina e la lanciò nel ruscello. Quel gesto mi lasciò perplesso. Una delle prime cose che si imparano al Campo Mezzosangue è: "Non gettare i rifiuti nel verde." Ninfe e Naiadi te lo ripetono in continuazione. E te la fanno pagare cara. Una sera ti infili a letto e ti ritrovi le lenzuola piene di fango e millepiedi."
"A ben dire." Demetra storse il naso per la mancanza di rispetto mostrata, che aggiungeva la beffa al danno del tradimento. Talia sussultò e Annabeth chiese. "Questo è il motivo? Non aveva ricevuto abbastanza attenzioni?" Percy si morse il labbro. Era più complicato di così.
"— Al diavolo le corone d'alloro — sbottò Luke. — Non ho intenzione di fare la fine di quei trofei polverosi che riempiono la soffitta della Casa Grande.
— Da come parli, sembra che tu stia partendo."
"Non avevi ancora capito che era un traditore?" Chiese Tritone e Percy rispose. "Non era l'unico a lamentarsi dei propri genitori! Che ne potevo sapere io che la sua era una rabbia più profonda?" Hermes sospirò. Percy era bravo, buono nel profondo della sua anima. Forse Luke non aveva davvero voluto ferirlo.
"Luke mi guardò con un sorriso obliquo. — Oh, ma io sto partendo, Percy. È vero. Ti ho portato qui per salutarti.
Schioccò le dita. Ai miei piedi si accese un piccolo fuoco, che si estinse subito, lasciando un buco nel terreno. Una creatura nera e luccicante, grande quanto la mia mano, zampettò fuori. Uno scorpione.
Feci per prendere la penna."
"Uno scorpione dell'abisso." Riconobbe Apollo, impallidendo e fissando il ragazzo. Percy annuì, deglutendo. Aveva avuto un bel po' di incubi, per quella bestia.
"— Io non lo farei — mi avvisò Luke. — Gli scorpioni dell'abisso possono saltare fino a quattro metri e mezzo. Il pungiglione penetra anche nei vestiti. Sessanta secondi e sei morto.
— Luke, ma cosa..."
Talia strinse forte il cugino. Non poteva sopportare il pensiero di perderlo. Non solo perché se lui fosse stato ucciso, probabilmente la profezia sarebbe stata in qualche modo assegnata a Talia, che avrebbe fatto un casino colossale. No, era perché Talia voleva bene a Percy. Sapeva che a Luke doveva ricordare in qualche misura lei stessa. E non poteva sopportare il pensiero di perderlo per la mano di un suo vecchio amico. Poseidone stava fissando teso il figlio, come per assicurarsi che fosse davvero lì, guardando a volte il libro.
"Poi capii.
Sarai tradito da colui che ti chiama amico.
— Tu — mormorai.
Si alzò con calma, spazzolandosi i jeans.
Lo scorpione lo ignorò. Continuava a piantarmi i suoi occhietti
luccicanti addosso, stringendo le chele e arrampicandosi sopra la mia scarpa.
— Ho visto un sacco di cose là fuori, Percy — disse Luke. — Non te ne sei accorto anche tu? Le tenebre che si infittiscono, i mostri che diventano più forti. Non hai capito quanto tutto questo sia inutile? Tutti gli eroi... non sono altro che pedine degli dei. Avrebbero dovuto perdere il trono da migliaia di anni, ma hanno continuato a prosperare, grazie a noi mezzosangue.
Non riuscivo a credere a quello che stava succedendo.
— Luke, stai parlando dei nostri genitori — gli ricordai. "
Poseidone sorrise a Percy, e Estia con un tono dolce disse. "Purtroppo non tutti apprezzano la famiglia come fai tu, Percy."
"Scoppiò a ridere. — E questo dovrebbe bastarmi per amarli? La loro preziosa "civiltà occidentale" è un cancro, Percy. Sta uccidendo il mondo. L'unico modo per fermarla è raderla al tappeto, ricominciare con qualcosa di più onesto.
