"Non ho scelto io di essere un mezzosangue." "Bel modo di iniziare." Disse Talia e Percy rispose. "Qualcuno di noi lo ha scelto?" "Non può essere così male." Disse Ade, confuso. "Sei il re degli Inferi, zio. Dovresti sapere perché è così male." Percy fissò il dio negli occhi, senza rendersi conto dei sobbalzi che fecero greci e romani quando si resero conto che chiamava il dio dei morti 'zio'
"Se state leggendo questo libro perché pensate di poterlo essere anche voi, vi do un consiglio: chiudetelo all'istante. Credete a qualsiasi balla i vostri genitori vi abbiano raccontato sulla vostra nascita e cercate di vivere una vita normale." "Un ottimo consiglio." Annuì Nico e Percy annuì. "Avrei voluto poterlo fare anche io." "Ci saremmo risparmiati molti problemi." Concordò Jason e Dakota disse. "Non riesco a credere che ci sia chi è contento di esserlo." "Dura poco." Disse Leo, una smorfia sul viso. Piper annuì. "Circa trenta secondi. Ventinove di stupore e uno per decidere che fa schifo." Disse Percy.
"Essere dei mezzosangue è pericoloso. È terrificante." Gli dei si scambiarono uno sguardo. Non sapevano che molti dei loro figli la pensavano così. "Nella maggior parte dei casi, si finisce ammazzati in modi orribili e dolorosi." "In tutti gli altri casi, si hanno degli orribili incubi per ricordare." Sibilò Silena, sostenuta dalla sorella Gwen, che condivideva un incubo del risvegliarsi dopo essere morta.
"Se invece siete dei ragazzi normali e pensate che questo sia solo un romanzo, perfetto. Continuate a leggere. Vi invidio per la possibilità di credere che niente di tutto questo sia accaduto". "Invidio Rachel per essere l'Oracolo e basta. Prenderei quel bagliore verde su questo tutti i giorni." "Sento l'amore, Percy!" "Zitta, Rac!"
"Ma se vi riconoscete in queste pagine — se vi smuovono qualcosa dentro — smettete subito. Potreste essere dei nostri. E quando lo avrete capito, sarà solo questione di tempo perché se ne accorgano anche loro e vengano a cercarvi." "Ora sei solo drammatico." Alzò gli occhi al cielo Talia e Percy sbuffò. "Parla la regina del dramma." "Pentola, bollitore." Rispose Jason e Nico lo indicò. "Non puoi dire assolutamente niente." "Sono meno drammatico di Percy!" "Tutti sono meno drammatici di Percy!" "Ehy! Dovresti essere dalla mia parte, Neeks! Mi tradisci anche tu?" "Drammatico." Dissero i tre in coro. "Ho sempre detto che Hazel è la mia cugina preferita." "EHY!" Esclamarono i tre, offesi.
"Non dite che non vi avevo avvertito. Mi chiamo Percy Jackson e ho dodici anni." "Che bello! Sono io!" "C'erano dei dubbi?" Percy guardò Piper, dicendo poi. "Poteva essere Annabeth." "No, si chiama con il tuo nome." "Perché Percy Jackson è più bello di Annabeth Chase." "E c'era Percy a guidare l'impresa." "Non la guidava Grover?" Chiese Percy, nello stesso istante in cui Grover chiedeva. "Non la guidava Annabeth?"
I tre si guardarono. "Chi stava guidando?" Chiese Grover all'improvviso, confuso. "Io seguivo te. Custode e amico, cose del genere." Disse Percy, "io Annabeth." Disse Grover e Annabeth disse. "L'impresa era assegnata a Percy. Stavo seguendo lui."
Percy guardò Chirone. "Meno male che ci avevi dato una destinazione, o non avremmo fatto nulla." Chirone ridacchiò.
"Fino a qualche mese fa studiavo alla Yancy Academy, un collegio per "ragazzi difficili" dello Stato di New York. Sono un ragazzo difficile?" "Si, lo sei." Risposero tutti i semidei presenti, facendo alzare gli occhi al cielo al semidio. "Siete spregevoli." "Sì. Direi che la definizione mi calza." "Guarda, lo ammetti anche tu." Sorrise Apollo, che si era messo dall'altro lato del ragazzo. "Taci, tu." "Potrei partire da qualunque punto della mia breve e miserabile vita per provarlo," "breve e miserabile?" Citò Poseidone, guardando il figlio spaventato. "Non importa, papà. Era solo un pensiero del momento. Non intendevo letteralmente." Talia fece una smorfia, non d'accordo. "ma le cose hanno cominciato a prendere davvero una brutta piega lo scorso maggio, quando andammo in gita a Manhattan: ventotto casi clinici di prima media e due insegnanti a bordo di uno scuolabus giallo, diretti al Metropolitan Museum of Art per vedere anticaglie greche e romane." "Sassi!" Esclamò Leo e Percy annuì. "Di alta qualità!" Frank ed Hazel scossero la testa e Grover chiese. "Esattamente tra quella gita e questa vita quanto è cambiato?" "I casi clinici sono diminuiti e non c'era supervisione." Rispose subito Percy, facendo ridere i semidei. "Tu sei un caso clinico a parte, Percy." Le disse Jason e Percy rispose velocemente. "Perché sono migliore di te in tutto quanto." "Diglielo tu!" Applaudirono gli Stoll e Michael annuì.
"Lo so — sembra una tortura. La maggior parte delle gite della Yancy lo era." Grover rabbrividì. "Lo so. Orrificante." "Mi dispiace, amico." Percy gli diede una pacca e Reyna chiese. "Perché tu eri lì?" "Sono il suo custode." "Vuoi dire eri?" Chiese Hermes. "No, Percy non ha ancora il diritto di affermare di aver superato il bisogno di custode." "Mi risento." "Risentiti quanto vuoi, Percy. Sappiamo tutti che Grover ha ragione." rispose Talia ridendo. "quella volta ci guidava il signor Brunner, il professore di latino, perciò avevo qualche speranza." "Chirone?" Domandò Beckendorf e Percy annuì. "L'unico e solo."
"Il signor Brunner era un tipo di mezza età, che si muoveva su una sedia a rotelle motorizzata, i capelli un po' radi, la barba incolta e una logora giacca di tweed che sapeva sempre di caffè." "Non è una cattiva descrizione, provenendo da Percy." Disse Annabeth e Percy fece una smorfia. "Non faccio cattive descrizioni." "Non voglio sapere metà dei paragoni che ti crei." Disse Talia e Percy rispose. "Mi appello al quinto." "È meglio così, davvero." Disse Nico agli altri. "Non gli avresti dato un soldo, ma raccontava storie e barzellette e ci lasciava giocare in classe. Aveva anche una fantastica collezione di armi e armature romane, perciò le sue lezioni erano le uniche a non farmi addormentare." "Non dovresti dormire durante la lezione." Disse Atena, scuotendo il capo. "Nessun insegnante mi aiutava con la dislessia e non capivo quello che leggevo. Dopo un po' dormire era più produttivo."
"Speravo che la gita andasse bene. O, meglio, speravo che per una volta non mi sarei cacciato nei guai." "Perché dovresti dirlo? Te la sei sfigata!" Talia esclamò e Percy scrollò le spalle. "Sarebbe successo comunque." "Vero, ha troppa sfortuna." Scrollò le spalle Jason "Vero." Ammise Talia. "Cavolo, se mi sbagliavo." "Vedi?" Annabeth indicò il libro che Hermes teneva in mano e Connor chiese. "Ma cos'è la vita senza un po' di rischio?" "Più lunga." Rispose Percy. "Meno da infarto." Disse Grover. "Più bella." Disse Talia. "Era una domanda retorica." Sbattè le palpebre Travis e i tre scrollarono le spalle. "Era una dam domanda." Percy e Grover risero per la risposta di Talia e Chris chiede. "Scopriremo infine il vostro gioco interno?" "Infine." Ammise Grover.
"Il fatto è che in gita mi succedono sempre cose orrende. Come quella volta in quinta, quando ci portarono a Saratoga, sul campo di battaglia dell'Indipendenza, e causai quell'incidente col cannone." "Hai fatto cosa?" Leo scoppiò a ridere e Clarisse sorrise. "Sapevo che avevi fatto danni a qualcosa." "Ehy! Era un incidente!" Si difese Percy. "Non volevo mica colpire lo scuolabus, ma ovviamente mi espulsero lo stesso." "Come hai fatto a colpire accidentalmente lo scuolabus?" Chiese Dioniso, confuso. Percy scrollò le spalle. "Nessuna idea." "E prima ancora nell'altra scuola, in quarta, quando eravamo all'acquario, sulla passerella della vasca degli squali, e chissà come spinsi la leva sbagliata e tutta la classe fece un tuffo fuori programma." "Come?" Chiese Atena e Percy alzò le mani. "Questa volta è colpa degli squali! Mi hanno detto di spingere una leva. Li avevo confusi con la guida." "Come confondi uno squalo con la guida?" Chiese Era e Percy si diede un colpo in fronte. "Sciocco io! Come ho fatto a nove anni a non capire che erano gli squali? Era così logico!" Poseidone e Apollo sbuffarono divertiti, imitati da alcuni dei e semidei particolarmente rispettosi. Invece, tutti quelli che avevano passato troppo tempo con Percy, scoppiarono a ridere. "La volta prima ancora... insomma, avete capito." "Io volevo sapere!" Gemettero Hermes, Apollo, Travis, Connor e Leo. Percy li guardò, sospirando. "Vi dirò tutto più tardi." facendoli esultare.
"Stavolta però ero deciso a fare il bravo." "Se hai vaporizzato l'insegnante di matematica hai probabilmente fallito." Disse Demetra e Percy scosse la testa. "Era mio zio che cercava di uccidermi con un mostro." "Quale?" Chiese Talia e Percy alzò un sopracciglio. "Zio o mostro?" "È triste che devi chiedere." Commentò Piper e Talia disse. "Zio." "Lo scoprirai solo vivendo." "Muori." "Non sono bravo a farlo, scusa." Annabeth sospirò della loro conversazione.
"Per tutta la strada, sopportai che Nancy Bobofit, la cleptomane rossa e lentigginosa della classe, tempestasse la testa del mio migliore amico Grover con pezzetti di panino al ketchup e burro di arachidi." "Wow! Che autocontrollo, Pretty." Le disse Clarisse e Percy annuì. "Avrei voluto solo darle un pugno sul naso. Solo uno." Talia annuì e Annabeth ringhiò. "Dovevi farlo." Reyna domandò. "Come ha fatto un fauno a guadagnarsi la lealtà di un figlio di Nettuno e una di Giove." "Satiro, non fauno." Corresse Talia. "Poseidone e Zeus, non Nettuno e Giove. I greci non hanno bisogno di miglioramenti." Corresse Percy "E c'è anche una figlia di Atena." Disse Annabeth. Jason alzò gli occhi al cielo. "Nessuno di voi ha risposto." "Nessuno di noi deve rispondere, Superman." "Taci, Aquaman." "Devi riciclare i soprannomi di Leo?" "Ragazzi!" Disse Nico, fermando i due. Afrodite rise. "Siete come i vostri genitori." "Grazie." Rispose Percy, mentre Jason faceva una smorfia. "Poteva intendere tua madre." Disse Gwen. "Grazie lo stesso. Mia madre è fantastica." Tutti quelli che avevano incontrato Sally annuirono.
"Grover era un bersaglio facile. Era mingherlino. Piangeva sempre quando qualcosa gli andava storto. Probabilmente l'avevano bocciato diverse volte, perché era l'unico studente di prima media con l'acne e un principio di barbetta sul mento. Come se tutto questo non bastasse, era disabile. Aveva un certificato che lo esonerava a vita dall'ora di educazione fisica, per via di non so che carenza muscolare alle gambe. Camminava in modo strano, come se ogni passo fosse una tortura, ma non lasciatevi ingannare. Dovevate vederlo correre nella mensa, il giorno delle enchiladas." "Questa fa schifo." "Impari a mentirmi." Gli disse Percy. Grover indicò Chirone. "Anche lui lo faceva!" "Ma non era mio amico! Non mi aspettavo niente da lui."
"Comunque, Nancy Bobofit lo stava bersagliando di mozziconi di pane che gli restavano incollati fra i ricci castani, e sapeva che io non potevo farci niente perché ero già in libertà vigilata." "Cosa avevi fatto?" "Niente." Morse Percy e Grover sbuffò. "Aveva iniziato una rissa nella mensa con tre ragazzi più grandi perché mi avevano chiamato idiota." Tutti guardarono Percy. Clarisse fischiò. "Eri mingherlino a dodici anni, Pretty." "Ero arrabbiato e sottolineo che ho vinto quella rissa." Talia applaudì. "Bravo, Perce!" "Il preside mi aveva minacciato di morte " "Cosa?" Sibilò Poseidone, sentendosi protettivo, e Percy scosse la testa. "Non letteralmente papà." "— tramite sospensione con frequenza obbligatoria —" "Non eri esagerato?" "No." Disse Percy verso Atena e Leo annuì. "Quella è una punizione miserabile." "se durante la gita fosse accaduta una qualsiasi cosa brutta, imbarazzante o minimamente divertente." "Uccidere la prof di matematica rientra?" Chiese Travis e Chirone rispose. "La Foschia è potente." "Non mi hanno incolpato di quello!" Festeggiò Percy e Grover disse. "Di tutto il resto sì." "Non si può avere tutto nella vita."
"— Io la ammazzo — borbottai.
Grover cercò di calmarmi. — Non c'è problema. Mi piace il burro di arachidi." "Nei capelli?" Chiese Dioniso e Grover scrollò le spalle. "Se non l'avessi fermato avrebbe ucciso Nancy lì." "Peccato che lo hai fatto eh." Mormorò Percy.
"Schivai un altro pezzo del pranzo di Nancy. — Ora basta! — Feci per alzarmi, ma Grover mi tirò giù." "La violenza non è la soluzione." Lo rimproverò Atena e Percy annuì. "Mi avrebbe solo fatto sentire meglio."
"— Sei già in libertà vigilata — mi ricordò. — Sai a chi daranno la colpa se succede qualcosa." "Non te la danno comunque sempre?" Chiese Rachel. "Lo fanno." "Ho ancora i ritagli del giornale." Disse Piper, continuando poi. "Non riuscivo a credere che quel Percy Jackson fosse il semidio di cui parlavano tutti al Canpo." "Che bello!" "Eri sui giornali?" Chiese Zeus al nipote. "Già. Colpa tua."
"Ripensandoci ora, vorrei aver steso Nancy Bobofit lì su due piedi. La sospensione sarebbe stata nulla in confronto al pasticcio in cui stavo per cacciarmi." "Saresti stato coinvolta comunque." Le fece notare Annabeth. "Non lo sai! A quanto pare ho peggiorato il suo umore!" Percy indicò Zeus che annuì. "Avrei potuto fare un passo indietro." Facendo alzare un sopracciglio ai suoi fratelli che sapevano che non avrebbe mai fatto una cosa del genere. "Vedi?" Percy guardò Annabeth, che alzò gli occhi al cielo.
"Il signor Brunner era a capo della fila. Facendoci strada a bordo della sua sedia, ci guidò attraverso le grandi sale rimbombanti del museo, davanti a statue di marmo e a vetrine piene di vecchissimi vasi neri e arancione. Non riuscivo a credere che quella roba fosse sopravvissuta per due o tremila anni." "Suona bellissimo." Ansimò Annabeth e Percy annuì. "Non era male."
"Brunner ci riunì attorno a una colonna alta quattro metri, con una grossa sfinge in cima, e cominciò a spiegare che si trattava della lapide, o meglio della stele, di una ragazza all'incirca della nostra età. Ci raccontò qualcosa anche delle incisioni sui lati. Io cercavo di ascoltare, perché era più o meno interessante, ma i miei compagni non facevano che chiacchierare e ogni volta che provavo a dir loro di piantarla, la professoressa Dodds mi fulminava con lo sguardo." "Dodds?" Nico ridacchiò, conoscendo il nome. "Piantala, Neeks." "Era il mostro, immagino?" Chiese Talia e Percy annuì
"La Dodds era una donnina della Georgia che insegnava matematica e indossava sempre un giubbotto di pelle nera, nonostante i cinquant'anni suonati. Aveva l'aria di una capace di piombare a scuola in moto solo per sfondarti l'armadietto. Era arrivata alla Yancy a metà anno, quando il nostro ultimo professore di matematica si era beccato l'esaurimento nervoso." "Non era strano?" Le domandò Annabeth e Grover disse. "Insegnava a Percy. Se pensi che sia irrispettoso con gli dei, avresti dovuto sentirlo con i professori."
"Dal primissimo giorno, la Dodds aveva amato Nancy Bobofit alla follia e inquadrato me come il figlio del demonio." "Persona sbagliata." Rise Leo, dando una spinta a Hazel, che sbuffò. "Smettila." "Ehy, cercavo di consolare il piccolo Percy." "Grazie, Leo. Sento l'amore." Percy sorrise al figlio di Efesto, che gli fece un occhiolino in risposta. "Mi puntava contro il suo dito storto e diceva: — Ora, tesoro... — in tono molto dolce, e io capivo che sarei finito in punizione per un mese." "Visto come ti teneva d'occhio, avrebbe dovuto capire che non c'entravi niente." Disse Grover e Ade arrossì. "Mi scuso." Percy lo guardò stupito. Ade continuò. "Ti ho incolpato senza prove. Ti chiedo scusa." "Grazie. Ma, non avevo problemi." "Davvero?" Chiese Annabeth e Percy rispose. "Mia mamma." La bionda annuì e Ade comprese il motivo facilmente.
"Una volta, dopo che mi aveva tenuto fino a mezzanotte a cancellare le risposte dai vecchi libri di esercizi, avevo detto a Grover che pensavo che la Dodds non fosse umana. Lui mi aveva guardato, serissimo, e aveva replicato: — Hai assolutamente ragione." "Grover!" Esclamò Talia e Grover alzò le mani. "Pensavo lo avrebbe inteso come scherzo." "L'ho fatto. Mi sono stupito della tua faccia da poker." "Non ne ha una." "Me ne sono reso conto dopo." Disse Percy guardando Annabeth.
"Il signor Brunner continuava a parlare dell'arte funeraria. Nancy Bobofit fece una battuta sul tizio nudo della stele e io alla fine esplosi: — Vuoi chiudere quella boccaccia?" "Finalmente!" Esclamò Talia e Grover disse. "Non è stato così tanto tempo. Leggerlo sembra molto di più." "Mi uscì più forte di quanto avessi voluto." Chirone sorrise. "Avresti dovuto immaginare che ci sarebbe stato l'eco, Percy." Il ragazzo sorrise, per niente imbarazzato.
"Tutto il gruppo si mise a ridere. Brunner interruppe la sua storia. — Jackson — disse. — Vuoi fare qualche commento?" Talia rise. "Mi pare che lo avesse già fatto." Afrodite guardò il centauro. "Perché rimproveri lui, però?" Hermes annuì e Chirone stava per rispondere, quando Percy disse. "Secondo me volevi solo farmi la domanda." Il centauro lo guardò divertito, senza però contestare. "Diventai viola. — No, signore." "Perché rosso?" Chiese Leo e Percy scrollò le spalle. "Non mi piaceva essere al centro dell'attenzione." "E adesso?" Domandò Piper. "Nemmeno adesso."
"Lui indicò una delle figure sulla stele. — Forse vuoi dirci cosa rappresenta questa immagine?" Annabeth sbuffò. "Percy non sa niente di mitologia, Chirone." "Non è vero!" "Scommettiamo che riguarda Crono?" Chiese Talia e Nico scosse la testa. "Non scommetto su questo. È basilare."
"Guardai la scultura e risposi. — È Crono che divora i suoi figli. Anche se tecnicamente non ha fatto un buffet. Uno alla volta, tranne Zeus." "Che vi avevo detto?" Chiese Talia, retoricamente. Annabeth alzò gli occhi al cielo. "Riguarda sempre Crono."
"— Sì — confermò. — E lo fa perché..." "è un bastardo." Rispose Percy, facendo ridere Grover e Talia. "Sono contenta che tu non lo abbia detto lì." Gli disse Anfitrite, facendo arrossire Percy.
"— Be'. Perché era un bastardo.—" Lo guardarono tutti e Percy sorrise. "Ho torto?" "Non potevo essere certo, ma avrei giurato che Brunner sesse cercando di nascondere un sorriso." Chirone sbuffò. "Lo stavo facendo davvero. Non si sente spesso, una risposta del genere." "Soprattutto non da un semidio." Scosse la testa Atena, e Ares annuì. "Sono tutti molto rispettosi, troppo per provarci." Talia sbuffò, guardando Percy ridendo. "-Un po' più di dettagli?- -Be, Crono era il capo dei Titani dopo aver fatto a pezzi suo padre, Urano. Lui gli predisse che avrebbe subito la stessa sorte, essere fatto a pezzi dai figli. Lo ha ignorato, ma poi ha mangiato i primi cinque figli, Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone. Sua moglie Rhea doveva essersi stufata di vedere i suoi figli diventare dessert, quindi ha scambiato il più piccolo, Zeus, con un sasso e lo ha presentato a Crono. Doveva avere dei problemi alla vista, perché si è mangiato il sasso senza avere problemi. Zeus è stato cresciuto da una capra, Aminta. Quando è cresciuto, con l'aiuto della madre, e diventato il coppiere o qualcosa del genere di Crono ed è riuscito a dargli qualcosa, mostarda e vino forse?, che gli ha fatto vomitare i cinque fratelli. Poi hanno sfidato i Titani e gli dei hanno vinto. Immagino che aver fatto vomitare i fratelli abbia dato dei punti a Zeus perché, nonostante fosse il più piccolo, è diventato il re degli dei.-" "Quello era tutto corretto!" Esclamò Annabeth. Percy scrollò le spalle. "Mamma ha detto che era importante da sapere. Ergo..." "Ma non sai mai niente!" "Ti piace tanto mostrare quanto sei intelligente perché figlia di Atena. Non volevo toglierti il piacere." Grover sbuffò divertito. Annabeth lo guardò male. "Lo sapevi?" "Che Percy era bravo in mitologia? Sì. Nomina un mito, e sa citarti le venti varianti esistenti." Percy sorrise agli sguardi sbigottiti. Atena lo guardò. "Perché il finto scemo, allora?" "Prima di tutto, si chiama avere umorismo. E poi, sono stato scaraventato in questa vita sapendo che due degli dei maggiori mi volevano morto. Ho preferito essere considerato stupido che una minaccia. Se ti sottovalutano, non sei abbastanza importante per loro." Grover sorrise. "Questa si chiama strategia." Hermes proseguì con la lettura. "Sapevo molto dei miti. Quando avevo chiesto a mia mamma il motivo del mio nome, aveva spiegato che sarebbe diventato molto importante per me in futuro. Non ci credevo molto, ma per lei sembrava fondamentale. Quindi, li avevo studiati. E, onestamente, pensavo che Ade fosse piuttosto forte." Lo guardarono tutti. "Che c'è? Non posso avere un dio preferito?" Poseidone la guardò. "Non so cosa dire di mio figlio che apprezza mio fratello più di me." "Va bene, non ti conoscevo." "Nemmeno Ade." "Era bello che non avesse molti figli. Si era sposato per amore." Ade sorrise e Persefone fece un cenno di ringraziamento verso il cugino/nipote.
"Dietro di me, Nancy Bobofit borbottò a un'amica: — Come se questa roba servisse a qualcosa nella vita vera. Come se nelle domande di assunzione ci fosse scritto: "Spieghi perché Crono ha divorato i suoi figli." " "Non lo chiederebbero, ovviamente." Sbuffò Zeus e Leo scrollò le spalle. "Nemmeno molte cose che studiamo vengono chieste." "Quindi le studiamo inutilmente." Concluse Percy e Nico annuì.
"— E come mai, Jackson — fece Brunner — per parafrasare l'ottima domanda della signorina Bobofit, questo dovrebbe interessarci nella vita vera?" "Beccata." Gongolò Talia.
"— Beccata — gongolò Grover." Molti risero e Talia e Grover si scambiarono il cinque.
"— Chiudi quella bocca — sibilò Nancy, la faccia più rossa perfino dei capelli. Almeno anche Nancy aveva avuto quel che si meritava. Brunner era l'unico a coglierla sempre in castagna. Aveva le orecchie radar." "Più orecchie da cavallo." Disse Travis, facendo ridere tutti quanti.
"Riflettei sulla domanda e alzai le spalle. — Non avvicinarti a tuo padre mentre cena e fai meno di quattro figli? E anche se hai un padre orribile, pensa che è comunque migliore di Crono. A meno che non sia un cannibale.-" Lo guardarono tutti. "Urano ha fatto dodici figli ed è diventato un collage. Crono ne ha fatti sei e ha avuto la stessa fine." Leo indicò Zeus e Percy disse. "Sono comunque dei. E sono tutti terrorizzati dal loro padre. Che non li ha mangiati e non ha spedito nessuno a caso nel Tartaro." Apollo ridacchiò "Abbastanza preciso." "Grazie." "Hai comunque un padre migliore di Crono?" Ripetè Jason, sbattendo le palpebre sconvolto. Talia sbuffò. "Stai mettendo la barra sotto terra."
"— Capisco. — Sembrava deluso. — Be', sei andato bene, Jackson. Gli dei sconfissero il padre, lo fecero a pezzi con la sua stessa falce e sparsero i suoi resti nel Tartaro, la parte più oscura degli Inferi. E su questa nota allegra, direi che è ora di pranzo. Signora Dodds, vuole condurci fuori?" "Praticamente lo avevo detto io." Si lamentò Percy e Talia lo guardò. "Avevi dimenticato l'arma usata." "Perché era la parte fondamentale, giusto?" Talia scrollò le spalle e Grover rise.
"La classe si allontanò, le ragazze tenendosi lo stomaco, i ragazzi spintonandosi come degli idioti. Io e Grover stavamo per seguirli quando Brunner mi chiamò: —Jackson." "Sempre io." Si lamentò Percy, ricevendo una pacca consolante da Apollo.
"Lo sapevo. Consigliai a Grover di andare avanti. Poi mi voltai verso il prof. — Signore?
Brunner aveva questo sguardo che non ti mollava: due intensi occhi marroni che sembravano vecchi di un migliaio di anni, come di una persona che aveva visto tutto.
— Devi sapere la risposta alla mia domanda — mi disse.
— Ho risposto alla domanda su Crono
— Quella sulla vita vera. E su come i tuoi studi si applichino a essa.
— Ho risposto anche a quella." Chirone lo guardò. "Eri serio." "Mi sembravano dei punti piuttosto importanti da sottolineare." Grover scoppiò a ridere.
"— Quello che impari da me — continuò — è di vitale importanza. Mi aspetto che tu lo capisca. Pretenderò solo il meglio da te, Percy Jackson." "Perché lo chiami Percy?" "Lo preferisce. E quasi nessuno lo chiamava mai Perseo" Disse Chirone. Hermes guardò Percy che disse. "Lo usa solo la mamma quando è davvero arrabbiata con me. Adesso anche dei o mostri o titani o giganti che mi vogliono uccidere." "In qualche modo, penso che sentire Sally usarlo sia peggio che sentirlo da mostri." "La mamma fa davvero paura quando si arrabbia." Annuì seriamente Percy, guardando Nico.
"Avevo voglia di arrabbiarmi, per quanto mi stressava quel tipo.
Insomma, okay, nei giorni del torneo era forte, quando si presentava vestito con l'armatura romana e gridava: "Orsù!" e ci sfidava, la punta della spada contro il gesso, a correre alla lavagna e nominare ogni tizio greco o romano avesse vissuto sulla terra, chi avesse per madre e quale dio adorasse. Ma il signor Brunner pretendeva che fossi bravo come tutti gli altri, nonostante la mia dislessia e il mio disturbo da deficit dell'attenzione, e nonostante non avessi mai superato la soglia del sei meno in vita mia. Purtroppo, il suo discorso mi ricordava troppo quelli di mia mamma, quindi lo dovevo per forza prendere sul serio." Tutti guardarono Percy. "Basta chiamare tua madre per farti comportare bene?" Disse Era, sdegnosamente. "A lei non conviene. Prendo il carattere da lei." Grover rise, guardando Era. "La chiami. E dica che è per colpa sua se non ha visto il figlio per sei mesi." "Non le servirebbe nemmeno una falce per farla a pezzi." Continuò Talia, un enorme sorriso sul viso.
"Replicai qualcosa tipo "Mi impegnerò di più", mentre Brunner scrutava con una lunga occhiata triste la stele, come se fosse stato al funerale di quella ragazza." "Ci sono stato." Ammise triste il centauro. Talia sbuffò. "Tu e la tua attenzione."
"Poi mi ordinò di uscire e andare a pranzo con gli altri. La classe si era radunata sulla scalinata del museo, da dove si vedeva il traffico che procedeva a passo d'uomo lungo la Quinta Strada. In cielo si stava preparando un bel temporale, con le nuvole più nere che avessi mai visto sopra la città. Pensai che forse era colpa del riscaldamento globale, perché era da Natale che il tempo faceva il matto su tutto lo Stato." "Invece erano Zeus e Poseidone che litigavano." Disse Demetra, lanciando uno sguardo deluso ai fratelli.
"Avevamo avuto tempeste di neve, inondazioni, incendi causati dai fulmini. Non mi sarei sorpreso se fosse arrivato un uragano." "New York sarebbe stata protetta da danni troppo gravi." Disse Poseidone e Zeus annuì. "Potevamo danneggiare l'Empire State Building."
"Nessun altro però sembrava farci caso. Alcuni dei ragazzi lanciavano i biscotti del pranzo ai piccioni. Nancy Bobofit stava cercando di fregare qualcosa dalla borsa di una signora, e naturalmente la Dodds non si accorgeva di nulla. Io e Grover ci sedemmo sul bordo della fontana, lontano dagli altri. Pensavamo che così nessuno avrebbe capito che eravamo di quella scuola: la scuola degli svitati e delle schiappe che non ce la facevano da nessun'altra parte." "Davvero?" Rise Talia e Percy le fece la linguaccia. "Migliore della tua compagnia." "Ehy, riprenditelo."
"— Punizione? — si informò Grover.
— No — risposi. — Non da Brunner. Vorrei solo che ogni tanto mi desse un po' di tregua. Cioè... non sono mica un genio." "Nella mia materia sei sempre stato bravo. Con libere interpretazioni, ma comunque corrette." Disse Chirone e Percy scrollò le spalle. "Il latino mi faceva venire mal di testa." "Oh, capisco."
"Grover restò zitto per un po'. Poi, quando pensavo che stesse per elargirmi un commento profondo e filosofico per tirarmi su, disse: — Mi dai la tua mela?
Non avevo molto appetito, perciò gliela lasciai." "Non avevi appetito? Mangi un sacco!" Si lamentò Piper, guardandolo male. "Ehy! Sono un ragazzo in crescita." "E consuma una grande quantità di potere." "E cosa c'entra?" Domandò Piper a Chirone, ma fu Estia a rispondere. "Il corpo deve reintegrare le energie in qualche modo." "Oh. Non lo sapevo." Disse Percy, inclinando la testa. "Anche il sonno aiuta, giusto? È il motivo per cui Achille dormiva così tanto?" Ares annuì.
"Osservai il flusso continuo di taxi che scorreva lungo la Quinta Strada e pensai all'appartamento di mia madre, poco lontano di lì. Non la vedevo da Natale. Avrei dato qualsiasi cosa per saltare su un taxi e raggiungerla. Lei mi avrebbe abbracciato e sarebbe stata felice di vedermi, ma sarebbe stata anche delusa. Mi avrebbe rispedito subito alla Yancy, ricordandomi che dovevo impegnarmi di più, anche se quella era la mia sesta scuola in altrettanti anni e probabilmente stavano per cacciarmi anche da là." Leo fischiò. "Sei scuole in sei anni? Nemmeno io ho mai raggiunto quel record." "Lo so, ho un talento unico." "Non sarei riuscito a sopportare il suo sguardo triste." Talia sorrise. "Adesso sai cosa proviamo noi tutti con te!" "Non so di cosa parli!" Tutti i semidei sbuffarono, e Percy si voltò verso il padre, mostrando a sua insaputa proprio quello sguardo. "Lo prendi da tua madre, Percy." gli disse il dio, con un enorme sorriso.
"Il signor Brunner parcheggiò la sua sedia in fondo alla rampa per disabili e si mise a sgranocchiare un gambo di sedano leggendo un romanzo tascabile. Dallo schienale della sedia spuntava un ombrello rosso, così il prof sembrava seduto a un tavolino da caffè motorizzato." "La tua immaginazione mi fa paura." Disse Talia. Percy annuì. "Anche a me. Dovreste essere tutti grati che ho un filtro tra cervello e bocca." "E lo usi?" "Molto." Annuì Percy seriamente verso Annabeth.
"Stavo per scartare il mio panino, quando Nancy Bobofit mi si parò davanti con quei ceffi dei suoi amici — immagino si fosse stancata di derubare i turisti — e gettò in grembo a Grover il suo pranzo mezzo smangiucchiato." "Bleah!" Esclamarono molte ragazze, eccetto Talia, che, insieme a Percy, stava guardando male il libro. Hermes si agito, ricevendo gli sguardi arrabbiati dai due semidei. Adesso capiva perchè molti avevano paura di loro.
"— Oops. — Mi sorrise con i suoi denti storti. Aveva le lentiggini arancione, come se qualcuno le avesse spruzzato la faccia di succo all'albicocca." Clarisse scoppiò a ridere. "Come ti vengono in mente certe immagini?" Chiese Atena e Percy disse. "Mi appello al quinto." Lo guardarono tutti e lei fissò indietro. "Mi appello al quinto." "A volte è meglio non sapere." Disse Grover.
"Cercai di mantenere la calma. Lo psicologo scolastico me lo aveva ripetuto milioni di volte: "Conta fino a dieci, controlla la rabbia." Ma ero così furioso che mi si azzerò il cervello. Sentii come lo scroscio di un'onda nelle orecchie." "Stai usando i tuoi poteri come mio figlio!" Si entusiasmò Poseidone e Percy guardò Chirone. "Come facevi ad avere ancora dei dubbi?" "Speravo di sbagliarmi."
"Non ricordo di averla toccata, ma un attimo dopo Nancy se ne stava con le chiappe a mollo dentro la fontana, strillando: — Percy mi ha spinto!" "I mortali avrebbero visto quello." Annuì Demetra, dicendo poi. "La Foschia avrebbe impedito loro di vedere che non eri stato tu."
"La Dodds si materializzò accanto a noi. Alcuni dei ragazzi stavano bisbigliando: — Avete visto...
— ... l'acqua...
— ... è stato come se l'afferrasse... " "Non hanno visto il velo della Foschia?" Si accigliò Zeus e Percy scrollò le spalle. "O non funziona o funziona male per me. Quindi..." "Perché però?" Domandò Hermes e Percy, Grover, Talia, Nico, Annabeth e Beckendorf risposero. "Sfortuna."
"Non sapevo di cosa stessero parlando. Sapevo solo di essere di nuovo nei guai.
Dopo essersi assicurata che la povera piccola Nancy stesse bene e averle promesso una maglietta nuova al negozio del museo, la Dodds si girò a guardarmi. Aveva un fuoco di trionfo negli occhi, come se avessi appena fatto qualcosa che aspettava con ansia da tutto il semestre. — Ora, tesoro..." "Lo faceva. Gli avevo espressamente detto di aspettare di avere una scusa legittima per prenderti solo." "Ah. Bello, ero condannato in ogni caso!" Festeggiò Percy.
"— Lo so — mugugnai. — Un mese a cancellare libri di esercizi." "Non indovini la tua punizione!" Si lamentò Hermes, e Percy alzò le spalle. Travis e Connor annuirono. "Regola numero 22 del libro del buon combinaguai." "Lo avete scritto?" Domandò Leo e Travis diede una copia a Leo, che la prese contento.
"Non era la cosa giusta da dire. " "Ovviamente non lo era." Disse Ade, divertito. "Ma non avrebbe fatto differenza, in questo particolare caso."
"— Vieni con me — disse.
— Aspetti! — strillò Grover. — È colpa mia. L'ho spinta io." Poseidone ringraziò il satiro e Ade lo fissò stupito. "Hai coraggio, satiro." "Percy era mio amico, ormai." "Non come me?" Grover scrollò le spalle, guardando Talia. "Era una situazione molto diversa." "Lo fissai, sbigottito. Non riuscivo a credere che stesse cercando di coprirmi. Grover era terrorizzato a morte dalla Dodds." "Si, grazie, amico." "Avresti fatto lo stesso per me." Talia fece un verso. "Penso che l'avrebbe presa a pugni, se fosse stato per lui." "Probabile." Ammise Percy. "Anche se la mamma avrebbe avuto una sincope se avessi picchiato una donna." "Era un mostro." Le disse Annabeth, lentamente. Percy scrollò le spalle. "Ma non avevo motivi per picchiarla. Quindi..." "Ha cercato di ucciderti." Disse lentamente Grover e Percy scrollò le spalle. "Comunque."
"Lei gli scoccò uno sguardo così truce da fargli tremare la barbetta sul mento.
— Non credo proprio, Underwood — replicò.
— Ma...
— Non-ti-muovere.
Grover mi guardò disperato.
— Va tutto bene, amico — lo rassicurai. — Grazie per il tentativo." "Sì, grazie davvero." Disse Apollo, guardando male Ade nel mentre.
"— Tesoro — abbaiò la Dodds. — Adesso.
Nancy Bobofit mi fece un verso di scherno.
Le rifilai la mia migliore occhiataccia del genere "ti-ammazzo-dopo"." "E non è scappata." Chiese divertita Talia e Clarisse rispose. "Pretty era piccolino a dodici anni. Probabilmente non faceva molta paura." "Le cose più piccole sono le più spaventose." Disse Grover e Clarisse lo guardò, invitandolo a fare un esempio. "Api." Disse Piper. "Ragni." Annabeth. "Vespe." Leo. "Nico." Fece Percy, ricevendo gli sguardi di tutti. "Lui?" Chiese Drew, guardando Nico disgustata. "Penso che tu abbia dimenticato che è capace di evocare morti, controllare le ombre e trasformare in mania le persone fastidiose." La fulminò Will e Percy annuì. "E quando si arrabbia ha questo sguardo folle piuttosto impressionante." "Ehy!" Si lamentò Nico, guardandolo fintamente arrabbiato.
"Poi mi voltai verso la Dodds, ma lei non c'era più. Era davanti all'ingresso del museo, in cima alle scale, e mi faceva cenno di sbrigarmi, spazientita.
Come c'era arrivata così in fretta? Di momenti del genere me ne capitano a bizzeffe: è come se mi si addormentasse il cervello, e un attimo dopo capisco di essermi perso qualcosa, come se dal puzzle dell'universo fosse venuta via una tessera e io mi ritrovassi a fissare il vuoto dall'altra parte. Il consulente della scuola diceva che era per via del disturbo da deficit dell'attenzione se il mio cervello interpretava male le cose. Io non ne ero tanto sicuro." "No, probabilmente non era il disturbo in quel caso." Scosse la testa Chirone, guardando divertito il semidio. "Seguii la Dodds. A metà gradinata, mi voltai verso Grover. Era pallido e guardava ora me, ora il signor Brunner, come se volesse fargli notare quello che stava accadendo. Ma il prof era assorto nel suo romanzo." "Chirone!" Lo rimproverò Poseidone, ma il centauro scosse la testa. "Ero consapevole di quello che stava succedendo, Lord Poseidone. Ed ero pronto ad intervenire se fosse servito."
"Guardai in su. La Dodds era sparita di nuovo. Adesso era dentro l'edificio, in fondo all'atrio.
"Okay" pensai. "Mi farà comprare una maglietta per Nancy, al negozio."
Ma, a quanto pareva, il piano non era quello. " "Certo che non era quello, doveva cercare di uccidermi." Si lamentò Percy, facendo sospirare il padre.
"La seguii, addentrandomi nel museo. Quando finalmente la raggiunsi, eravamo di nuovo nella sezione greca e romana. Esclusi noi, la sala era vuota. La Dodds stava con le braccia incrociate davanti a un grosso fregio di marmo degli dei greci. Faceva uno strano verso con la gola, come un ringhio." "Una Benevola?" Esclamò Talia, guardando poi Ade. "Hai mandato una Benevola su un bambino che sapevi non aveva niente a che fare con il furto? Perché poi?" "Aveva le sue ragioni, Tals." Disse Percy, sorridendo alla cugina. "Comunque..." "E si è scusato. Cosa che tuo padre non ha ancora fatto." Percy guardò Zeus, che sospirando disse. "Non avrei dovuto incolparti per il furto. E cercare di ucciderti. Le mie scuse." "Accettate, zio."
"Anche senza quel verso, sarei stato nervoso lo stesso. È strano trovarsi da soli con un insegnante, soprattutto con la Dodds. Da come guardava quel fregio, sembrava che volesse polverizzarlo..." "Molto probabilmente era così. Alecto non ha mai apprezzato molto le rappresentazioni mitologiche." "Perché le sue erano orrende?" Chiese Percy e Ade annuì.
"— Ci stai dando dei problemi, tesoro — cominciò. Andai sul sicuro. —Sì, signora — risposi. " "Allora sai cosa è il sicuro!" Esclamò Talia e Percy annuì. "A volte lo ignoro e basta." "A volte lo ignori? A volte non lo fai!" Disse Jason e Charles scosse la testa. "Mi darai i capelli grigi, peste!" "Ehy!"
"Si tirò giù i polsini del giubbotto di pelle. — Pensavi davvero di cavartela così?" "Doveva essere snervante." Commentò Dakota e Percy annuì. "Non ne hai idea, Dakota."
"Lo sguardo che aveva negli occhi era più che folle. Era malvagio. "È un'insegnante" pensai, innervosito. "Non può mica farmi del male." " "Tutti gli insegnanti possono farti del male. Sono malvagi." Disse Leo e Percy annuì. "Lo so. Specialmente i mostri travestiti."
"Dissi: — Mi... mi impegnerò di più, signora.
Un tuono scosse l'edificio.
— Non siamo degli sciocchi, Percy Jackson — replicò lei. — Era solo questione di tempo perché ti scovassimo. Confessa, e soffrirai di meno. " "Molto convincente." Disse Talia e Percy scrollò le spalle. Grover rise. "Avrebbe dovuto sapere che anche se avessi saputo non avresti detto niente." "Vero?"
"Non sapevo di che stesse parlando. L'unica cosa che mi veniva in mente era che avessero scoperto la scorta illegale di dolciumi che smerciavo nella mia stanza." "Mitico!" Esclamò Travis. Leo fece una smorfia. "Diavolo, avrei voluto averti come compagno di classe!" Annabeth e Piper fecero una smorfia. "Meglio di no, o non sarebbe rimasta nemmeno una scuola in piedi." "EHY!" Dissero Leo e Percy. "O forse avevano capito che avevo scaricato il compito su Tom Sawyer da Internet senza mai aprire il libro, e volevano togliermi il voto. O peggio, volevano costringermi a leggerlo." Atena fece una smorfia. "La cultura è importante." "Leggo il greco." Offrì Percy e Nico disse. "La sua dislessia è piuttosto tremenda." Percy annuì e Estia disse. "È proporzionale al potere di un semidio. Così come l'ADHD." Grover sospirò. "Avrei dovuto saperlo che saresti stato guai." Percy fece un sorriso al satiro.
"— Ebbene? — incalzò.
— Professoressa, io non...
— Tempo scaduto — sibilò." "Non è molto incoraggiante." "No, non lo era." Disse Percy, guardando Reyna.
"Poi successe una cosa pazzesca. I suoi occhi si incendiarono come due tizzoni del barbecue. Le sue dita si allungarono in artigli. Il giubbotto si fuse in grandi e ruvide ali di pelle. Non era più umana. Era una megera avvizzita con le ali da pipistrello, gli unghioni e la bocca piena di zanne ingiallite, e stava per ridurmi in pezzettini!" "Sì, una Benevola." Annuì Talia. Percy esclamò. "Sì, me."
"Poi la situazione precipitò." Hermes si fermò sbigottito. "Poi?" Chiese Apollo. "Okay, forse dovevo ristabilire le mie priorità." "Forse lo devi fare anche adesso." Disse Annabeth, con una smorfia. "Forse." concesse Percy, il tono che chiariva che non lo pensava per niente.
"Il signor Brunner, che un attimo prima era davanti al museo, sbucò con la sua sedia a rotelle sulla soglia della sala, con una penna in mano.
— Orsù, Percy! — gridò, e mi lanciò la penna." "Riptide?" Chiese Annabeth. "No, un'altra penna che diventa un'arma." Rispose Percy. Jason rispose. "Io avevo una moneta che diventava un gladius o una lancia." "Fortunato te." "La Dodds si avventò contro di me.
La schivai, gridando dalla paura, e sentii gli artigli che fendevano l'aria a pochi centimetri dal mio orecchio." Artemide approvò. "Ottimi riflessi." "Grazie, Lady Artemide." "Agguantai la penna al volo, ma quando toccò la mia mano, non era più una penna. Era una spada: la spada di bronzo del signor Brunner, quella che usava sempre nel giorno del torneo!" "È davvero strano sentire i tuoi pensieri mentre combatti." Disse Leo, e Piper annuì. "Davvero?" Chiese Percy. Tutti i semidei annuirono. "Spero che metteranno un altro punto di vista, prima o poi." Disse Nico. "Per vedere il contrasto." Annuì Hazel.
"La Dodds si voltò verso di me con uno sguardo assassino negli occhi.
Avevo le ginocchia di gelatina e le mani mi tremavano così tanto che per poco non feci cadere la spada.
— Muori, dolcezza! — ringhiò lei, e con un battito di ali mi venne addosso." "Nota futura per voi dei: se ci uccidete, non possiamo fare missioni per voi." Fece notare Percy. Apollo rise, ricevendo una gomitata da Percy. "Una scarica di terrore assoluto mi scosse il corpo. Feci l'unica cosa che mi venne naturale: sferrai un colpo di spada." "Davvero? Non scappare?" Domandò Ares e Percy lo guardò. "Non scappo, Ares. Pensavo che tu lo avresti saputo." Il dio arrossì e Percy sorrise.
"La lama metallica la colpì sulla spalla, trapassandola come se fosse fatta d'acqua. Swish!" Talia fece una smorfia. "Non ci credo, sul serio? Un colpo e basta?" "Sono più bravo di te, Tals. Accetta i tuoi limiti, e sarai più felice." "Taci, Testa d'Alghe."
"La Dodds diventò come un castello di sabbia in balia di un ventilatore: esplose in una nube di polvere gialla, volatilizzandosi all'istante e lasciandosi dietro un gran puzzo di zolfo, uno stridulo grido di morte e un gelo malevolo nell'aria, come se quei due occhi incandescenti mi stessero ancora fissando." Tutti guardarono Percy. "Appello il quinto." Jason scosse la testa. "Non puoi dirlo ogni volta." "Guardami." Persefone rise. "Io voglio sapere come ti vengono in mente certe similitudini." Percy sorrise, scrollando le spalle e non rispondendo alla dea.
"Ero solo.
Avevo una penna a sfera in mano.
Il signor Brunner non c'era. Non c'era nessuno, a parte me.
Mi tremavano ancora le mani. Probabilmente avevano messo dei funghi allucinogeni nel pranzo." "No, non sarebbe stata la prima volta." Grover corrugò la fronte. "Non mi ricordo di funghi nel pranzo." "Nella scuola prima. Mi hanno incolpato e espulso." "E lo avevi fatto?" "No, ma ho trovato l'esperienza piuttosto divertente. Ho capito che ero sempre sotto effetto di dei funghi." Rispose Percy a Demetra, che ridacchiò.
"Avevo immaginato tutto?
Tornai fuori.
Stava cominciando a piovere.
Grover era seduto sul bordo della fontana, con una cartina del museo sopra la testa. Nancy Bobofit era ancora là, fradicia per il tuffo, a lagnarsi con quei ceffi dei suoi amici. Quando mi vide disse: — Spero che la Kerr te le abbia suonate. " "Chi?" Chiese Leo.
"— Chi? — chiesi.
— La nostra insegnante, scemo!" Percy e Leo si sorrisero, mentre Artemide chiedeva. "Era normale un atteggiamento del genere?" "Nancy era spregevole, quindi per lei sì." Rispose Percy, non capendo che la dea si riferiva al chiamarlo stupido o con sinonimi.
"Strizzai gli occhi. Nessuna delle nostre insegnanti si chiamava Kerr. Chiesi a Nancy di cosa stesse parlando. Lei alzò gli occhi al cielo e si allontanò. Allora chiesi a Grover dove fosse la Dodds." "Ahi! Grover non sa mentire." Disse Annabeth e il satiro la guardò. "Mi pare di essere riuscito a fregarti piuttosto bene sulle conoscenze di Percy." "È diverso." Le orecchie di Annabeth erano arrossite. "E non sai mentire a Percy. È troppo attento e siete amici." "Vero." Concesse Grover a Talia.
"— Chi? — fece lui.
Ma aveva esitato, senza guardarmi negli occhi, perciò pensai che fosse uno scherzo." "Lo avevo detto." Sorrise Talia e Jason sbuffò. "Non c'erano nemmeno dei dubbi."
"— Non è divertente, amico — replicai. — È una cosa seria.
Il fragore di un tuono. " "Era a tempo." Rise Leo e Percy guardò Zeus. "No, non lo facevo di proposito, Percy. Avevo cose migliori da fare." "Come urlarmi contro." Sorrise Poseidone, stringendo il figlio a sè.
"Vidi il signor Brunner seduto sotto il suo ombrello rosso, assorto nel suo libro, come se non si fosse mai mosso da lì. Lo raggiunsi e lui alzò lo sguardo, un po' distratto. — Ah, la mia penna. In futuro sei pregato di portare la tua cancelleria personale, Jackson. " "Non avevi le penne?" Domandò Apollo e Percy scrollò le spalle. "Le perdevo, più che altro." "Perdevi le penne?" Sorrise Hermes. "Si avevo il terrore di perdere Riptide. Per fortuna, mi torna sempre in tasca, quindi, nessun problema."
"Gliela consegnai. Non mi ero neanche accorto di averla ancora in mano. " "Avevi altro per la testa." Sorrise Chirone e Percy fece una smorfia. "Avresti potuto dirmi qualcosa." "Mi dispiace."
"— Signore — dissi — dov'è la signora Dodds?
Lui mi guardò con aria confusa. — Chi?
— L'altra accompagnatrice. La signora Dodds. L'insegnante di matematica.
Lui aggrottò la fronte e si sporse in avanti, la faccia un po' preoccupata.
— Percy, non c'è nessuna signora Dodds in questa gita. A quanto mi risulta, non c'è mai stata nessuna signora Dodds alla Yancy Academy. Ti senti bene?" "Ora, Chirone sa mentire." Disse Annabeth e Percy fece una smorfia. "Anche se mi faceva sembrare pazzo?" "Saresti stata bene." Le disse Atena e Percy fece una smorfia. "Mi avrebbero prescritto altri psicofarmaci." "Psicofarmaci?" Chiese Dioniso, preoccupato. "Sì, li danno ai mortali per disturbi mentali." Disse Rachel e Chirone guardò Percy. "Li prendevi?" "Ogni volta che non ero a casa, sì. Me li davano a scuola. O scappavo o li prendevo. E mamma sarebbe stata delusa se fossi scappato." Chirone aveva un'espressione dispiaciuta. "Mi dispiace, non me ne sono mai reso conto." "Non è un problema."
Hermes deglutì. "Il capitolo è finito." "Leggo io." Disse Ares, prendendo il libro dalle mani del fratellastroAngolo autrice
Visto che voglio modificare una cosa in futuro, Percy conosce tutti i miti. E immaginate il libro come una fanfiction a sè stante.
Alla prossima!
By rowhiteblack
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THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSON
FanficDopo Eroi dell'olimpo, quando Zeus deve decidere la punizione di Apollo, semidei e dei si ritrovano nella Sala del Trono per leggere dieci libri dall'aria innocua. Leggere la vita dei loro figli renderà più dolci gli immortali e darà più senso a Zeu...