"Fu un'idea di Annabeth."
"Prendere i materassi ad acqua?" Chiese Connor e Percy scosse la testa. "Quella al massimo poteva essere un'idea di Percy." "Percy si è fatto un materasso ad acqua." Disse Nico. "L'ho fatto anche per te, piccolo ingrato."
In quel momento, in una pessima idea, Percy era tra Nico e Talia, e molti lanciavano degli sguardi spaventati nella loro direzione.
"Ci fece salire su un taxi di Las Vegas, come se avessimo davvero i soldi per permettercelo, e disse all'autista: — Los Angeles, prego.
Il tassista masticò il suo sigaro e ci soppesò con lo sguardo. — Sono duecento chilometri. Pagamento anticipato.
— Accetta le carte di debito dei casinò? — chiese Annabeth.
Lui alzò le spalle. — Dipende. Come le carte di credito. Prima le devo strisciare.
Annabeth gli passò la sua carta Lotus verde. Il tipo la guardò, scettico.
— La strisci — lo invitò Annabeth. Lui lo fece. Il tassametro prese a vibrare. Le luci lampeggiarono. Alla fine, dopo il segno del dollaro, comparve il simbolo dell'infinito. Dopo che il sigaro gli fu caduto di bocca, il tassista si voltò a guardarci con tanto d'occhi. — Da che parte di Los Angeles, di preciso... Vostra Altezza?
— Il molo di Santa Monica. — Annabeth drizzò un po' la schiena. Capii che la storia dell'"Altezza" le era piaciuta. — Si sbrighi, e potrà tenere il resto.
Forse non avrebbe dovuto dirlo. Il tachimetro del taxi non scese mai sotto i centocinquanta per tutto il deserto del Mojave."
Michael sbuffò. "Novellino. Percy non scendeva sotto i duecentocinquanta da Montauk al Campo." Percy sorrise e Silena sospirò. "Ma Percy non è un buon esempio da seguire." "No?" Chiese Leo e Nico annuì. "É fantastico!" "Non come esempio!" Disse Talia, e Percy la spinse. "Perchè tu invece sei così saggia, eh?" "Ma taci, Testa d'Alghe!" "Fammi, Faccia di Pigne." "Ragazzi!" Esclamò Hazel, facendoli tacere. "Ti uccido dopo." Sussurrò Talia a Percy che le disse di rimando. "Provaci."
"Lungo la strada, avemmo un sacco di tempo per parlare. Raccontai ad Annabeth e Grover il mio ultimo sogno, ma più mi sforzavo di ricordarne i particolari, più si facevano vaghi. A quanto pareva, il Casinò Lotus mi aveva mandato in corto circuito la memoria. Non riuscivo a rievocare il suono della voce del servo invisibile, anche se ero sicuro che si trattasse di qualcuno che conoscevo. Il servo aveva chiamato il mostro nel baratro in un modo diverso, oltre a "mio signore"... aveva usato un nome o un titolo speciale...
— Il Silente? — suggerì Annabeth. — Il Ricco? Sono entrambi degli appellativi di Ade."
"Peccato che non te ne fossi ricordato." Disse Talia, proseguendo. "Zeus non avrebbe potuto ignorare quello." "Sottovaluti la sua capacità di ignorare un problema." Le disse Percy, sostenuto dal padre e da Ade. Demetra sbuffò. "Zeus ha la capacità di ficcare la testa sotto la terra come uno struzzo." Percy rise, l'immagine di Zeus/struzzo che gli balzava in mente. Apollo ed Hermes lo guardarono divertiti, avendo ipotizzato il motivo del suo divertimento.
"— Forse... — risposi, anche se nessuno dei due mi sembrava giusto.
— Quella sala del trono però somiglia proprio a quella di Ade — commentò Grover. — È così che di solito la descrivono.
Scossi la testa.
— C'è qualcosa che non torna. La sala del trono non è stata la parte principale del sogno. E la voce del baratro... non lo so. Solo che non sembrava la voce di un dio. E ripeto, lo zio non ha ordinato di rubare niente.
Annabeth sgranò gli occhi.
— Che c'è? — chiesi.
— Oh... niente. Stavo solo... No, deve essere Ade. Forse ha mandato questo ladro, questa persona invisibile, a rubare la Folgore, e qualcosa è andato storto...
— Tipo cosa?
— Io non lo so — rispose lei. — Ma se ha sottratto il simbolo del potere di Zeus dall'Olimpo e aveva gli dei alle calcagna, be', un sacco di cose potevano andare storte. Perciò forse ha dovuto nascondere la Folgore o magari l'ha persa. Comunque sia, non è riuscito a portarla ad Ade. Non è questo che ha detto la voce del tuo sogno? Il tizio ha fallito. Questo spiegherebbe cosa stavano cercando le Furie quando ci hanno assalito sull'autobus. Forse pensavano che avessimo recuperato la Folgore.
Non capivo che cosa le fosse preso. Era pallida."
"Avevi capito che era Crono?" Le chiese Talia e Annabeth sospirò. "Poteva essere Crono. E Percy era così sicuro che non fosse stato Ade, e nonostante non mi piacesse Ade, mi fidavo dell'istinto di Percy. Non voleva nemmeno chiedergli se avesse preso la Folgore. Abbiamo dovuto insistere e promettergli delle offerte per Ade a cena per farglielo fare." Guardarono tutti Percy che disse. "Non volevo offendere così tanto lo zio! Era innocente!" "Non lo sapevi." Alzò gli occhi al cielo Talia. "Lo sapevo e basta. Non mi servivano prove. Arte della guerra." "Ha letto effettivamente l'arte della guerra." Disse Michael a tutti. "Ha detto che era davvero interessante, ma che non avrebbe mai e poi mai ammesso che Ares aveva ragione a dirgli di studiarla." "Lo hai appena fatto! Mi rovinerete la reputazione." Si lamentò Percy, scuotendo la testa.
"— Ma se avessi davvero recuperato la Folgore — obiettai — perché starei andando negli Inferi, adesso?
— Per minacciare Ade — suggerì Grover. — Per corromperlo o ricattarlo e farti restituire tua madre.
Fischiai. — Certo che sei sveglio per essere una capra.
— Oh be', grazie.
— Ma la cosa nel baratro ha parlato di due oggetti — aggiunsi. — Se uno è la Folgore, l'altro che cos'è?
Grover scosse la testa, chiaramente disorientato. Annabeth mi guardava come se sapesse già cosa stavo per chiedere e volesse convincermi in silenzio a non farlo.
— Tu ti sei fatta un'idea sulla cosa che c'è in quel baratro, vero? — le chiesi. — Cioè, visto che non si tratta dello zio?
— Percy, lasciamo stare. Perché se non si tratta di Ade... No. Deve essere Ade per forza."
"Avresti dovuto dire la tua opinione." Le disse Talia e Grover annuì. "Visto che Percy continuava a dire che Ade era totalmente innocente." "Lo zio era totalmente innocente." "Sì, ma passare da Ade a Crono era orribile per l'umore." Disse Michael e Percy annuì. "Non ha un grande senso dell'umorismo. Se gli fai notare che essere fatto a pezzi è sinonimo di: non ti vogliamo tra i piedi, cerca di ucciderti." Lo guardarono tutti. "Glielo hai davvero detto?" Chiese Silena. "Dovevo dare il tempo a Charles di sparire. E il modo migliore che conosco per distrarre un immortale è... Offendere suddetto immortale." "Che paroloni, sicuro di non perderti?" "Anche quello li fa andare fuori di testa, riesci a crederci? Io non cerco di ucciderti per quello." "Morirai giovane." "Vai grande o vai a casa." "Non è vai al cimitero!" "Da morto non vado da nessuna parte. Tranne che da Caronte, almeno. Simpatico ragazzo." Silena sospirò, interrompendo la discussione tra Talia e Percy. "Anche a Caronte piaci tanto, visto che continui a mandargli vestiti firmati e gli dici di chiederti quello che vorrebbe, così da non infastidire troppo papà." Gli disse Nico e Percy sorrise. "Caronte mi piace. Ha un grande senso dell'umorismo."
"Il deserto ci scorreva accanto in tutta la sua desolazione. Superammo un cartello che diceva: CONFINE DELLA CALIFORNIA, 12 MIGLIA.
Ebbi la sensazione che mi stesse sfuggendo un'informazione semplice e fondamentale. Era come quando fissavo una parola che avrei dovuto conoscere, ma che non riuscivo a identificare perché un paio di lettere continuavano a fluttuare sulla pagina. Più riflettevo sulla mia impresa, più mi convincevo che affrontare lo zio non era la vera risposta. C'era qualcos'altro in ballo, qualcosa di perfino più pericoloso. Ma il problema era che ci stavamo precipitando verso gli Inferi alla velocità di centocinquanta chilometri all'ora, puntando tutto sulla sbagliata idea che lo zio avesse la Folgore del grande capo. Se una volta giunti alla meta avessimo scoperto di avere torto, non avremmo avuto il tempo di correggere il tiro. La scadenza del solstizio sarebbe passata e sarebbe scoppiata la guerra."
"Forse dobbiamo ringraziare il nonno per aver corrotto la mente di Ares." Riflettè Percy e Annabeth lo guardò. "Non aveva previsto che qualcuno avrebbe sfidato il dio della guerra a duello." "Errore suo, dai è come se non avesse osservato le mie azioni nell'impresa." "Già, che errore da principiante." Disse Talia, scuotendo la testa. "Pensare che Percy abbia il minimo senso di conservazione, o sopravvivenza." Scosse la testa Travis e Connor sospirò. "Era condannato dall'inizio se lo aveva perso."
" — La risposta è negli Inferi — mi rassicurò Annabeth. — Hai visto gli spiriti dei morti, Percy. Ed esiste un solo posto in cui questo è possibile. Stiamo facendo la cosa giusta.
Cercò di tirarci su di morale suggerendo una serie di ingegnose strategie per entrare nel Regno dei Morti, ma io non riuscivo a seguirla con entusiasmo. Le incognite erano troppe. Era come sgobbare per un compito in classe senza conoscere l'argomento. E, credetemi, era una cosa che avevo già fatto a sufficienza."
Lo fissarono tutti e Talia fece un verso di dubbio. "Penso che le conseguenze sarebbero state un tantino peggiori, rispetto a un compito in classe fallito." "L'espressione di mamma era peggiore di ogni cosa, fidati di me."
"Il taxi sfrecciava verso ovest. Ogni folata di vento nella Valle della Morte suonava come uno spettro. Ogni volta che sentivo fischiare i freni di un autotreno, pensavo al sibilo serpentesco di Echidna. Al tramonto, il taxi ci scaricò sulla spiaggia di Santa Monica, che era identica alle spiagge californiane dei film, tranne che per il tanfo. C'erano giostre sul molo, palme lungo i marciapiedi, barboni che dormivano sulle dune di sabbia e surfisti in attesa dell'onda perfetta. Ci avvicinammo alla riva.
— E adesso? — chiese Annabeth.
Il Pacifico si stava tingendo d'oro alla luce del tramonto. Pensai all'ultima volta in cui ero stato sulla spiaggia di Montauk, sulla sponda opposta del paese, a scrutare un altro oceano. Come poteva esistere un dio che controllava tutto questo? Cosa diceva sempre il mio professore di scienze? Due terzi della superficie terrestre erano coperti d'acqua. Come potevo essere il figlio di qualcuno di così potente?"
Poseidone lo guardò. "Sei un figlio fantastico, Percy. Non importa quello che arrivi a fare o quale impresa compi. Non voglio che pensi che io tenga a te per utilità." "Non lo faccio, papà. Davvero."
"Entrai con i piedi nel mare.
— Percy? — mi chiamò Annabeth. — Che stai facendo?
Continuai a camminare, con l'acqua fino alla vita, poi fino al petto.
Lei mi gridò dietro: — Sai quant'è inquinata quell'acqua? C'è ogni genere di rifiuto toss...
Fu in quel momento che immersi la testa. All'inizio trattenni il fiato. È difficile costringersi a inspirare acqua. Alla fine non ce la feci più e aprii la bocca. E come già era successo, riuscii a respirare normalmente. Mi diressi al largo. Non avrei dovuto vederci bene fra le tenebre, eppure riuscivo a scorgere tutto. Percepivo la superficie ondulata del fondale, distinguevo le colonie di ricci che punteggiavano la sabbia. Riuscivo perfino a vedere le correnti, i flussi d'acqua calda e fredda che roteavano insieme. Qualcosa mi strusciò sulla gamba. Abbassai lo sguardo e per poco non schizzai come un missile in superficie. Era uno squalo mako, un bestione di un metro e mezzo di lunghezza. Ma non mi stava attaccando. Mi strofinava il muso contro, seguendomi come un cagnolino. Esitando, sfiorai la pinna dorsale, dolcemente per non fargli male."
"Sei sempre così gentile con le creature marine?" Chiese Anfitrite, sorridendo al ragazzo. Percy scrollò le spalle e Silena disse. "Lo è. Al Campo passa ore ad aiutarle." Percy arrossì sotto lo sguardo orgoglioso del padre.
"Lui arcuò leggermente il dorso, come per invitarmi a stringere. Afferrai la pinna con entrambe le mani e lo squalo si slanciò in avanti, trascinandomi con sé nell'oscurità. Mi depose sul bordo di una fossa oceanica, dove il banco di sabbia terminava in una voragine enorme. Era come stare sull'orlo del Grand Canyon a mezzanotte, senza vedere nulla ma con la consapevolezza del vuoto. La superficie scintillava a oltre quaranta metri sopra di me. Sapevo che la pressione avrebbe dovuto schiacciarmi. Ma, del resto, non avrei dovuto nemmeno essere capace di respirare."
"Sciocchi scienziati." Disse Leo e Percy rise. "Davvero sciocchi." Talia inclinò la testa, prima di guardare Percy. "Non hai mai camminato sull'acqua davanti ai mortali, vero?" "Visto che non mi hanno crocifisso, direi di no." Disse Percy, facendo ridere Travis e Connor. Michael scosse la testa. "Non lo hai fatto perchè credevi che la Foschia ti avrebbe coperto e non capivi il senso di farlo se nessuno lo vedeva." "Stessa storia."
"Mi chiesi se ci fosse un limite alla profondità a cui potevo accedere. Chissà se potevo immergermi fino a toccare il fondo del Pacifico."
Poseidone sorrise. "Puoi sicuramente, Percy. Non esiste limite al tuo accesso al mio dominio." Percy sorrise al padre.
"Poi vidi brillare qualcosa nell'oscurità, qualcosa che si fece sempre più grande e luminoso man mano che saliva e si avvicinava. La voce di una donna, come quella di mia madre, chiamò: — Percy Jackson.
Ormai poco distante, la sua figura diventò più nitida. Aveva fluenti capelli neri e indossava un abito di seta verde. Era circondata da un alone di luce tremula e i suoi occhi erano di una bellezza così sconcertante che notai a malapena il cavalluccio marino... o meglio lo stallone marino... che stava cavalcando. Smontò dalla sella. Il cavalluccio marino e lo squalo guizzarono via e sembrava che stessero giocando a rincorrersi. La donna subacquea mi sorrise. — Sei arrivato lontano, Percy Jackson. Bravo.
Non sapevo cosa fare, perciò mi inchinai. — Lei è la donna che mi ha parlato nel Mississippi."
"Ah, certo, alla nereide ti inchini, a un dio lo offendi. Mi spieghi il senso?" Chiese Talia. "La nereide mi piaceva. Ares è un idiota. Piuttosto semplice, se si ci pensi." Le spiegò Percy, facendo annuire Talia. "Fila tutto."
"— Sì, figliolo. Sono una Nereide, uno spirito del mare. Non è stato facile apparire così lontana dal mare ma le Naiadi, le mie cugine d'acqua dolce, hanno sostenuto la mia forza vitale. Onorano il Divino Poseidone, anche se non servono alla sua corte.
— E lei serve alla corte di Poseidone?
Annuì. — Erano passati molti anni dall'ultima nascita di un figlio del dio del mare. Ti abbiamo osservato con grande interesse.
A un tratto ricordai i volti che intravedevo da bambino fra le onde, al largo di Montauk, riflessi di donne sorridenti. Come per molte altre assurdità della mia vita, non ci avevo mai badato troppo prima di allora.
— Se a mio padre interesso così tanto — chiesi — perché non è qui? Perché non parla con me?"
"Non potevo interferire, Percy, o sarei venuto." "Lo so, papà. Avevo dodici anni, okay? É normale." Talia annuì. "Odio dirlo, ma Percy ha ragione. È normale."
"Una corrente fredda si levò dagli abissi.
— Non giudicare troppo duramente il Signore del Mare — mi rispose la Nereide. — Si trova sull'orlo di una guerra non voluta. Molte questioni occupano il suo tempo. E poi, lui non può aiutarti direttamente. È proibito. Gli dei non possono fare favoritismi.
— Nemmeno verso i propri figli?
— Soprattutto verso di loro. Gli dei possono operare solo tramite influenza indiretta. Ecco perché ti porto un avvertimento e un dono.
Tesi la mano. Tre perle bianche lampeggiarono nel suo palmo. — Sono a conoscenza del tuo viaggio verso il regno di Ade — disse. — Pochi mortali lo hanno compiuto e sono sopravvissuti: Orfeo, che aveva una grande dote musicale; Ercole, che aveva una grande forza; Houdini, che riusciva a liberarsi perfino dagli abissi del Tartaro. Tu possiedi questi talenti?
— Ehm... no, signora.
— Ah, ma tu possiedi qualcos'altro, Percy. Hai dei doni che hai appena cominciato a conoscere. Gli oracoli hanno predetto un futuro grandioso e terribile per te, se dovessi giungere all'età adulta. Poseidone non permetterà che tu muoia prima che sia venuto il tuo tempo. Perciò prendi queste e, quando ti troverai nel bisogno, getta una perla ai tuoi piedi."
Apollo fece una smorfia. "Ripeto, anche la Nereide fa sembrare che Percy sia solo qualcosa di utile." Poseidone deglutì. Ascoltando le parole dello spirito dall'esterno, sentiva anche lui come poteva sembrare per il figlio. Atena corrugò la fronte. "Perchè tre perle? E non quattro? La madre di Percy..."
Percy guardò il padre, ma il dio stava sussurrando con Anfitrite e non poteva essere certo di sapere cosa avesse pianificato.
"— Cosa accadrà?
— Questo dipende dal bisogno. Ma ricorda: ciò che appartiene al mare, al mare farà sempre ritorno.
— E l'avvertimento?
Un bagliore verde guizzò nei suoi occhi. — Segui il tuo cuore, o perderai tutto. Ade si nutre del dubbio e della disperazione. Cercherà di ingannarti, ti spingerà a dubitare del tuo giudizio. Quando sarai nel suo regno, non ti lascerà mai andare di sua spontanea volontà. Abbi fede. Buona fortuna, Percy Jackson.
Richiamò il suo cavalluccio marino e ripartì al galoppo negli abissi. — Aspetti! — gridai. — Su al fiume, mi ha detto di non fidarmi dei doni. Quali doni?
— Addio, giovane eroe — mi gridò lei di rimando, mentre la voce si affievoliva nell'abisso. — Devi ascoltare il tuo cuore. — Diventò una baluginante macchiolina verde e infine scomparve."
"Avrebbe anche potuto rispondermi." mormorò Percy e Talia gli diede una gomitata. "Avrebbe avuto una minima utilità, e sai anche tu che è impossibile." "Vero, errore mio."
"Alzai lo sguardo e vidi il tramonto che si scuriva in superficie. I miei amici stavano aspettando. Avevamo così poco tempo... Mi slanciai con uno scatto verso la costa. Tornata sulla spiaggia, i vestiti mi si asciugarono addosso in un attimo. Raccontai agli altri cos'era successo e mostrai loro le perle.
Annabeth fece una smorfia. — Ogni dono ha un prezzo.
— Questo è gratis.
— No. — Scosse la testa. — Nessuno dà niente per niente. È un vecchio detto greco che si traduce molto bene nella nostra lingua. Ci sarà un prezzo da pagare. Aspetta e vedrai.
E con questa felice considerazione, voltammo le spalle al mare."
"Nota felice davvero." "Immagino che il prezzo fosse la madre di Percy." Riflettè Era. Apollo annuì. "Anche la Profezia lo sottolineava." percy cercò di incrociare lo sguardo del padre, ma Poseidone continuava a fissare chi parlava quando lo faceva, o parlava con il figlio immortale e la moglie. Percy incrociò lo sguardo di Grover che ne stava percependo il dubbio e il dolore nascosto. Il satiro sperava davvero che non fossa stata una prova di Poseidone per Percy. Perchè sarebbe stato il massimo del crudele, considerando l'amore puro e enorme che il ragazzo nutriva verso la madre.
"Con qualche spicciolo prelevato dallo zaino di Ares, prendemmo un autobus diretto a West Hollywood. Mostrai all'autista la bolla di accompagnamento con l'indirizzo degli Inferi che avevo preso all'emporio di zia Em, ma lui non aveva mai sentito parlare degli Studi di Registrazione R.I.P.
— Mi ricordi qualcuno che ho visto in tv — mi disse. — Sei un attore, per caso?
— Io, ehm... faccio la controfigura... per un sacco di ragazzini del cinema.
— Oh! Ecco.
Lo ringraziammo e scendemmo subito alla prima fermata. Vagammo a piedi per chilometri, alla ricerca dei R.I.P Nessuno sembrava sapere dove fossero. Nell'elenco del telefono non comparivano. Per due volte, fummo costretti a infilarci in un vicolo per evitare un'auto della polizia. Poi, davanti alla vetrina di un negozio di elettrodomestici, per poco non mi venne un colpo. Una tv accesa stava mandando in onda un'intervista con qualcuno dall'aria molto familiare: il mio patrigno, Gabe il Puzzone. Parlava con Barbara Walters, neanche fosse una celebrità. Lei lo stava intervistando nel nostro appartamento, nel bel mezzo di una partita a poker, e seduta accanto a lui c'era una biondina che gli faceva coraggio con dei colpetti sulla mano. Sulla guancia di Gabe luccicava una lacrima finta.
Stava dicendo: — Onestamente, signora Walters, se non fosse per il sostegno di Miss Sugar, la mia terapeuta per il superamento del dolore, sarei uno straccio. Il mio figliastro si è preso quanto di più caro avessi al mondo. Mia moglie... la mia Camaro... mi dispiace, non ci riesco.
— Ecco, America! — Barbara Walters si voltò verso la telecamera. — Un uomo distrutto. Un adolescente seriamente disturbato. Lasciate che vi mostri, di nuovo, l'ultima foto nota di questa giovane ricercata, scattata a Denver una settimana fa.
Sullo schermo comparve una foto sfocata di me, Annabeth e Grover fuori dal ristorante in Colorado, mentre parlavamo con Ares.
— Chi sono gli altri ragazzi nella foto? — si chiese Barbara Walters in tono drammatico. — Chi è l'uomo con loro? Chi è Percy Jackson: un delinquente, un terrorista o la vittima di uno spaventoso, nuovo culto che l'ha sottoposto al lavaggio del cervello? Dopo la pubblicità, parleremo con un rinomato psicologo infantile. Resta con noi, America! "
"Stava approfittando di quella situazione per fare soldi?" Talia era disgustata e Percy annuì, stringendo i pungi e conficcandosi le unghie nei palmi delle mani. Talia gli afferrò una mano e Nico prese l'altra. "Che essere spregevole e disgustoso! É fortunato ad essere morto, o lo avrei maledetto!" Afrodite esclamò ed Era annuiva concorde. Aveva offeso personalmente entrambe le dee, offendendo i loro domini, amore e matrimonio.
Artemide fissò Percy. Se fosse stato una ragazza, avrebbe rispettato tutti i requesiti per unirsi alla sua Caccia. Ma il ragazzo sembrava anche credere nell'amore, e suo fratello sembrava avere un debole per lui. E considerando quanto era già sopravvissuto... forse avrebbe potuto evitare una tragedia. Avrebbe dovuto parlare della questione con suo fratello.
"— Andiamo — mi incitò Grover, trascinandomi via prima che sfondassi la vetrina con un pugno. Si fece buio e vari personaggi dall'aria affamata cominciarono a uscire in strada, pronti a entrare in scena. Ora, non fraintendetemi. Sono di New York. Non sono uno che si spaventa facilmente. Ma Los Angeles dava una sensazione totalmente diversa rispetto alla Grande Mela. A casa, tutto sembra vicino. Per quanto la città sia grande, arrivi dappertutto senza perderti mai. Il reticolo stradale e la metro hanno una logica. C'è un sistema alla base delle cose. Un ragazzino è al sicuro, a meno che non sia proprio stupido. Los Angeles non è così. È tentacolare, caotica, intricata. Mi ricordava Ares. Non le basta essere grande: deve dimostrare la sua grandezza essendo anche chiassosa, impossibile e labirintica."
Ares annuì. "Non è un'offesa, sai?" "Non offendo nei miei pensieri, lo faccio solo quando parlo." "Ah, ecco."
"Non sapevo proprio come avremmo fatto a trovare l'ingresso degli Inferi entro il solstizio d'estate, ovvero entro un giorno. Superammo balordi, barboni e venditori di ogni genere che ci squadrarono con aria scaltra, come per valutare se valesse la pena rapinarci. Davanti all'ingresso di un vicolo, una voce nel buio disse: — Ehi, voi.
E, come un idiota, mi fermai.
Prima che me ne rendessi conto, fummo circondati da una banda di ragazzini. Erano sei in tutto: dei ragazzini bianchi con i vestiti costosi e la faccia cattiva. Mi ricordavano quelli della Yancy: marmocchi pieni di soldi che giocavano a fare i duri. Fastidiosi e stupidi. Il loro capo era chiaramente quello che si faceva avanti con un coltello a serramanico in mano. Pensai velocemente e dissi agli altri due. - Preparatevi a correre.-"
"Cosa hai intenzione di fare? Prenderli a pugni?" "Non volevo ferirli, volevo confonderli"
"Tolsi il cappuccio a Vortice e sferrai un colpo. Il tipo gridò. Doveva essere mortale al cento per cento, perché la lama gli oltrepassò il petto senza lasciargli un graffio. Abbassò lo sguardo. — Ma che diavolo...
Con un rapido calcolo, intuii che avevamo all'incirca tre secondi prima che lo shock si trasformasse in rabbia. — Adesso! — gridai ad Annabeth e Grover."
"Oh, intelligente!" Annuì Hermes, sorridendo come un matto. Ares lo guardò. "Avresti voluto un coltello, vero?" "Avrei potuto prendere il suo, ma non volevo sporcarmi. Mi ero appena pulito e lavato" Lo guardarono tutti, chiedendosi quanto fosse serio, ma Talia rise. "Mi sembra giusto!"
"Togliemmo di mezzo due della banda con una spinta e ci precipitammo in strada, senza sapere dove andare. Svoltammo bruscamente in un vicolo.
— Laggiù! — esclamò Annabeth. Solo un negozio dell'isolato sembrava aperto, le vetrine sfolgoranti di luci al neon. L'insegna sopra la porta diceva qualcosa tipo DA CRSTUY, LAERGGIA DLE ATMERASOS ADCUQAA.
— Da Crusty, la reggia del materasso ad acqua? — tradusse Grover. Non era il genere di posto in cui sarei mai entrato a meno che non fosse proprio un'emergenza, ma quella decisamente lo era. Ci precipitammo all'interno e corremmo a nasconderci dietro un letto. Mezzo secondo più tardi, la banda di ragazzini passò di corsa davanti alla vetrina.
— Penso che li abbiamo seminati — disse Grover con il fiato grosso.
Una voce dietro di noi tuonò: — Seminato chi?"
"Ed ecco che continua la serie del facciamo venire un infarto a Percy!" Rise Leo "É fastidioso quando lo fanno." Concordò Percy e molti risero.
"Sobbalzammo per lo spavento. Alle nostre spalle, c'era un tizio che somigliava a un rapace con un completo casual indosso. Era alto almeno due metri ed era totalmente calvo. Aveva la pelle grigia, ruvida, gli occhi dalle palpebre spesse e un sorriso freddo, da rettile. Si avvicinò lentamente, ma ebbi la sensazione che avrebbe potuto muoversi in fretta se lo avesse ritenuto necessario. Con quel completo avrebbe fatto un figurone al Casinò Lotus. Risaliva decisamente ai gloriosi anni Settanta. La camicia era di seta a motivi cachemire, lasciata per metà aperta a scoprire il petto glabro. I risvolti della giacca di velluto erano larghi come piste d'atterraggio, e le catene d'argento che portava attorno al collo... non riuscivo nemmeno a contarle.
— Sono Crusty — si presentò, con un sorriso giallo tartaro.
— Ci scusi per come siamo entrati — gli dissi. — Stavamo solo, ehm, dando un'occhiata.
— Vuoi dire che vi stavate nascondendo da quei poco di buono — rettificò. — Girano da queste parti tutte le sere. Mi arriva un sacco di gente, grazie a loro. Che ne dite di dare un'occhiata a uno dei miei letti?
Stavo per dire: "No, grazie", quando lui mi mise la sua grossa zampa su una spalla e mi spinse all'interno del salone. C'era ogni genere di letto che si possa immaginare, tutti ovviamente muniti di materasso ad acqua: diversi tipi di legno, diverse fantasie di lenzuola; di taglia grande, grandissima, colossale.
— Questo è il mio modello più popolare. — Crusty allargò le mani, mostrando con orgoglio un letto coperto di lenzuola di raso nero, con delle lava lamp incassate nella testiera. Con il materasso che vibrava, sembrava un budino al petrolio. — È come il massaggio di un milione di mani! — ci spiegò Crusty. — Coraggio, provatelo. Fatevi un sonnellino. Non è un problema, tanto oggi non c'è gente.
— Ehm — obiettai — non credo che...
— Il massaggio di un milione di mani! — esclamò Grover e si tuffò. — Oh, ragazzi! Forte.
— Mmh — disse Crusty, accarezzandosi la pelle ruvida. — Quasi quasi...
— Quasi, cosa? — chiesi.
Lui guardò Annabeth. — Fammi un favore, dolcezza, prova quello laggiù. Dovrebbe andare.
Annabeth replicò: — Ma cosa...
Lui la rassicurò con delle lievi pacche sulle spalle e l'accompagnò davanti al modello Safari Deluxe, con dei leoni scolpiti sul telaio in tek e una trapunta leopardata. Quando Annabeth si rifiutò di stendersi, lui la spinse.
— Ehi! — protestò lei.
Crusty schioccò le dita. — Ergo!
Dai lati del letto, spuntarono delle corde sferzanti, che si attorcigliarono attorno ad Annabeth, legandola al materasso. Grover cercò di alzarsi, ma le corde spuntarono anche dal suo letto di raso nero, immobilizzandolo.
— N-non è f-f-o-o-orte! — gemette, la voce che vibrava per via del massaggio da un milione di mani. — N-non è p-per ni-e-e-ente f-f-o-oorte!
Il gigante guardò Annabeth, poi si girò verso di me e sorrise. — Quasi, maledizione!
Io cercai di allontanarmi, ma la sua mano schizzò in avanti e mi si strinse attorno al collo. — Diamine, ragazzo. Non preoccuparti. Te ne troveremo uno fra un secondo."
"Apprezzo il pensiero, ma passo." Commentò Percy, scuotendo la testa. "Era Procuste?" Chiese Travis e Percy annuì. "Ah ah"
"— Lasci andare i miei amici!
— Oh, sicuro. Lo farò. Ma prima devo aggiustarli.
— In che senso?
— Tutti i letti sono lunghi esattamente un metro e ottanta, vedi? I tuoi amici sono troppo bassi. Devo aggiustarli.
Annabeth e Grover continuavano a divincolarsi. — Non sopporto le misure imperfette — borbottò Crusty. — Ergo!
Una nuova serie di corde balzò fuori dalle testiere e dai piedi dei letti, avvolgendosi attorno alle caviglie e alle ascelle di Grover e Annabeth. Le corde cominciarono a tendersi, tirando i miei amici per le estremità.
— Non ti preoccupare — mi disse Crusty. — È solo uno stiramento. Sette, otto centimetri in più sulla spina dorsale. Potrebbero perfino sopravvivere. Ora perché non troviamo un letto anche per te, che ne dici?
— Percy! — gridò Grover.
Stavo ragionando in fretta. Sapevo di non potercela fare da solo contro quel venditore gigante. Mi avrebbe spezzato il collo prima ancora che fossi riuscito a estrarre la spada."
"Pensa velocemente." Sibilò Atena e Percy alzò le spalle. "Sono entrambi vivi e vegeti. Ergo, ho pensato in fretta. E non mi sono nemmeno distratto." "É un risultato, considerando il suo ADHD." Annuì Talia.
"— Il suo vero nome non è Crusty, vero? — chiesi.
— Legalmente, è Procuste — ammise.
— Lo Stiratore — aggiunsi.
Ricordavo la storia: il gigante che aveva cercato di uccidere Teseo con un eccesso di ospitalità durante il suo viaggio verso Atene.
— Già — confermò il venditore. — Ma chi se lo ricorda un nome del genere? Una cosa pessima per gli affari. Crusty, invece, funziona molto meglio.
— Ha ragione. Suona proprio bene.
Gli brillarono gli occhi. — Lo pensi davvero?
— Oh, assolutamente — ribadii. — E la fattura di questi letti? Favolosa!"
"Ti stai complimentando con un mostro?" Chiese Charles, fissando Percy. "Era importante che sapesse che apprezzavo il suo lavoro." Annuì Percy e Nico annuì. "Percy è molto gentile."
"Il gigante fece un largo sorriso, senza però allentare la presa sul mio collo.
— È quello che dico ai miei clienti. Tutte le volte. Nessuno che si prenda mai la briga di osservare la fattura! Quanti letti con lava lamp incassate nella testiera hai mai visto?
— Non molti.
— Esatto!
— Percy! — strillò Annabeth. — Che stai facendo?
— La ignori — consigliai a Procuste. — È una rompiscatole."
"Non vedevi l'ora di dirlo a qualcuno, vero?" "Al Campo non serviva dirlo, Clarisse, lo sapevano tutti." Annabeth fece una smorfia, ma Connor annuì. "Decisamente lo era."
"Crusty rise. — Come tutti i miei clienti. Mai che misurassero un metro e ottanta esatto! Che sconsiderati. E poi si lamentano se devo dargli un'aggiustatina.
— Che cosa fa se sono più lunghi di un metro e ottanta?
Mi liberò il collo ma, prima che potessi reagire, allungò il braccio dietro a un bancone vicino e tirò fuori un'enorme ascia di bronzo a doppio taglio.
— Centro il soggetto il più possibile e mozzo tutto ciò che sporge alle due estremità.
— Ah — feci io, deglutendo. — Mi sembra ragionevole.
— Finalmente un cliente con un po' di cervello! Ne sono lieto.
Le corde adesso cominciavano a stirare i miei amici davvero troppo. Annabeth era sempre più pallida. Grover gorgogliava come un'oca strangolata.
— Allora, Crusty... — continuai, cercando di mantenere un tono spensierato. Lanciai un'occhiata alla targhetta del letto LUNA DI MIELE SPECIAL, a forma di cuore. — Questo qui ha davvero degli stabilizzatori dinamici per fermare il movimento ondulatorio?
— Assolutamente. Provalo."
"No, non provarlo." Disse Ade e Percy sospirò. "É come se non mi conoscessi, zio." "Se ti avesse ucciso, saresti rimasto con Ade." Disse Talia, spiegandolo lentamente al cugino. "Dannazione, perchè non l'ho provato?" Domandò Percy, guardando Grover, che sospirò. "Non ci avevi pensato, forse." Ade sorrise verso il nipote.
"— Sì, forse lo farò. Ma funziona anche con un tizio grande e grosso come lei? Neanche un'onda?
— Garantito.
— Impossibile.
— Possibile.
Si sedette con entusiasmo sul letto, dando dei colpetti con la mano al materasso. — Neanche un'onda. Visto?
Schioccai le dita. — Ergo!"
Apollo ed Hermes sorrisero entusiasti e Travis applaude. "Lo hai fregato!" Connor stava ridendo. "Vedi perchè è la nostra mascotte, papà?" Hermes annuì. "Lo merita totalmente."
"Le corde avvilupparono Crusty e lo schiacciarono contro il materasso. — Ehi!
— Centratelo al punto giusto — ordinai.
Le corde si regolarono al mio comando. La testa e i piedi di Crusty sporgevano per intero alle due estremità.
— No! — gridò. — Aspetta! Era solo una dimostrazione.
Tolsi il cappuccio a Vortice. — Qualche piccola modifica...
Non avevo scrupoli riguardo a quello che stavo per fare. Se Crusty fosse stato umano, non l'avrei ferito. Se invece era un mostro, meritava di polverizzarsi per un po'."
"Non puoi polverizzarti un po'." Gli disse Talia e Percy annuì. "Certo che puoi. Chiedi alla Dodds." "Si chiama Alecto." Fece notare Persefone. "Ah, no. Ha finto di essere la Dodds, rimane la Dodds per me."
"— Mi vuoi prendere per il collo — mi disse. — Facciamo così: ti faccio il trenta per cento di sconto sui modelli più esclusivi!
— Penso che comincerò dall'alto — sollevai la spada.
— Senza anticipo! Senza interessi per i primi sei mesi!
Abbassai la spada. Crusty smise di fare offerte. Tagliai le corde degli altri letti. Annabeth e Grover si rimisero in piedi, senza smettere di lamentarsi, contorcersi e insultarmi.
— Sembrate più alti — considerai.
— Molto divertente — sbuffò Annabeth. — La prossima volta, datti una mossa.
Guardai la bacheca dietro il bancone di Crusty. C'era una pubblicità del Corriere Espresso di Ermes e un'altra della Nuova Edizione Completa dell'Indirizzario Mostruoso di Los Angeles, "Le uniche Pagine Gialle Mostruose di cui avrete mai bisogno!" Sotto ancora c'era un vivace volantino arancione degli Studi di Registrazione R.I.P., che offriva audizioni per le anime degli eroi. "Siamo sempre alla ricerca di nuovi talenti!" L'indirizzo dei R.I.P. era scritto sotto, con tanto di mappa.
— Muoviamoci — dissi ai miei amici.
— Dacci ancora un minuto — si lamentò Grover. — Siamo stati quasi stirati a morte!"
Talia sorrise. "Beh, siete pronti per entrare negli Inferi."
"— Allora siete pronti per gli Inferi — annunciai. — Sono soltanto a un isolato da qui."
"Bello vedere che Percy era d'accordo con me." Disse Talia e Percy annuì. Hermes considerò. "Un'altra fermata da un mostro che è stata fonte di informazioni." Leo aveva aggiunto Procuste al suo elenco. Apollo annuì. Percy disse. "É la mia fortuna. È abissale, ma almeno ha l'altro lato della medaglia che fa credere che ne valga la pena infondo."
Michael prese il libro. "Bene, direi che tocca a me."Angolo autrice
Finalmente un aggiornamento! Abbiamo quasi finito il primo libro!
Alla prossima
By rowhiteblack
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THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSON
FanficDopo Eroi dell'olimpo, quando Zeus deve decidere la punizione di Apollo, semidei e dei si ritrovano nella Sala del Trono per leggere dieci libri dall'aria innocua. Leggere la vita dei loro figli renderà più dolci gli immortali e darà più senso a Zeu...