— Sei pazzo come Ares.
Aveva gli occhi in fiamme. — Ares è uno sciocco. Non ha mai capito chi fosse il suo vero padrone. Se avessi tempo, Percy, te lo potrei spiegare. Ma temo che non vivrai abbastanza."
"Beh, se aspettava che tu morissi, avrebbe aspettato in eterno." Rise Talia e Percy le sorrise divertito.
"Lo scorpione si arrampicò sulla gamba dei miei jeans.
Doveva esserci un modo per uscirne, mi serviva tempo per pensare.
— Crono! — esclamai. — Ecco chi è il tuo padrone.
Un gelo si diffuse nell'aria.
— Dovresti andarci piano con i nomi — mi ammonì Luke."
"Anche Luke te lo sta dicendo, adesso." Gemette Annabeth e Grover annuì mentre Jason diceva. "Non credo che lo sto per dire, ma, ascoltalo su questo." "E l'ho fatto. Anche se non penso che gli sia piaciuto il nome che ho usato." Inclinò la testa Percy.
"— È stato TempoMan a farti rubare la Folgore e l'elmo. Ti ha parlato in sogno."
"Hai chiamato Crono TempoMan?" Domandò Persefone, confusa. "Si, va solo peggiorando." Disse Percy, facendo gemere il padre e sorridere folli i semidei.
"Un occhio di Luke ebbe un fremito. —Dovresti mostrare più rispetto. Ha parlato anche con te, Percy. Avresti dovuto ascoltarlo.
— Ti sta facendo il lavaggio del cervello, Luke.
— Ti sbagli. Mi ha mostrato quanto i miei talenti siano sprecati. Sai qual era la mia impresa due anni fa, Percy? Mio padre, Ermes, voleva che rubassi una mela d'oro dal Giardino delle Esperidi e la portassi sull'Olimpo. Dopo tutto l'allenamento che avevo fatto, ecco il meglio che era riuscito a escogitare."
"Non è facile. L'ha compiuta anche Ercole." Disse Hylla confusa. Katie annuì mentre Talia borbottava. "Il drago era piuttosto cattivo, non capisco come poteva ritenerlo facile."
"— Non è un'impresa facile — obiettai. — L'ha compiuta Ercole.
— Esatto — fece Luke. — Che gloria c'è nel ripetere le gesta altrui? Gli dei non fanno altro che replicare il passato. Non ci ho messo il cuore. Il drago del giardino mi ha lasciato questa — indicò con rabbia la sua cicatrice — e quando sono tornato, non ho ottenuto altro che pietà. In quel momento avrei distrutto l'Olimpo pietra dopo pietra, ma ho aspettato il momento opportuno. Ho cominciato a sognare Crono. Lui mi ha convinto a rubare qualcosa che ne valesse il rischio, qualcosa che nessun eroe avesse mai avuto il coraggio di prendere. Durante la gita del solstizio d'inverno, mentre gli altri dormivano, mi sono introdotto nella sala del trono e ho preso la Folgore di Zeus direttamente dal suo scranno. E anche l'elmo dell'oscurità di Ade. Non crederesti mai quanto sia stato facile. Gli dei sono così arroganti; non si sono mai sognati che qualcuno osasse derubarli. Il servizio di vigilanza fa pena. Ero nel New Jersey già da un pezzo quando ho sentito rombare i tuoni e ho capito che avevano scoperto il furto."
"Questo è il motivo? La sua impresa non gli piaceva?" Annabeth aveva le lacrime agli occhi. Poi guardò Percy. "Non me lo hai mai detto." "Annabeth non era solo l'impresa. Era amarezza, risentimento e rabbia. Talia era morta per un errore di suo padre. Luke era arrabbiato per come eravamo trattati noi semidei. Non ha capito che Crono non era la soluzione. Che per noi, per quelli che considerava la sua famiglia, non avrebbe fatto del bene." Annabeth annuì, le lacrime che scendevano sulle guance. Grover la tirò per abbracciarla, cercando di consolarla.
"Lo scorpione adesso si era appollaiato sul mio ginocchio e mi fissava con i suoi occhietti luccicanti. Cercai di mantenere la voce calma.
— Allora perché non hai portato la refurtiva a Sandman?
Il sorriso di Luke vacillò. — Io... ho peccato di presunzione. Zeus ha mandato i suoi figli e le sue figlie a cercare la folgore rubata. Artemide, Apollo, mio padre Ermes. Ma è stato Ares a trovarmi. Avrei potuto batterlo, ma non sono stato abbastanza cauto. Mi ha disarmato, ha preso la Folgore e l'elmo e ha minacciato di riportarli sull'Olimpo e di incenerirmi. Ma la voce di Crono è venuta in mio soccorso, suggerendomi che cosa dire. Sono stato io a mettere in testa ad Ares l'idea di una grande guerra fra gli dei. Gli ho detto che non doveva fare altro che nascondere gli oggetti per un po' e starsene a guardare gli altri che litigavano. Gli ho visto un barlume maligno negli occhi e ho capito che aveva abboccato. Mi ha lasciato andare, così sono tornato sull'Olimpo prima che qualcuno notasse la mia assenza. —
Luke estrasse la sua nuova spada. Fece scorrere il pollice lungo la lama, come ipnotizzato dalla sua bellezza.
— Poi, il Signore dei Titani... m-mi ha punito con degli incubi. Ho giurato di non fallire più. Quando sono tornato al Campo Mezzosangue, i sogni mi hanno detto che sarebbe arrivato un secondo eroe, un eroe che si poteva indurre con l'inganno a portare la Folgore e l'elmo nell'ultimo tratto del viaggio... da Ares al Tartaro.
— Sei stato tu a evocare il segugio infernale nella foresta.
— Dovevamo indurre Chirone a pensare che il campo non fosse sicuro per te. Solo così ti avrebbe assegnato l'impresa. Dovevamo confermare i suoi timori che Ade ti stesse dando la caccia. E ha funzionato."
Ade fece una smorfia. Non apprezzava particolarmente l'uso della sua reputazione per azioni di quel tipo. E che Chirone, e tutti gli altri, ci avessero creduto. L'unico che non lo aveva fatto era stato proprio Percy.
"— Le scarpe volanti erano maledette — continuai. —Dovevano trascinare me e lo zaino dritti nel Tartaro.
— E lo avrebbero fatto, se tu le avessi indossate. Ma tu le hai date a quel satiro, che non faceva parte del piano. Grover rovina tutto quello che tocca. È riuscito a confondere perfino la maledizione."
"Per essere onesti, non ha rovinato la maledizione, solamente non aveva dei piedi dove infilare le scarpe." Disse Talia e Percy disse. "Ma Luke non conosceva i particolari dell'impresa. Non sapeva esattamente cosa fosse successo." Chirone fissò i tre ragazzi. "Nessuno sapeva cosa fosse successo. Avete ritenuto di non informarmi della questione." "Lo avevo detto allo zio e papà nel mio lungo resoconto e lo zio ha dichiarato chiusa la faccenda. Che senso aveva discuterne ancora?" Chirone sospirò, ma non poteva contestare il ragionamento del ragazzo. Zeus aveva, in effetti, dichiarato chiusa la faccenda e deciso che non se ne doveva discutere più.
"Luke mi guardò. -Mi ricordi Talia. Forte, coraggioso. Indipendente. Puoi unirti a me, sai? Sono stato in fuga con un figlio di uno dei Tre Grandi. E avremmo la protezione di Lord Crono in persona.
Quindi con me c'era il gelo assoluto, stile Dissenatore, con lui no? Totalmente ingiusto
-Luke, parli di un bastardo che si mangiava i figli! E sul serio? Hai problemi con papà e decidi di abbattere la civiltà occidentale? Sveglia! Tutti i semidei hanno problemi con papà, non ci sono e se sono mortali non sono capaci di provvedere ai loro figli! Nessuno di loro sta cercando di resuscitare Sauron.
-Non puoi essere convinto. Non volevo arrivare a questo. Mi piaci. Ma, se non posso convincerti...."
Hermes annuì, guardando Percy. Sapeva che anche lui aveva un ruolo nella vita di suo figlio. Non poteva salvarlo, non come Annabeth. Ma forse avrebbe potuto farlo desistere. Ade, nel mentre, aveva un'espressione di comprensione in viso. Percy prima stava pensando a come avrebbe potuto salvare Luke, convincerlo a non unirsi a Crono. Diceva molto su suo nipote. E forse gli avrebbe anche concesso di comprendere meglio alcune delle scelte fatte.
Poseidone, invece, pensava alla frase 'tutti i semidei hanno problemi con papà.'
Anche lui sentiva di averne ancora? O avevano risolto le loro divergenze, nel corso del tempo e in quella stanza?
"Luke posò lo sguardo sullo scorpione, che adesso si era fermato sulla mia coscia.
— Dovevi morire nel Tartaro, Percy. Ma non preoccuparti: per rimediare, ti lascerò insieme al mio amichetto.
— Talia ha dato la sua vita per salvarti — replicai, stringendo i denti. — E tu la ripaghi in questo modo?
— Non nominare Talia! — gridò. — Gli dei l'hanno lasciata morire! Questa è una delle molte cose per cui pagheranno."
"Non aveva torto su questo. L'avete lasciata morire o ne avete causato la morte." Ade e Zeus annuirono. Era l'unica cosa giusta che il ragazzo avesse detto fino a quel momento. Talia sussultò e la mano di Percy che l'aveva raggiunta venne stretta in una presa molto forte. Non poteva credere che fosse parzialmente, una buona percentuale probabilmente, responsabile della decisione di Luke di abbandonare gli dei.
"—Il degno compare della Umbridge ti sta usando, Luke. Proprio come sta usando Ares. Non ascoltarlo.
— E tu allora? — La voce di Luke diventò stridula. — Guardati. Che cos'ha mai fatto tuo padre per te? Crono risorgerà. Hai solo rimandato i suoi piani. Getterà gli dei dell'Olimpo nel Tartaro e ricondurrà gli umani nelle grotte a cui appartengono. Tutti, tranne i più forti... i suoi servitori."
"Lo hai fatto abbastanza spesso." Rise Annabeth e Percy sospirò. "Avrei voluto farlo più a lungo." Grover sospirò. "Sei testardo abbastanza."
"— Richiama la bestiola — suggerii. — Se sei così forte, battiti tu con me."
"Non è stupido come Ares." Scosse la testa Annabeth. Percy sospirò. "Non poteva perdere tempo. Prima o poi qualcuno si sarebbe reso conto che eravamo lì." "Vero. Doveva andarsene il più velocemente possibile." Disse Talia e Chirone annuì. "Michael era già venuto ad avvertirmi che non poteva trovarti da nessuna parte." Percy guardò sorpreso il ragazzo che scrollò le spalle. "Potevi essere morto." "Lo ero quasi." Ammise il ragazzo, rabbrividendo.
"Luke sorrise. — Bel tentativo, Percy. Ma io non sono Ares. Non ci casco. Il mio signore mi aspetta, e ha moltissime imprese in serbo per me.
— Luke...
— Addio, Percy. Una nuova Età dell'Oro sta per sorgere. E tu non ne farai parte."
"Come se Crono lo avrebbe lasciato in vita abbastanza a lungo da poterla apprezzare." Scosse la testa Talia. Annabeth stava piangendo. Adesso capiva perché Percy aveva insistito tanto con lei. Sentirlo la stava ferendo tanto, non poteva immaginare come dovesse essere stato per Percy.
"Tracciò un arco in aria con la spada e scomparve in un tremolio di tenebre.
Lo scorpione si slanciò in avanti.
Lo spazzai via con un gesto fulmineo e tolsi il cappuccio alla spada, per poi tagliarlo in due a mezz'aria quando cercò di balzarmi addosso."
"Bel colpo!" Annuì Hermes e Chirone corrugò la fronte. "Non capisco come abbia fatto a colpirti, allora." "Ehm... la mano?" Disse Percy e Talia sbuffò. "Sei un idiota." "A mia discolpa, lo sono." Disse Percy e Grover sospirò. "Non hai per niente capito il senso di quella frase." "No, ho capito. Sono un idiota, non posso essere rimproverato per quello." Leo rise. "Geniale!"
"Stavo per congratularmi con me stesso, quando vidi la mia mano: sul palmo c'era una grande piaga rossa e fumante che trasudava una specie di denso pus giallo. La bestiaccia mi aveva punta, dopotutto. Sentii le orecchie che pulsavano. Mi si appannò la vista."
"Devi raggiungere l'acqua." Disse Ares e Apollo annuì. "Rallenterebbe la diffusione del veleno." "Apprezzo molto i suggerimenti in ritardo di anni letteralmente. Davvero, sono molto utili."
'"L'acqua" pensai. Mi aveva già guarito in passato."
"Bene!" Annuì Tritone. Poseidone corrugò la fronte. "E funziona? Perché uno scorpione dell'abisso... l'acqua potrebbe non bastare." Percy fece una smorfia. Non lo aveva fatto.
"Raggiunsi il ruscello a stento e immersi la mano, ma non successe nulla.
Il veleno era troppo potente. Cominciavo a vedere tutto nero."
"Stai morendo." Deglutì Poseidone, spaventato. Hermes lo guardò. "Mi dispiace davvero, Percy. Io.." "Non hai colpe, Hermes." Percy gli sorrise ed Hermes ricambiò, sentendosi comunque in colpa.
"Faticavo a reggermi in piedi.
"Sessanta secondi" aveva detto Luke.
Dovevo tornare al campo. Se svenivo nel bosco, il mio corpo sarebbe stato la cena di un mostro. Nessuno avrebbe mai saputo cosa fosse successo."
Grover esclamò. "E dovevi salvarti! Non dire solo che cosa aveva fatto Luke!" "Eri molto più importante!" Si unì Katie e Drew annuì. "Lo sei anche adesso!" Percy arrossì e Talia lo strinse. "Stai bene?" "Da favola." Sussurrò in risposta Percy, facendola sorridere.
"Avevo le gambe di piombo e la fronte in fiamme. Quando iniziai a barcollare in direzione del campo, le ninfe si staccarono dagli alberi.
— Aiuto — rantolai. — Vi prego..."
"Hai pregato delle ninfe?" Chiese Reyna, confusa e Percy la fissò. "Certo. Mi hanno salvato anche loro. Non sarei mai tornato in tempo al Campo." Scosse la testa. Molti lo guardavano sorpresi. Artemide in primis. Sebbene pensasse ai maschi come impulsivi, pieni di loro stessi e orgogliosi, sapeva che molti semidee e molte delle sue Cacciatrici avevano lo stesso problema. Ma Percy no. Era migliore di semidei maschi e femmine. Non arrogante, non meschino.
"Mi presero per le braccia in due, trascinandomi di peso. Ricordo la radura, il grido d'aiuto di un capogruppo, il richiamo di una conchiglia suonata da un centauro.
Poi tutto si fece nero.
Mi svegliai con una cannuccia in bocca. Sorseggiavo qualcosa che sapeva di biscotti al cioccolato. Nettare.
Aprii gli occhi.
Ero in un letto dell'infermeria della Casa Grande, con la mano destra fasciata. Argo faceva la guardia in un angolo. Annabeth mi stava seduta accanto, con il bicchiere del nettare in mano, e mi tamponava la fronte con un panno. "
"E ci risiamo!" Rise Talia e Percy guardò Michael. "Dov'eri?" "Si stava riprendendo dalla sua cabina. Mi ha aiutato nel processo di guarigione." "Mio eroe." Rise Percy, lanciando un bacio a Michael che rise. "Sempre per te."
"— Ci risiamo — dissi.
— Idiota — replicò lei, e capii che era felicissima di vedermi sveglio. — Eri grigioverde quando ti abbiamo trovato. Se non fosse stato per le cure di Chirone..."
"Com'è? Se ti offende è felice di vederti viva?" "Certo! Anche per Tals qui vale." Percy guardò la cugina che annuì. "È sempre un sollievo poterlo offendere." "E Percy non è che ci lasci a corto di possibilità." Storse il naso Annabeth, ridendo dell'espressione divertita che il semidio indossò.
"— Non esagerare — intervenne la voce di Chirone. — Percy deve ringraziare anche la sua costituzione.
Era seduto in forma umana vicino ai piedi del letto, ecco perché non l'avevo notato prima. La sua metà inferiore era magicamente stipata nella sedia a rotelle, mentre quella superiore era in giacca e cravatta. Sorrise, ma aveva il volto tirato e pallido, come se avesse passato la nottata a correggere i compiti di latino."
"No, solo a salvarti la vita." Disse Nico, e Percy lo spintonò. Leo disse. "In qualche modo penso che sia migliore rispetto a correggere latino." "Sono completamente d'accordo." Annuì Percy. Chirone sorrise, ma non disse niente.
"— Come ti senti? — mi chiese.
— Come se mi avessero congelato le budella e poi le avessero passate al microonde."
Poseidone guardò angosciato il figlio. "No, papà. Nessuno lo ha mai fatto o non sarei qui adesso." Alzò gli occhi al cielo Percy e Talia annuì. "Purtroppo, non sopravviviamo se ci tolgono le budella." "Vergogna." Scosse la testa Percy, facendo ridere Nico ed Hazel.
"— Descrizione appropriata, considerato che era il veleno di uno scorpione dell'abisso. Ora dimmi, se puoi, cos'è successo esattamente.
Tra un sorso di nettare e l'altro, raccontai tutta la storia. La stanza rimase immersa nel silenzio per un bel po'."
"Non hai raccontato tutta la storia." Disse Annabeth e Chirone annuì. "Come non avevate raccontato tutta l'impresa." Talia sbuffò. "Hai detto del suo volerti con sé?" "Non a loro due." Ammise Percy. Ade intervenne. "A me lo ha raccontato." "Anche a me." Disse Estia e Grover indicò se stesso e gli altri semidei del gruppo di Percy. "E a noi."
"— Non posso credere che Luke... — La voce di Annabeth tremò. Poi sul suo viso si dipinse un'espressione triste e arrabbiata insieme. — Sì. Sì che posso crederci. Sia maledetto dagli dei... Non è stato più lo stesso, dopo l'impresa.
— Bisognerà fare rapporto all'Olimpo — mormorò Chirone. — Ci vado subito.
— Luke è là fuori in questo momento — dissi. — Devo inseguirlo."
"No, devi guarire." Scosse la testa Poseidone ed Ade annuì. "Sei ferito e devi migliorare prima di poter affrontare nostro padre e il suo... manichino." Percy annuì. Non gli era piaciuto, ma visto come si era sentito quando lo aveva davvero visto... Doveva ringraziare Chirone per averlo fermato.
"Chirone scosse la testa. — No, Percy. Gli dei...
— ... non vorranno nemmeno sentir parlare di Crono — sbottai, concludendo la sua frase. — Il grande capo ha dichiarato chiusa la faccenda!
— Percy, lo so che è difficile. Ma non devi precipitarti fuori in cerca di vendetta. Non sei ancora pronto

THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora