"Cosa?" Chiese Talia, sconvolta. "Si riferisce alle offerte." Disse Silena, alzando gli occhi al cielo. Poi Zeus lesse
"La voce sull'incidente del bagno si diffuse all'istante. Ovunque andassi, i ragazzi del campo mi additavano e mormoravano qualcosa sull'acqua del water. O forse stavano solo fissando Annabeth, che era ancora piuttosto fradicia. Non mi dispiaceva più di tanto."
Annabeth fece una smorfia e Grover rise. "Mi avrebbe sorpreso il contrario."
"Mi mostrò un altro po' di posti: l'officina (dove dei ragazzi si stavano forgiando le spade. Incontrai il loro capocabina, un ragazzo muscoloso di nome Charles Beckendorf. Sembrava forte, e mi permise di andare ad osservare più volte il loro lavoro)"
Efesto guardò Percy. "Ti piace il lavoro del fabbro, ragazzo?" "Apprezzo il crearsi le proprie armi da sè. Richiede talento, abilità e fiducia in se stessi. E' qualcosa da ammirare." Efesto approvò.
", il laboratorio artistico (dove i satiri stavano sabbiando una gigantesca statua di marmo di un uomo-capra) e la parete d'arrampicata, che in realtà era costituita da due muri opposti che tremavano violentemente, lanciavano massi, spruzzavano lava e cozzavano l'uno contro l'altro se non eri svelto ad arrivare in cima. Sembrava divertente."
Zeus si fermò, e Ade chiese. "Scherzavi, vero?" "Oh, no, ero serio." Disse Percy, gli occhi che le brillavano.
"Alla fine tornammo al laghetto del canottaggio, il punto in cui il sentiero ritornava verso le capanne.
- Devo andare ad allenarmi - disse Annabeth in tono piatto. - La cena è alle sette e mezzo. Per la mensa, segui gli altri ragazzi della tua casa.
- Annabeth, mi dispiace per i gabinetti.
Pensai che fosse meglio scusarsi. Non lo avevo fatto di proposito."
"Ma non eri dispiaciuto." Si lamentò Annabeth. "Non così tanto." Scrollò le spalle Percy.
"- Lascia perdere.
- Non è stata colpa mia.
Mi guardò con un'espressione scettica e realizzai che aveva capito che era stata colpa mia. Quindi forse aveva capito anche lei chi fosse mio padre."
Atena guardò la figlia che arrossì. "Non ne ero sicura."
"- Devi parlare con l'Oracolo - mi suggerì Annabeth.
- Con chi?
- Non con chi, ma con cosa. Con l'Oracolo. Lo chiederò a Chirone."
Percy fece una smorfia. Non gli piaceva per niente l'oracolo.
"Scrutai le acque del laghetto, desiderando che per una volta qualcuno mi desse una risposta chiara e tonda. Non mi aspettavo di incontrare lo sguardo di nessuno sul fondo, perciò per poco non mi prese un colpo quando notai due ragazze più grandi che sedevano con le gambe incrociate sul fondale alla base del molo, ad almeno sei metri sott'acqua. Portavano i jeans e delle scintillanti magliette verdi, e i lunghi capelli castani e fluttuanti erano attraversati da pesciolini. Mi sorrisero salutandomi con la mano, come se fossi un vecchio amico. Non sapevo che altro fare, così risposi al saluto."
Anfitrite sorrise. "Le Naiadi avranno adorato vedere un figlio di Poseidone salutare." Poseidone annuì e Silena disse. "Percy va tutti i giorni a parlare con loro." Il ragazzo scrollò le spalle. "Si divertono ad intrecciarmi i capelli, e vogliono parlare." senza rendersi conto degli sguardi meravigliati che stava ricevendo dal padre, dalla matrigna e dal fratello.
"- Non incoraggiarle - mi avvisò Annabeth. - Le Naiadi sono delle terribili smorfiose"
Anfitrite fissò la ragazza. "Come osi, figlia di Atena?" Annabeth arrossì. "Ero molto arrogante, da bambina."
".- Naiadi - ripetei, completamente sopraffatto. - Ora basta. Voglio andare a casa."
Zeus lo guardò divertito. "Le Naiadi non potevi accettarle?" "No, erano decisamente troppo."
"Annabeth aggrottò la fronte. - Non capisci, Percy? Tu sei a casa. Questo è l'unico posto sicuro sulla terra per i ragazzi come noi.
- Per i ragazzi con disturbi mentali, vuoi dire?
- Voglio dire per i ragazzi non umani. Non totalmente umani, insomma. Umani per metà
.- Per metà umani e per metà cosa?
- Penso che tu lo sappia.
Non mi piaceva dirlo. Era cento volte più pericoloso di qualsiasi altra cosa.- Dei - dissi. - Per metà dei."
"Ce ne hai messo di tempo per dirlo." Disse Talia e Percy scrollò le spalle.
"Annabeth annuì. - Tuo padre non è morto, Percy. È uno degli dei dell'Olimpo.
- È assurdo.
- Davvero? Qual è la cosa più comune che gli dei facevano in quelle vecchie storie? Se ne andavano a zonzo a innamorarsi dei mortali e a far figli con loro. Pensi che abbiano cambiato abitudini negli ultimi millenni?
- Ma questi sono soltanto... - Stavo per dire "miti" un'altra volta. Poi mi ricordai dell'avvertimento di Chirone: fra duemila anni, forse avrebbero considerato un mito persino me. - Ma se tutti i ragazzi di questo posto sono per metà degli dei...
- Semidei - specificò Annabeth. - È questo il termine ufficiale. Oppure mezzosangue.
- Allora chi è tuo padre?"
Annabeth la fissò. "Sapevi perfettamente di chi ero figlia!" "Potevi dire semplicemente sono figlia di Atena. Non intendevo padre padre, ma più padre genitore." Michael annuì. "In effetti."
"Strinse le mani attorno al parapetto del molo. Ebbi la sensazione di avere appena toccato un tasto sensibile.- Mio padre è un professore di West Point - rispose. - Non lo vedo da quando ero piccola. Insegna storia americana."
"In realtà te ne ha parlato." Si stupì Talia e Grover rispose. "Perché Percy ha quel superpotere di convincere chiunque ad ascoltarlo."
"Un professore. Non sorprende che Atena lo avesse apprezzato
- Chi è tua madre, allora?
- Casa numero sei.
- E cioè?
Annabeth drizzò la schiena. - Atena. Dea della saggezza e della battaglia.
Almeno non la presentava come dea della conoscenza e logica."
Annabeth corrugò la fronte. "È un errore frequente?" Atena sbuffò. "È la stessa cosa, in pratica." "Non lo è affatto." Negò Percy. Apollo gli sorrise.
"- E mio padre?
- Indeterminato - rispose Annabeth - come ti ho detto prima. Nessuno lo sa.
Okay, non lo aveva capito. Avevo paura di chiederle il suo parere.
- Tranne mia madre. Lei lo sapeva.
- Forse no, Percy. Gli dei non rivelano sempre la loro identità.
- Mio padre l'ha fatto di sicuro. Lui la amava."
Anfitrite storse le labbra. "Intendevo come mortale. Cioè, non più di te."
Zeus proseguì a leggere.
"Ero abbastanza sicuro che Poseidone fosse sposato, con Anfitrite. Ma aveva di certo provato il minimo affetto per mia mamma e lei non era stupida. O lo ha capito o glielo ha detto. Questo senza togliere niente al rapporto tra Poseidone ed Anfitrite. A quanto sapevo io, era decisamente migliore come matrigna rispetto a Era."
Anfitrite sorrise. Talia sbuffò. "Hai messo la sbarra sotto terra." "Vero. Ti piace vincere facile." Scosse la testa Nico.
"Annabeth mi guardò con un'espressione cauta. Non voleva deludermi.- Forse hai ragione. Forse manderà un segno. È l'unico modo per esserne certi: tuo padre deve riconoscerti come suo figlio mandando un segno. A volte succede.
- Vuoi dire che a volte non succede?Annabeth accarezzò il parapetto con il palmo della mano. - Gli dei hanno molto da fare. Hanno un sacco di figli e non sempre... be', a volte non gli importa di noi, Percy. Ci ignorano."
"Ci importa di voi!" Esclamò Demetra. "Bel modo di dimostrarlo." Ringhiò Clarisse.
"-Non deve essere facile.
-Non lo è affatto. Sarebbe bello sapere che gli importa di noi.
La fissai. -Uh, parlavo degli dei. Cioè, hanno dei figli che continuano a morire. Deve diventare deprimente. Alla lunga"
Gli dei guardarono Percy e Demetra annuì. "Esattamente."
"- Perciò sono bloccato qui - conclusi poi, cambiando argomento - È così? Per il resto della mia vita?
- Dipende - rispose Annabeth. - Alcuni si fermano solo per un'estate. Se sei figlio di Afrodite o di Demetra, probabilmente non sei una forza davvero potente e i mostri potrebbero ignorarti. Così te la puoi cavare con qualche mese di allenamento estivo e vivere nel mondo mortale per il resto dell'anno. Ma per alcuni di noi, andarsene è troppo pericoloso. Ci fermiamo tutto l'anno. Nel mondo mortale, attraiamo i mostri. Ci percepiscono. Vengono a sfidarci. In genere ci ignorano finché non siamo abbastanza grandi da causare problemi... verso i dieci o gli undici anni...ma dopo, per la maggior parte dei semidei ci sono solo due possibilità: arrivare qui o farsi ammazzare. Pochissimi riescono a sopravvivere nel mondo esterno, e diventano famosi. Credimi, se ti facessi i nomi, li conosceresti. Alcuni non si rendono neanche conto di essere semidei. Ma sono casi molto, molto rari."
Afrodite fissò la ragazza. "Come osi, ragazzina? Non sottovalutarmi." Annabeth arrossì e Travis rise. Connor disse. "Non si preoccupi, divina Afrodite. Percy ha mostrato a Annabeth e Talia perché sottovalutare Apollo, Hermes, Efesto e Afrodite va male." Talia fece una smorfia e Percy disse. "Eravamo in sette. Voi in venti. E vi abbiamo stracciato." Michael annuì. "Sette?" Chiese Poseidone, interessato. "Lo vedrete dopo. Credo, almeno." Corrugò la fronte Percy.
"- Quindi i mostri non possono entrare qui?"
"A meno che non ci sia Percy." Disse Connor. "Ehy, non l'ho chiamato io!" Silena lo guardò. "Non siamo noi quelli che adottano segugi infernali e li portano al Campo!" "Bene, se la metti così..." Persefone guardò Percy. "Segugi infernali?" "Sono troppo dolci! Come faccio a mandarli via?" Si lamentò Percy. Nico sorrise e Michael disse. "Beh, eri quello che voleva essere figlio di Ade..." "Zitto."
"Annabeth scosse la testa.
-A meno che qualcuno non li abbia introdotti di proposito nel bosco o non li abbia evocati dall'interno.
- E perché mai qualcuno vorrebbe evocare un mostro?
- Per allenamento. O per scherzo"
Zeus alzò un sopracciglio "Per scherzo?" "Mostri innocui. E per fare scherzi totalmente innocui." Rispose Connor e Travis scrollò le spalle. "Non che abbiano continuato. Percy li ha buttati nel lago e li ha lasciati lì." Percy sorrise. "È stato divertente."
".- Per scherzo?"
Ade sbuffò. "Ragioni come tuo nipote." Zeus scrollò le spalle, andando avanti nella lettura.
"- Il fatto è questo: i confini sono sigillati in modo da tenere fuori i mortali e i mostri. Dall'esterno, i mortali guardano la valle e non vedono niente di insolito, solo una fattoria in mezzo a campi di fragole.
- E tu ti fermi tutto l'anno?
Atena era forte come dea, ovviamente, ma a quanto sapevo io i suoi figli non avevano troppi problemi. Non c'erano miti tragici su di loro."
"Perché preoccuparsi di un figlio di Atena, quando c'è uno di Poseidone che gira?" "Fortunato me." Esultò fintamente Percy, guardando divertito Michael.
"Annabeth annuì. Da sotto il collo della maglietta estrasse una collanina di cuoio con cinque perle di terracotta di diversi colori. Era identica a quella di Luke, solo che sulla sua c'era appeso anche un grosso anello d'oro di un college.
- Sono qui da quando avevo sette anni - raccontò. - Ogni agosto, l'ultimo giorno della sessione estiva, riceviamo una perla per essere sopravvissuti un altro anno. Sono qui da più tempo della maggior parte dei capigruppo, e loro sono tutti al college."
"Perché sei andata così presto?" Chiese Hermes.
"- Perché sei venuta così presto?"
Il dio sorrise al cugino.
"Si rigirò l'anello d'oro fra le dita. - Non sono affari tuoi."
"Ovviamente non te lo avrebbe detto. Lo ha raccontato solo a Luke." Disse Talia. Annabeth arrossì e Grover disse. "Non ci ha messo molto tempo." "Dai!"
"- Oh! - Per un minuto rimasi in silenzio, imbarazzato. - Potrei andarmene anche subito, se volessi?"
Dioniso sbuffò. "Sarebbe stato un suicidio. Senza conoscere il tuo genitore immortale, non potevamo stabilire il livello di pericolo che correvi." "Me la sarei cavata." Scrollò le spalle Percy.
"- Sarebbe un suicidio, ma potresti farlo, con il permesso del signor D odi Chirone. Loro non accordano permessi del genere prima della fine dell'estate, a meno che...
- A meno che?
- A meno che non ti venga assegnata un'impresa. Ma non succede quasi mai. L'ultima volta..."
Annabeth abbassò lo sguardo. "Cos'era successo l'ultima volta?" Chiese Ade. Percy rispose. "Era la missione di Luke. Crono ha usato la sua delusione per... incantarlo." Hermes sussultò. Non era quello che aveva voluto fare.
"La sua voce si spense. Dal tono però capii che l'ultima volta non era andata bene.
- Giù all'infermeria - dissi - quando mi imboccavi con quella roba...
- L'ambrosia.
- Sì. Mi hai chiesto qualcosa sul solstizio d'estate."
"Ovviamente." Chirone sospirò e Michael fece notare. "Dovreste essere felici che ne abbia parlato con Annabeth."
"Annabeth irrigidì le spalle. - Allora sai qualcosa?
- Be'... no. Nella mia vecchia scuola ho sentito Grover e Chirone che ne parlavano. Grover ha nominato il solstizio d'estate. Ha detto che non avevo abbastanza tempo, per via di una qualche scadenza. Che significa?
Lei strinse i pugni. - Magari lo sapessi. Chirone e i satiri lo sanno, ma non vogliono dirmelo. C'è qualcosa che non va sull'Olimpo, qualcosa di grosso. L'ultima volta che ci sono stata, tutto sembrava così normale."
"Sei stata sull'Olimpo?" Chiese Reyna, sconvolta. Percy indicò intorno. "Ci sei adesso." "È diverso, Percy."
"- Tu sei stata sull'Olimpo?
- Con Luke, Clarisse e qualche altro dei regolari. Abbiamo fatto una gita durante il solstizio invernale. È quando gli dei tengono il loro Gran Consiglio annuale.
- Ma come ci siete arrivati?
- Con la ferrovia di Long Island, naturalmente. Scendi a Penn Station, poi entri all'Empire State Building e prendi l'ascensore speciale per il seicentesimo piano. - Mi guardò come se fosse sicura che lo sapessi già.- Tu sei di New York, giusto?"
"Non sapevo che non avessi visto il filmato. Lì c'è tutto." Chirone sospirò. "Forse potresti idearne uno nuovo per i semidei che arrivano al Campo." Travis e Connor sorrisero. "Ci stiamo lavorando da secoli!" "Chi?" Chiese Annabeth, dubbiosa. "Noi due, Charlie, Silena, Michael, Percy, Nico e Will." Annuì Travis. Connor rise. "Sembra una battuta. Due figli di Hermes, due di Apollo, una di Afrodite, uno di Efesto, uno di Ade e una di Poseidone entrano in un bar." Percy sbuffò. "E poi non c'è più il bar." "Per quello basti tu." Gli fece notare Nico.
"- Oh, sicuro. - A quanto mi risultava, c'erano solo centodue piani sull'Empire State Building, ma decisi di non farglielo notare."
"Ottima idea." Annuì Grover. "Avrebbe deciso che la stavi prendendo in giro." Annuì Talia. Rachel era confusa. Come erano diventati amici?
"- Poco dopo la nostra visita - continuò Annabeth - il tempo è impazzito, come se gli dei si fossero messi a litigare. E, dopo di allora, ho sentito di sfuggita i satiri che ne parlavano un paio di volte. Sono riuscita a capire solo che è stato rubato qualcosa di importante. E che se non viene restituito entro il solstizio d'estate, saranno guai. Quando sei arrivato tu, speravo... cioè... Atena va d'accordo praticamente con tutti, a parte Ares...e naturalmente Poseidone. Ma, a parte questo, pensavo che potessimo lavorare insieme. Ero certa che tu potessi sapere qualcosa."
"Scusa perché avrebbe dovuto voler lavorare con te?" Domandò Hermes. Michael sospirò. "Lui voleva chiedere a me. Ma la signorina qui si è messa in mezzo." Annabeth arrossì.
"Scossi la testa. Pensavo che avrebbe avuto una brutta sorpresa se mio padre mi avesse riconosciuto."
Clarisse rise. "L'ha avuta." Annabeth arrossì. Aveva preso sul serio la rivalità dei loro genitori.
"- Devo ottenere un'impresa - mormorò Annabeth fra sé e sé. - Non sono troppo giovane. Se solo mi dicessero qual è il problema..."
Atena guardò la figlia. "Fai attenzione, Annabeth. Quello è il tuo difetto fatale a parlare." Annabeth annuì, abbassando il capo.
"Sentii profumo di barbecue da qualche parte nelle vicinanze. Annabeth mi ordinò di andare avanti: mi avrebbe raggiunto più tardi. La lasciai sul molo, a disegnare col dito sul parapetto come per tracciare un piano di battaglia."
Annabeth sorrise. "Era quello che stavo facendo." Percy fece una smorfia e Talia chiese. "È il piano in cui Percy era l'esca?" Annabeth annuì entusiasta e Clarisse sorrise. "È stato abbastanza divertente." Percy sorrise alla figlia di Ares. "Sono contento che ti sia goduta il momento finché potevi."
"Nella casa undici, tutti chiacchieravano o si scatenavano in qualche gioco in attesa della cena. Per la prima volta notai che un sacco di ragazzi avevano lineamenti simili: naso affilato, sopracciglia arcuate, sorriso scaltro. Il genere di studenti che gli insegnanti bollano subito come piantagrane."
Travis, Connor, Chris sorrisero. Hermes fece un sorriso furbo. "Be', sono i miei figli."
"Per fortuna, nessuno mi degnò di grande attenzione quando raggiunsi il mio angolo di pavimento e mi accasciai a sedere con il mio corno del Minotauro. Il capogruppo, Luke, si avvicinò."
Travis e Connor dissero subito. "Volevamo venire, ma Luke ha detto che ti avrebbe accolto lui." Percy fece una smorfia. Sapeva perché lo aveva fatto.
"Anche lui aveva i tratti della famiglia di Ermes. La cicatrice sulla guancia destra li alterava, ma il sorriso era intatto.
- Ti ho trovato un sacco a pelo - mi disse. - E ti ho rubato un po' di roba per il bagno dal magazzino del campo. Tieni."
"Perché era gentile con te?" Domandò Ares, confuso. "Era gentile con tutti i nuovi arrivati." Disse Chris. Percy disse. "Con me, in particolare, aveva ricevuto l'avvertimento di Crono di reclutarmi." "Ma non ti ha convinto." Notò Ade. "Non odiavo mio padre. E avevo degli amici lì. Grover, ad esempio. Questi tre idioti." "EHY!" Silena lo guardò. "Adotti segugi infernali." "E? Quello dimostra solo che ho un gusto eccezionale." Ade sorrise al nipote.
"Rubare? Non avrei saputo dire se scherzasse.
- Grazie
- Non c'è di che. - Luke mi si sedette accanto, appoggiandosi con la schiena al muro. - Com'è andato il primo giorno? È stata dura?
- Questo posto non fa per me - risposi. - Non credo nemmeno negli dei.
- Già - convenne lui. - È stato così per tutti. E quando cominci a crederci, le cose non diventano affatto più facili."
"Oh, Luke." Mormorò Hermes e tutti gli lasciarono un momento per far fronte al dolore.
"L'amarezza con cui lo disse mi sorprese, perché Luke sembrava un tipo piuttosto sereno. Aveva l'aria di uno capace di affrontare tutto. Mi misi sulla difensiva. - E dunque tuo padre è Ermes? - chiesi."
Annabeth lo guardò. "Perché? Era stato gentile con te!" "Non mi fidavo degli altri ragazzi. Specialmente non con quel tono." Poseidone lo guardò spaventato.
"Tirò fuori un coltello a serramanico dalla tasca posteriore e per un secondo pensai che volesse squartarmi, ma prese soltanto a grattarsi via il fango dalla suola dei sandali. - Già, Ermes."
Talia rise. "Sarebbe stato esagerato per aver chiesto chi era il padre." "Poteva essere una reazione." Fece notare Percy, senza commentare altro. Aveva ricevuto reazioni peggiori per molto meno.
"- Il messaggero dai piedi alati.
- Proprio quello. Messaggeri. Medici. Viandanti, mercanti, ladri. Chiunque usi le strade. Ecco perché sei qui, a godere dell'ospitalità della casa undici. Ermes non fa il difficile nella scelta dei suoi protetti.
Dal mio punto di vista era piuttosto figo. Hermes sembrava in gamba."
Hermes sorrise al semidio. "Grazie Percy."
"Capii che Luke non aveva intenzione di darmi della nullità. Aveva solo un sacco di cose per la testa.- L'hai mai incontrato? - chiesi.
- Una volta.
Attesi, pensando che se avesse avuto voglia di raccontarmelo, lo avrebbe fatto. A quanto pareva, non ne aveva voglia. Mi chiesi se quella storia avesse qualcosa a che fare con la cicatrice."
"In che senso?" Chiese Talia. Hermes sembrava sconvolto e Percy disse. "Pensavo che fosse risentito per qualunque cosa avesse causato quella cicatrice. Magari Hermes aveva qualcosa a che fare con la ferita." Hermes lo guardò, annuendo poi. "Ottimo ragionamento."
"Luke alzò lo sguardo e si sforzò di sorridere. - Non ci pensare, Percy. I ragazzi, qui, sono quasi tutti in gamba. Dopotutto, siamo una famiglia allargata, giusto? Ci prendiamo cura l'uno dell'altro."
"Bella famiglia che sei." Mormorò Travis e Nico strinse Percy.
"Sembrava capire quanto mi sentissi smarrito e gliene ero grato , perché un ragazzo più grande come lui - anche se era un capogruppo - avrebbe dovuto tenersi alla larga da un ragazzino delle medie come me. Invece Luke mi aveva accolto nella sua casa, e aveva perfino rubato per me della roba per il bagno, il che era la cosa più gentile che avessero fatto per me in tutta la giornata."
"Ti fidavi o non lo facevi?" Domandò Atena, confusa. "Era in discussione." Ammise Percy.
"Decisi di fargli l'ultima domanda, quella che mi ronzava per la testa dal pomeriggio. - Clarisse mi prendeva in giro, come se volessi essere "roba dei Tre Pezzi Grossi". Poi Annabeth, un paio volte, ha detto che forse potevo essere "lui". Ha detto che dovrei parlare con l'Oracolo. Di che si tratta?"
Lo guardarono tutti e Grover disse. "Voleva fare il lavoro completo."
"Luke richiuse il coltello. - Odio le profezie."
"Chi non lo fa?" Chiese Percy, nello stesso momento in cui Apollo esclamava. "Cosa?" Poi il dio guardò il ragazzo, ferito nel profondo dalla risposta, ma Percy si limitò a scrollare le spalle.
"- Che vuoi dire?
Il suo viso si contorse attorno alla cicatrice. - Diciamo solo che ho sconvolto la vita di tutti. Negli ultimi due anni, da quando la mia spedizione al Giardino delle Esperidi è fallita, Chirone non ha più concesso imprese. Annabeth muore dalla voglia di uscire nel mondo. Ha tormentato Chirone così tanto che alla fine lui le ha detto di conoscere già il suo destino. Ha ricevuto una profezia dall'Oracolo. Non ha voluto rivelarle tutto, ma le ha detto che non era ancora destinata a un'impresa. Doveva aspettare finché... qualcuno di speciale non fosse arrivato al campo."
"Mi sono sempre chiesto: era vero o volevi solo farla tacere?" Chiese Percy e Chirone rispose. "Ho davvero ricevuto una profezia dall'Oracolo. Aveva molti possibili significati, e poteva riferirsi a qualcuno di diverso. Ma penso riguardasse Annabeth e te." "Cosa diceva?" Chiese Apollo, socchiudendo gli occhi. "Ne potete parlare più tardi." Disse Zeus, facendo cenno al libro che aveva in mano.
"- Qualcuno di speciale?
- Non ci pensare, bambino- disse Luke. - Ad Annabeth piace credere che ogni nuovo arrivato sia il segno che sta aspettando. E adesso andiamo, è ora di cena."
"Beh, Percy lo era." Disse Annabeth e Percy sbuffò. "Ti sei imposta." "Non è vero!" Michael annuì. "Ero pronto ad andare con lui. Dannazione, lo eravamo tutti e cinque." Michael indicò se stesso, Travis, Connor, Silena e Charlie. "Ma Miss Sapientona doveva imporsi." Disse Travis, scuotendo la testa.
"Nello stesso momento, si sentì un corno in lontananza. Non so come, capii che era una conchiglia anche se non ne avevo mai sentito una prima di allora."
"E' il mare che ti chiama." Disse Poseidone, orgoglioso. Percy annuì.
"Luke gridò: - Undici, in riga!
Uscimmo nel cortile, una ventina di ragazzi in tutto, e ci disponemmo in fila in ordine di anzianità, perciò finii all'ultimo posto. I ragazzi uscirono anche dalle altre case, tranne che dalle prime tre in cima e dalla numero otto, che era sembrata normale durante il giorno ma che ora cominciava a luccicare d'argento man mano che il sole tramontava."
Artemide sorrise alla descrizione della propria capanna, mentre molti ragazzi del Campo alzavano gli occhi al cielo.
"Marciammo su per la collina fino al padiglione della mensa. I satiri ci raggiunsero dal prato, le Naiadi emersero dal laghetto del canottaggio. Altre ragazze spuntarono fuori dal bosco... letteralmente. Vidi una bambina di nove o dieci anni staccarsi dal tronco di un acero e scendere saltellando giù per la collina. In tutto, c'erano forse un centinaio di ragazzi, poche decine di satiri e una dozzina assortita di Naiadi e ninfe dei boschi. Al padiglione, delle torce fiammeggiavano attorno alle colonne di marmo e un fuoco centrale ardeva in un braciere di bronzo grande quanto una vasca da bagno. Ogni casa aveva il suo tavolo, apparecchiato con una tovaglia bianca bordata di porpora. Quattro tavoli erano vuoti, ma quello della numero undici era fin troppo affollato."
Travis sorrise. Sapeva cosa stava per arrivare.
"Mi sedetti sul bordo della panca, chiedendomi quanto ci avrei messo a cadere, quando uno dei figli di Hermes mi mise il braccio intorno alle spalle, rischiando di accelerare il processo 'cadiamo dalla panca'. - Un bel ragazzo e a quanto ho sentito abbastanza folle da far arrabbiare Clarisse?-"
"Chi era?" Chiese Talia, confusa.
"Un altro ragazzo, vicino a lui e praticamente identico, scosse la testa. -Ciao, Percy, ignora il cavernicolo.- -Quindi non sono un bel ragazzo, secondo te?-" Guardarono Travis e Connor. Poseidone chiese. "Chi di voi due ha posato le sue mani su mio figlio?" Entrambi deglutirono. Percy rise, alzando vistosamente gli occhi al cielo.
"-No, cioè...-
Il ragazzo arrossì.
-Ti sto prendendo in giro. Percy, piacere, e voi gentiluomini siete?-
Quello che mi teneva in ostaggio rise, mentre diceva. -Travis Stoll. E quello è mio fratello meno bello Connor.-"
Poseidone fissò Travis, che deglutì. Percy scosse la testa. "Siete stati due così cari ragazzi." "Sempre in soccorso del bellissimo principe in difficoltà." Disse Connor e Michael corrugò la fronte. "Se intendi Percy hai sbagliato 'in difficoltà'." "Vero." Annuì Travis, divertito.
"Vidi Grover seduto al tavolo dodici insieme al signor D, a qualche altro satiro e a un paio di ragazzi biondi e grassocci identici al signor D. Chirone stava in piedi da una parte, dal momento che il tavolo da picnic era decisamente troppo piccolo per un centauro. Annabeth era seduta al tavolo sei con un gruppetto di ragazzi atletici e dall'aria seria, tutti con i suoi stessi occhi grigi e i capelli biondi come il miele. Clarisse invece era dietro di me, al tavolo di Ares. A quanto pareva, aveva superato l'onta dell'annaffiatura, perché stava ridendo e ruttando allegramente con tutta la sua banda."
Molti fecero delle smorfie disgustate. Ares, invece, rise allegro.
"Travis si allungò per sussurrarmi all'orecchio. -Esempio disgustoso di ragazza.- -Chiaramente non incredibile. Dovresti innaffiarla di nuovo- aggiunse Connor, facendomi un occhiolino che mi fece ridere."
Poseidone mantenne il suo sguardo fisso sui due semidei.
"Alla fine, Chirone batté con lo zoccolo sul pavimento di marmo, e si fece silenzio. Levò il bicchiere. - Agli dei!
Tutti lo imitarono. - Agli dei!"
Gli dei sorrisero, mentre alcuni semidei tossicchiavano divertiti. "Che hanno?" Domandò Hermes, incuriosito. "Un discorso fatto da ubriachi." Ammise Connor, lanciando uno sguardo a Percy che sbuffò divertito.
"Le ninfe dei boschi portarono dei vassoi colmi di cibo: uva, mele, fragole, formaggio, pane fresco, e sì: una grigliata di carne! Il mio bicchiere era vuoto, ma Luke mi suggerì: - Parlagli. Chiedigli quello che vuoi... di analcolico, naturalmente.
Del tipo, avevo dodici anni.. Cosa avrei dovuto ordinare, vodka?"
"I tuoi pensieri sono oro." Disse Connor e Michael scosse la testa. "I suoi pensieri mi fanno ringraziare l'esistenza di un filtro tra bocca e cervello." Percy scrollò le spalle. "Ordinai: - Cherry Coke.
Il bicchiere si riempì di uno scintillante liquido color caramello. Poi mi venne un'idea. - Cherry Coke azzurra."
Molti sorrisero tristi per il ragazzo di dodici anni.
"La Coca assunse subito una violenta sfumatura cobalto. Assaggiai un sorso. Perfetta. Bevvi alla salute di mia madre. "Non è morta" mi dissi. "Almeno non in modo permanente. È negli Inferi. E se quel posto è reale, allora un giorno...""
Ade lo guardò. "Avevi pensato di minacciarmi per riavere tua madre?" "Non volevo minacciarti, zio! Volevo cercare di convincerti a ridarmi mia madre, ecco tutto." "E come?" Chiese Nico. "Orfeo aveva convinto Ade e Persefone a restituire Euridice. Forse io avrei potuto riottenere mia madre." Travis scosse la testa. "Pensavo che avessi perso la testa quando me lo hai detto la prima volta." "E invece?" "Non ce l'ha mai avuta."
"- Tieni, Percy - disse Luke, porgendomi un vassoio di carne. Mi riempii il piatto e stavo per addentare un bel boccone quando notai che si stavano alzando tutti e portavano i propri piatti verso il fuoco al centro del padiglione. Pensai che forse andavano a scegliersi il dolce."
"Senza aver mangiato?" domandò Annabeth. "Perché sarebbe stata la cosa più strana dell'intera giornata, vero? Oh, no, prendono il dolce prima di aver finito il pasto!" Travis e Connor scoppiarono a ridere per la battuta di Percy.
"- Vieni - mi ordinò Luke. Quando mi avvicinai, vidi che gli altri sceglievano una porzione della propria cena e la gettavano alle fiamme: la fragola più matura, la fetta di carne più succosa, il panino più caldo e burroso. Luke mi mormorò nell'orecchio: - Bruciamo le offerte per gli dei. Gradiscono l'odore."
Reyna alzò le sopracciglia. "Di cibo carbonizzato?" "Non sapeva di carbone." Disse Percy.
"- Stai scherzando!
Dal suo sguardo capii che non dovevo prenderla alla leggera, ma non potei fare a meno di chiedermi perché un essere onnipotente e immortale dovesse gradire l'odore del cibo bruciato. Luke si avvicinò al fuoco, chinò la testa e ci gettò dentro un grosso grappolo d'uva rossa. - Ermes."
Hermes abbassò lo sguardo. Aveva pensato che quelle offerte erano un bene. Il figlio non lo odiava ancora. Avrebbe dovuto sapere che non era così.
"Toccava a me. Avrei voluto potere nominare mio padre, ma visto che ero osservato, dissi. -Chiunque tu sia, dimmelo. Ti prego.-,"
Michael sorrise. "Non sei stato molto bravo a nascondere di saperlo." "A quanto pare non così tanto. O forse voi cinque più attenti degli altri."
"Gettai alle fiamme una grossa fetta di petto di pollo arrosto. Quando il fumo mi investì, però, non mi venne il voltastomaco. Non somigliava affatto all'odore di cibo bruciato. Sapeva di cioccolato e biscotti appena sfornati, hamburger alla griglia e fiori selvatici e un centinaio di altre cose buone che, nonostante la stranezza degli abbinamenti, stavano benissimo insieme. Riuscivo quasi a credere che gli dei si nutrissero di quel fumo."
"Ci hanno sicuramente provato." Disse Artemide, guardando Apollo ed Hermes. "E?" Chiese Michael. "Hanno fallito miseramente." Rise Ares. Apollo scrollò le spalle. "Valeva il tentativo."
"Prima di tornare a sedere, nonostante Travis e Connor mi spronassero, presi un grosso spicchio di melograno, e lo gettai nel braciere. -Ti prego, Ade. Prenditi cura dell'anima di mia madre.-"
Ade sorrise. "Quando avevo ricevuto l'offerta, mi sono arrabbiato. Pensavo che mi stessi prendendo in giro." "Invece non avevo davvero nessuno dei due." "Infatti. Comunque, l'ho fatto." "Mamma non si è lamentata." Disse Percy e Nico rise. "Per tua fortuna, padre. Percy potrà adorarti, ma se Sally si fosse lamentata, ti avrebbe fatto a pezzi." Ade rise.
"Tornammo a sederci e finimmo di mangiare, poi Chirone fece di nuovo risuonare il suo zoccolo. Il signor D si alzò in piedi con un gran sospiro. - Sì, suppongo che debba salutarvi, marmocchi. Ebbene: salve. Il nostro direttore delle attività, Chirone, dice che la prossima Caccia alla Bandiera è per venerdì. Al momento gli allori sono detenuti dalla casa numero cinque.- Un coro sgraziato di esultanza si levò dal tavolo di Ares.- Personalmente - continuò il signor D - non me ne importa un ficosecco, ma congratulazioni. Inoltre, devo dirvi che oggi abbiamo una nuova arrivata: Perry Johnson."
"Davvero, Dioniso? Non potresti fare un tentativo di ricordare i loro nomi, almeno?" Disse Atena. "Non vedo come possa essere importante." Scrollò le spalle il dio del vino.
"Chirone mormorò qualcosa.- Ehm, Percy Jackson - si corresse il signor D. - Giusto. Urrà e via discorrendo. Adesso correte al vostro stupido falò. Via!"
"Quello era un discorso?" Chiese Ade, stupito. Leo singhiozzò. "Era incredibile." Jason, Piper e Hazel alzarono gli occhi al cielo, guardando poi Percy che sorrise.
"Tutti esultarono. Ci dirigemmo verso l'anfiteatro, dove la casa di Apollo guidava il coro. Cantammo le canzoni del campeggio sugli dei, mangiammo i marshmallows arrostiti sul fuoco e ci scatenammo. La cosa buffa fu che non avevo più la sensazione che gli altri mi fissassero. Mi sentivo a casa."
Molti sorrisero, contenti che Percy si fosse sentito al sicuro.
"Quando il falò si svuotò, mi avvicinai con dei marshmallows alla bambina di otto anni vicino al fuoco. -Posso sedermi con te?- le chiesi."
Estia sorrise dolcemente a Percy, che ricambiò il sorriso.
"La bambina mi offrì il posto vicino a lei. Posai i marshmallows tra di noi, preparandone poi uno per porgerlo all'altra. Però lei scosse la testa. -Non mangio quei dolci, bambino.-
Ero troppo impegnato a sbalodirmi che qualcuno non mangiasse i marshmallows per rendermi conto che mi aveva chiamata 'bambino'. Quando lo feci, sbattei le palpebre e guardai bene la ragazza. Poi presi il marshmallows e lo gettai nel fuoco, dicendo -Per Estia.- La bambina mi sorrise."
"Come hai fatto?" "Dea del focolare. Una bambina di nove anni che mi chiama bambino. Duh?" Estia sorrise al ragazzo. "Quasi nessuno ha più tempo per la famiglia, oramai."
"-Sei un bambino molto intelligente, Perseus Jackson.-
-La ringrazio, divina Estia.-
-Non serve, nipote.-
La guardai sorpreso.
- Riconoscerei gli occhi di mio fratello ovunque, Percy. Sembri molto tuo padre.-"
"Sapevi?" Chiese Poseidone, stupito. "Percy aveva tutte le caratteristiche dei suoi fratelli semidei, fratello. Non era difficile stabilire il collegamento." Percy sorrise alla zia.
"-Grazie, zia. E' bello sentirlo.
-Non nutri rancore verso tuo padre? Molti dei tuoi cugini qui maledicono gli dei per le loro inazioni-"
"Non ci hai avvertito di questo?" Chiese Atena, scuotendo la testa. "Avrei dovuto ricordarvi di tenere sotto controllo i vostri figli, nipote?" Atena arrossì.
"-No. Io...-
Guardai in lontananza. In realtà, non avevo davvero pensato a come mi sentissi per mio padre. Ero felice che non fosse morto? Certo. Che avrei potuto conoscerlo? Assolutamente. Ma perché non si era mai fatto vedere? Era normale?
Mia zia disse. -Esistono delle regole, nipote. Gli dei non possono interferire con i loro figli.-
La guardai, annuendo. -E se volessi fargli un regalo per la festa del papà?-"
Poseidone fissò il figlio, con un broncio in viso. "Non mi è mai arrivato niente." "Grover, Silena e Charlie me li hanno requisiti ogni volta." Si imbronciò Percy. Grover arrossì. "Li ho tutti e diciassette, divino Poseidone. Glieli darò più tardi, o quando le Parche ce li consegneranno." Poseidone annuì, soddisfatto.
"Estia mi sorrise. -Sono sicura che tuo cugino sarà contento di consegnare quel pacco.-
Sorrisi a mia zia. Poi domandai, -Perchè non ci sono altri figli di mio padre e dei suoi fratelli?-
Estia sospirò. -Ti verrà spiegato in futuro, nipote. Ma i figli di Ade non sono mai stati accolti al campo. Spaventano gli altri.-"
Ade fece una smorfia, prima di dire. "E devo ringraziare Percy per aver avuto una cabina." "Era la cosa giusta, zio." Rispose il semidio, con una scrollata di spalle.
"-Questa è una cavolata. I miei cugini saranno certamente più forti degli altri semidei. Se accettano i figli del grande capo e quelli di mio padre, perché non quelli di mio zio? Non ha il minimo senso!-
Estia mi sorrise. -Quando avrà superato la sua amarezza, sono sicura che mio fratello Ade sarà contento di accoglierti in famiglia.-"
Ade guardò la sorella. "Davvero, Estia?" "Avevo ragione, fratello." Ade annuì.
"Mi rianimai alla notizia. -Mio zio non odia i figli dei fratelli? Lo hanno bandito dalla sua Casa, non ha amarezza verso di loro?-
Estia sorrise. -Ade è sempre stato molto buono. Un uomo giusto. Sono sicura che adorerà passare del tempo con te, nipote."
Ade guardò il ragazzo. "È stato Zeus a cacciarmi, Percy. Non Poseidone. E, se il mio elmo non fosse stato rubato, non ti avrei mai attaccato."
Percy sorrise e Talia si lamentò. "E io che colpe avevo? Mica ho chiesto di essere figlia di Zeus!" Zeus sembrava colpito e Ade sospirò. "Non ne avevi. Mi dispiace di averti quasi uccisa." "Non importa. Era destino che la profezia riguardasse Percy. Se non tu, avrei avuto un altro incidente che mi avrebbe tolto di torno per consentire a Percy di compiere il suo destino."
"Più tardi, quando le scintille del falò si levarono roteando verso un cielo stellato, il corno a conchiglia risuonò di nuovo. Feci un cenno a mia zia. -Penso di dover andare, adesso, zia.-
-Dormi bene, nipote."
Gli dei scossero il capo. I pochi che ancora avevano dei dubbi verso Percy, cambiarono rapidamente idea: chiunque fosse gentile con Estia, meritava tutto il loro appoggio e rispetto.
"Non mi resi conto di quanto fossi esausto finché non crollai sul mio sacco a pelo di fortuna. Strinsi le dita attorno al corno del Minotauro. Pensai a mia madre, ma erano pensieri positivi: il suo sorriso, le storie che mi leggeva da piccola prima di andare a letto, il modo in cui mi dava la buonanotte. Quando chiusi gli occhi, mi addormentai subito. E questo fu il mio primo giorno al Campo Mezzosangue. Ancora non sapevo quanto poco mi sarei goduto la mia nuova casa."
"Leggiamo il successivo?" Propose Poseidone. Artemide prese il libro dalle mani del padre.Angolo autrice
Alla prossima
By rowhiteblack
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THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSON
FanficDopo Eroi dell'olimpo, quando Zeus deve decidere la punizione di Apollo, semidei e dei si ritrovano nella Sala del Trono per leggere dieci libri dall'aria innocua. Leggere la vita dei loro figli renderà più dolci gli immortali e darà più senso a Zeu...