Poseidone fissò il figlio. "Cosa intende?" "Che sono caduto." Annuì Percy. "Caduto?" Ripetè Tritone, fulminando Ade. "Ehy! Lo zio non ha fatto niente!" Disse Percy e lo sguardo si spostò su Zeus. "Si, puoi incolpare lui, ma non è stato così male." "Così male? Cosa intendi per non è stato così male?" Chiese Anfitrite e Percy scrollò le spalle. "Che sono ancora vivo?" Propose, facendo rabbrividire i presenti. Grover sospirò. "Dovremmo mettere un dizionario per le tue misure di paragone." Annabeth annuì dicendo. "Penso che servirebbe a tutti."
"Trascorremmo due giorni sul treno per l'Ovest, valicando colline, attraversando fiumi, superando ambrate distese di grano.
Non subimmo attacchi, ma non riuscivo a rilassarmi. Avevo la sensazione che fossimo in vetrina, osservati dall'alto e forse dal basso, e che qualcosa stesse aspettando solo l'occasione giusta."
"Avevi subito numerosi shock." Sorrise dolcemente Persefone, guardando il semidio. Percy annuì e Jason disse. "I nervi post-combattimento sono i peggiori." Talia annuì, gemendo. "Non ci fanno nemmeno riposare correttamente." si lamentò la ragazza.
"Cercavo di non dare troppo nell'occhio, perché il mio nome e la mia fotografia erano spiattellati sulla prima pagina di diversi giornali della East Coast. Sul "Trenton Register-News" c'era la foto che un turista aveva scattato mentre scendevo dall'autobus. Avevo un'espressione folle negli occhi. La spada era una macchia sfocata e metallica fra le mie mani. Poteva passare per una mazza da baseball o un bastone da lacrosse.
La didascalia diceva:
Il dodicenne Percy Jackson, ricercato per la scomparsa della madre a Long Island due settimane fa, si allontana dall'autobus a bordo del quale ha molestato alcune anziane passeggere. L'autobus è esploso ai margini di una strada del New Jersey poco dopo la fuga di Jackson dalla scena. In base alle testimonianze oculari, la polizia ritiene che il ragazzo possa viaggiare in compagnia di due complici adolescenti. Il patrigno, Gabe Ugliano, ha offerto una ricompensa in contanti per qualunque informazione utile alla sua cattura."
"Verme assolutamente ripugnante! Come se fosse interessato per la donna che aveva sposato!" Afrodite ribolliva di rabbia, un'offesa al suo dominio che non poteva ignorare. Artemide scosse la testa. "Avido e ripugnante." Concordo, sorprendendo tutti per il suo pronto accordo verso Afrodite, dea con la quale solitamente non condivideva nulla. Ai semidei piaceva chiamarlo 'miracolo di Percy'.
"— Non ti preoccupare — mi disse Annabeth. — La polizia mortale non ci troverà mai. — Ma non sembrava molto convinta."
"Ho pensato che avrebbero potuto rallentarci e non avevamo mezzi diversi per muoverci." Ammise Annabeth e Percy guardò Chirone. "Perchè non abbiamo potuto usare i pegasi? Non avrebbero mai fatto cadere Grover!" Chirone mosse lo zoccolo nervosamente. "Nessun satiro ha mai usato un pegaso, Percy. Non volevo correre il rischio con Grover." Il satiro lo guardò, dicendo. "Sarei stato con il figlio di Poseidone. Era il modo più sicuro per viaggiare e Zeus non avrebbe potuto colpirlo. Non era nel dominio del cielo, tecnicamente parlando." "Inoltre i pegasi non vanno in alto come gli aerei. Avremmo la difficoltà di non respirare." Scrollò le spalle Percy, ricevendo degli sguardi confusi per la tranquillità con cui lo diceva.
"Il resto del tempo lo passai a fare avanti e indietro nel corridoio, perché proprio non ce la facevo a starmene seduto tranquillo, o a guardare fuori dal finestrino."
"Istinto di battaglia." Annuì Ares e Anfitrite sorrise. "Potrebbe anche essere l'incapacità ereditata da mio marito di stare tranquillo ad aspettare." "Anfitrite..." La chiamò Poseidone, venendo ignorato dalla moglie.
"Una volta intravidi una famiglia di centauri che galoppava in un campo di frumento, con gli archi armati, a caccia del pranzo. Il puledro era grande come un bambino di seconda elementare in sella a un pony, e quando si accorse che lo guardavo mi salutò con la mano. Ricambiai, sorridendogli."
"Oh, mamma Percy colpisce!" Sorrise Connor e Travis rise. "Si scioglie davanti ai bambini." "Il modo migliore per evitare che ci uccida." Annuì Michael e Percy sbuffò. "Trovo orribile e manipolatorio che usiate dei bambini come scudo umano." "Sei terrificante, tesoro." Gli disse Travis e Michael annuì. "Per sopravvivere, possiamo benissimo usare dei bambini per intenerirti e distrarti dalla nostra imminente morte." "Tutto è lecito." Terminò Connor e Silena alzò gli occhi al cielo. "Lo avete provato?" Davanti agli sguardi vuoti dei tre ragazzi, Silena li guardò stupita. "Lo avete davvero provato?" "Se non fossimo sembrati convincenti, Percy ci avrebbe ucciso, Silena." Le fece notare Travis e Nico sorrise, dicendo. "Percy può fare piuttosto paura, vero." I tre deriso. "Sei il bambino d'oro. Non si arrabbia mai con te." Nico scrollò le spalle. "Sono il suo preferito." "Non dovresti vantartene." Gli disse Talia e Nico la guardò. "Perchè? Avere Percy come guardia del corpo è incredibile." "Cavolo, grazie Neeks. Sento l'amore." Sorrise Percy e Michael lo indicò. "Guarda! Se lo avesse detto chiunque altro, lo avresti picchiato" "Non posso picchiare Nico! Potrei fargli male!" Rispose Percy, guardando sconvolto Michael.
"Mi voltai, ma nessuno degli altri passeggeri ci aveva fatto caso. Gli adulti avevano tutti la faccia nascosta dai portatili o dalle riviste.
Un'altra volta, verso sera, vidi qualcosa di grosso che si muoveva nel bosco. Avrei giurato che si trattasse di un leone, solo che i leoni non vivono allo stato selvatico in America, e quella creatura era grossa quanto un suv. La sua pelliccia scintillava d'oro nella luce della sera. Poi svanì con un balzo in mezzo agli alberi."
Talia alzò la testa. "Oh, lo avevi già incontrato?" "Onestamente, me l'ero dimenticato." Scrollò le spalle Percy e Grover belò. "Meno male che non ci ha attaccato anche lui!" "Attaccavano tutti me." Gli fece notare Percy e Grover lo guardò. "Perdevo almeno un anno di vita ogni volta che venivi attaccato!" "Cavolo, credo che la tua vita sia appena diventata molto molto breve." Disse Leo e Grover fece una smorfia. "Ops." Disse Percy e Talia lo guardò. "Sto abolendo quella parola dal tuo vocabolario." "Quella è una parola grossa. Sei sicura di conoscerne il significato?" "Taci, Testa d'alghe." Poi Talia fece una smorfia per il soprannome. Non voleva davvero sembrare un altro Gabe al cugino
"I soldi della ricompensa per la restituzione di Gladiola erano bastati solo per comprarci i biglietti fino a Denver. Non ci eravamo potuti permettere delle cuccette, perciò sonnecchiavamo seduti ai nostri posti. Mi si era irrigidito il collo. Cercai di non sbavare nel sonno, dal momento che Annabeth era seduta proprio accanto a me."
"Lo apprezzo, ma non hai fatto davvero un buon lavoro." Rise Annabeth e Percy scrollò le spalle. "Ho fatto del mio meglio."
"Grover non faceva che russare, belare e svegliarmi di continuo. Una volta, girandosi, si sfilò un piede finto. Io e Annabeth lo rimettemmo a posto prima che gli altri passeggeri lo notassero."
"Ottimo lavoro. A questo punto non ho idea di cosa avrebbe fatto vedere la Foschia." Disse Dioniso e Percy scrollò le spalle. "Forse mi avrebbero incolpato di maltrattamento di animali e strani esperimenti su poveri adolescenti." Grover belò divertito. "Sarebbe stato divertente." "Esilarante. Mancava solo il WWF dietro di me per aver toccato gli animali." Rachel scoppiò a ridere, così come fecero i semidei che avevano avuto un contatto regolare con il mondo mortale. "Non capisco." Disse Talia e Percy la guardò, scrollando le spalle. "Non capisco come sia ancora una sorpresa per te." La cugina stava per fulminarlo, ma Ade parlò. "Forse potreste lasciare continuare la ragazza senza litigi stupidi." Talia fece una smorfia, ma non fulminò Percy.
"— Allora — mi chiese Annabeth, dopo che l'operazione scarpa si fu conclusa con successo. — Chi vuole il tuo aiuto?
— Che vuoi dire?
— Poco fa, mentre dormivi, hai borbottato: "Non ti aiuterò." Chi stavi sognando? "
"Incredibile. Nel sogno lottavi contro la persuasione di Crono." Scosse la testa, meravigliato, Zeus. Poseidone strinse il figlio. "Sono così orgoglioso della tua forza e del tuo buon cuore, figlio mio." Percy arrossì.
"Non avevo molta voglia di parlarne. Era la seconda volta che sognavo la voce malvagia del baratro. Ma quella storia mi preoccupava tanto che alla fine vuotai il sacco.
Annabeth restò zitta per un bel po'. — Non sembrerebbe Ade. Lui compare sempre su un trono nero e non ride mai.
— Mi ha offerto mia madre in cambio. Chi altri potrebbe essere?"
"Pensavo che almeno tu credessi a mio marito." Disse Persefone, guardando il ragazzo. Percy disse. "Ma mi voleva dare in cambio mia madre. E stava chiedendo la Folgore, quindi non ce l'aveva lui. Continuavo a non capire perchè avrebbe dovuto volerla, ma... Mi stava promettendo mia madre in cambio. Chi potevo credere che fosse?" "I morti mi avrebbero sostenuto." Gli fece notare Ade e Percy annuì. "Vero. Non ci avevo davvero pensato, onestamente."
"— Immagino che... se voleva dire "Aiutami a risorgere dagli Inferi" e se vuole una guerra con gli dei dell'Olimpo... ma perché chiederti di portargli la Folgore, se ce l'ha già?
Scossi la testa. -Non penso che lo zio abbia rubato la Folgore. Ma se non l'ha mai rubata, perchè chiederla?-"
"Non la stava chiedendo, infatti." Brontolò Nico e Percy lo spinse leggermente.
"Forse Grover percepì le mie emozioni. Sbuffò nel sonno, borbottando qualcosa a proposito di verdure, e girò la testa."
Molti risero, sollevati per il momentaneo momento di leggerezza che il satiro aveva portato.
"Annabeth gli aggiustò il berretto per nascondere le corna. — Percy, non puoi trattare con Ade. Questo lo sai, vero? È disonesto, spietato e avido. Non m'importa se le sue Benevole stavolta non erano aggressive.
— Stavolta? — chiesi. — Vuoi dire che le avevi già incontrate? E non offendere lo zio. È fantastico."
"Stava cercando di ucciderti!" Esclamò Talia. "Restava comunque fantastico!" Rispose Percy.
"Annabeth portò istintivamente la mano sulla collanina e si rigirò fra le dita una lucida perla bianca con l'immagine dipinta di un pino, uno dei suoi pegni di fine estate. — Diciamo solo che non ho nessuna simpatia per il Signore dei Morti. Non puoi lasciarti indurre a stringere un patto per riavere tua madre."
Talia scoppiò a ridere. "Tals..." "Annie, se Percy lo volesse, riuscirebbe a convincere le Parche a far vivere in eterno e felicemente Nico. Non c'è nessuno che lui non possa convincere con lo sguardo da cucciolo di foca che si ritrova." "Ehy! Non ho uno sguardo da cucciolo di foca." Negò Percy, fissando Talia, offeso. "Certo che non ce lo hai. Riesci solo a convincere tutti così." "Sono solo una persona buona con cui parlare ed estremamente ragionevole." I semidei lo fissarono. Reyna disse. "Volevi affondare parzialmente il Campo Giove." "Vi ho detto che dovevate mettere a nuovo il tempio di papà. Avete detto che non c'era spazio. Volevo crearvi lo spazio. Vedi? Soluzione ragionevole." "Non era davvero ragionevole." Scosse la testa Jason, ridendo per il ricordo delle espressioni dei loro architetti. Poseidone sorrise orgoglioso. "Mi sembra molto ragionevole. Ben fatto."
"— Tu che faresti se si trattasse di tuo padre?
— È facile — rispose. — Lo lascerei a marcire.
— Non dirai sul serio?"
Atena guardò la figlia. "Pensavo che Frederick sarebbe stato felice del tuo arrivo." "Felicissimo, guarda." Disse sarcastica Annabella. Talia spalancò la bocca. "Dimmi che l'hai mandato al diavolo e non gli hai aperto il tuo cuore!" Annabeth non la guardò. Era davvero facile parlare con Percy.
"Mi piantò addosso i suoi occhi grigi. Aveva la stessa espressione che le avevo visto nel bosco, giù al campo, l'istante in cui aveva sguainato la spada contro il segugio infernale. — Mio padre mi detesta dal giorno in cui sono nata, Percy — raccontò. — Non voleva figli. Quando ha avuto me, ha chiesto ad Atena di riportarmi sull'Olimpo e di crescermi là, perché era troppo occupato con il suo lavoro. Lei non ne è stata contenta. Gli ha detto che gli eroi devono essere cresciuti dal genitore mortale."
Talia spalancò la bocca. "Non ci credo! A me non lo hai mai raccontato!" "É solo facile parlare con Percy." Si difese Annabeth e Frank annuì. "Non ti giudica. E se ti serve una mano, è pronto ad aiutare." "Vero, come quando dici che vuoi far saltare in aria un edificio e ti chiede quale lato deve prendere lui per uscire prima a cena." Annuì Leo, ricevendo gli sguardi di Piper e Jason. "Hai fatto saltare in aria un edificio?" "No." Negò Leo e Charles corresse. "Tu e Percy avete fatto saltare in aria un edificio?" "Dipende cosa intendi per far saltare in aria." Disse Leo e Percy annuì. "Gli edifici non saltano." Charles, Silena, Jason e Piper fissavano i due, e Clarisse decise di continuare.
"— Be', ma immagino che tu non sia nata in ospedale...
— Sono comparsa sulla soglia di casa di mio padre, in una culla d'oro, trasportata giù dall'Olimpo da Zefiro, il Vento dell'Ovest. Penserai che mio padre si ricordi della cosa come di un miracolo e che mi abbia fatto, che so, una marea di fotografie. Ma lui ha sempre parlato del mio arrivo come della seccatura peggiore che gli fosse mai capitata. Quando avevo cinque anni, si è sposato e si è completamente dimenticato di Atena. Aveva una "normalissima" moglie mortale, due "normalissimi" figli mortali e si sforzava di fingere che io non esistessi.
Guardai fuori dal finestrino. Le luci di una città addormentata ci scorrevano accanto. Volevo consolarla, ma non sapevo come."
Annabeth indicò il libro. "Vedi? Tu avresti reagito o dicendomi di non pensarci o trovando il modo di lamentarti di te." "Beh, era un modo per farti capire che non eri solo tu ad avere dei genitori orribili." motivò Talia.
"— Mia madre ha sposato un tizio orrendo — le raccontai. — Secondo Grover l'ha fatto per proteggermi, per nascondere il mio odore in quello di una famiglia umana. Forse è quello che aveva in mente anche tuo padre."
Atena sorrise, contenta che il ragazzo avesse almeno provato a ricucire il rapporto tra la figlia e l'amante. "Anche Percy ha parlato della sua situazione!" Disse Talia e Grover la guardò. "Percy ha cercato di mettere il padre di Annabeth in una buona prospettiva." "Vero. Mi ha convinta lui a dare una seconda possibilità al rapporto con lui." Percy sorrise. "La tua matrigna mi ama completamente." "Anche mio padre, fidati." Gli disse Annabeth. Silena sorrise. "Mio padre mi ha chiesto se potevi passare le vacanze con noi. Gli ho detto che non avresti mai lasciato tua madre e questo l'ha reso solo più contento." Percy sorrise e Jason sospirò. "Lupa ti ama completamente." "Anche Terminus." Scosse la testa Reyna. "Mi hai visto? Sono adorabile."
"Annabeth continuò ad armeggiare con la sua collanina. Stringeva l'anello d'oro infilato insieme alle perle. Pensai che forse era di suo padre e mi chiesi perché lo indossasse se lo odiava così tanto.
— A lui non importa di me — aggiunse. — Sua moglie, la mia matrigna, mi trattava come se fossi una svitata. Non mi lasciava giocare con i suoi bambini. E mio padre era d'accordo con lei. Ogni volta che succedeva qualcosa di pericoloso, qualcosa in cui c'entravano i mostri, mi guardavano tutti e due come se pensassero: "Come osi mettere a repentaglio la sicurezza della nostra famiglia!" Alla fine, afferrai il messaggio. Non ero desiderata. E sono fuggita di casa.
— Quanti anni avevi?
— Gli stessi anni di quando sono arrivata al campo. Sette.
— Ma non puoi aver raggiunto la Collina Mezzosangue da sola.
— Non da sola, no. Atena ha vegliato su di me, mi ha guidato verso il soccorso. Così ho incontrato un paio di amici che mi hanno aiutata, almeno per un po'."
Talia sorrise tristemente. "Avrei voluto esserci per più tempo." "Non preoccuparti. Avevo Grover e..." Annabeth si fermò dal pronunciare il nome dell'ultimo del loro trio originario. Tali annuì, triste. Almeno, prima di tradirli per Crono, Luke era stato lì per Annabeth.
"Almeno Atena era una madre semi decente. O teneva ad Annabeth tanto da condurla al sicuro. Avrei voluto chiederle che cosa fosse successo ma Annabeth sembrava smarrita in tristi ricordi. Perciò rimasi ad ascoltare il suono di Grover che russava e a scrutare fuori dai finestrini del treno i campi bui dell'Ohio che ci scorrevano accanto."
Atena disse. "Certo che tengo ai miei figli." "A volte è difficile da credere. O vederlo, almeno." Disse Chris e Clarisse annuì. "Soprattutto quando li dimenticate nella cabina undici per tutta la loro vita." Molti dei abbassarono la testa, consapevoli del fondo di verità contenuto nelle parole della ragazza.
"Verso la fine del nostro secondo giorno di treno, il 13 giugno, otto giorni prima del solstizio d'estate, attraversammo delle colline dorate ed entrammo nell'area di St Louis, superando il Mississippi. Annabeth allungò il collo per vedere il Gateway Arch, che a mio parere somigliava al manico di una gigantesca busta della spesa conficcata nella città.
— Ecco cosa voglio fare — sospirò.
— Cosa? — chiesi.
— Costruire qualcosa come quello. Hai mai visto il Partenone, Percy?
— Solo in fotografia."
"Beh, lo abbiamo visto dal vivo adesso." Disse Leo e Percy lo guardò. "Mentre combattevamo giganti." "Sì, ma lo abbiamo visto." "Hai davvero bisogno di rivedere le tue priorità." Annuì il ragazzo, ignorando il "E tu no?" di Jason.
"— Un giorno, lo vedrò di persona. Progetterò il più grande monumento di tutti i tempi in onore degli dei. Qualcosa che durerà per migliaia di anni.
Risi. — Tu? Un architetto?
Non so perché, ma lo trovavo divertente. L'idea di Annabeth che cercava di starsene seduta, buona, a disegnare tutto il giorno... Con l'ADHD avrebbe dovuto essere impossibile, scientificamente parlando. Forse non scientificamente, visto che erano degli sciocchi che non avevano capito niente."
"Beh, Percy non aveva tutti i torti a pensarlo come divertente. Anche se Leo è un ottimo meccanico e passa ore sui progetti che fa." Disse Piper, indicando Leo. "Smonta, ricostruisce, beve caffe e parla in continuazione." Fece notare Charles e Percy annuì, dicendo. "Però è dannatamente bravo mentre lo fa." "Grazie, Percy."
"Lei inarcò le sopracciglia. — Sì, un architetto. Atena si aspetta che i suoi figli creino le cose, non che le distruggano come un certo dio dei terremoti di mia conoscenza."
Talia la fissò. "Era solo cattiva." Clarisse continuò a leggere.
"-E non voglio creare la mia vita in base a quello che un dio vuole da me. Se l'approvazione è condizionata ad essere un burattino, se la possono anche tenere. Ma forse la dea gufo di mia conoscenza non conosce la parola indipendenza."
Poseidone sorrise. "Non avrei mai voluto che facessi qualcosa solo per un mio desiderio. Sei mio figlio e sostengo le tue decisioni." Percy sorrise al padre. "Grazie, papà. Bello sentirlo."
"Mi girai a guardare le acque marroni e tumultuose del Mississippi sotto di noi, pensando che se quelle erano le sue reazioni, potevo cercare di parlare con i pesci. Il vetro avrebbe attutito le loro voci?"
"No, non lo fanno." Disse Percy, annuendo. "Parli di quando sei stato bandito dal ristorante?" Chiese Travis interessato. Percy annuì. "Ho liberato le aragoste che erano lì." Spiegò al padre, che sorrise orgoglioso.
"— Scusa — disse Annabeth. — Questa era cattiva.
— Senti, ti sei imposta nell'impresa. Visto che lo hai fatto perchè non vedevi l'ora di dimostrare quanto brava sei, e non ti giudico per quello, ti capisco. Ma, potresti almeno fare un tentativo di collaborazione.
-Ma i nostri genitori...
-Il carro. Il gufo ha inventato il carro, e mio padre ha creato i cavalli dalla cresta delle onde, rendendo il mondo un posto migliore. Ma hanno dovuto collaborare per crearlo. Ergo, possiamo farlo anche noi, almeno fino a che non diamo la stupida cosa elettrica al grande capo. - Indicai il cielo."
"I cavalli rendono il mondo un posto migliore?" Domandò Talia, scettica. Hazel annuì. "Sono fantastici!" "Oh, guarda, una figlia di Plutone che adora una creazione di suo zio." Disse Michael e Nico scrollò le spalle. "Notiamo come nessuno voglia essere figlio di Zeus?" "Prendi un padre orribile, una matrigna ripugnante e un botto di fratellastri." Disse Talia, scuotendo la testa. Zeus sembrava colpito dalla frase su di sè, ma Percy disse. "Il padre orribile ti ha impedito di morire." "Hai capito cosa intendo." "Ma il padre orribile è ferito dal tuo facile licenziamento." Talia guardò il padre, dicendo. "Sembra che non ti importi di me o Jason. Ed eri pronto a uccidere Jason solo per aver espresso la sua opinione ad Atene." Zeus annuì. Aveva davvero quasi ucciso suo figlio per l'orgoglio ferito dal suo rimprovero. Poseidone e Ade non lo avrebbero mai fatto ai loro figli. Altrimenti Percy non sarebbe stato più tra loro da molto tempo.
"Annabeth dovette pensarci a lungo. — Suppongo di sì — disse, infine.
Arrivammo alla stazione centrale. L'altoparlante annunciò che avevamo tre ore di sosta prima di ripartire per Denver.
Grover si stiracchiò, e ancora prima di svegliarsi del tutto, mugugnò: — Cibo."
"Hai ancora fame?" Rise Talia e Grover indicò Percy. "Aveva fame anche lui." "Percy ha sempre fame." Disse Talia e Percy annuì. "Totalmente vero."
"— Coraggio, ragazzo-capra — esclamò Annabeth. — Andiamo a visitare la città.
— Come?
— Voglio salire sul Gateway Arch — disse lei. — È un'occasione unica, potrebbe non capitarmi più. Avete intenzione di venire oppure no?
Io e Grover ci scambiammo uno sguardo.
Avrei voluto rifiutare, ma pensai che se Annabeth ci andava, non potevamo lasciarla sola."
"Avrei dovuto rifiutare totalmente." "Cadi dal Gateway Arch?" Chiese Talia e Percy scrollò le spalle, non rispondendo e spaventando i presenti.
"Grover fece spallucce. — Purché ci sia uno snack-bar privo di mostri."
"Lo snack-bar era privo di mostri." Disse Percy e Grover gemette. "Io intendevo nessun mostro." "Devi essere preciso." Gli fece notare Travis e Connor annuì. "Soprattutto con Percy in giro."
"L'arco distava circa un chilometro dalla stazione. Nel tardo pomeriggio le file per entrare non erano troppo lunghe. Passammo per il museo sotterraneo, stipato di carri coperti e altra paccottiglia dell'Ottocento. Non era niente di speciale, ma Annabeth continuava a raccontarci dettagli interessanti su come l'arco fosse stato costruito e Grover mi riforniva di gelatine, perciò non potevo lamentarmi."
Annabeth sorrise. "É stato molto gentile da parte tua ascoltarmi davvero." "Certo, era il tuo sogno." Talia guardò Annabeth, vedendo che era dispiaciuta per il commento che aveva fatto a Percy. Forse avrebbe dovuto parlarle nella pausa per spingerla a spiegarsi e capire cosa fosse successo tra la coppia.
"Mi guardavo anche intorno, però, scrutando le altre persone in fila. — Non fiuti nulla? — mormorai a Grover.
Lui tirò fuori il naso dalla busta delle gelatine il tempo necessario per un'annusatina. — Siamo sottoterra — rispose, disgustato. — E quaggiù l'aria puzza sempre di mostri. Probabilmente non significa nulla.
Ma io sentivo che c'era qualcosa che non andava. Avevo la sensazione che non avremmo dovuto essere là. "
"Un ottimo istinto." Sorrise Ares ed Apollo disse. "Ma cosa c'era lì, esattamente?" Percy sorrise, dicendo. "No Spoiler."
"— Ragazzi — chiamai. — Avete presente i simboli del potere degli dei?
Annabeth era immersa nella lettura di un brano sugli strumenti utilizzati per costruire l'arco, ma alzò lo sguardo. — Sì?
— Be', lo zio... Mio zio, non ha un cappello simile a quello di Annabeth?
— Vuoi dire l'elmo dell'oscurità — specificò Annabeth. — Sì, è il simbolo del suo potere. L'ho visto accanto al suo seggio durante la riunione del Consiglio nel solstizio d'inverno.
— C'era anche lui? — chiesi, stupito. Credevo che non potesse visitare affatto l'olimpo."
"Ma questo verrà risolto." Annuì Zeus, guardando poi il fratello. "Faremo sì che anche tu abbia degli alloggi qui. Come avresti sempre dovuto avere." "Grazie, Zeus."
"Lei annuì. — È l'unica volta in cui gli è concesso visitare l'Olimpo: il giorno più buio dell'anno. Ma il suo elmo è molto più potente del mio berretto dell'invisibilità, se quello che ho sentito è vero.
— Gli consente di trasformarsi nelle tenebre stesse — confermò Grover. — Può diventare un'ombra o passare attraverso i muri. Nessuno può toccarlo, vederlo o sentirlo. E può irradiare una paura così intensa da indurre gli uomini alla pazzia o da fermargli il cuore. Perché credi che tutte le creature razionali abbiano paura del buio?
— Ma allora, come facciamo a sapere che non è qui in questo momento, a tenerci d'occhio?"
"Non lo ero. Avevo di meglio da fare." Disse Ade, ignorando lo sguardo di Percy che comunicava il suo scetticismo. Poseidone notò lo scambio con un sopracciglio incaricato. Non approvava la familiarità tra il figlio mortale, il suo unico figlio mortale, e il fratello, che aveva due figli mortali nella stessa stanza, e con cui stava interagendo molto poco.
"Annabeth e Grover si scambiarono uno sguardo.
— Non lo sappiamo — rispose Grover.
— Grazie, questo mi fa sentire molto meglio — commentai. — C'è rimasta qualche gelatina azzurra?"
"Gelatina azzurra?" Chiese divertito Jason e Talia indicò il cugino. "Fammi capire bene: pensavi che un dio che aveva già cercato di ucciderti ti fosse dietro ed eri tranquillo?" "Cioè, anche se non fosse stato lì, avrei potuto comunque essere ucciso da qualcosa." "Agli dei non serve un elmo per non essere visti, inoltre." Disse Hermes e Percy lo guardò, prima di spalancare gli occhi. "Oh! Era così che sapevi dov'ero!" "Le mie scuse! Non volevo spaventarti!" "Avresti potuto dirmelo!" Percy scosse la testa.
"Mi ero quasi tranquillizzato quando vidi la navetta-ascensore con cui dovevamo salire in cima all'arco e capii di essere nei guai. Odio gli spazi chiusi e stretti. Mi mandano fuori di testa."
Annabeth fece una smorfia. "Avresti dovuto dirlo, non ti avrei fatta salire." "Non preoccuparti. Mi basta pensare ad altro e non concentrarmi sul fatto che le pareti sono così vicine e che potrebbero rimpicciolirsi e soffocarmi lì dentro." "Ci stavi pensando?" Chiese Talia, condividendo la sensazione con le altezze, e Percy annuì. "Totalmente."
"Ci infilammo in quel cubicolo in compagnia di una signora grande e grossa e del suo cane, un chihuahua con un collare di Strass. Il cane doveva essere una specie di chihuahua guida per non vedenti, dato che nessuna delle guardie ebbe nulla da obiettare sulla sua presenza.
Cominciammo a salire, all'interno dell'arco. Non ero mai stato in un ascensore dalla traiettoria curva, e il mio stomaco non ne era molto contento."
Molti risero e Jason disse. "O forse erano tutte le gelatine che stavi mangiando?" "Per favore, le gelatine fanno bene al mio corpo." Percy mosse la mano nella direzione del cugino, guardando con la coda dell'occhio il padre. Sospirò di sollievo quando si rese conto che non aveva ancora capito chi fosse la signora.
"— Niente genitori? — ci chiese la signora grassa. Aveva gli occhi piccoli e luccicanti, i denti aguzzi e macchiati di caffè, un cappello floscio di jeans e un vestito dello stesso materiale, talmente gonfio da farla assomigliare a un dirigibile di jeans.
— Sono rimasti giù — rispose Annabeth. — Soffrono di vertigini."
"Buona bugia anche questa." Approvò Hermes e Apollo guardò Percy. "Niente orfani?" "I bambini orfani non vanno a visitare i monumenti internazionali." "Ah, certo." Annuì il dio.
"— Oh, poverini.
Il chihuahua ringhiò. — Su, su, bambina. Fai la brava — disse la donna.
Il cane aveva gli occhi piccoli come la sua padrona, luccicanti, intelligenti e maligni.
— Bambina? — chiesi. — Si chiama così?
— No — mi rispose la donna."
Poseidone corrugò la fronte, mentre Estia guardava delusa il fratello minore. Mandare un mostro del genere dietro a un bambino. Forse gli eroi del passato avrebbero potuto fare fronte alla minaccia, e nemmeno tutti, ma i bambini di adesso crescevano in modo completamente diverso.
"In cima all'arco, il belvedere mi ricordava una lattina rivestita di moquette."
"Mi appello al quinto." Disse velocemente Percy e Talia scosse la testa "Non puoi solo... " "Mi appello al quinto!" Percy la indicò con un dito, prima di farlo scorrere verso tutti i presenti.
"File di finestrelle si affacciavano sulla città da un lato e sul fiume dall'altro. La vista non era male, ma se c'è una cosa che mi piace meno di uno spazio chiuso e stretto è uno spazio chiuso e stretto a centottanta metri da terra. Un attimo dopo ero già pronto a scendere."
Talia annuì. "Ti capisco totalmente." I due condivisero un cenno, e Grover belò. "Avremmo dovuto andarcene." "Non so se avrebbe fatto molta differenza." Fece notare Annabeth e Grover ammise il punto. Sarebbero solamente stati seguiti dal mostro.
"Annabeth continuava a parlare di sostegni strutturali e di come lei avrebbe previsto delle finestre più grandi e progettato un pavimento trasparente. Probabilmente sarebbe rimasta lassù per ore, ma per fortuna il custode annunciò che mancavano pochi minuti alla chiusura.
Spinsi Grover e Annabeth verso l'uscita e nell'ascensore. Stavo per entrarci anch'io quando mi accorsi della presenza di altri due turisti all'interno.
Il custode mi disse: — Aspetti la prossima navetta.
— Usciamo anche noi — fece Annabeth. — Aspettiamo insieme a te.
Ma così avremmo creato solo confusione, perciò rifiutai: — No, non c'è problema. Ci vediamo giù."
"No! Non separatevi!" Poseidone strinse il figlio. Sapeva che in quel momento sarebbe arrivato il mostro. E suo figlio, senza esperienza, era solo. Percy gli diede qualche pacca sulla spalla, senza cercare di consolare il padre, cosa che lo spaventò ancora di più. Il mostro doveva essere stato potente e pericoloso.
"Grover e Annabeth sembravano titubanti, ma lasciarono lo stesso che la porta si richiudesse. La navetta scomparve, inghiottita nella rampa.
Sul belvedere eravamo rimasti solo io, un bambino con i genitori, il custode e la signora grassa con il chihuahua.
Rivolsi un sorriso imbarazzato alla signora. Lei ricambiò, facendo vibrare la lingua biforcuta fra i denti.
Un momento.
Lingua biforcuta?"
Hermes sussultò. "Non è lei, vero?" Chiese, guardando gli altri dei. Estia gli sorrise tristemente. "Temo proprio che lo sia. Mio fratello manca del minimo senso di decenza." Per quest'ultima frase, guardò Zeus con una grande delusione incisa in viso, facendo sentire in colpa il dio.
"Prima che riuscissi a stabilire se l'avessi vista davvero, il chihuahua saltò a terra e prese ad abbaiare contro di me.
— Su, su, bambina — disse la signora. — Ti sembra il momento giusto? Con tutte queste simpatiche persone intorno..
— Cagnolino! — esclamò il bambino. — Guarda, un cagnolino!
I genitori lo tirarono via.
Il chihuahua mi mostrò i denti, la schiuma che colava dalle labbra nere.
— Be', figlia mia — sospirò la signora grassa. — Se proprio insisti...
Un gelo mi strinse lo stomaco. — Ehm, ha appena chiamato "figlia" quel chihuahua?
— Chimera, tesoro — corresse la donna grassa. — Non è un chihuahua. Si sbagliano in tanti."
"CHIMERA? HAI MANDATO LA CHIMERA SU MIO FIGLIO? VOLEVI LA GUERRA, ZEUS?" Poseidone si alzò in piedi, infuriato e avvicinandosi al fratello, prima di preparare il braccio per colpirlo. Percy lo fermò, tirandolo indietro, ricevendo lo sguardo infuriato del dio su di sè. "Sto bene, papà. Vieni, calmati." "La Chimera è un mostro pericoloso. Orribile. Da morto non avresti potuto assolvere al compito che lui voleva facessi! Stava volutamente rendendo le cose più difficili per te! Potevi morire e io non ti avrei nemmeno visto una volta!" Percy strinse il padre in un abbraccio. "Non sono morto, papà. Vieni, siediti. Calmati e lascia che Clarisse legga, senza picchiare tuo fratello."
Poseidone riprese il suo posto tra Percy e Tritone, e i due bambini si scambiarono uno sguardo, esasperato, per l'umore del padre.
"Si arrotolò le maniche di jeans, scoprendo la pelle verde e squamosa delle braccia. Quando sorrise, vidi che i denti in realtà erano zanne. Le pupille erano fessure sottili, come quelle di un rettile.
Il chihuahua abbaiò più forte, diventando sempre più grande a ogni latrato. Prima raggiunse le dimensioni di un dobermann, poi di un leone. Il latrato si amplificò in un ruggito.
Il bambino gridò di paura. I suoi genitori lo tirarono verso l'uscita, andando a sbattere contro il custode, che fissava il mostro a bocca aperta, impietrito.
La Chimera adesso arrivava a sfiorare il soffitto con la schiena. Aveva la testa di un leone con la criniera incrostata di sangue, il corpo e gli zoccoli di una capra gigante e un serpente a sonagli lungo tre metri a mo' di coda, che spuntava direttamente dal suo posteriore irsuto. Aveva ancora il collare di Strass attorno al collo e sulla medaglietta, delle dimensioni di un vassoio, ora si leggeva bene: CHIMERA — IDROFOBA, SPUTAFUOCO, VELENOSA — IN CASO DI SMARRIMENTO, CHIAMARE IL TARTARO — INTERNO 954."
I semidei rabbrividirono. "É molto... Devi essere stato terrorizzato!" Disse Piper e Percy annuì, dicendo. "Mi mancano un sacco quei tempi." "Non dirlo a me." Le disse Grover. Leo aggiunse la chimera nei mostri affrontati da Percy.
"Mi accorsi di non aver nemmeno tolto il cappuccio alla mia spada. Mi si erano intorpidite le mani. Ero a tre metri di distanza dalle fauci insanguinate della Chimera e sapevo che, non appena mi fossi mosso, la creatura mi sarebbe saltata addosso.
La donna-serpente emise un sibilo che avrebbe potuto essere una risata.
— Considerati onorato, Perseus Jackson.-
- Percy, preferisco Percy. -
- Percy, allora. Il Divino Zeus mi concede raramente di mettere alla prova un eroe con la mia progenie. Poiché io sono la Madre dei Mostri, la terribile Echidna!"
"Hai davvero appena corretto Echidna sul nome con cui chiamarti?" Talia fissò sconvolta il cugino, "Beh..." Percy scrollò le spalle. Leo disse. "Non è una specie di formichiere?" "Non dirglielo, non le piace le venga detto." Lo avvisò Percy e Efesto lo guardò. "Come lo sai?"
"La fissai. Non trovai di meglio da dire che: — Ma non è una specie di formichiere?
Lei ululò, il volto serpentino marrone e verde di rabbia. — Odio quando me lo dicono! Odio l'Australia! Dare a quell'animale ridicolo il mio nome. Per questo, Percy Jackson, mia figlia ti distruggerà!
-Ma non sono stato io a chiamare il formichiere così!"
Scoppiarono a ridere i semidei. "Perchè glielo hai anche detto?" Chiese Hermes, guardando divertito il ragazzo. "Magari cambiava idea."
"La Chimera si lanciò alla carica, digrignando i denti leonini. Riuscii a schivare il morso balzando di lato e finii accanto alla famigliola e al custode, che adesso gridavano all'unisono, cercando di forzare le porte dell'uscita di sicurezza.
Non potevo permettere che venissero coinvolti. Tolsi il cappuccio alla spada, corsi all'estremità opposta del belvedere e gridai: — Ehi, chihuahua!"
"E Percy riattira il mostro verso di sè." Disse Piper e Jason scosse la testa. "Me lo rimangio, sarebbe stato fantastico se tu avessi avuto qualsiasi altro difetto fatale tranne la lealtà." "Non davvero. Se fossi stato arrogante, lo avrei sfidato solo per dimostrare che potevo farlo, volere potere, stessa cosa. Cambiano le motivazioni, ma tutti i semidei sono un branco di pazzi." Talia annuì. "Penso che venga con il ruolo. Non possiamo fare le cose che faremmo se fossimo sani di mente." "O se avessimo un minimo istinto di autoconservazione." Aggiunse Jason.
"La Chimera si voltò più in fretta di quanto avrei ritenuto possibile. Prima che potessi sferrare un colpo, spalancò le fauci, liberando un fetore degno della discarica più grande del mondo e cercò di incenerirmi sputando una colonna di fuoco, che evitai gettandomi a terra. La moquette s'incendiò; il calore era così intenso che per poco non mi carbonizzò le sopracciglia.
Nel punto in cui mi trovavo un attimo prima, si era aperto uno squarcio sulla parete dell'arco, con il metallo fuso che fumava attorno ai bordi. "Fantastico" pensai. "Abbiamo appena dato fuoco a un monumento nazionale." "
"La Chimera lo ha fatto." Disse Silena e Percy si indicò. "E indovina a chi danno la colpa?" "Praticamente ti incolpano di tutto quello che non hai fatto?" Chiese Afrodite, guardando il ragazzo triste. "Già. È più o meno il filone di tutta la missione." "Che fortuna."
"Riptide ormai era una scintillante lama di bronzo, e quando la Chimera si voltò di nuovo, sferrai un colpo, colpendo la bocca del leone, che mi ringhiò. Stavo evitando di essere mangiato, e mi ero completamente dimenticato del serpente della coda, finché non mi comparve davanti all'improvviso e mi affondò le zanne nel polpaccio. Me lo ricordavo decisamente, dopo."
"Come fai a essere vivo?" Chiese Talia, pallida e Percy scrollò le spalle. Probabilmente il padre sarebbe andato fuori di testa dopo. Anche se stava già andando in quel momento, molto probabilmente, fuori di testa.
"Mi sentii come se la gamba andasse a fuoco. Echidna ridacchiò. - Non fanno più gli eroi di una volta, eh, figlia mia? "
"Li fanno meglio!" Ringhiò Talia, e Hazel annuì, arrabbiata. "Percy è migliore di tutti quegli eroi che conosciamo!" Percy sorrise loro.
"Ero piuttosto irritato con quella vecchietta, quindi, vedendo il serpente vicino alla mia mano, gli tranciai la testa con la spada.
- Dannato stupido serpente.- mormorai. La Chimera scomparve."
"Oh, ti ha fatto irritare. Ora stai morendo." Gli disse Charles e Silena annuì. "Forse vorresti occuparti di quello."
"La spada mi volò via di mano, roteando fuori dallo squarcio aperto nell'arco e piombando giù, nelle acque del Mississippi.
Riuscii a rimettermi in piedi, ma sapevo di avere poco tempo. Il ricordo delle tre vecchiette del destino mi risuonò nelle orecchie. Echidna mi guardava con un sorriso sul viso. Non sembrava avercela troppo con me per il taglio della coda della figlia."
"Stavi morendo, aveva ottenuto quello che voleva." Spiegò, dolcemente, Afrodite. Poi guardò furiosa Zeus. "Come hai potuto mandarla su un bambino?" Zeus arrossì, abbassando la testa.
"Arretrai verso lo squarcio nella parete.
Lanciai un'occhiata al custode e alla famigliola. Il bambino si nascondeva dietro le gambe del padre. Almeno la Chimera non aveva fatto loro del male. Echidna li avrebbe lasciati stare, se fossi andato via io?"
"Raramente i mostri si interessano ai mortali. Sarebbero stati al sicuro." Sorrise Demetra e Artemide disse. "E' molto raro sentire un ragazzo avere simili preoccupazioni." Guardando con rispetto il semidio. Hylla fece una smorfia. "Con tutto il rispetto, divina Artemide, lo è ancora per alcune ragazze."
"Mi sforzai di ragionare, ma mi sentivo il corpo in fiamme e la testa stordita.
Mi affacciai sul bordo dello squarcio. Giù in basso, lontanissimo, il fiume scintillava.
— Se sei figlio di Poseidone — sibilò Echidna — non dovresti temere l'acqua. Salta, Percy Jackson. Mostrami che l'acqua non ti farà del male. Salta e recupera la tua spada. Dimostra il tuo lignaggio.
"Già, come no" pensai. Avevo letto da qualche parte che tuffarsi in acqua dalla cima di un grattacielo era come tuffarsi sull'asfalto. Da lassù, mi sarei spiaccicato nell'impatto."
"Vieni, chiedi aiuto. Non ti avrei mai lasciato a morire!" Percy sorrise al padre. "Non lo hai fatto. Mi hai davvero aiutato, papà." Ade corrugò la fronte. "Come hai fatto esattamente ad arrivarci? Non hai davvero...saltato?"
"— Non hai fede — mi disse Echidna. — Non ti fidi degli dei. Non posso darti torto, piccolo codardo. Meglio morire subito. Gli dei sono sleali. Il veleno ti è arrivato al cuore.
Aveva ragione: stavo morendo. Sentivo che il mio respiro cominciava a rallentare. Nessuno poteva salvarmi, nemmeno gli dei. Feci un ultimo passo e guardai giù, verso l'acqua. Mi ricordai del bagliore caldo del sorriso di mio padre, quando ero piccolo. Mi aveva visto, ne ero certo. Era venuto a trovarmi quando ero nella culla.
Mi ricordai anche del tridente verde e roteante che era apparso sopra la mia testa, la notte della Caccia alla Bandiera, quando Poseidone mi aveva riconosciuto come figlio.
Ma quello non era il mare. Quello era il Mississippi, nel bel mezzo degli Stati Uniti. Lì non c'era nessun dio del mare."
"Il ragazzo ha un punto." Disse Atena, corrugando la fronte. Anfitrite scosse la testa. "Non importa, fiumi e laghi arrivano al mare e partono da esso. Poseidone ha un'influenza anche su quelle acque."
"— Muori, infedele — gracchiò Echidna con la sua voce stridula.
— Padre, aiutami — pregai.
E poi saltai. Con i vestiti in fiamme e il veleno che mi scorreva nelle vene, precipitai verso il fiume."
"Sei saltato!" Esclamò Talia, Poseidone disse, terrorizzato, senza pensare che stava tenendo il figlio tra le braccia in quel momento. "Qualcuno legga velocemente il prossimo capitolo." Chris prese il libro dalle mani della fidanzata e iniziò a leggere.Angolo autrice
Alla prossima
By rowhiteblack
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THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSON
FanficDopo Eroi dell'olimpo, quando Zeus deve decidere la punizione di Apollo, semidei e dei si ritrovano nella Sala del Trono per leggere dieci libri dall'aria innocua. Leggere la vita dei loro figli renderà più dolci gli immortali e darà più senso a Zeu...