DISTRUGGO UN AUTOBUS PERFETTAMENTE FUNZIONANTE

498 15 0
                                    

"Non appena entrai nella mia capanna, Michael, Travis, Connor, Silena e Charles mi fissarono di rimando. -Dobbiamo parlare del concetto di privacy e spazio altrui.- dissi loro, vedendoli restare in silenzio"
"Non era davvero il momento per l'umorismo." Gli disse Atena e Percy guardò Talia. "Tals, se mai dovessi diventare troppo serio, abbattimi." "Nessun problema, consideralo fatto." "Grazie." "Di nulla, Perce." Jason sospirò e Piper rise. "Come se Talia potesse mai uccidere Percy." "Vero. Zio, dovessi diventare troppo serio, abbattimi sul posto." Zeus sbuffò divertito, annuendo. "Certamente." "Grazie, zio! Guadagnare punti."
"-Devi partire per un'impresa? Sei appena arrivato!- Esclamò Silena. Non capivo perché non accettasse di essere diventata la nostra mamma semidivina. Ne aveva di certo l'espressione.
Michael mi guardò speranzoso. -Vengo con te?-
-Purtroppo no. Miss Wikipedia si è fatta strada e ha deciso di essere il terzo compagno.-"
Annabeth guardò Percy, che scrollò le spalle. "Avrei preferito un mio amico con me, non qualcuno che mi aveva usata come esca. Niente di personale." "Era per la strategia." "Ed eri disposta a farlo. Se si fosse rivelata la migliore strategia durante l'impresa? Non avevi le proprietà molto in ordine, sai."
Annabeth arrossì, ma sapeva che Percy non la conosceva in quel momento, e lei non era stata la migliore amica in circolazione.
"-Accidenti!- Michael aveva messo un adorabile broncio. Scossi la testa, decidendo di lasciarlo affrontare l'ingiustizia di tutto questo. Guardai Charles. -Charles, hai un ombrello molto grande?-
Lui annuì, passandomelo. -Pensavo che non ti sarebbe piaciuta la pioggia.- Spiegò al mio sguardo sconvolto.
Scossi la testa di nuovo. Silena era la mamma e Charles il papà. Chiaro come il sole. O era la luna?"
Lo guardarono tutti e Percy scrollò le spalle. "State sottovalutando il divertimento che viene dal sentire un dio leggere i miei pensieri." Disse agli altri e Leo annuì. "Sembra assurdo." "Lo è anche per noi." Assicurò Artemide, lanciando uno sguardo al ragazzo che scrollò le spalle. "-Comunque, dove vai?- Mi chiese Connor.
Sorrisi felice. -A trovare mio zio! Che bello!-"
Lo fissarono tutti di nuovo. "Uhm, che ho detto adesso? Ho solo spiegato la destinazione della mia impresa." "Nessuno esulta quando deve vedere il signore dei morti!" Esclamò Era. "Dovrebbero, zio Ade è fantastico." Sospirò Percy, facendo sorridere il dio verso di lui. Estia gli rivolse un sorriso caldo, coinvolgendo poi Ade stesso.
"Silena parlò per prima, rompendo il silenzio sbigottito che era caduto dopo la mia frase. -Parli di... Ade?-
Sorrisi, annuendo. -Certo! Chirone è convinto che abbia rubato la folgore del grande capo- indicai il cielo -Secondo me, sono un carico di...-
-Percy!-
-....insulti infondati.- Lanciai uno sguardo divertito verso un Charles sconvolto, prima di continuare -Comunque, sono davvero contento di conoscerlo!-"
Reyna la guardò "E' il signore dei morti." "E?" Percy ricambiò lo sguardo. "A nessuno piace la morte." "Meno male che non volevo cercare Thanatos, allora." "In quel momento." Gli disse sorridendo Hazel. "Mi adora, comunque. Solo perché tu lo sappia." Le rispose Percy e Nico annuì. "Ti adorano tutti, negli Inferi. Passi più tempo lì che nel mondo mortale." Ade sospirò, lanciando uno sguardo verso Poseidone che sembrava offeso.
"-E' il signore dei morti.- Mi fece notare Silena, come se avessi mai potuto perdermi un'informazione così su mio zio. Eretici.
-Lo so, sembra faticoso. Hai idea di quanti morti ci siano ogni giorno? Povero zio, deve avere un carico molto grande da affrontare. Senza bisogno di accuse stupide da parte dei fratelli!"
Ade sorrise al ragazzo. "Vedo che avevi capito da solo il fastidio che provavo." "Lo so, zio. Però ti ho aiutato no?" "Il fatto che tu preferissi venire negli Inferi, piuttosto che la tua scuola, non mi rende più tranquillo." "La mamma era felice di sapere che non mi volevi morto, però." "Sono contento."
Poseidone sembrava ancora più arrabbiato, e Anfitrite gli strinse la mano.
"-Non...- Fissai confuso Michael, che aveva abbandonato il broncio e guardare verso la sua sinistra. Spostai lo sguardo e vidi che stava guardando il mare. Poi, mi resi conto di cosa stava pensando. -Non parlavo di papà, Michael. Sempre del grande capo.-
-Lui accusa tuo padre, no?-
-Sono sicuro che reputi anche lo zio colpevole in qualche modo.- Scossi la testa, prima di riempire lo zaino che Grover mi aveva dato con dei vestiti. Poi alzai lo sguardo verso il cielo, da dove continuava a cadere la pioggia. -Devo andare.-
-Dove?- Non risposi a Connor, mentre uscivo e mi dirigevo dove Estia accudiva le fiamme. Dopo qualche minuto di silenzio, dove io montavo l'ombrello e lei mi osservava, mi sedetti vicino a lei. -Ciao, zia!-"
Estia gli sorrise. "Sei stato molto gentile, ma le mie fiamme non si sarebbero spente." "Ah." Percy si grattò imbarazzato la nuca. "Non lo sapevo?" "Ho apprezzato molto il gesto, Percy." Gli sorrise ancora Estia.
"-Ciao, nipote. Mio fratello ti ha riconosciuto, infine.-
Annuii. -Penso che avrebbe rimandato, se non fosse stato necessario farmi partire per un'impresa folle.- Poi inclinai la testa. -Beh, vado dallo zio, quindi tutto sommato non può essere troppo male.-
Estia mi guardò divertita. -Sono sicura che mio fratello Ade adorerà averti intorno.-
Le sorrisi, riscaldandomi con le fiamme. -Ti sarei venuto a trovare lo stesso, ma volevo darti qualcosa fino al mio ritorno...- La guardai imbarazzato, ma lei sorrideva come al suo solito, quindi estrassi un ciondolo. -Non è stato davvero facile, ma Charles mi adora e me lo ha fatto. Ho dovuto corromperlo e infastidirlo a non finire, ma alla fine lo ha fatto...-
Estia interruppe il mio divagare prendendo il ciondolo dalle mie mani. Arrossii, mentre lei lo apriva e sorrideva dolcemente. Non era niente di che, ma avevo pensato che essendo la dea del focolare, il cuore della famiglia, dovesse farle piacere avere un ricordo con sè. Avete presente i ciondoli dove mettete le foto dei parenti? Mi ero fatto descrivere da Luke gli aspetti degli dei, e il ciondolo di Estia si apriva su sei facce, ognuna di esse con il disegno di uno dei suoi fratelli, più il suo."
Estia fece vedere il ciondolo ai fratelli e alle sorelle, che sorrisero verso Percy, facendolo agitare. "Sei fantastico,  figlio mio."
"-Grazie. E' sempre bello avere la propria famiglia con sè.- Le sorrisi, contento che le fosse piaciuto.
-Vero.-
Distolsi lo sguardo, pensando a mia madre e a quanto avrei voluto averla con me. Sentii un lampo di calore al mio fianco, e poi due calde braccia intorno alle mie spalle.
-Va tutto bene, Percy. Va bene sentire la mancanza dei nostri cari. La ami e ti manca. Ma non disperare per lei. Mio fratello non è crudele.-
Accettai l'abbraccio di Estia, mormorando. -Capisco perché sia arrabbiato del mio essere vivo, zia. Ma mia mamma non merita questo."
Zeus lo guardò triste, sentendo l'impulso di abbracciarlo. Poseidone, al suo fianco, lo fece subito, facendo sorridere il figlio.
"-Non lo fa. Parla con mio fratello, Percy. Non la terrà lontana da te. Tutti noi sappiamo quanto sia importante la propria madre.-
Le sorrisi, notando in quel momento che aveva assunto l'aspetto di una donna adulta, forse sui trent'anni. Era sempre bellissima, e il suo essere così gentile e premurosa la rendeva ancora più bella."
"Grazie, nipote." Percy sorrise alla zia, che ricambiò il sorriso.
"Il magazzino del campo mi anticipò cento dollari in soldi mortali e venti dracme d'oro: delle monete grandi come biscotti, con l'effigie di vari dei dell'Olimpo da un lato e l'Empire State Building dall'altro. Le antiche dracme mortali erano d'argento, ci spiegò Chirone, ma gli dei dell'Olimpo usavano solo oro purissimo. Probabilmente perché erano vanitosi."
"No, non è per quello." Disse Atena e Percy scrollò le spalle. "Onestamente, non mi interessa granchè." Ade sbuffò divertito. 
"Disse che potevano tornarci utili per le transazioni non-mortali... qualunque cosa significasse. Diede a me e ad Annabeth una borraccia di nettare e una busta di tavolette d'ambrosia ciascuno, da usare solo per le emergenze, se ci facevamo male sul serio."
"Lo hai usato?" Chiese Michael e Percy lanciò uno sguardo allo zio. "Non abbiamo fatto in tempo." Zeus impallidì guardando Poseidone, ringraziando di essere entrambi senza poteri in quel momento, o la vendetta del fratello lo avrebbe lasciato fortemente delibitato.
"Era il cibo degli dei, ci ricordò. Ci avrebbe curato da quasi tutte le ferite, ma per i mortali era letale. Anche i mezzosangue dovevano andarci piano: una quantità eccessiva e ci saremmo beccati un febbrone; un'overdose e avremmo preso fuoco, letteralmente. Forse avrei potuto provare questa autocombustione."
Chirone fissò Percy, stretto tra le braccia del padre. "Non l'ho mai nemmeno provato. Era solo un pensiero così. Come sulla banda 'I Tre Grandi.'" Al promemoria, Zeus, Ade e Poseidone fissarono il ragazzo. "Mi sono già scusato per quel commento." "Ma continui a portarlo fuori." Gli disse Ade, divertito. "Beh, mi dispiace molto."
"Annabeth aveva con sé il suo berretto magico degli Yankees: un regalo della madre per il suo dodicesimo compleanno, mi spiegò. Si portò anche un libro sui capolavori dell'architettura classica, scritto in greco antico, da leggere nei momenti di noia, e un lungo coltello di bronzo, nascosto nella manica della camicia. Ero sicuro che quel coltello ci avrebbe causato dei guai al primo metaldetector che avremmo incontrato sulla nostra strada. Non importa quello che Silena spiegava sulla Foschia. Ero coinvolto, avrebbe fatto cilecca e saremmo stati scoperti come semidei."
"Suona davvero come qualcosa che potrebbe succedere." Sospirò Grover e Michael annuì. "Non c'è limite alla sfiga di Percy." "No?" Chiese Persefone, guardando preoccupata il semidio. "No. Se arrivo sul fondo, inizio a scavare." Rispose Percy, scuotendo la testa estremamente triste.
"Grover indossava i piedi finti e i pantaloni per passare da essere umano. Portava anche un berretto verde, perché quando pioveva gli si appiattivano i capelli e in mezzo ai ricci spuntavano un po' le corna. Il suo zainetto arancione era pieno di rottami di ferro e di mele da sgranocchiare. In tasca aveva il flauto di canne che suo padre aveva costruito apposta per lui, anche se conosceva solo due canzoni: il Concerto per Pianoforte numero 12 di Mozart e So Yesterday di Hilary Duff, ed entrambe suonavano piuttosto male con il flauto."
Grover guardò male l'amico, dirigendo la sua irritazione poi verso Talia che stava ridendo. "Grover le avrebbe fatte suonare male con qualsiasi cosa." Percy annuì e Grover gli rivolse uno sguardo tradito. "Scusa, G-man. Sei decisamente migliorato con il tempo".
"Dopo aver salutato gli altri e aver lanciato un'ultima occhiata ai campi  di fragole, all'oceano e alla Casa Grande, ci incamminammo su per la Collina Mezzosangue, verso il grande pino che un tempo era Talia, la figlia di Zeus."
Talia lo fissò male. "Se non fossi diventata un albero, non avresti sentito le battute, dolce Talia." La rimbeccò Percy, facendo ridere Nico.
"Mi chiedevo se avrei dovuto chiedere a mio padre di non trasformarmi in un albero, se fossi dovuto morire."
Poseidone lo guardò. "Non ti avrei trasformato in un albero." "Grazie al cielo." Mormorò Percy
"Chirone ci aspettava seduto sulla sua sedia. Accanto a lui c'era il surfista biondo che avevo visto in infermeria. Secondo Grover, quel tipo era il capo della sicurezza del campo: aveva occhi sparsi per tutto il corpo, per non farsi cogliere mai di sorpresa. Oggi però indossava un'uniforme da autista e gli vedevo soltanto le pupille in più che aveva sulle mani, sulla faccia e sul collo. Peccato, erano carini gli occhi."
"Sei fuori di testa? È snervante!" Esclamò Piper e Percy scrollò le spalle. "Hai mai provato a fare una gara di sguardi con lui? È esilarante." "Secondo quale logica?" Domandò Jason, ma Nico rispose. "Deve chiuderne almeno uno, ma serve un arbitro per tenere sotto controllo la situazione. E deve scegliere un tot di occhi, perché così è più facile tenerlo sotto controllo." Percy annuì alle parole di Nico. 
"— Questo è Argo — lo presentò Chirone. — Vi accompagnerà in città e, ehm, terrà gli occhi aperti."
Era guardò il centauro. "Quello era un pessimo gioco di parole, Chirone." "Anche se io lo apprezzo." Sorrise Apollo.
" Prima che potessi commentare il pessimo gioco di parole, sentii dei passi alle nostre spalle. Luke stava risalendo di corsa la collina, con un paio di scarpe da basket in mano."
Guardarono tutti Percy, mentre Grover digrignava i denti. "Mi ha quasi ucciso." "Voleva uccidere me, però." Gli disse Percy e Grover lo guardò. "In che modo dovrebbe consolarmi? O tranquillizzarmi?" "Beh, non aveva problemi con te. Li aveva con me." "Se hanno problemi con te, li hanno con me." Disse Grover e Michael continuò. "E non li hanno per molto, visto che li uccidi, di solito." Percy annuì. "Vero."
"— Ehi — esclamò col fiato grosso. — Meno male che vi ho raggiunti!
L'espressione di Annabeth si illuminò, come accadeva sempre quando c'era Luke nei paraggi."
Annabeth arrossì, guardando il ragazzo. "Lo dicevi anche tu che era bello!" "Non mi illuminavo quando compariva." Rispose Percy e Charles annuì. "Si illuminava quando vedeva Michael, Travis e Connor." "Ma non per una cotta o altro, solo perché vuol dire che può fare saltare in aria le cose." Percy sorrise verso Silena e Connor annuì. "Anche perché, nonostante tutti si prendano una cotta per Perce, lui non riconosce di avere una cotta nemmeno se viene colpito in faccia da quella." Talia rise, guardando Afrodite e dicendo poi. "O se la dea dell'amore gli fa visita." "Ehy!" Percy fece una smorfia offesa, ma Annabeth annuì e Grover gemette. "Cinque anni. Ci hanno messo cinque anni." Annabeth lo guardò male. "Non avevo una cotta per Percy quando è arrivato al Campo." "No, ti è venuta quando hai visto quanto folle fosse." Rise Talia e Percy corrugò la fronte. "Quindi quando sono arrivato al Campo. Le due cose non coincidono?" Annabeth scosse la testa. "No. Un po' dopo." "Oh, ecco. Devo cambiare il mio atteggiamento." Scosse la testa il ragazzo e Nico rise.
"— Volevo solo augurarti buona fortuna — mi disse. — E pensavo che queste ti potessero tornare utili."
"Utili per ucciderti." Disse Grover e Percy annuì. "Doveva sospettare che non avrebbero funzionato." "Ogni piano fallisce se vieni coinvolto." Scosse la testa Annabeth e Talia annuì. "Dei loro. I nostri funzionano tutti bene alla fine." Gli dei guardarono un Percy soddisfatto.
"Mi passò le scarpe, che sembravano normalissime, anche per l'odore."
Lo fissarono tutti. "È davvero la cosa più strana che avete letto finora?" Domandò incuriosito Percy. "Purtroppo non lo è." Sospirò Talia.
"Luke pronunciò: — Maia! — e sui calcagni spuntarono delle candide ali d'uccello, cogliendomi del tutto alla sprovvista. Le scarpe mi caddero dalle mani e rimasero a svolazzare a terra per un po', finché le ali si ripiegarono e scomparvero.
— Fantastico! — commentò Grover.
Luke sorrise. — Mi furono utili durante la mia impresa. Un regalo di papà. Naturalmente non le uso molto negli ultimi tempi... — concluse, rattristandosi."
"In realtà penso che le abbia usate per rubare la folgore e l'elmo." Riflettè Percy, dicendo. "Non avrebbe potuto arrivare a toccare il fondo del trono, figurati lo scranno." Continuò. Tutti lo guardarono e Jason parlò stupefatto. "Non ti sei seduto davvero sul trono di tuo padre, vero?" Percy lo guardò senza rispondere, facendolo gemere rumorosamente. Tritone sbuffò. "Favoritismi." "Non è..." Poseidone venne interrotto dagli sguardi sapienti di Anfitrite e Tritone.
"Non sapevo cosa dire. Già era tanto che Luke fosse venuto a salutarmi. Temevo che ce l'avesse un po' con me perché negli ultimi giorni lo avevo evitato."
"Perché lo stavi evitando?" Chiese Piper. "Non lo so. Sembrava avere un'espressione strana in viso quando mi guardava. Mi metteva a disagio." Scrollò le spalle Percy. Jason riflettè. "Forse stava cercando di capire se potessi essere convinto a unirti a lui." Travis sbuffò e Connor scosse la testa. "Parlava troppo bene di Ade per essere convinto a tradire gli dei." Poseidone lo fissò. "Ehy! Non sapevo che tu fossi mio padre!" Tritone intervenne. "Sembravi averlo capito piuttosto bene." "Okay, non volevo attirare l'attenzione su un'improvvisa difesa di Poseidone. Non dopo aver spiegato all'intera casa di Hermes in che modo Ade fosse il migliore dio in circolazione." Nico scoppiò a ridere. "Ecco perchè mi adoravano." "Beh, sì." Will sbuffò. "Ti adoravano tutte le capanne di Efesto, Afrodite, Apollo ed Hermes, Nico. Percy ti adorava e tanto bastava." Percy scrollò le spalle e Grover lo guardò. "Com'era? Ti piacevano tutti i Nico e non Nico alla stessa maniera?" Percy sorrise al cugino, che arrossì. "Assolutamente. Non ho preferiti." Talia fece un verso offeso. "Mi conosci da più tempo." "E infatti ti apprezzo tanto quanto Nico, non Nico."
Nico scoppiò a ridere e Percy gli sorrise.
"E adesso mi faceva pure un dono magico."
"Beh, un dono mortalmente bello." Annuì Percy e Grover lo guardò. "Puoi rimettere il filtro cervello-bocca?" "Nah, i miei pensieri sono di dominio pubblico. Tanto vale che li mantenga tale." "Non farlo, davvero." Disse Jason. "Incolpa le tre vecchiette del destino." Gli disse Percy.
"— Ehi, amico — dissi. — Grazie.
— Ascolta, Percy. — Luke sembrava a disagio. — Le nostre speranze dipendono da te. Perciò, ammazza qualche mostro anche da parte mia, okay?"
"Quello l'ho sicuramente fatto." Sorrise Percy e Grover annuì. "E hai fatto arrabbiare anche gli dei nel mentre." "Win win, come dico io." "Non è così che si dice." Scosse la testa Hazel. Talia sospirò. "Ho compassione di Grover. È dovuto venire con te ogni volta." "No. Nel Mare dei Mostri lo abbiamo salvato. Perché sono un amico fantastico. A cui non gliene frega niente delle regole di Tantalo, poi." "Era la missione di Clarisse, però." Disse Chris. "E? Ci hanno perlopiù ignorati. Del tipo, hanno lasciato il Campo? Sono shockato." "Hai mandato un messaggio Iride." Gli ricordò Michael. "Shockato, come stavo dicendo." Continuò Percy, sorridendo al figlio di Apollo.
"Mi abbracciò. Poi diede un colpetto affettuoso a Grover fra le corna, e poi abbracciò Annabeth. Dopo che se ne fu andato, le dissi: —Stai iperventilando."
Annabeth arrossì, detestando il modo in cui Percy aveva dovuto notare tutto.
"— Non è vero.
— Sei stata tu a farlo vincere nella Caccia alla Bandiera, vero? Un ragazzo carino appare e lo fai vincere? Non mi sembra molto saggio, onestamente."
"Uuuh!" Travis e Connor applaudirono e Atena sospirò, dicendo. "Percy ha purtroppo ragione. Usare lui come esca per far vincere un ragazzo per un affetto... Non è stato saggio. Se volevi distrarre i figli di Ares, avresti dovuto lasciare Luke e Percy insieme. Luke come spalla in combattimento e Percy come esca. E incaricare i figli di Apollo del recupero della bandiera." Annabeth arrossì per il rimprovero della madre.
"— Oh... ma chi me lo fa fare di andarmene in giro con te, Percy?
-Ti sei immischiata tu!- le ricordai mentre scendeva dalla collina. Argo la seguì, facendo tintinnare le chiavi della macchina."
"Ancora, Percy ha ragione. Ti sei immischiata tu." Talia scosse la testa verso Annabeth. Lei arrossì. Percy intervenne. "Ehy, alla fine è andato bene che si fosse immischiata." Tutti lo guardarono. "Che c'è? Se l'avessi odiata non sarei partito per aiutarla due anni dopo." "Era per Artemide la missione di salvataggio." Disse Silena, e Percy annuì. "Sì, ma tanto erano nello stesso posto. Voglio dire, non è che si sarebbe perso troppo tempo." Annabeth sorrise divertito. Leo socchiuse gli occhi. "E' la missione che hai descritto come 'Abbiamo salvato Artemide, Annabeth, e Talia si è unita alle Cacciatrici?'" Talia scoppiò a ridere. "Quello è quello che hai raccontato?" "Sì, non è quello che è successo?" Talia rise. "Non vedo l'ora che leggiate quello che è davvero successo." Disse, rivolgendosi a Leo, Piper e Jason.
"Raccolsi le scarpe volanti e all'improvviso ebbi una brutta sensazione.
Guardai Chirone. — Non potrò usarle, vero?"
Leo alzò la testa. "Perché no?' "Immagino che verrà fuori, ma comunque, considerando che dovevano trascinarmi nel Tartaro immagino che sia stata una buona cosa che non potessi usarle." Rispose Percy, non vedendo il padre e gli zii imbiancare. Hermes sussultò. "Voleva mandarti nel Tartaro?" "Penso che fosse Crono a volerlo, più che Luke." Rispose Percy.
"Lui scosse la testa. — Le intenzioni di Luke erano buone, Percy. Ma prendere il volo non sarebbe saggio da parte tua."
Leo annuì. "Giusto, potevi essere fritto" Percy annuì. "Fritto?" Domandò Charles, guardando il fratello stupito. "Sì. Perché? Non si dice così?" "No, è perfetto." Lo rassicurò Percy.
"Annuii, deluso, -Immagino che diventare adatto a un posacenere potrebbe abbassare l'umore generale.-"
"Adatto a un posacenere?" Talia guardò divertita Percy che disse. "Se ti colpisce un fulmine non ti polverizzi?" "No." Gli disse Jason. "Ma parliamo di un fulmine divino. Ho pensato che sarei stato incenerito." "Lo saresti stato." Confermò Zeus, trattenendo le risate. "Tha, vedi?" Indicò lo zio verso Talia, che sospirò.
"ma poi mi venne un'idea. — Ehi, Grover. Lo vuoi un oggetto magico?
Gli brillarono gli occhi. — Io?"
"Non ti ho mai davvero ringraziato per avermi quasi ucciso." Riflettè Grover. "Non lo hai fatto, no." "Grazie per avermi dato un oggetto mortale per me." "Prego!"
Artemide guardò i due sorpresa ed Hermes era contento che il successore di suo figlio avesse trovato in Percy un amico.
"In un attimo gli allacciai le scarpe ai piedi finti e il primo ragazzo-capra volante del mondo fu pronto per il lancio.— Maia! — gridai."
"Hai allacciato le scarpe a un fauno?" Domandò stupita Gwen. "Duh? Come poteva farlo da solo?" Chiese confuso Percy. Gwen sbattè le palpebre. "Ma... a un fauno?" Percy guardò stupito e confuso Grover, che scrollò le spalle, contento di essere amico di Percy. Talia rise. "Nessun semidio si abbasserebbe a fare una cosa del genere." "Perchè no?" "Si ritengono superiori ai satiri." Spiegò Dioniso, e Percy scosse la testa. "Un mucchio di ca..." "PERCY!" Urlò Charles. "Cavolate. Stavo dicendo cavolate." Alzò le mani in segno di resa il semidio, facendo ridere Nico, gli dei e Talia. Grover gli sorrise.
"Il decollo andò bene, ma poi lui si sbilanciò su un fianco, trascinando lo zainetto nell'erba. Le scarpe alate continuavano a scalpitare su e giù come cavalli selvatici in miniatura.
— Pratica — gli gridò dietro Chirone. — Ti serve solo un po' di pratica.
— Aaaaah! — Grover volò giù per la collina di sghembo, come un tosaerba impazzito, puntando dritto alla macchina."
"Un tosaerba impazzito?" Gemette Grover e Percy scrollò le spalle. "Non ti sei visto. Eri davvero un tosaerba impazzito. Io mi sono limitato a esprimerlo."
"Prima che mi lanciassi all'inseguimento, Chirone mi afferrò per un braccio. — Avrei dovuto allenarti meglio, Percy — mi disse. — Se solo avessi avuto più tempo. Ercole, Giasone, erano tutti più pronti."
"Potevi farlo." Ringhiò Silena e Michael annuì. "Considerando il fatto che conoscevi la profezia. E che non c'è niente di male nell'umorismo di Percy!" Percy sorrise ai due.
"— Non fa niente. Davvero. Speravo solo..."
"Cosa speravi?" Chiese Annabeth, guardandolo interessata. Molti imitavano il suo sguardo. Cosa avrebbe chiesto il ragazzo, che sembrava non voler mai chiedere niente. Percy, da parte sua, arrossì e si nascose nel petto del padre, che lo strinse forte tra le proprie braccia.
"Mi interruppi, perché stavo per fare la figura del marmocchio. Quello che speravo era che mio padre mi avesse regalato qualunque  cosa per aiutarmi nell'impresa, qualcosa da parte sua. Cioè, andava bene anche un corallo, se proprio voleva."
"A cosa ti sarebbe servito un corallo?" Denigrò Atena e Leo sbuffò. "Non è per quello, è per sentire il legame con il padre e il suo dominio tangibilmente. E non solo per il potere e la sua sensazione annessa dentro di noi." "È esatto." Annuì Artemide e Leo disse. "Me lo ha spiegato Percy. Quando gli ho chiesto come potesse ancora sostenere voi dei dopo tutto il casino che gli avevate lanciato contro." "Come fai?" Gli chiese Hermes e Percy strinse il padre. "Non tradirei mai mio padre. Mai." Poseidone gli diede un bacio sulla testa, orgoglioso del figlio.
"— Ma dove ho la testa? — esclamò Chirone. — Non posso farti partire senza questa.
Tirò fuori una penna dalla tasca della giacca e me la consegnò. Era una normalissima penna a sfera usa e getta, con l'inchiostro nero e il cappuccio. Valore stimato: trenta centesimi.
— Wow — ironizzai. — Grazie. Mi sento molto al sicuro, adesso."
Molti risero e Hylla intervenne. "Non hai mai perso quel sarcasmo, questo è certo. Magari sarebbe stato meglio se certe volte lo avessi fatto." "Nah, mi piace il rischio." "Si vede, fidati." Lo rassicurò Jason mentre Charles diceva. "E fai venire a tutti quanti dei capelli bianchi per stress e preoccupazione." Silena annuì. "Avevo meno paura mentre combattevi contro Iperione che quando non hai niente da fare!" "Questo è esagerato, vero?" Chiese Zeus, preoccupato. Percy fece una smorfia. "Penso di no. Se consideriamo Phil, Maia e Mayhem dei pericoli, certo." "Chi sono?" Chiese Apollo confuso. "Un gattino infernale, il drago maetico e un segugio infernale cucciolo. Un semidio ha ucciso la madre e lui era solo. L'ho preso con me." "Già. Tre creature definite mostri." "Ops?" Percy guardò dubbioso Silena, che alzò gli occhi al cielo.
"— Percy, è un dono da parte di tuo padre. La conservo da anni, non sapendo che fossi tu colui che stavo aspettando. Ma la profezia adesso mi è chiara. Sei proprio tu."
"Un altro che ti aspettava impaziente." Gli disse Michael e Leo annunciò. "Conterò tutti i mostri, dei e immortali in generale che sarai costretto ad affrontare." "Ok." Travis gli passò dei fogli di carta e Connor gli disse. "Minotauro e Furia, per ora." "Scritti."
"Mi ricordai della gita al museo, quando avevo disintegrato la Dodds. Chirone mi aveva lanciato una penna che si era trasformata in una spada. Possibile che...? Tolsi il cappuccio e la penna cominciò ad allungarsi e ad appesantirsi. In un attimo, mi ritrovai in mano una scintillante spada di bronzo a doppiotaglio, con l'impugnatura rivestita di cuoio e l'elsa piatta rivettata di borchie d'oro. Era la prima arma con la quale mi sentivo veramente a mio agio. Poi pensai che Chirone aveva usato un dono di Poseidone come metodo per fare lezione. Non pensavo che il dio lo avrebbe apprezzato."
Poseidone sbuffò. "Non mi sarebbe importato troppo, Percy. L'importante era che fosse arrivata dove spettava."
"— Questa spada ha una lunga e tragica storia alle spalle, che al momento non ci interessa — mi spiegò Chirone. — Si chiama Anaklusmos."
"Non ci interessa?" Ripetè a pappagallo Charles e Leo chiese. "Che storia tragica ha avuto?" Percy fece una smorfia. "Non ci interessa nemmeno adesso." Assicurò i due.
"— Vortice — tradussi, pensando che mi sarebbe interessato piuttosto conoscere il tragico passato di una spada. Soprattutto se dovevo usarla io."
Talia sbuffò divertita e Chirone si agitò sugli zoccoli. "Ho pensato che sarebbe stato meglio rimandare quella discussione particolare." "Così come tutte le altre." Disse in risposta Percy. Chirone lo guardò colpevole, prima di indietreggiare allo sguardo arrabbiato dei Tre Grandi, Demetra e Estia.
"— Usala solo in caso di emergenza — mi ammonì Chirone — e solo contro i mostri. Naturalmente, gli eroi non devono aggredire i mortali ameno che non sia assolutamente necessario, ma questa spada non li ferirebbe in nessun caso.
Osservai la lama affilatissima. — Com'è possibile?"
"Il bronzo celeste non ferisce i mortali." Gli fece notare Era, un tono più gentile del solito. "Beh, non ne avevo idea?" Rispose Percy ed Era lanciò uno sguardo arrabbiato al centauro.
"— La spada è di bronzo celeste. È stata forgiata dai Ciclopi, temprata nel cuore dell'Etna e raffreddata nel fiume Lete. È mortale per i mostri e per qualsiasi creatura degli Inferi, sempre che non ti uccidano loro per primi. Ma la lama trapasserebbe i mortali come un'illusione ottica. Non sono abbastanza importanti perché si prenda la briga di ucciderli. Ed è meglio che ti avverta: in quanto semidio, tu puoi essere ucciso sia dalle armi celesti sia da quelle normali. Sei vulnerabile il doppio."
"Non importanti?" Ripetè Rachel, fissando il centauro. Percy le sorrise. "Dovresti essere felice di non essere abbastanza importante, Rac!" "Solo perché il tuo primo istinto è di affettare chiunque si soffi il naso!" "Potevi essere contagiosa!" I due risero e Talia domandò. "Hai cercato di affettare Rachel?" "Incidente." "Potevo morire." "Ma non lo hai fatto." Le sorrise il semidio, facendo sospirare l'oracolo. Michael riflettè. 'Potrebbe essere il titolo della biografia di Percy. Potevo morire, ma non l'ho fatto." "Approvo!" Sorrise Connor e Travis annuì. "Rendiamo questi libri la sua autobiografia!" "No, grazie." Disse Percy, guardandoli offeso.
"— Buono a sapersi.
— Ora rimetti il cappuccio."
"Buono a sapersi?" Ripetè Afrodite. "Mi solleva sempre il morale sapere che posso morire in svariati modi."
Lo guardarono tutti stupiti. "Scherzi, vero?" Gli domandò Apollo, preoccupato. Percy lo guardò senza rispondere, facendo ridere Jason. "Sta scherzando, divino Apollo."
"Infilai il cappuccio sulla punta della spada e Vortice si rimpicciolì all'istante, trasformandosi di nuovo in una banale penna a sfera. Me la infilai in tasca con un certo nervosismo, perché a scuola ero famoso per perdere sempre le penne.
— Non puoi — mi disse Chirone.
— Non posso cosa?
— Perdere la penna — rispose. — È incantata. Ti riapparirà sempre in tasca. Provaci.
Ero diffidente, ma scagliai la penna il più lontano possibile, in fondo alla collina, e la osservai scomparire nell'erba. — Ancora qualche attimo — fece Chirone. — Ora guardati in tasca.
E la penna era lì."
"Forte!" Fischiò Leo e Percy annuì. "Molto, vero?"
"— Okay, è davvero forte — ammisi. — Ma che succede se un mortale mi vede estrarre la spada?"
"O mi accusa di essere  un terrorista o di essere uno strambo." "Rachel ti ha chiamato strambo?" Rise Grover e Percy annuì. "Mi ha quasi uccisa per essermi soffiata il naso!" "Ero in una brutta situazione!" Si difese Percy e Rachel rispose. "Lo sei sempre! Affetti le persone che si soffiano il naso?" "Dovrei farlo." Rispose Percy, facendola ridere.
"Chirone sorrise. — La Foschia è una cosa potente, Percy.
— La Foschia?
— Sì. Leggi l'Iliade. La troverai in moltissime situazioni. Ogni volta che elementi divini o mostruosi si mescolano con il mondo mortale, generano una Foschia che oscura la vista degli umani. Tu vedrai le cose per come sono, dal momento che sei un mezzosangue, ma loro le interpreteranno in modo del tutto diverso. È incredibile quello che sono disposti a fare pur di adattare le cose alla propria realtà."
"Pensavo che fosse per il meglio." Disse Rachel, confusa. "La scienza ha fatto passi da gigante, non possiamo pensare di tornare ai modi di fare dei greci antichi." Continuò e Zeus annuì. "Infatti lo è." Ed Hermes continuò. "Questo non cambia che le cose per noi sono cambiate troppo." "Ma non volete avere niente a che fare con i mortali." Disse Rachel, indicando poi i semidei. "Di solito ignorate anche i vostri figli." Gli dei si agitarono sul posto e Zeus parlò. "Sono antiche leggi. Forse, però, sono sbagliate. Affronteremo il discorso quando ne sapremo di più." Percy guardò sorpreso il dio.
"Mi infilai Vortice di nuovo in tasca. Per la prima volta, l'impresa mi sembrò reale. Stavo veramente lasciando la Collina Mezzosangue. Ero diretto a ovest senza la supervisione di nessun adulto, senza piani di riserva e senza nemmeno un cellulare. (Chirone sosteneva infatti che i cellulari erano rintracciabili dai mostri: usarne uno era peggio che sparare un razzo di segnalazione.) Per combattere i mostri e raggiungere la Terra dei Morti avevo come arma solo quella spada. Non sembrava molto. Considerando che non ero come Ercole, o Orfeo, o Perseo."
"Sei meglio  di tutti loro." Disse Talia e Poseidone annuì. "Sei potente tanto quanto loro, ma hai un buon cuore che loro non hanno." "Sei più potente di loro." Disse Jason, guardando Percy. "Ercole per combattere Efialte e Oto ha avuto bisogno di due dei dalla sua parte. Tu lo hai fatto da solo. Hai attraversato quel posto." Percy sorrise al ragazzo, senza notare gli sguardi preoccupati degli dei rivolti verso di lui.
"— Chirone — dissi. — Quando dici che gli dei sono immortali... cioè, è esistita un'epoca prima di loro?
— Sono esistite quattro età prima di loro, per la precisione. L'Epoca dei Titani era la Quarta Età, talvolta chiamata Età dell'Oro, secondo una definizione decisamente fuorviante. Questa, l'epoca della civiltà occidentale e del regno di Zeus, è la Quinta Età.
— Perciò, com'era il mondo prima degli dei?"
"Perché l'interesse?" Domandò Era. "Avevo paura di fare un casino incredibile e mandare tutto all'aria. Mi domandavo cosa sarebbe successo se avessi fallito." Zeus e Poseidone si guardarono. "Niente di buono." Rispose Ade.
"Chirone storse le labbra. — Nemmeno io sono abbastanza vecchio per ricordarlo, figliolo, ma so che per i mortali è stata un'epoca di oscurità e di barbarie. Crono, il re dei Titani, chiamava il suo regno l'Età dell'Oro perché gli uomini vivevano nell'innocenza, ignari di tutto. Ma era soltanto propaganda. Al re dei Titani non importava nulla della vostra razza, tranne quando la usava come antipasto o come intrattenimento a buon mercato. Fu solo agli albori del regno di Zeus, quando Prometeo, il Titano buono, donò il fuoco all'umanità, che la vostra specie cominciò a progredire. Perfino allora Prometeo fu bollato come un ribelle. Zeus lo punì severamente, come forse ricorderai. Naturalmente, gli dei alla fine si sono addolciti nei confronti degli umani ed è nata la civiltà occidentale."
"Giusto, quando ha armato gli scarafaggi." Annuì Connor. Demetra lo guardò sorpresa. "Come scusa?" "Abbiamo sentito i miti raccontati da Percy. Di solito quando ha bevuto troppa Red Bull o quando non dorme da troppo tempo. E ha detto 'Prometeo ha armato gli scarafaggi.'" Zeus lo guardò divertito. "Me lo ricordavo meglio così. Ed era più facile studiarli. Dislessico e iperattivo. Leggere in inglese seduto fermo è una tortura."
"— Ma gli dei non possono morire. Voglio dire, finché la civiltà occidentale è viva, anche loro sono vivi. Perciò, anche se io fallissi, non potrebbe succedere niente di così tremendo, vero?"
"Uccidere tutti i mortali e i nostri figli avrebbe eliminato  le persone che credevano in noi, in qualche misura. Forse sarebbe stato il momento della nostra scomparsa." Spiegò dolcemente Estia.
"Chirone mi sorrise mestamente. — Nessuno sa quanto durerà l'Età dell'Occidente, Percy. Gli dei sono immortali, sì. Ma dopotutto, lo erano anche i Titani. E questi ultimi esistono ancora, rinchiusi in varie prigioni, costretti a patire un dolore e un castigo eterni, indeboliti, ma comunque vivi e vegeti. Gli dei potrebbero essere destinati a una sorte simile e noi potremmo ripiombare nel caos e nelle tenebre del passato... che le Parche non vogliano! Tutto ciò che possiamo fare, figliolo, è seguire il nostro destino."
"Non sempre sappiamo qual è." Fece notare Jason, guardando Chirone. "A volte basta solo seguire il proprio cuore e si arriva al seguire il proprio destino." Rispose Apollo. Jason annuì, guardando poi Percy che scosse la testa.
"— Ammesso di sapere qual è."
"È bello vedere che Percy si è sfregato anche su Jason." Sorrise Leo e Piper annuì. "Dovremmo limitare il nostro tempo con lui. O si ripetono eventi come Jason che per poco non manda a quel paese un dio." Percy sorrise. "Ero così orgoglioso in quel momento." "Questo dovrebbe spiegare che era una pessima idea." Riflettè Charles e Jason fece una smorfia. "Mi sono scusato." "Ero meno orgoglioso in quel momento." Scosse la testa Percy. "Poteva ucciderci." "Anche una macchina, un lupo o un'anatra particolarmente determinata." Gli rispose il cugino, scrollando le spalle, e Silena corrugò la fronte. "... Perché le anatre?" "Quelle newyorkesi sono cattive." Fece una smorfia Percy e Travis rise "hai fatto arrabbiare anche le anatre?" "Travis, faccio arrabbiare chiunque!" "Com'è vero." Sospirò Michael.
"— Tranquillo— mi rassicurò. — Cerca di restare lucido. E ricorda che forse stai per impedire la guerra più colossale della storia dell'umanità."
"Quello avrebbe dovuto tranquillizzarlo?" Domandò Persefone e Chirone sospirò. "Volevo renderlo consapevole che c'era molto in gioco."
"— Tranquillo? — ripetei. — Come no! Sono molto tranquillo."
"Non sembravi molto tranquillo." Rise Talia e Percy scrollò le spalle. "Non mi sentivo troppo tranquillo, onestamente." "Come era naturale, figlio mio." Gli assicurò Poseidone, guardando male il centauro.
"Quando arrivai ai piedi della collina, mi voltai indietro. Sotto il pino che un tempo era Talia,"
"Ancora? Sul serio, basta!" Talia gemette e Percy scrollò  le spalle. "Non è davvero colpa mia. Ma eri l'unica altra figlia di uno dei Tre Grandi e non avevi fatto una bella fine a dodici anni." Talia annuì. "E io dovevo arrivare al Campo per essere al sicuro, a te ti stavano mandando da Ade. Posso capire la paura." "Non avevo paura dello zio. Era dell'altro che mi preoccupavo." "Giusto. 'Se Ade dovesse uccidermi, lo ringrazierei.'" Annuì Michael e Travis continuò. "Solo che poi aveva programmato di infastidirlo tutto il tempo, quindi meno male che non l'hai ucciso, divino Ade." Ade sospirò.
"Chirone si ergeva in tutta la sua equina imponenza, con l'arco sollevato in segno di saluto. Il tipico commiato di fine campo estivo dal tipico centauro della porta accanto. Argo ci condusse fuori dalla campagna, nell'area occidentale di Long Island. Era strano ritrovarsi di nuovo in autostrada, con Annabeth e Grover seduti accanto a me come se fossimo dei passeggeri normali. Dopo due settimane sulla Collina Mezzosangue, il mondo reale sembrava una fantasia. Mi ritrovai a fissare ogni McDonald's, ogni ragazzino sul sedile posteriore della macchina dei genitori, ogni cartellone pubblicitario e centro commerciale che incontravamo sulla strada."
"Capiamo la sensazione." Annuì Reyna e Hylla annuì. "Sembra di uscire da un libro e entrare da qualche altra parte." "Meno bella ma più sicura." Annuì Charles e Percy inclinò la testa. "Non lo so. Anche il mondo mortale può essere piuttosto pericoloso, lasciando perdere mostri e cose del genere." "In che modo?" Chiese Annabeth e Percy scrollò le spalle. "Se lo devi chiedere, vuol dire che tuo padre ha fatto un ottimo lavoro nel tenerti al sicuro."
"— Finora tutto bene — dissi ad Annabeth. — Abbiamo fatto quindici chilometri e non abbiamo incontrato un solo mostro."
"Non dire queste cose, porta iella." Scosse la testa Jason e Percy scrollò le spalle. "Io porto iella da solo." "Vero." Ammise Jason.
"Mi guardò seccata. — Porta male dire queste cose, Testa d'Alghe."
"Non serviva essere così irritante." Disse Silena fissando la ragazza
"— Ridimmelo, perché mi odi così tanto?"
"Per una stupida rivalità." Alzò gli occhi al cielo Talia e Percy sbuffò forte fissandola. "Pentola, bollitore." "Era diverso." "Certo, ti sentivi minacciata, proprio come Annabeth." Rispose Michael e Travis annuì. "E eri seccata che a voi due servisse il doppio del lavoro di Percy per essere ascoltate dagli altri ragazzi." Connor proseguì. "E Percy non ha mai usato i suoi poteri per intimidire gli altri." "O ferirli." Disse Clarisse.
"— Io non ti odio.
— Mi hai quasi convinto.
Ripiegò il suo berretto dell'invisibilità.  — Senti... è solo che noi due non dovremmo andare d'accordo, okay? I nostri genitori sono rivali.
— Perché? E ti lamenti degli dei e poi fai tutto quello che tua madre dice? Non ha il minimo senso."
"Tu ti lamenti degli dei." Gli disse Reyna. "No. Prima di tutto, non mi lamento di, ma con. E Era, Atena e Ares sanno che non li aiuterei tipo mai. Non mi vedi fare quello che dicono." "Non fai quello che dice nessuno." Disse Talia e Percy indicò il padre. "Incolpa lui."
" Sospirò. — Quante ragioni vuoi? Una volta mia madre ha beccato Poseidone e la sua ragazza che se la spassavano nel tempio di Atena: un'enorme mancanza di rispetto. Un'altra volta, Atena e Poseidone si sono contesi la supremazia sulla città di Atene. Tuo padre ha offerto in dono uno stupido pozzo d'acqua salata. Mia madre invece ha creato l'ulivo. Il popolo ha capito che era un dono migliore e ha dato il suo nome alla città."
"Uno stupido pozzo? Bada a come parli, ragazza." Disse Poseidone, fissandola. Talia annuì. "Percy è più rispettoso di te." "Scusa? Ho praticamente accettato l'idea di morire per loro. Più di una volta. Non vedo perché dovrei inchinarmi e cose del genere." "Non farlo." Disse Zeus, continuando. "Abbiamo un sufficiente debito con te." Percy sorrise al dio.
"— Devono proprio andare pazzi per le olive."
Atena lo guardò sospirando. "Hai appena detto davvero quello?" "Onestamente, non ho mai capito come avresti voluto essere la patrona di Atene." "Perché?" Chiese la dea, irritata. "Perché non penso che avresti voluto essere la patrona di una città dove le donne dovevano essere relegate a pulire, cucire e lavorare in casa perché un uomo provvedesse a loro." "Era così che funzionava." Disse Atena, sospirando. "A Sparta le donne combattevano al pari degli uomini. Gli Etruschi avevano un rapporto paritario. Quindi, no, Atene deve essere stato un posto orrendo per le donne." Annabeth sospirò, e Clarisse annuì. Artemide annuì contenta, sempre felice di sapere che il ragazzo rimanesse uno dei pochi ragazzi che valesse la pena avere in circolazione.
 "— Oh, piantala.
— Certo, se avesse inventato la pizza, li avrei capiti."
"Ares in realtà ha avuto una parte in quello." Disse Hermes. Percy guardò Ares. "Scherza?" "No, non lo fa." "Vedi? È stata un'ottima scelta." Guardando Chirone. Il centauro sospirò. "Quale?" Chiese Ade, incuriosito. "Jason ha suggerito di impostare il Campo Mezzosangue come il Campo Giove. Dedicato a un dio e una città importante del periodo." "Nuova Atene?" Chiese Artemide, inarcando un sopracciglio. "No. Nuova Sparta. Considerando che Percy ha minacciato di andarsene nel Campo Giove se avessimo dovuto dedicarlo ad Atena." "Vero. Ho suggerito Delos, ma sono stato ignorato." Apollo sorrise, dicendo. "La mia isola natale." "No, quella di Artemide." La dea rise della faccia delusa del fratello. "E il dio?" "Il rappresentante che Era ha scelto del campo Giove era il figlio di Giove. Quindi abbiamo scelto il nome del padre dell'altro capo della medaglia." Spiegò Reyna e Percy disse. "In breve, Campo Poseidone." "Quindi, offerte a Poseidone e Ares tutti i pranzi." Spiegò Michael. I due dei sorrisero. "Poi, Percy ha fatto un sacco di storie e ha detto che non era giusto che Ade non avesse un campo per lui." "E?" "Ne stiamo costruendo uno che unisca semidei di entrambi i Campi." "E la città di riferimento?" Domandò Persefone, incuriosita. "In discussione." Scrollò le spalle Travis.
"— Ti ho detto di piantarla!
Sul sedile anteriore, Argo sorrise. Non disse nulla, ma mi strizzò un occhio sulla nuca. Gli sorrisi in risposta. Ho già detto quanto adorassi Argo?"
"Anche Argo non sopportava Annabeth." "Chi lo faceva?" Chiese Travis guardando il padre, che scrollò le spalle. "Deve essere migliorata nel corso del tempo. Altrimenti Percy non l'avrebbe considerata un'amica stretta." Percy annuì, e Annabeth arrossì. "Avevo dodici anni, comunque." "Non importa, eri solo pesante." "No, era giovane. E da quel momento, mi ha sempre coperto le spalle." Disse Percy, guardando Michael, che fece una smorfia. Drew storse le labbra. "Comunque, potevi fare decisamente di meglio di lei." "Non avresti mai fatto una missione con me, Drew." "Mi si sarebbero rovinati i vestiti. E le unghie!" Drew fece vedere le unghie perfettamente curate a Percy, che scrollò le spalle. "Saresti stata lo stesso la più bella ovunque andassimo." Drew sorrise, alzando la testa. Silena scosse la testa, divertita. Tutti lanciarono sguardi confusi tra i due. "Come mai andate così d'accordo? Avete anche parlato?" Charles annuì alla domanda di Talia. "Lo hanno fatto. Decisamente." "Dovresti essere felice che lo abbiamo fatto." Rispose Drew e Silena sorrise alla sorella. "Infatti, lo siamo." "Ma che cosa avete fatto?" "Spoiler." Canticchiò Percy e Drew annuì.
"Il traffico nel Queens rallentò la nostra corsa. Quando arrivammo a Manhattan, era ormai il tramonto e cominciava a piovere. Argo ci fece scendere alla stazione degli autobus dell'Upper East Side, non lontano dall'appartamento di mamma e Gabe. Su una cassetta postale, fermato con del nastro adesivo, c'era un fradicio volantino con la mia foto stampata sopra: AVETE VISTO QUESTO RAGAZZO? Lo strappai prima che Annabeth e Grover potessero notarlo."
"Li ho conservati." Sorrise Rachel, prima di dire. "Pensavo che fosse così forte! Ti cercava l'FBI e la polizia in tutta America alla fine e nessuno ti ha trovato!" "Che bello! Essere ricercato internazionale, fatto." Percy la fissò divertito. Rachel scrollò le spalle. "Era tutto molto 'Al diavolo le autorità!'" Jason sbuffò. "Quello lo ha davvero." 
"Argo scaricò i nostri bagagli, si assicurò che avessimo i biglietti, poi ripartì, aprendo l'occhio sul dorso della mano per sorvegliarci mentre usciva dal parcheggio."
Reyna sbuffò. "Non  mi sorprende che non vi servisse molto per l'impresa in Alaska." "Che posso dire? Sono abituato a cavarmela con poco." Scrollò le spalle Percy, meritandosi gli sguardi preoccupati degli altri.
"Pensai a quanto fossi vicino a casa. In un giorno normale, mamma sarebbe già rientrata dal negozio. In quel momento probabilmente Gabe il Puzzone era là, a giocare a poker, senza nemmeno sentire la sua mancanza. Odiavo quel verme."
"Lo facciamo tutti." Gli assicurò Silena e Percy le sorrise tremante, sentendosi ancora arrabbiato per Gabe.
"Grover si infilò lo zaino in spalla e scrutò la strada nella direzione in cui stavo guardando. — Vuoi sapere perché l'ha sposato, Percy?"
"Leggi nel pensiero?" Chiese interessato Leo. "No, Leo." Disse Piper, senza guardarlo. "Ma..." "Solo no."
"Lo guardai stupito. — Mi stavi leggendo nel pensiero?"
"No, Percy." Disse Jason e Percy alzò le mani. "Non ho detto assolutamente niente!" "Ti tengo d'occhio."
"— No, leggevo solo le tue emozioni. — Alzò le spalle. — Mi sa che ho dimenticato di dirti che i satiri lo sanno fare. Stavi pensando a tua madre e al tuo patrigno, giusto?"
"Avete dimenticato di dirgli altro?" Chiese Talia, irritata. "Nah, non tanto." Scrollò le spalle Percy. "Solo un sacco di cose." Terminò Nico, facendo sorridere il cugino.
"Annuii, chiedendomi che altro si fosse dimenticato di dirmi.— Tua madre ha sposato Gabe per te — mi spiegò Grover. — Lo chiami "il Puzzone" ma non hai idea di quanto sia vero. L'aura di quel tizio... bleah! Riesco a sentirla da qui. Riesco perfino a sentirne le tracce su di te, e non ti avvicini a lui da settimane."
Anfitrite annuì. "Donna intelligente e coraggiosa. Capisco da dove lo prendi tu, Percy." Guardò il marito. "E capisco perchè mi hai tradita. Questa donna è qualcosa di speciale." "Lo è." Annuì Poseidone, stringendo Percy.
"— Grazie — replicai. — Dov'è la doccia più vicina?"
Jason scoppiò a ridere. "Non credo che sia qualcosa che dovresti chiedere." "Beh, se so di Gabe, voglio levare quell'odore." "Mascherava perfettamente il tuo odore da figlio di Poseidone." Gli spiegò Grover e Ade intervenne. "Altrimenti Alecto ci avrebbe messo molto meno tempo per trovarti." "Ah."
"— Dovresti essergli grato, Percy. La puzza mortale del tuo patrigno è talmente ripugnante che riuscirebbe a mascherare la presenza di qualsiasi semidio. L'ho capito al primo fiuto, salendo nella Camaro: Gabe ha coperto il tuo odore per anni. Se non fossi vissuto con lui ogni estate, probabilmente i mostri ti avrebbero scovato molto tempo prima. Tua madre è rimasta con lui per proteggerti. Era una donna intelligente. Doveva volerti molto bene per sopportare quel tizio... se la cosa ti può consolare."
Molti guardarono con simpatia Percy e Michael gli disse. "Lo ha fatto per non doverti mandare via. Sapeva che c'era il rischio che non ti avrebbero fatto mai uscire dal Campo, per tenerti al sicuro." Percy annuì. "Lo so. Resta solo doloroso pensare a quello che ha fatto ad entrambi." "Ma è stata una scelta di tua madre." Intervenne Era. "Lascia alle madri il compito di preoccuparsi e proteggere i loro figli." Efesto sbuffò, ma non disse niente per non turbare Percy.
"Non mi consolava affatto, ma mi sforzai di non darlo a vedere. "La rivedrò" pensai. "Non è svanita per sempre." Mi chiesi se Grover riuscisse ancora a leggere le mie emozioni, confuse com'erano."
"Mi hai fatto venire un bel mal di testa, ma ero molto in sintonia con te. Quindi, sì. Tutto il caleidoscopio di emozioni." "Ah. Cavolo, mi dispiace, G-man. A malapena l'ho capito io." "Era bello sentirle." Percy corrugò la fronte. Ricordava che quell'anno aveva avuto zero autostima, paura di morire e per un certo periodo anche il desiderio. "Come poteva essere bello sentirle?" Fu Hermes a rispondere. "Un satiro può sentire le emozioni dei semidei solo se il semidio si fida completamente e totalmente del satiro." "Ero contento per quello. Vuol dire che ti fidavi, ti fidi completamente di me." "Certo che lo faccio!" Percy lo guardò stupito e Grover indicò Annabeth e Talia. "Con loro era più difficile. Con te, mai." Percy gli sorrise e Grover ricambiò.
"Ero contento che lui e Annabeth fossero con me, ma mi sentivo in colpa per non essere stato onesto con loro. Non gli avevo detto il vero motivo per cui avevo accettato quell'impresa pazzesca."
Poseidone sospirò. "Non era per me, vero?" "Non ero arrabbiato papà, ma non ti conoscevo davvero. Mi dispiace, ma... beh, non è che possa cambiare i miei sentimenti." "Non farlo."
"La verità era che non mi importava un fico secco di recuperare la Folgore di Zeus o di salvare il mondo. Va bene, mio padre non aveva commesso il furto, quindi forse non si meritava di essere incolpato dal melodrammatico. Ma a quanto aveva detto la zia, gli dei non potevano interferire con i loro figli. E più ci pensavo, più ce l'avevo con Poseidone per non avere mai parlato con la mamma. Si meritava almeno un minimo di conforto e ero abbastanza sicuro che avrebbe avuto il tempo per controllarla. Non potevo fare a meno di chiedermi se sapesse di Gabe e di quello che aveva fatto"
"No! Percy, ti giuro, non avevo idea di quello che Gabe, quell'essere, faceva a te o a tua madre! Avrei interferito, al diavolo le leggi di Zeus!" Zeus non disse niente perchè probabilmente lo avrebbe lasciato interferire. Aveva odiato sempre persone come Gabe, ricordavano troppo suo padre per essere lasciate libere. E in quei casi, chiudeva un occhio se i suoi figli o fratelli decidevano di punire mortali del genere.
"L'unica cosa di cui mi importava veramente era mia madre. Lo zio l'aveva presa ingiustamente e lo zio l'avrebbe restituita. Poteva odiarmi quanto voleva per essere suo nipote, ma mia madre era off limits."
"Sei così fortunato di non averla uccisa per sbaglio." Disse Piper a Zeus. Leo annuì. "Percy avrebbe distrutto l'Olimpo a mani nude." Era annuì. "La lealtà verso la madre è un tratto che ammiro molto." Percy la guardò e vide che c'era un fondo di dolcezza nello sguardo della dea. Non doveva essere facile per la divinità essere sempre tradita dal marito, sentire il proprio dominio trattato brutalmente.
"Sarai tradito da qualcuno che ti chiama amico, mi bisbigliò l'Oracolo nell'orecchio. Non riuscirai a salvare ciò che più conta, alla fine."
"Perché  non bastava averlo sentito una volta, ora devi avere anche gli echi." Borbottò Leo, scontroso. "Scusa se le mie emozioni ti sconvolgono, Leo!" Gli disse Percy, facendo ridere il figlio di Efesto.
""Chiudi il becco" gli ordinai."
"Non funziona così." Scosse la testa Talia ed Apollo corrugò la fronte. "Mi domando se siano i versi su cui non avevi ancora un'idea precisa. Avevi un'interpretazione per il primo verso e una per il secondo. Non avevi idea di quale amico ti avrebbe potuto tradire e non potevi immaginare di lasciare tua madre negli Inferi. Quindi, cercavi una diversa interpretazione." Percy scrollò le spalle. "Oppure avevo dodici anni ed ero terrorizzato." Offrì in alternativa. Apollo annuì. "Potrebbe essere anche quello, certo. Voglio vedere quanta affinità hai con la profezia, però." Percy scrollò le spalle.
"La pioggia continuava a cadere. Ci spazientimmo ad aspettare l'autobus e decidemmo di giocare a footbag con una delle mele di Grover. Annabeth era incredibile. Riusciva a palleggiare quella mela sul ginocchio, sul gomito, sulla spalla, su qualunque cosa." 
Tutti guardarono i tre semidei e Grover scrollò le spalle. "Era divertente." "E l'autobus ci ha messo secoli ad arrivare!" Si lamentò Percy, facendo un adorabile broncio che fece sorridere dolcemente i sei figli di Crono.
"Anch'io non me la cavavo male."
"Sei bravo" Gli disse Jason, e Nico annuì. "Vero. A Montauk ti sei messo in mostra!" Talia fissò il fratello. "Come lo sai?" "Percy ha trascinato me, Nico e Hazel in un viaggio in un legame tra cugini." "E io?" "Eri con tua sorella." Le fece notare Percy e Hazel disse. "Non volevi essere in quel viaggio, Talia, fidati." "Che cosa è successo?" Chiese Demetra, lanciando uno sguardo preoccupato verso Percy che stava sospirando "Sul serio, come avrei dovuto prevederlo?" "Tutti i figli semidei dei Tre Grandi uniti in un posto solo? Non hai davvero pensato che sarebbe andato storto qualcosa?" Gli chiese Jason. "Beh, certo. Ma avevamo la macchina, no? Ed è andato tutto bene. Alla fine." Nico sbuffò e Hazel domandò. "Come, esattamente, essere inseguiti da karpoi, arpie, segugi infernali, dracene e uccelli di stinfalo mentre guidi a 300 km/h in autostrada diretta verso il Campo è andare tutto bene?" Percy alzò le mani. "Voglio dire, se lo metti giù così."
Zeus, Ade e Poseidone guardarono spaventati i loro figli. Nico disse. "Io mi sono divertito. E sentire Percy blaterare di tutti i modi in cui un'anatra poteva ucciderci è stato solo esilarante." "Stava guidando a 300 km/h!" Esclamò Hazel e Percy sussultò. "Ehy! Sono New Yorkese!" "E?" Gli chiese Piper. "E a New York impari fin da subito a scassinare porte, imprecare con stile, rubare macchine, e guidare come se il mondo stesse finendo e dovessi seminare l'Apocalisse dietro di te. Saremmo stati bene, perché non avrei mai fatto un incidente." Percy guardò offeso Hazel e Jason chiese. "C'è anche il non rispettare le autorità?" "Parliamo di New York, Jason. I New Yorkesi sono l'autorità." "Ah, ecco, si spiega. Sarà la scusa che userò con gli dei che vogliono ucciderti. 'È newyorkese!'" Percy rise.
"Il gioco finì quando lanciai la mela a Grover e gli arrivò troppo vicino alla bocca. In un unico boccone caprino, il nostro footbag scomparve: torsolo, picciolo e tutto. Grover arrossì. Cercò di scusarsi, ma io e Annabeth eravamo troppo occupati a sbellicarci dalle risate."
"Era... Avevo fame!" Si giustificò Grover e Talia disse. "Beh, Percy, non è che tu possa davvero lamentarti. Vogliamo parlare dello Dam snack bar?" Percy sorrise a Talia. "Certo che lo avrei fatto anche io! Per chi mi prendi?" Talia scosse la testa verso il cugino. Annabeth diede una gomitata all'amica. "Lo avresti fatto anche tu, Talia." "Lo so, tranquilla."
"Finalmente l'autobus arrivò. Mentre facevamo la fila per salire a bordo, Grover prese a guardarsi attorno, annusando l'aria come quando fiutava la sua specialità preferita a mensa: le enchiladas."
"Penso che stesse cercando i mostri." Rise Apollo e Percy scrollò  le spalle. "Non avrei detto di no a delle enchiladas." Ammise il ragazzo, facendo ridere tutti i presenti.
"Che succede? — chiesi.
— Non lo so — rispose con voce tesa. — Forse non è niente.
Ma intuii che non era vero e mi guardai alle spalle."
Hermes inspirò violentemente. "Sei in sintonia anche tu! Questo è ancora più raro!" Percy scrollò le spalle e Atena inspirò. "Non potresti almeno sembrare essere più sorpreso?" "Sono troppo abituato a fare cose che sono incredibilmente rare, Atena. Semplicemente non ho davvero voglia di inorridire fintamente. Sono abbastanza comodo adesso." Poseidone sorrise, stringendo più forte il figlio.
"Mi sentii sollevato quando fummo finalmente saliti a bordo e ci sedemmo in fondo all'autobus; dopo aver riposto gli zaini. Annabeth continuava a battersi nervosamente il berretto degli Yankees sulla coscia. Quando l'ultimo passeggero salì a bordo, mi strinse il ginocchio con una mano. — Percy.
Era una vecchietta. Indossava un vestito di velluto stropicciato, dei guanti di pizzo e un cappello di maglia arancione tutto sformato che le copriva il volto. Reggeva una grossa borsa a disegni cachemire. Quando alzò la testa, i suoi occhi neri brillarono e io avvertii un tuffo al cuore."
"Era un mostro vero?" Chiese Poseidone, guardando il figlio spaventato. Percy annuì. Non aveva senso mentire, considerando che lo stavano per leggere.
"Era la Dodds. Più vecchia, più raggrinzita, ma decisamente con la stessa brutta faccia. Mi rannicchiai sul sedile. Dietro di lei venivano altre due vecchiette: una con un cappello verde e una con un cappello viola. Per il resto erano identiche alla Dodds: le stesse mani grinzose, le stesse borse a motivo cachemire, lo stesso vestito di velluto stropicciato."
"Le tre Furie! Hai mandato tre Furie dietro mio figlio!" Urlò Poseidone, guardando Ade infuriato. "Mi sono già scusato per le mie azioni passate, fratello. Non credo di poter fare altro adesso." Poseidone lo fissò male. Percy si agitò pensando alla Chimera. Guardò Grover che sorrise improvvisamente. Poseidone avrebbe completamente distrutto Zeus.
"Un simpatico trio di nonnine demoniache."
Tutti guardarono  Percy che sorrise scrollando le spalle. "Questo è..." Annabeth si fermò, scuotendo solo la testa. "Davvero, Annabeth, non so perchè ti sorprendi ancora." Scosse la testa Talia, che stava sorridendo divertita.
"Si sedettero davanti, proprio dietro l'autista. Le due vicino al corridoio incrociarono le gambe, formando una X che ingombrava il passaggio. Era un gesto casuale, ma mandava un messaggio chiaro: di qui non si passa. L'autobus lasciò la stazione e ci addentrammo nelle strade lucide di Manhattan. — Non è rimasta morta a lungo — commentai, cercando di impedire alla mia voce di tremare. — Ma non avevi detto che si potevano allontanare per una vita intera?"
"Se sei fortunato." Scosse  la testa Charles e Talia disse. "E tu non sei per niente fortunato." "L'ho detto che Thyche deve odiarmi." "Decisamente lo fa." Annuì Nico e Percy gli sorrise.
"— Se sei fortunato — precisò Annabeth. — E tu ovviamente non lo sei.
— Sono tutte e tre — piagnucolò Grover. — Di immortales!
— Va tutto bene — disse Annabeth, che stava chiaramente ragionando alla svelta. — Le Furie. I tre peggiori mostri degli Inferi. Non c'è problema. Non c'è problema. Fuggiremo dai finestrini."
"Non può essere stato così facile." Scosse la testa  Leo e Ares chiese. "Per quale motivo?" "Prima di tutto, Percy deve distruggere un autobus. Se escono dai finestrini, chiaramente non lo può fare." Spiegò Frank e Connor indicò Percy. "Secondo, l'hai conosciuto?" "Quando mai è facile con Percy?" Annuì Michael e Percy sorrise a tutti loro.
"— Non si aprono — ribatté Grover in un gemito.
— L'uscita posteriore? — suggerì lei. Non c'era. E anche se ci fosse stata, non sarebbe servita. Ormai eravamo già sulla Nona Strada, diretti alla galleria Lincoln.
— Non ci attaccheranno con tutti questi testimoni — dissi. — Giusto?
— I mortali non hanno la vista buona — mi ricordò Annabeth. — Il loro cervello riesce a elaborare solo quello che vedono attraverso la Foschia.
— Ma vedranno tre vecchiette che vogliono ucciderci.
Ci pensò su. —Chi lo sa. Non possiamo contare sull'aiuto dei mortali. Forse c'è un'uscita di emergenza sul tetto..."
"A meno che non sia una ragazza fastidiosamente logorroica che inizia a parlare a macchinetta." "Deve essere davvero fastidioso avere a che fare con qualcuno che sembra funzionare a pile." Disse Charles, guardando Percy che annuì prima di fermarsi e fissarlo. "Parli di me?" "Alterni momenti in cui ti svegli all'alba e rompi a tutti per fare qualcosa a momenti in cui vai in letargo e sei di pessimo umore." "Segue le maree." Percy fissò il padre. "Le maree?" "Certo. In tempi di maree sei lunatico e scontroso. È solo la tua risposta al tuo elemento." Percy annuì e guardò Charles. "Vedi? Non posso scegliere di essere una Duracell!"
"Entrammo nella galleria Lincoln e l'autobus diventò buio, tranne che per le luci del corridoio. C'era un silenzio irreale senza il rumore della pioggia. La Dodds si alzò. In tono piatto, come se recitasse una parte imparata a memoria, annunciò all'intero autobus:
— Devo andare al gabinetto.
— Anch'io — disse la seconda sorella.
— Anch'io — aggiunse la terza.
E insieme cominciarono a scendere lungo il corridoio. E il premo per miglior attore va a..."
"Non capisco il motivo per la messinscena, però." Gemette Grover e Ade sospirò. "Alecto pensa di essere brava in incognito tra i mortali." "Beh, direi che non lo era molto." Gli confidò Percy e Ade sorrise. "Glielo farò certamente notare.
"— Ci sono! — esclamò Annabeth. — Percy, prendi il mio berretto.
— Cosa?
— Vogliono solo te. Diventa invisibile e risali il corridoio. Lasciale passare. Così forse arriverai in cima e potrai scappare.
— Ma voi...
— C'è una remota possibilità che non ci notino — rispose Annabeth. —Tu sei un figlio dei Tre Pezzi Grossi. Il tuo odore potrebbe coprire tutto il resto"
"Questo è stato un buon piano." Sorrise alla figlia Atena, che ricambiò esitante il sorriso. "Non posso credere che Percy abbia accettato!" Gemette Talia. Percy fece una smorfia, non contento di averlo fatto. Annabeth scosse la testa. "Dovevamo. Era l'unico modo."
"— Non posso abbandonarvi così."
"Ah! Mi sembrava strano!" Sospirò sollevato Jason e molti dei guardarono con rispetto il ragazzo.
"— Non ti preoccupare per noi — disse Grover. — Vai!
Mi tremavano le mani. Mi sentivo uno codardo, ma presi il berretto degli Yankees e me lo infilai in testa. Quando guardai in basso, il mio corpo era svanito. Cominciai a risalire il corridoio. Riuscii a superare dieci file, poi, nell'istante in cui le Furie mi passarono accanto, mi acquattai su un sedile vuoto.La Dodds si fermò, annusando l'aria, e mi guardò dritto in faccia. Avevo il cuore in gola. Non vide nulla e andò avanti con le sue sorelle."
"Caccia con l'olfatto. Non vedendoti, però, avrà pensato di aver confuso le posizioni." Gli disse Ade, facendo annuire il nipote.
"Ero arrivato all'inizio dell'autobus. La galleria Lincoln era quasi finita. Stavo per pigiare il bottone della fermata di emergenza quando sentii un orribile gemito provenire dall'ultima fila. Le vecchiette non erano più vecchiette. I volti erano gli stessi —immagino che non potessero diventare più brutti di quanto già fossero — ma i corpi si erano raggrinziti in scuri e coriacei corpi di vecchie megere, con ali da pipistrello e mani e piedi degni delle grinfie di una gargolla. Le borse si erano trasformate in fruste infuocate. Le Furie circondarono Grover e Annabeth, schioccando le fruste esibilando: — Dov'è? Dove l'avete messo?
Gli altri passeggeri strillavano, accovacciati sui sedili. Qualcosa vedevano, dopotutto.
— Non è qui! — gridò Annabeth. — Se n'è andato!"
"Stavano chiaramente cercando un oggetto." Disse Artemide e Percy scrollò le spalle. "È stato riconsegnato." "Infatti lo è stato." Annuì Ade, sorridendo al semidio.
"Le Furie levarono le fruste. Annabeth estrasse il coltello di bronzo. Grover prese una lattina dalla sua scorta di spuntini e si preparò a tirarla. Quello che feci io un attimo dopo fu così impulsivo e pericoloso che avrebbero dovuto nominarmi "ragazzino iperattivo  dell'anno"."
"Hai distrutto l'autobus?" Chiese entusiasta Leo. "Con noi dentro? No!" Rispise Percy, sconvolto. Grover lo guardò. "Avresti anche potuto farlo. Visto quello che hai fatto invece."
"L'autista dell'autobus si era distratto, cercando di vedere dallo specchietto retrovisore che cosa stesse succedendo. Ancora invisibile, afferrai il volante e sterzai violentemente a sinistra. Fra gli strepiti generali, i passeggeri furono scaraventati sulla destra e io udii quello che speravo fosse il suono di tre Furie che sbattevano contro i finestrini."
Tutti risero e Nico guardò Grover. "Ti prego, dimmi che erano loro." "Lo erano. Percy ci ha salvati quel giorno." "Ehy, siamo una squadra, Grover!"
"— Ehi! — gridò l'autista. — Che diamine!
Ci contendemmo il volante. L'autobus cozzava contro le pareti della galleria, graffiando il metallo e lasciandosi una lunga scia di scintille alle spalle. Uscimmo dalla galleria Lincoln sbandando, di nuovo immersi nella pioggia, con persone e mostri sballottati nell'autobus e macchine che saltavano via come birilli. In qualche modo l'autista trovò un'uscita. Schizzammo fuori dall'autostrada, ignorando una dozzina di semafori, e finimmo in una di quelle stradine di campagna del New Jersey la cui esistenza sembra quasi impossibile a pochi chilometri da New York. Avevamo un bosco a sinistra e il fiume Hudson a destra e sembrava che l'autista stesse optando per il fiume."
"Avrebbe dovuto essere positivo per te, il fiume, no?" Domandò Tritone. "Non riesco a ricordare se ho usato o meno i miei poteri. Penso di no. Non avevo ancora ben capito cosa potessi fare esattamente." "Non lo hai mai fatto. Fai solo una cosa e scopri di poterlo fare. Punto." Percy sorrise al cugino. "Direi che è una descrizione precisa di Percy. Si entusiasma più di noi quando riesce a fare qualcosa." Disse Michael e Percy gli mostrò la lingua.
"Altra idea grandiosa: tirai il freno d'emergenza. L'autobus emise un lungo gemito, compì un giro completo su se stesso sull'asfalto bagnato, e si schiantò fra gli alberi."
"E hai distrutto l'autobus?" Si entusiasmò Leo e Percy lo guardò. "No! Amico, sul serio, non ti fa bene essere così entusiasta per questo." Leo fece una smorfia, ma poi Percy indicò Charles con la testa e Leo annuì veloce.
"Scattarono le luci di emergenza e le porte si spalancarono. L'autista fu il primo a uscire, con i passeggeri spaventati che lo seguivano gridando."
"Dovresti uscire anche tu, figliolo." Gli disse Poseidone. "Del tipo, papà, sono qui ed è passato da un po' di tempo." Poseidone lo ignorò.
"Io mi sedetti al suo posto"
"Non hai guidato vero?" Chiese Silena, spaventata. "No, non l'ho fatto! E non guido male." "Guidi solo come se stessi seminando l'Apocalisse dietro di te." Gli fece notare Michael e Clarisse sorrise. "Il che è incredibile." "Tha, grazie!" Percy la indico.
"e li lasciai passare. Le Furie ritrovarono l'equilibrio. Scoccarono la frusta verso Annabeth, che agitava il suo coltello e strillava in greco antico, mentre Grover le bersagliava di lattine."
Percy iniziò a avere un attacco di ridarella e Grover la guardò male. "Non dirlo." "Il ninjaro." Rise Percy e Talia corrugò la fronte. "Cosa intendi?" seguita poi dai restanti semidei che esclamavano. "NON CHIEDERE!" Talia fece una smorfia e Percy disse. "Il ninja satiro." Dopo un momento di silenzio, Leo scoppiò a ridere. "Sono incredibilmente felice che non sia rimasto con Calypso, o abbia accettato l'immortalità. Mi sarei perso tutto questo." "Penso tu abbia dimenticato qualche offerta di immortalità lì dentro." Riflettè Talia e Grover chiese. "Stiamo includendo altri Pantheon? Oltre al greco e romani? Perché gli egizi l'hanno totalmente inquadrato." "Non dirlo." Percy rabbrividì. "Penso sia colpa tua, Percy. Difendevi troppo Ade, Anubi avrà pensato che hai un debole per gli dei della morte." "Cavolo, ma che schifo!" Poseidone guardò Nico e Grover interrogativo. "Di che si tratta? E come ha fatto Percy a entrare in contatto con altri Pantheon?" "Vichingi e Egizi. Magnus e Sadie erano in una brutta situazione e li ho aiutati. Con Sadie ho... incontrato? Anubi, che mi ha offerto di diventare sua... suo consorte. Lunga storia, non parliamone più." Travis rise. "Cosa gli hai detto? No, grazie, non ho una cosa per i cani?" Percy fece una smorfia. "Sono ricordi difficili per me. Andiamo avanti con questo, per favore." Demetra ebbe pietà del ragazzo e continuò la lettura.
"Guardai la porta aperta. Ero libero, ma non potevo abbandonare i miei amici. Mi tolsi il berretto dell'invisibilità.— Ehi!"
"Hai appena attirato l'attenzione delle tre furie?" Esclamò Hermes, guardando preoccupato il ragazzo, alzando la voce. "No, certo che non l'ho fatto. Le ho solo salutate." Scrollò le spalle Percy, ma si fermò quando vide le espressioni di dei e semidei. "Bene, non lo farò più." Molti respirarono di sollievo, ma il ragazzo continuò. "Tanto mi cercano apposta per uccidermi, non serve che vada da nessuno a dire ciao." Poseidone respirò.
"Le Furie si voltarono, scoprendo le zanne ingiallite, e pensai che forse non era stata una grande idea."
"Almeno te ne rendi conto." Disse Zeus, lanciando uno sguardo al nipote e provando un moto di simpatia per il fratello. Almeno da quello che aveva detto loro durante la pausa, Poseidone avrebbe avuto la sua compagnia per molto tempo. "Ops? Sono davvero desolato?" Percy guardò Jason che gli fece il gesto del pollice in su. Silena li guardò confusa. "Cosa succede?" "Jason cerca di insegnare a Percy a comportarsi con gli dei." Spiegò Hazel e Jason annuì. "Per la maggior parte ci sto riuscendo." "Non sei da biasimare se Perry non sa seguire alcune indicazioni di base." Disse Dioniso e Percy scrollò le spalle. "Cosa ci vuoi fare, Dionigi?" Dioniso sbuffò divertito verso di lui.
"La Dodds percorse il corridoio a grandi passi, proprio come faceva in classe quando stava per restituirmi un compito da cinque meno. Ogni volta che la frusta schioccava, sprizzava fiamme rosse. Le sue orribili sorelle balzarono sopra i sedili, fiancheggiandola, e cominciarono a strisciare verso di me come enormi lucertole velenose."
"Hai incontrato anche lucertole velenose?" Esclamò Silena. "Beh. Se non contiamo Ladone e Peleo non mi sembra." "Sono dei draghi." Disse Talia, guardando confusa il cugino. "Enormi lucertole." Annuì Percy.
"— Perseus Jackson — disse la Dodds, con un accento che proveniva decisamente da un luogo più a sud della Georgia. — Hai offeso gli dei e morirai."
A tutti i semidei venne un attacco di risa. Leo, tra le risate disse. "Avrebbero dovuto farti morire tutto il tempo." "Riportarlo in vita per poi ucciderlo di nuovo." Travis rise anche lui. Percy fece una smorfia. "Non offendo gli dei." Era lo guardò. "Mi hai definita vacca immortale." "Te lo sei totalmente meritato." Le disse Percy, e Zeus chiese. "Quando gli hai tolto la memoria?" "No, lì ero la dea degli hippie inutili e puzzolenti. Me lo ha detto quando ha scoperto che avevo pagato per il loro passaggio, ma non per Nico." "Concordo con Percy, allora te lo sei meritato." Ringhiò Ade.
"— Mi piaceva di più come prof di matematica — replicai."
"Sassy Percy!" Festeggiò Michael e Grover sorrise. "Bello vedere che chiunque incontri non si salva dalla tua sassinaggine." "Sono coerente." Rispose Percy, un sorriso sbarazzino sul viso.
"Lei ringhiò. Annabeth e Grover si muovevano con cautela dietro le Furie, cercando un varco . Fu in quell'istante che tirai fuori la penna a sfera dalla tasca e tolsi il cappuccio. Riptide si allungò in una scintillante spada a doppio taglio. Le Furie esitarono. La Dodds aveva già assaggiato la lama di Vortice e non le faceva piacere rivederla, era evidente.
— Arrenditi subito — sibilò. — E non patirai il tormento eterno."
"Se vuole farti arrendere deve metterci più impegno." Derise Grover e Talia annuì. "Stiamo parlando del ragazzo che ha chiamato Crono un bastardo in faccia, invitandolo a tornarsene strisciando nel Tartaro." Gli dei guardarono Percy. "Hai fatto cosa?!" "Dovevo distrarlo e il modo migliore era farlo arrabbiare. Sul serio, quante volte ve lo dobbiamo ripetere?"
"— Bel tentativo — le concessi."
"Sei stato gentile, ma Alecto ti odia comunque." Canticchiò Nico e Leo scrisse. "Le tre Furie. Stai facendo strada!" "Ti servirà un taccuino più grande di quello." Rispose il ragazzo, facendolo gemere confuso e stupito. Invece Poseidone, viste le dimensioni del taccuino, gemette soronamente. "Stai scherzando, spero?" "Almeno un'altra pagina servirà."
"— Percy, attento! — gridò Annabeth.
La Dodds schioccò la frusta, attorcigliandola attorno alla mano con cui reggevo la spada, mentre le sue sorelle mi si avventavano contro."
Poseidone ringhiava, tenendo stretta il figlio mentre fissava Ade negli occhi.
"Mi sembrava di avere la mano avvolta nel piombo fuso, ma riuscii a non perdere Riptide. Colpii con l'elsa la Furia a sinistra, spingendola a gambe levate su un sedile."
"Mentre una Furia ti teneva?!" Chiese Hermes e Apollo gli sorrise. "Sei fantastico!" Artemide annuì. "Per essere un ragazzo, sei decisamente abile, Perseo."
"Mi voltai e tirai un fendente alla Furia a destra. Non appena la lama le sfiorò il collo, la megera si disintegrò tra grida di rabbia. Annabeth afferrò la Dodds alle spalle e la tirò indietro, mentre Grover le strappava la frusta di mano, gridando: — Ahi! Scotta! Scotta!"
Molti risero per Grover, mentre si stupivano di quello  che Percy sapeva fare senza molto allenamento.
"La Furia che avevo allontanato con l'elsa si fece di nuovo avanti, sfoderando gli artigli, ma bastò un colpo di Riptide per spaccarla come un melone."
"Perché avresti dovuto paragonarla a un melone!" Gemette Piper prima di dire. "Non potrò mai mangiare un melone adesso!" "Oh, mi dispiace davvero."
"La Dodds stava cercando di scrollarsi Annabeth di dosso. Scalciava, graffiava, sibilava e mordeva, ma Annabeth teneva duro, e Grover riuscì a legarle le gambe con la sua stessa frusta. Alla fine la scagliarono insieme in fondo al corridoio. Il mostro cercò di alzarsi, ma non aveva abbastanza spazio per sbattere le ali, così continuava a cadere."
"Due semidei contro una furia e un semidio contro due?" Chiese Frank, facendo una smorfia. "Beh, era Percy." Disse Talia e Percy annuì. Grover disse. "Lo abbiamo fatto solo per fare qualcosa nel tempo in cui Percy ne avrebbe fatti fuori due."
"— Zeus ti distruggerà! — promise. — Ade avrà il tuo spirito!"
"Sì, del tipo, aspetta e spera." Rise Travis e Connor annuì. "Percy si sarebbe semplicemente rifiutato di morire." Molti semidei annuirono e Jason sbuffò. "Avrebbe iniziato un dibattito con le Parche e Tanathos, spiegando tutti gli errori che stavano facendo nel caso." I semidei risero e Rachel disse. "È così da Percy."
"— Braccas meas vescimini! — le risposi. Non sapevo da dove mi venisse quel latino. Ma penso che significasse:"Mangiami le mutande!""
"Perché Annabeth imprecava in greco e tu in latino?" Chiese Reyna, confusa. Hylla si unì. "Imprecare in latino è tipico dei semidei romani, non greci. Non importa se lo hai studiato a scuola. Il greco è comunque nel tuo DNA." Frank intervenne. "Magari è come me. Solo che io sono un legato di un dio greco, mentre Percy di un dio romano." Percy guardò gli dei, interrogativo. "Forse vedendo quello che sai fare, possiamo avere un'idea." Sorrise dolcemente Estia, facendo annuire il ragazzo.
"Un tuono scosse l'autobus, facendomi drizzare i capelli sulla nuca.
— Fuori! — mi ordinò Annabeth. — Subito! — "
"Immagino che abbia dovuto insistere molto." Disse Jason, ridendo. Talia sbuffò e Ares disse. "Comunque, è stato piuttosto impressionante. Complimenti, punk." "Grazie, Ares." Rispose Percy e Clarisse gli sorrise, grata che il suo migliore amico e il padre avessero trovato un terreno su cui andare d'accordo.
"Non avevo bisogno di incoraggiamento. Ci precipitammo all'esterno e trovammo gli altri passeggeri che vagavano attorno storditi, litigavano con l'autista o correvano gridando: "Aiuto! Moriremo tutti!""
Dopo un momento di silenzio, tutti scoppiarono a ridere. Connor, tra le lacrime, disse. "Adesso ho capito la tua frase mentre ci raccontavi questo episodio." Silena fissò il ragazzo. "Anche se devo capire come le urla erano più importanti dell'elenco di ferite che hai avuto." "Mi erano passate di mente, che posso dire?" Disse Percy, rimpicciolendo sotto lo sguardo di Silena, Charles, suo padre e Ade. Mise il broncio quando notò anche Estia e Zeus indossare espressioni simili.
"Un turista con la camicia hawaiana mi scattò una fotografia prima che riuscissi a rimettere il cappuccio alla spada."
Grover belò. "Per colpa sua abbiamo avuto problemi anche con i mortali." "Penso sia colpa dell'ammasso di sterco." Ringhiò Talia, irritata per il primo patrigno del cugino, unito alla mancanza di possibilità di parlare con Percy della questione.
"— Gli zaini! — si accorse Grover. — Abbiamo lasciato gli...
BUUUUUM!"
"Cosa? Cosa è successo?" Poseidone si agitò e Percy vide Zeus rimpicciolirsi sul proprio posto. Era gli lanciò uno sguardo arrabbiato e Zeus annuì solamente. Grover disse. "Sono contento che non sia salito nessuno per recuperarlo." Percy annuì prima di dire al padre. "Papà, mi stai soffocando." "Demetra, vai avanti." Le disse Ade e la dea continuò.
"I finestrini dell'autobus esplosero e i passeggeri corsero a ripararsi. Il fulmine"
"ZEUS!" Poseidone si alzò, avanzando furioso verso il fratello. Estia scosse la testa, delusa. "Percy, non me lo avevi detto." Disse triste al nipote. "Saresti stata sconvolta, zia. Non volevo renderti triste." Zeus guardò Percy e poi Estia, rendendosi conto che la sorella non era a conoscenza di tutti i modi in cui aveva cercato di porre fine alla vita del comune nipote. Perché il nipote stesso aveva risparmiato la maggior parte dei dettagli. Percy poi prese la mano del padre. "Papà, sto bene ed è passato un sacco di tempo. Dai, andiamo a sederci." Trascinò il padre fino al posto precedentemente occupato, senza lamentarsi quando l'uomo lo prese in braccio, stringendolo come se ne dipendesse la propria vita.
"scoperchiò un enorme cratere sul tetto, ma da un gemito rabbioso proveniente dall'interno capii che la Dodds non era ancora morta."
Hermes fece una smorfia ed Apollo inspirò bruscamente. "Non siete stati per niente fortunati!" "Ma sono sopravvissuti, quindi lo prenderei come un successo." Gli rispose Dioniso.
"— Scappiamo! — ci esortò Annabeth. — Sta chiamando rinforzi! Dobbiamo andarcene di qui!"
"Che era un'ottima idea." Annuì Talia e Hermes esortò. "Si, non rimanete lì ad aspettare altra compagnia." Percy e Grover si guardarono, prima di alzare gli occhi al cielo in sincronia.
"Ci slanciammo nel bosco sotto la pioggia scrosciante, con l'autobus in fiamme alle nostre spalle e il buio davanti a noi."
"Il capitolo è finito." Disse Demetra e Silena tese la mano per leggere il successivo.
Percy corrugò la fronte. "Non mi ricordo cosa c'era dopo." "Zia Em?" Chiese Grover. Percy impallidì, guardando Silena prima di fare una smorfia. "Oh, bene. Potrei aver sorvolato questa parte." "Oh. Delizioso." Gli sorrise Grover, sapendo che Silena avrebbe avuto parole forti con il ragazzo per quello.

Angolo autrice
Cosa ne pensate per adesso? Se avete suggerimenti, sentitevi liberi di farli!
Alla prossima
By rowhiteblack

THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora