GIOCO A PINNACOLO CON UN CAVALLO

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Dioniso alzò un sopracciglio al capitolo che doveva leggere. "Immagino che comparirò in questo capitolo." Percy annuì
"Feci dei sogni assurdi, popolati di animali da cortile. La maggior parte di essi voleva uccidermi. Gli altri chiedevano del cibo."
Grover arrossì mentre molti ridevano a sue spese
"Mi svegliai diverse volte, ma quello che sentivo e vedevo non aveva senso, perciò svenni di nuovo. Ricordo che ero disteso in un letto morbido e qualcuno mi imboccava con della roba che sapeva di popcorn al burro, solo che era pudding. La ragazza con i riccioli biondi aleggiava sopra di me con un sorrisetto ironico, ripulendomi le sbavature dal mento col cucchiaio."
"Annabeth? Assistere i malati era un lavoro per i figli di Apollo. Cosa ci facevi lì?" "Beh, era lui!" Esclamò Travis, facendo ridere Percy.
"Quando notò che avevo gli occhi aperti, chiese: - Che succederà al solstizio d'estate?"
"Pensavo che sapessi qualcosa, non mi rendevo conto che non era così." Annabeth si strinse nelle spalle e Rachel la fissò. Non le sembrava un granchè, come amica.
"Riuscii a gracidare: - Cosa?
Lei si guardò attorno, come se avesse paura che qualcuno la sentisse. -Che sta succedendo? Cos'hanno rubato? Abbiamo solo poche settimane!"
"Annie..." Talia scosse la testa. Annabeth arrossì, rifiutandosi di incrociare lo sguardo di nessuno.
"-Io non...- farfugliai
Qualcuno bussò alla porta e la ragazza si affrettò a riempirmi la bocca di pudding. Avrebbe potuto aspettare che non mi strozzassi, simpatica lei."
"Ehy!" "Mi hai quasi fatto soffocare, Chase!" Esclamò Percy. Grover diede uno sguardo all'amico, sapendo dal loro legame che quei libri lo stavano colpendo molto.
"Quando mi svegliai la volta dopo, lei non c'era più. Un tizio biondo come un surfista californiano continuava a fissarmi da un angolo della stanza. Aveva gli occhi azzurri - almeno una dozzina - distribuiti sulle guance, sulla fronte, sul dorso delle mani. Se gli dei esistevano davvero (e avevo dei leggeri dubbi) probabilmente era Argo."
Era sorrise affettuosamente. "Era proprio lui." "Fa un'ottima sorveglianza al Campo." Annuì Charlie e Silena sorrise. "E Percy lo adora." "E' simpatico." "Non parla." Fece notare Apollo. "Non serve per essere simpatico." Affermò sicuro il ragazzo.
"Quando finalmente ripresi sul serio conoscenza, non c'era niente di strano attorno a me. Ero adagiato su una sdraio sotto un portico ampio e scrutavo le colline verdi che si ergevano oltre un prato in lontananza. La brezza profumava di fragole. Avevo una coperta sulle gambe e un cuscino dietro la testa. Era tutto fantastico, ma mi sentivo come se uno scorpione mi avesse fatto il nido in bocca."
"Come..?" Poseidone guardò preoccupato il figlio, che alzò le mani. "Nessuno scorpione mi ha mai fatto il nido in bocca. Era solo una similitudine, immagino." "Ancora, ho paura di sapere come ragioni." Disse Jason, e Talia annuì. "Anche io."
"Avevo la lingua secca e impastata e mi facevano male tutti i denti. Sul tavolino accanto a me c'era un bicchiere pieno. Sembrava succo di mela freddo, con una cannuccia verde e un ombrellino di carta infilzato in una ciliegia. Ero così debole che per poco non lo rovesciai mentre tentavo di prenderlo in mano.- Attento- disse una voce familiare."
"Bisognerebbe dirglielo ogni volta che si muove." Sbuffò Silena e Percy fece una smorfia. "Non è vero." "Lo è." Annuì Charles.
"Grover era appoggiato al parapetto del portico, con l'aria di uno che non dormiva da una settimana. Aveva una scatola di scarpe sottobraccio. Indossava i jeans, un paio di Converse alte e una sgargiante maglietta arancione con su scritto CAMPO MEZZOSANGUE. Era il solito vecchio Grover, non il ragazzo-capra. Forse era stato solo un incubo. Forse mamma stava bene. Eravamo ancora in vacanza e ci eravamo fermati in quella grande casa per qualche motivo. E..."
"Mi dispiace." Disse Talia, capendo come si sentiva il ragazzo. "Grazie, Tals."
"- Mi hai salvato la vita - fece Grover. - Io... ecco, il minimo che potessi fare... sono tornato sulla collina. Ho pensato che forse lo volessi.
Con reverenza, mi posò la scatola di scarpe in grembo."
"Bottino di guerra?" Indovinò Jason. Percy annuì.
"Dentro c'era il corno bianco e nero di un toro, la base dentellata per via della rottura, la punta imbrattata di sangue secco. Non era stato un incubo.- Il Minotauro."
"Non dovresti dire i nomi." "Aveva fatto PUF, e mamma aveva detto che entro i confini sarei stata al sicuro." Percy non guardò nemmeno Annabeth mentre lo diceva, pensando a come si era sentito senza speranza subito dopo.
"- Ehm, Percy, non è una buona idea...
- Non è così che lo chiamano nei miti greci? - chiesi. - Il Minotauro. Metà uomo, metà toro.
Grover si agitò, a disagio. - Sei rimasto privo di conoscenza per due giorni. Quanto ti ricordi?"
Apollo si accigliò. "E' molto tempo." Michael rispose. "Aveva anche delle costole rotte e incrinate, inoltre un'insufficienza alimentare piuttosto grave. Penso gli effetti delle medicine mortali..." Percy annuì.
"- Mia madre. È davvero...
Lui abbassò lo sguardo. Scrutai il paesaggio oltre il prato. C'erano gruppetti di alberi, un ruscello tortuoso, distese di fragole sotto il cielo azzurro. La valle era circondata da colline ondulate, la più alta delle quali, proprio di fronte a noi, aveva il grande pino in cima. Anche l'albero era bellissimo sotto il sole."
"Anche?" Chiese Talia, finta offesa. "Beh, eri più bella come albero che così." Disse Percy. "EHY!" Fece la figlia di Zeus
."Ma mia madre non c'era più, il mondo doveva essere buio e freddo. Niente doveva più essere bello."
"Posso capire quello." Annuì Michael. Travis e Connor dissero. "Quando zia Sally non ci sarà più, il mondo sarà orrendo." "Non degno di essere vissuto." "Sally è incredibile." "E' fantastica." I sette, Nico, Charles e Silena annuirono tutti. Anfitrite sembrava sorpresa. "Quella donna vi ha accettato tutti?" Hazel sorrise. "Percy ci adora, e sua madre farebbe di tutto per renderla felice." "Percy ha la madre migliore." Si lamentò Leo e Talia rispose. "Anche la matrigna migliore." indicando Anfitrite. "Ehy, Lady Persefone non è cattiva." Scosse la testa Percy, facendo sorridere la dea in questione. "Parla per te." Scosse la testa Nico, pensando a quando l'aveva trasformato in un dente di leone. "Era solo un malinteso." Scosse la mano la dea, sorridendo benevolmente al ragazzo. "Se mi prendi in giro, ti metto contro Percy." La minacciò lui e Percy annuì e basta. "Ti fai comandare da Nico." Gli disse Atena, alzando un sopracciglio "Yada, yada."
"- Mi dispiace - mormorò Grover, tirando su col naso. - Sono un fallimento. Sono il satiro peggiore del mondo.
Emise un gemito, pestando a terra così forte che il piede si staccò. Cioè, si staccò la scarpa. Dentro era imbottita di gommapiuma, tranne per un buco a forma di zoccolo.
- Oh, Stige! - imprecò.
Un tuono risuonò nel cielo limpido. Mentre lui si sforzava di infilare di nuovo lo zoccolo nel piede finto, pensai: "Be', questo chiarisce tutto." Grover era un satiro. Ero pronto a scommettere che se gli avessi rasato i riccioli castani, gli avrei trovato pure due piccole corna in testa. Ma ero troppo depresso perché mi importasse davvero qualcosa dell'esistenza dei satiri, o perfino dei minotauri. Tutto questo significava solo che mia madre era stata davvero stritolata e dissolta in una luce gialla."
"Non ti avrei fatto rasare i miei riccioli!" Si lamentò Grover e Percy sorrise. "E' una sfida?" "No, non lo è!" Disse Silena e Travis, Connor e Michael risposero. "Non ci puoi fermare."
"Ero solo. Orfano. Avrei dovuto vivere con Gabe il Puzzone? No. Mai. Piuttosto la strada. Mi sarei inventato qualcosa. Unirsi all'esercito forse."
"Non eri orfano. Tuo padre era un dio." Disse Era. "Giusto. Mi presento dopo dodici anni a un dio che non mi ha riconosciuto e gli dico. 'Congratulazioni, è un ragazzo!'" Michael rise e Charles sospirò. "E' solo qualcosa che avresti detto." "Probabilmente." Confermò Percy.
"Grover stava ancora tirando su col naso. Il povero ragazzo - o la povera capra, o il povero satiro, fate un po' voi - aveva l'aria di aspettarsi una bastonata. Dissi: - Non è stata colpa tua."
"Lo penso ancora." Poi Percy guardò Ade. "Non hai mandato tu il Minotauro, giusto?" "No, non l'ho fatto, come ti avevo già detto." "Ti ringrazio per aver preso mia madre prima che fosse troppo tardi." Ade sembrò sorpreso. "Non è necessario." Era sbuffò sdegnosa. "Era solo una mortale." "E tu sei solo un'idiota." Rispose Percy, guardandola male. "E' una dea!" Esclamò Hylla, guardando male il ragazzo. "Bene, un'idiota immortale. Meglio?" Zeus sbuffò divertito.
"- Sì, invece. Io dovevo proteggerti.
- Te l'aveva chiesto mia madre?
- No. Ma è il mio lavoro. Sono un custode. O perlomeno, lo ero.
- Ma perché... - All'improvviso mi sentii debole e mi si annebbiò la vista."
"Pensavo che l'avessi guarito." Esclamò Apollo verso il figlio. "Beh, ci vuole del tempo da sveglio per il recupero, padre! Non potevo fare più di molto mentre era privo di sensi." "Potevi baciarlo per farlo svegliare." Offrì Connor, facendo ringhiare Poseidone. Michael fece un verso strano, prima di dire. "Ed essere picchiato a morte? No grazie." "Da chi?" Chiese Tritone, e Michael indicò Percy, che sorrise civettuolo. "Non ti avrei mai colpito, Michael." facendo ridere Travis e Connor.
"- Non ti sforzare - mi consigliò Grover. - Ecco, bevi.
Mi aiutò a tenere il bicchiere e mi portò la cannuccia alle labbra. Trasalii,"
"Cosa? Non dovresti sentire dolore!" "Non era per il dolore, Apollo. Mi aspettavo succo di mela."
"perché mi aspettavo di sentire il sapore del succo di mela. Ma non si trattava di questo. Erano biscotti al cioccolato: quelli azzurri che cucinava mia madre, burrosi e bollenti, con le gocce di cioccolato ancora sciolte."
Leo si incuriosì. "I biscotti azzurri hanno un sapore diverso rispetto a quelli non azzurri?" "Certo che lo fanno!" Esclamarono Percy e Nico. Quando tutti guardarono il figlio di Ade, quello alzò gli occhi al cielo. "Sono stato adottato." "Da Sally?" Chiese Poseidone, ma Hazel disse. "Da Percy." Jason annuì. "Minaccia Nico, e lui ti trova e uccide. Lentamente e dolorosamente." "Non è vero." Negò Percy, prima di dire. "Velocemente e dolorosamente. Non voglio perdere troppo tempo." Nico sorrise, sistemandosi tra le braccia del cugino.
"Una sensazione di benessere e calore mi pervase il corpo. Ero pieno di energia. Il dolore non era passato, ma fu come se mia madre mi avesse appena fatto una carezza sulla guancia, dicendomi che sarebbe andato tutto bene."
Ares annuì. Aveva senso, il ragazzo traeva forza da sua madre e dal suo affetto. Apollo era contento. Sentire quel sapore voleva dire che aveva una sintonia con l'ambrosia e il nettare, il cibo degli dei. Poseidone, sentendo quello, e ragionando in modo simile a Apollo, si rianimò. Forse suo figlio si sarebbe unito a lui, in futuro, nell'immortalità.
"Scolai il bicchiere in un lampo. Lo fissai, certo di avere appena bevuto una bevanda calda, ma i cubetti di ghiaccio non si erano nemmeno sciolti.
- Buono? - si informò Grover.
Annuii.
- Che sapore aveva? - Sembrava così curioso che mi sentii in colpa."
"Oh, colpa mia." Annuì Grover. "Perché ti sentivi in colpa?" Domandò Persefone. "Pensavo che lo volesse assaggiare." Spiegò Percy, facendo sorridere Grover, Hermes e Dioniso.
"- Scusami - dissi. - Dovevo fartelo assaggiare.
- No, non intendevo questo. Ero solo curioso.
- Biscotti al cioccolato - risposi. - Quelli di mia madre. Fatti in casa.
Sospirò. - E come ti senti?
- Come se potessi lanciare Nancy Bobofit a un chilometro di distanza."
"Sembra mitico." Annuì Talia, e Annabeth disse. "Avresti dovuto farlo a priori." "Avrei dovuto." Annuì Percy, pensando alla vecchia compagna di classe
."- Bene - esultò. - Ma penso che non dovresti rischiare di berne altro.
- Nettare?- chiesi.
Grover annuì. Mi prese il bicchiere dalle mani con esitazione, come se fosse dinamite, e lo posò sul tavolino. - Andiamo. Chirone e il signor D ci stanno aspettando."
"Sapevi anche cosa fosse." Si lamentò Annabeth.
"Il portico girava intorno alla fattoria. Mi tremavano le gambe per lo sforzo di camminare tanto. Grover si era offerto di portare il corno del Minotauro, ma volevo tenermelo stretto. Quel ricordino l'avevo pagato caro e non avevo intenzione di separarmene. Quando svoltammo l'angolo, rimasi a bocca aperta. Dovevamo trovarci sulla costa settentrionale di Long Island, perché da quel lato della casa la valle risaliva fino al mare, che scintillava a circa un chilometro di distanza. E quanto a ciò che si trovava nel mezzo, non riuscivo a capacitarmi di quello che vedevo. Il paesaggio era punteggiato di edifici dell'antica Grecia - un ampio padiglione a cielo aperto, un anfiteatro, un'arena circolare - solo che erano tutti nuovi di zecca, con le colonne di marmo immacolato che luccicavano al sole. In un Campetto poco lontano, una dozzina di satiri e di ragazzi più grandi giocavano a pallavolo. Delle canoe scivolavano sulla superficie di un laghetto, mentre dei ragazzini, con indosso la stessa maglietta arancione di Grover, si rincorrevano intorno a un gruppo di capanne annidate nel bosco. Alcuni si esercitavano con l'arco in un poligono di tiro. Altri cavalcavano lungo un sentiero boscoso e, a meno che non avessi le allucinazioni, alcuni dei cavalli avevano le ali.In fondo al portico, due uomini sedevano l'uno di fronte all'altro a un tavolino da gioco. Accanto a loro, la ragazza bionda che mi aveva imboccato se ne stava appoggiata al parapetto. L'uomo rivolto verso di me era piccolo ma grassoccio. Aveva il naso rosso, gli occhi grandi e lucidi e dei capelli riccioluti così neri da sembrare quasi blu. Somigliava a uno di quei dipinti di angeli bambini... com'è che si chiamano? Pupi? No, putti. Ecco. Somigliava a un putto di mezza età invecchiato in una roulotte. Indossava una camicia hawaiana tigrata e si sarebbe inserito a meraviglia in una delle combriccole del poker di Gabe, solo che avevo la sensazione che quel tipo avrebbe fregato perfino il mio patrigno. Non mi piaceva per la somiglianza con lui."
Dioniso si fermò. "Immagino di poter capire la tua antipatia nei miei confronti." "Mi scuso. Non sei niente come Gabe." Annuì Percy e Dioniso gli rivolse un minimo sorriso.
"- Quello è il signor D - mi spiegò Grover a bassa voce. - È il direttore del campo. Sii gentile. La ragazza è Annabeth Chase. È qui da molto più tempo di chiunque altro. E conosci già Chirone...
Indicò il tipo che mi dava le spalle. Per prima cosa, mi accorsi che era su una sedia a rotelle. Poi riconobbi la giacca di tweed, i capelli castani e un po' radi, la barba incolta.- Signor Brunner! - esclamai."
"Perché ovviamente hai avuto Chirone come professore." Si lamentò Travis. Silena gli diede uno sguardo. "E una Benevola. Vuoi davvero avere la stessa esperienza?" "No, sto bene così." Percy rise, dicendo poi. "Nessuno che vuole fare a cambio con me."
"Il professore di latino si voltò e mi sorrise. Negli occhi aveva lo scintillio malizioso di quando in classe tirava fuori un compito a sorpresa e tutte le risposte esatte erano la B.."
"Suona fantastico." "Percy li faceva tutti giusti." Notò Chirone, con un sorriso. "Non credevo nelle fregature. E i miti li conoscevo bene."
"- Ah, bene, Percy - esordì. - Adesso siamo in quattro per giocare a pinnacolo.
Mi indicò la sedia alla destra del signor D, che mi squadrò con i suoi occhi iniettati di sangue e fece un sospiro profondo: - Oh, suppongo di doverlo dire. Benvenuto al Campo Mezzosangue. Fatto. Ora, non aspettarti che io sia felice di vederti."
Percy fece uno sbuffo, dicendo poi. "Stai usando un tono sbagliato." "Attento, Perry." "Come vuole, Dionigi." Travis e Connor ridacchiarono, e Era fissò il ragazzo, ma Dioniso sbuffò e proseguì la sua lettura.
"- Ehm, grazie. - Feci qualche passetto indietro, perché se c'era una cosa che avevo imparato dalla convivenza con Gabe, era capire al volo quando un adulto si era attaccato alla bottiglia. Se il signor D era astemio, io ero un satiro."
"È solo orrendo che a dodici anni hai imparato a non infastidire adulti che bevevano." Scosse la testa Talia e Percy alzò le spalle.
"- Annabeth? - Il signor Brunner si rivolse alla ragazza bionda. Lei avanzò per consentire al professore di presentarci. - Questa signorina ti ha aiutato a ristabilirti, Percy. Annabeth, per favore, andresti a occuparti del letto di Percy? Lo metteremo nella undici, per ora." "Perché avevate molta scelta." Alzò gli occhi al cielo Nico e Percy gli diede una gomitata.
"- Certo, Chirone - rispose Annabeth. Probabilmente aveva la mia età, ma mi superava di qualche centimetro in altezza e aveva un'aria molto più atletica. Con quell'abbronzatura e i riccioli biondi, incarnava lo stereotipo della ragazza californiana, a parte gli occhi. Erano di una particolare sfumatura di grigio, come di nuvole temporalesche; belli ma minacciosi, come se stesse studiando il modo migliore per mettermi al tappeto. Posò lo sguardo sul corno del Minotauro che avevo in mano, poi di nuovo su di me. Sembrava il tipo che difficilmente faceva complimenti agli altri, quindi mi aspettavo una specie di offesa o commentino sarcastico. Ne avevo viste di tipe con la puzza sotto il naso. (Le ragazze sono davvero meschine, chiunque dica il contrario è un idiota)"
Travis rise, e Connor annuì. "Lo possono essere." "Non tutte." Si lamentò Silena e Percy annuì. "Vero, non tutte. Voglio ancora capire chi è che vi ha definite il sesso debole." Michael rise. "Dovevano ancora vedere Silena arrabbiata." "Ehy!"
"Quindi non fui sorpreso quando se ne uscì con: - Quando dormi, sbavi.
Poi si avviò per il prato, i capelli biondi svolazzanti sulle spalle. Volevo vederla perdere il genitore, affrontare un coso strano e poi svenire. Poi poteva fare la superiore."
"Come siete diventati amici? Lei era offensiva e a te non piaceva!" Chiese Reyna, sconvolta. "Trattare una ragazza in questo modo." Fece una smorfia disgustata Hylla. "Ehy, avevo tutte le ragioni per non essere bendisposto con lei." Percy la guardò male, e Annabeth annuì. "E, se io non ero gentile con lui, lui non doveva esserlo a priori con me solo perché io sono una ragazza. Altrimenti è chiedere un trattamento preferenziale, e io non lo voglio." Percy annuì. "Lo merita perché è un assoluto genio, non perchè è una ragazza." Annabeth arrossì
."- Allora - dissi. - Lei, ehm, lavora qui signor Brunner?
- Non sono il signor Brunner - rettificò l'ex signor Brunner. - Temo che fosse solo uno pseudonimo. Puoi chiamarmi Chirone."
"Te lo aveva detto Grover." Scosse la testa Talia. "Lo so."
"- Okay. - Nella confusione più assoluta, chiedendomi perchè un dannato centauro si sarebbe volontariamente sottoposto al liceo, guardai il direttore. - E signor D... la D sta per qualcosa?- Non pensavo fosse un complimento, come dolce o duttile. Anche se signor Duttile sembrava piuttosto divertente."
Dioniso guardò Percy, che scrollò le spalle. "Dodici anni. Forse non te li ricordi, ma è normale." "Non lo è." Disse Silena. "Percy è messo particolarmente male." Offrì Travis. "Grazie, Travis." "Pregò."
"Il signor D smise di mescolare le carte e mi guardò come se avessi appena fatto un rutto con la bocca aperta. - Figliolo, i nomi sono potenti. Non bisogna andarsene in giro a spararli a vanvera.
- Oh. Giusto. Mi scusi.-
Un dio quindi. Che bello. Sembra l'inizio di una battuta: un dio e un centauro entrano in un bar..."
Grover gemette, e Travis, Connor e Michael scoppiarono a ridere. Zeus sospirò. "Mi sento così grato per quel filtro." "Lo so." Annuì Ade.
"- Devo dire, Percy - intervenne Chirone-Brunner - che sono felice di vedere che sei vivo. Era da tempo che non facevo una visita a domicilio a un potenziale acquisto del campo. Detestavo l'idea di aver perso tempo.
- Visita a domicilio?-
Decisi di sorvolare sul commento poco sensibile sul fatto che gli avrei fatto perdere tempo. 'Oh, scusa se sono morto, non vorrei essere un incoveniente.'"
Chirone sospirò. "Non mi sembrava di essere suonato insensibile." "Non importa."
"- L'anno che ho passato alla Yancy, per istruirti. Abbiamo dei satiri nella maggior parte delle scuole, naturalmente, per tenere gli occhi aperti. Ma Grover mi ha avvisato non appena ti ha conosciuto. Ha percepito subito che eri speciale, perciò ho deciso di salire su al Nord. Ho convinto l'altro insegnante di latino a... a prendersi un anno sabbatico.
Mi sforzai di ricordare l'inizio dell'anno scolastico. Sembrava passato un secolo, ma avevo il vago ricordo di un altro professore di latino durante la prima settimana alla Yancy. Poi, senza spiegazioni, era scomparso e il signor Brunner aveva preso il suo posto. Speravo che con anno sabbatico non intendesse che l'aveva ucciso. Cos'era successo alla professoressa che la Dodds aveva sostituito? E poi, una Furia che si chiama Dodds? Poteva chiamarsi Fury, come quel film"
"Non ho ucciso nessuno." Disse Chirone. "E nemmeno io. E si chiama Alecto, non Dodds." "Perché Alecto è un nome così da Furia."
"- Era venuto alla Yancy per istruirmi?
Chirone annuì. - Onestamente, non ero sicuro di te, all'inizio. Abbiamo contattato tua madre per avvisarla che ti tenevamo d'occhio, nel caso fossi stato pronto per il Campo Mezzosangue. Ma avevi ancora tanto da imparare. Tuttavia, sei riuscito ad arrivare qui sano e salvo, e questo è sempre il primo test.-
Mi chiesi che fine facessero i semidei che non venivano ritenuti pronti. Gli dei sapevano che facevano la selezione con i loro figli? E poi, grazie mille, centauro. Voglio dire, davvero gentile. Potevi anche startene qui e lasciarmi stare."
Chirone abbassò la testa. "Non mi sorprende che non ti sia fidato per Nico." Sospirò Annabeth, che non aveva mai capito il ragionamento vero del ragazzo. "Davvero?" Chiese Chirone. "Sapevi che ero potente ed eri disposto a lasciarmi lì. E non c'era una capanna per Ade. Cosa avrebbero fatto a un suo figlio?"
"- Grover - fece il signor D con impazienza - hai intenzione di giocare oppure no?
- Sissignore! - Grover prese posto sulla quarta sedia, tutto tremante. Non sapevo perché avesse tanta paura di un ometto grassoccio con una ridicola camicia tigrata. Forse il fatto che era un dio centrava qualcosa."
"Forse." Ripetè Zeus. "Era un'ipotesi." Scrollò le spalle Percy.
"- Tu sai giocare a pinnacolo, vero? - Il signor D mi scrutò con sospetto.
- Temo di no - confessai.
- Temo di no, signore - mi corresse lui.
- Signore - ripetei. Il direttore del campo mi stava piacendo sempre meno."
"Il rispetto dovrebbe essere dato ai propri superiori." Disse Atena. "Il rispetto deve essere guadagnato, non si deve pretendere e basta." "Siamo dei, ragazzino." "Quindi ritiene di meritare rispetto per cosa è, ma non per cosa fai? Non mi sembra saggio." Rispose Percy. "Abbiamo qualità che tu sogni." "Le qualità prese in grandi dosi portano ai difetti più grandi Atena. L'arroganza che ne consegue porta alla mancanza di saggezza. Ed è così difficile contrastare la mancanza di saggezza." Atena arrossì, mentre Talia rideva.
"- Ebbene - continuò - è uno dei migliori giochi mai inventati dagli umani, dopo i gladiatori e Pac-Man. Mi aspetterei che tutti i giovani civilizzati ne conoscano le regole.
Potevo nominargli altri giochi migliori di Pac-man. E per gladiatori intendeva lo sport barbarico dei romani?"
"Lo facevo." Jason sbuffò. "Abbiamo capito che amavi i gladiatori." Percy annuì, non contento nemmeno lui. "Cosa significa?" Chiese Poseidone, un lampo oscuro nello sguardo che oscurava anche gli occhi di Zeus. Dioniso deglutì e continuò a leggere.
"- Sono sicuro che il ragazzo può imparare - intervenne Chirone.
Visto che nessuno si degnava di darmi ancora delle spiegazioni, chiesi.- Mi scusi, ma dove mi trovo? Cosa ci faccio qui? Signor Brun... Chirone, qual è lo scopo dell'istruzione che è venuto a impartirmi alla Yancy?
Il signor D sbuffò. - È la stessa domanda che gli ho posto io.
Era bello vedere che il cavallo ignorava anche il dio. Anche se il dio non sembrava particolarmente offeso."
"Non mi aveva spiegato perchè lo riteneva necessario." "Non lo ha fatto tuttora." Notò Percy, scrollando le spalle.
"Il direttore distribuì le carte. Grover trasaliva ogni volta che una carta atterrava sul suo mazzo. Chirone mi sorrise con complicità, come faceva in classe, quasi per dire che qualunque fosse la mia media, restavo il suo studente preferito. In quel momento, non mi sentivo molto in vena di complicità con un bugiardo. Se ti mentono su una cosa, possono mentirti su tutto."
Chirone abbassò lo sguardo. "Mi scuso, Percy." "Non importa. Ero di cattivo umore, e non avevo avuto buone esperienze, con gli adulti che mentivano."
"- Percy - mi chiese - cosa ti ha raccontato tua madre?
- Non molto. - Mi ricordai i suoi occhi tristi che scrutavano il mare. - Mi ha spiegato che aveva paura di mandarmi qui, anche se mio padre avrebbe voluto. Ha detto che una volta qui, probabilmente non me ne sarei potuto andare. Non voleva che mi allontanassi da lei.
- Tipico - borbottò il signor D. - È così che si fanno ammazzare, di solito. Figliolo, ti decidi a chiamare?"
"Dioniso! Ti sembra il momento?" Chiese Persefone, scandalizzata. Dioniso fece una smorfia. "Capisco sempre di più il tuo atteggiamento nei miei confronti." "A mia discolpa, non credevo ancora che gli dei esistessero." "Bello." Fece Travis. "Sono in un campo di dei, ma non credo negli dei." Annuì Connor, e Chris riflettè. "Sembra una bella maglietta." I tre figli di Hermes guardarono Percy, che annuì. "Posso farvi le magliette." "Evviva!" "Percy..." Sospirò Grover, e il ragazzo lo guardò. "Ne vuoi una anche tu?" "NO!" "Io sì!" Disse Leo, e Percy annuì.
"- Cosa? - domandai. Mi spiegò con impazienza le regole del pinnacolo, così lo accontentai.
- Temo che ci siano troppe cose da chiarire - continuò Chirone. -Temo che il nostro solito filmato di orientamento non basti.
- Filmato di orientamento? - domandai di nuovo. Più cosa dicevano, meno capivo. Non era divertente, per niente."
"Non hai visto il filmato?" Molti arrossirono. Avevano preso in giro Percy, che però non aveva avuto istruzione. "Già." Chirone guardò i semidei, rendendosi conto di quello che aveva involontariamente causato.
"- Già - rispose Chirone. - Bene, Percy. Sai già che il tuo amico Grover è un satiro. E sai - indicò il corno nella scatola di scarpe - di avere ucciso il Minotauro. Una prodezza non indifferente, figliolo. Quello che forse non sai è che nella tua vita operano delle grandi potenze. Gli dei, le forze che tu chiami dei dell'Olimpo, sono reali e presenti."
"Bel modo di dirlo. Sei un semidio e il mostro ti ha inseguito perchè due dei ti vogliono morto. Benvenuto al Campo! Se vivi abbastanza a lungo, lascia la recensione!" Travis e Connor scoppiarono a ridere per il commento di Percy. Talia rise. "Adoro la disinvoltura con cui ne parli."
"Fissai gli altri seduti al tavolo.Mi aspettavo che qualcuno gridasse: "Che sciocchezza!", ma mi dovetti accontentare del signor D che strillava: - Oh, coppia reale. Presa mia! Presa mia! - Segnò il punteggio ridacchiando. Okay, andava bene comunque, supposi."
"Hai vinto?" Chiese Apollo e Michael sbuffò. "Contro Chirone? Impossibile."
"- Signor D - chiese timidamente Grover. - Se non la mangia lei, potrei avere la sua lattina di Diet Coke?
- Eh? Oh, prendila.
Grover strappò un grosso pezzo della lattina di alluminio con i denti e si mise a masticare con aria afflitta.
- Aspetti un momento - dissi a Chirone. - Mi sta dicendo che Dio esiste?
- Be', ecco - fece lui. - Dio, con la lettera maiuscola, è tutta un'altra cosa. Non entriamo nel metafisico.
- Metafisico? Ma se stava parlando di...
- Di dei, al plurale. Grandi esseri che controllano le forze della natura e le imprese degli uomini: gli dei immortali dell'Olimpo.
- Olimpo?
- Esatto. Gli dei di cui abbiamo parlato nelle lezioni di latino
.-Ade- nominai. - Hermes. Apollo. Si riferisce a loro.
Ed eccolo di nuovo: un tuono lontano nel cielo sgombro di nuvole."
"Non hai nominato Zeus." Notò Artemide. "Non era il mio dio preferito." "E io lo ero?" Chiese Ade e Percy annuì entusiasta. Poseidone sbuffò, e Percy ritrattò. "Non sei incluso, papà. Sei mio padre, vinci ogni paragone." Poseidone gli sorrise.
"- Figliolo - mi riprese il signor D - ci andrei cauto a pronunciare questi nomi, se fossi in te.
- Ma sono solo storie - protestai. - Sono miti per spiegare i fulmini, le stagioni e il resto. Ci credeva la gente prima della scienza.
- La scienza! - esclamò il signor D sdegnato. - E dimmi, Perseus Jackson - trasalii sentendo il mio vero nome, che non rivelavo mai a nessuno - cosa penserà la gente della tua "scienza", fra un paio di millenni? - E continuò: - Mmh? Diranno che è un mucchio di ridicole credenze primitive e tanti saluti! Oh, beati mortali, non hanno il minimo senso della prospettiva! Pensano di essere così avanti. E lo sono, Chirone? Guarda questo ragazzo e dimmelo."
Dioniso guardò Percy, che sorrise, dicendo. "Mia mamma non ha accettato quella risposta per non farmi studiare" Talia sbuffò divertita. "Non posso credere che tu l'abbia davvero usata!" "Io posso." Gemette Jason
"- Percy - intervenne Chirone - puoi scegliere di crederci o no, ma il fatto è che immortale significa immortale. Riesci a immaginare, per un attimo, di non morire mai? Di non scomparire mai? Di esistere, così come sei, per l'eternità?
Stavo per rispondere, così su due piedi, che non mi sembrava affatto male, ma il tono della voce di Chirone mi fece esitare. E non ci voleva un genio per capire che immortale significa immortale. La prossima cosa sarebbe stata dirmi che il sole è una stella? Oh, aspetta, se Apollo esisteva, forse non era una vera e propria stella? O forse c'era la stella comunque? Avevo ragione a ignorare la scienza, allora. Tanto, erano un mucchio di spiegazioni di idioti che non hanno il minimo senso della prospettiva."
Dioniso lo guardò. "Non sei stato molto in silenzio." "Penso velocemente." "Che bello."
"- E questo succede a prescindere dal fatto che la gente creda nella mia esistenza o meno? - aggiunsi.
- Esatto - confermò lui. - Se tu fossi una dio, come ti sentiresti se ti considerassero un mito, una vecchia storiella per spiegare i fulmini? E se ti dicessi, Perseus Jackson, che un giorno la gente potrebbe sostenere che anche tu sei un mito, creato solo per spiegare come i ragazzini possano superare la perdita della madre?
Prima di tutto, sembrava deprimente. Vedevano morire i loro figli tutto il tempo, o persino i loro amanti e amici. Quindi, cioè, no, grazie. Secondo, il cavallo mi piaceva sempre meno. E non sarebbe bastato nessun mito per spiegare come superare la perdita di mia madre. Valeva cento dee, mia madre. Non aveva paragoni. Pensai di rompere il naso del cavallo, ma Grover mi scosse la testa. Quindi, decisi di evitare di picchiare un disabile."
Chirone sospirò. Afrodite guardò male il centauro. "Parlare della madre del ragazzo in questi termini? E' solo crudele!" Chirone annuì, guardando in basso.
"Replicai: - Non mi piacerebbe. Ma io non credo negli dei.
- Oh, faresti meglio a crederci - mormorò il signor D. - Prima che uno di loro ti incenerisca.
Che sarebbe stato piuttosto strano. Immagino che negli Inferi non si senta spesso come motivo di morte. 'Perché sei qui?' 'Non credevo negli dei e mi hanno incenerito' 'Adesso ci credi?' 'In discussione. Potrei essermi incenerito da solo.'"
Grover gemette. Estia stava sorridendo e Ade lo guardò. "Non lo avresti detto davvero, vero?" "Probabilmente lo avrei fatto." Annuì Percy.
"E onestamente, se mia madre era morta, non mi sarebbe dispiaciuto seguirla. Che senso aveva vivere se la persona migliore della mia vita non c'era più?"
Poseidone guardò Percy. "La pensi ancora così, Percy?" Zeus e Ade sentivano qualcosa di simile al senso di colpa riempirli. "No, papà."
"Intervenne Grover: - La p-prego, signore. Ha appena perso la madre. E' scioccato.
- Beato lui - brontolò il signor D, tirando una carta. - Mentre io devo starmene confinato in questo squallido posto, a lavorare con dei ragazzini che non hanno un briciolo di fede!-
Fece un gesto con la mano e sul tavolo comparve un calice, come se per un attimo la luce del sole si fosse piegata e avesse intessuto l'aria in vetro. Il calice si riempì di vino rosso.
Rimasi a bocca aperta, ma Chirone non alzò nemmeno la testa.
- Signor D - disse in tono ammonitorio. - Le sue restrizioni.
Il signor D guardò il vino e si finse sorpreso. - Povero me! - Alzò gli occhi al cielo e sospirò: - Vecchie abitudini! Scusate.
Un altro tuono.
Il signor D mosse di nuovo la mano e il bicchiere di vino si tramutò in un'altra lattina di Diet Coke. Con un sospiro infelice, tirò la linguetta della Coca e tornò alla partita.
Chirone mi fece l'occhiolino. - Il signor D ha offeso suo padre un po' di tempo fa, prendendosi una sbandata per una ninfa dei boschi che era stata dichiarata intoccabile."
"Perché era intoccabile?" Chiese nervosa Era, e Zeus fece cenno a Dioniso di proseguire.
"- Una ninfa dei boschi - ripetei, fissando la lattina di Diet Coke come se venisse dallo spazio.
- Sì - confessò il signor D. - A mio padre piace punirmi. La prima volta, il Proibizionismo. Una cosa spaventosa! Dieci anni orrendi! La seconda volta... be', era davvero molto carina, e proprio non ho resistito. E mi ha mandato qui. Collina Mezzosangue. Un campo estivo per marmocchi come te. «Da' il buon esempio» mi ha detto. «Lavora con i giovani invece di mandarli in rovina.» Ah! Una vera ingiustizia.
Il signor D sembrava un bambino di sei anni che faceva i capricci.
Se avevo capito bene, il direttore del campo era Dioniso, e suo padre Zeus. Pensando che aveva condannato due volte alla semi mortalità Apollo, e cacciato ingiustamente il fratello dall'Olimpo (dopo che lo aveva aiutato a costruirlo e salvarlo), pensai che il signor D se la fosse cavata piuttosto bene con la punizione. Poi, non aveva figli al Campo? Non era contento di vederli più tempo?"
Apollo annuì. "Grazie, Percy." Ade annuì, mentre lo diceva. Zeus riflettè. "Non hai tutti i torti." Dioniso alzò lo sguardo, spaventato dal perdere parzialmente la sua immortalità, ma il re si riferiva ad altro. "Parleremo meglio dopo, ma revoco l'esilio di Ade dall'Olimpo. Non è solo la nostra casa, ma anche la tua." Ade fece un cenno di ringraziamento verso Percy, che arrossì.
"Come percependo i miei pensieri, il signor D si voltò a guardarmi fisso e nei suoi occhi intravidi una sorta di fuoco violetto, il segno che quell'ometto grassoccio e piagnucoloso mi stava mostrando solo un piccolissimo barlume della sua vera natura. Vidi immagini di grappoli d'uva che soffocavano miscredenti fino alla morte, guerrieri ubriachi impazzire per la bramosia della battaglia, marinai che gridavano mentre le loro mani si trasformavano in pinne e i loro volti si allungavano in musi di delfino. Sapevo che se l'avessi provocato, il signor D mi avrebbe mostrato cose peggiori. Mi avrebbe impiantato un morbo nel cervello e avrei passato il resto dei miei giorni con la camicia di forza in una stanza con le pareti imbottite. E non volevo vedere manicomi, grazie mille. Invece, un delfino sembrava piuttosto carino."
"Non era necessario." Disse Poseidone e Dioniso disse. "Volevo fargli capire che non doveva sottovalutare un dio, non importa come appariva." Percy annuì. "Non l'ho fatto." "Sei stato maleducato." "Scelta personale." Ares lo guardò. "Hai scelto di essere non rispettoso di un dio?" "Scelta stupida, va bene, ma personale. E se avessi avuto paura di un dio, cosa avrei dovuto fare con Titani e Giganti?" Gli dei ammisero il punto.
"- Vuoi mettermi alla prova, figliolo? - chiese, quasi dolcemente.
- No. No, signore.
Non avevo detto niente, ma immaginavo che stesse solo 'dimostrando' quello che poteva fare. Sembrava esibizionismo, ma visto che non avevo il filmato di orientamento, avrei dovuto basarmi su quello per capire con cosa avevo a che fare. Per adesso, un dio che giocava a pinnacolo ma poteva mandarmi in manicomio. Non era una bella presentazione. Forse avrei dovuto insegnargli altri giochi di carte, come la briscola."
Dioniso lo guardò. "So giocare a briscola, Percy." "E preferisci pinnacolo? Forse perdi sempre?" "Non lo faccio." "Sei su per una partita, se vuoi rischiare." Dioniso annuì e Nico sorrise. "Scommetto su Percy." "Secondo." Disse Travis. "Terzo." Connor. "Quarto." "Michael. "Non si scommette." Silena. "Certo mamma." Travis, Connor e Michael.
"Il fuoco si smorzò un poco. Il signor D tornò alla partita. - Credo di avere vinto.
- Non direi - obiettò Chirone. Scoprì una scala, contò i punti e corresse: - Ho vinto io."
"Vedi?" Sorrise Michael.
"Pensai che il signor D avrebbe disintegrato Chirone con la sedia a rotelle e tutto, invece sospirò, come se fosse abituato a essere battuto dal professore di latino. Se pensate che sia esagerato, vorrei ricordare alcune delle azioni di, non so, Apollo? I ciclopi non erano molto contenti, dopo averlo fatto arrabbiare. Non che avrebbero potuto dire niente nel caso lo fossero stati, erano impegnati a essere morti. Non mi sembrava troppo in là uccidere un cavallo per una sconfitta a carte."
"Conosceva tutti i miti." Si lamentò Annabeth e Percy scrollò le spalle.
"Mi piace che mi citi sempre. Mi ami!" Apollo sorrideva troppo entusiasta secondo Poseidone. "Mi piace il sole. Quindi mi ricordavo il dio del sole."
"E ti piace anche la morte?" Chiese Annabeth, onestamente incuriosita. "Al massimo i morti, altrimenti avrei adorato Thanathos, no?" Ade sbuffò divertito.
"Si alzò e Grover lo imitò subito.
- Sono stanco - disse. - Credo che farò un pisolino prima del coro di stasera. Grover, dobbiamo parlare di nuovo del tuo rendimento scadente in questo incarico.
E qui si apriva tutto un altro mondo: gli dei dormono? Cioè, gli serve dormire, o si annoiano a vivere per sempre e allora dormono? O dormono nel senso che si riposano? Gli dei devono ricaricarsi? Come delle batterie duracell?"
"Sì dormiamo, no, non ci ricarichiamo." Rispose sospirando Zeus
"La faccia di Grover si imperlò di sudore. - S-sissignore.
Il signor D si rivolse a me. - Capanna undici, Percy Jackson. E comportati bene.
Io mi comportavo sempre benissimo. Ero un chiaro esempio di chi seguiva le regole e non provocava casini. Potevo essere il mito di quello, se proprio dovevo essere il mito di qualcosa."
"Nel senso che non lo fai?" "Sì, ero sarcastico." "Anche nei tuoi pensieri?" "Certo! È un lavoro a tempo pieno, il mio. Uno stile di vita."
"Entrò in casa con passo altero e Grover lo seguì sconsolato. - Grover starà bene? - chiesi a Chirone."
"Grazie per essere preoccupato per me." "Sempre, G-man."
"Lui annuì, anche se sembrava un po' turbato. - Il vecchio Dioniso non è così arrabbiato. Solo che odia il suo lavoro. Si trova in punizione, immagino possa definirsi così, e non sopporta l'idea di aspettare un altro secolo per avere il permesso di tornare sull'Olimpo.
- Il Monte Olimpo - ripetei. - Mi sta dicendo che c'è davvero un palazzo, lassù?
Che avrebbe dovuto essere rovinato per l'usura. Beh, a meno che le opere degli dei non si rovinassero. Il che avrebbe avuto senso. Non ci vedevo degli dei a vivere in delle rovine, non importa quanto fossero storiche."
Gli dei sospirarono.
"- Be', ecco, c'è il Monte Olimpo in Grecia. E poi c'è la dimora degli dei, il punto di convergenza dei loro poteri, che un tempo era davvero situata sull'Olimpo. Si chiama ancora così, per rispetto delle tradizioni, ma il palazzo si sposta, Percy, proprio come si spostano gli dei.
- Sta dicendo che gli dei della Grecia sono qui? In America?
- Ma certo. Gli dei si spostano con il cuore dell'Occidente.
E qui un'immagine di dodici persone enorme che trasportavano un enorme cuore mi balenò in mente. Forse non era quello che intendeva il cavallo."
"No, non lo era." "Non l'ho detto, infatti." Disse Percy.
"- In che senso?
- Riflettici, Percy. Quella che voi chiamate la "civiltà occidentale", pensi che sia solo un concetto astratto? È una forza vivente. Una coscienza collettiva che brilla da migliaia di anni. Gli dei sono parte di essa. Si potrebbe perfino dire che ne siano la fonte, o perlomeno che vi siano così legati da non poter mai scomparire, a meno che non venga spazzata via l'intera civiltà occidentale. Il fuoco si è acceso in Grecia. Poi, come ben sai... o come spero che tu sappia, dal momento che hai superato il mio esame... il cuore del fuoco si è spostato a Roma, e così gli dei. Oh, con nomi diversi, forse - Giove anziché Zeus, Venere al posto di Afrodite - ma sono le stesse forze, gli stessi dei.
- E poi sono morti.
Il che era un controsenso al fatto immortale, ma volevo far capire a Chirone perchè era meglio parlare ai semidei, al posto di scaraventarli e aspettarsi che fossero tutti contenti."
Chirone sospirò. "Lo hai fatto di proposito?" "Yep." "Lo avevo detto che lo riservava anche agli insegnanti che se lo meritavano." Disse Grover, alzando gli occhi al cielo.
"- Morti? No. L'Occidente è morto, forse? Gli dei si sono spostati: in Germania, in Francia, in Spagna, per un po'. Ovunque la fiamma fosse più luminosa, là c'erano gli dei. Hanno trascorso diversi secoli in Inghilterra. Basta guardare l'architettura. La gente non dimentica gli dei. In ogni luogo in cui abbiano governato nel corso degli ultimi tremila anni, li ritroviamo nei dipinti, nelle statue, negli edifici più importanti. E adesso, Percy, sono nel tuo paese, gli Stati Uniti. Pensa soltanto al vostro simbolo: l'aquila di Zeus. Guarda la statua di Prometeo al Rockefeller Center, le facciate greche degli edifici del governo a Washington. Ti sfido a trovare una città americana in cui gli dei dell'Olimpo non siano rappresentati in una varietà di luoghi differenti. Piaccia o no... e credimi, a parecchia gente non andava a genio nemmeno Roma... l'America adesso è il cuore della fiamma. E la grande potenza d'Occidente. Perciò gli dei dell'Olimpo sono qui. E noi siamo qui.
Era troppo, soprattutto considerato che Chirone sembrasse includermi in quel "noi", come se facessi parte di non so che associazione.
- Lei chi è, Chirone? E io... io chi sono?
Chirone sorrise. Si spostò sulla sedia come per alzarsi, ma sapevo che era impossibile. Era paralizzato dalla vita in giù.
- Chi sei tu? - ripeté in tono pensoso. - Be', è la domanda a cui tutti noi vorremmo trovare una risposta, non ti pare? Ma per ora, dovremo rimediarti un letto nella capanna undici. Incontrerai nuovi amici. Domani avremo tutto il tempo per dedicarci alle lezioni. E poi stasera arrostiamo i marshmallows nel falò, e io adoro infilarli nei biscotti al cioccolato.
Non avevo idea di cosa intendesse, perché, ovviamente, non mi aveva detto niente.
E a questo punto, visto che la giornata era già stata normale, si alzò dalla sedia. Il corpo si allungò a poco a poco, e all'inizio pensai che Chirone indossasse un paio di lunghissime mutande bianche di velluto. Ma mentre continuava ad alzarsi dalla sedia, più in alto di qualsiasi uomo, mi resi conto che non erano mutandoni: erano la parte anteriore di un animale, una massa di muscoli e tendini sotto un morbido vello bianco. La sedia a rotelle non era una sedia ma una specie di contenitore, un'enorme scatola con le ruote, e doveva essere magica per contenerlo tutto. Sbucò fuori una zampa, lunga e dal ginocchio nodoso, con un grosso zoccolo levigato. Poi ne uscì un'altra, seguita dalle zampe posteriori, e infine la scatola rimase vuota: nient'altro che un guscio di metallo con un paio di gambe finte sopra. Fissai il cavallo che era appena spuntato fuori dalla sedia a rotelle, un enorme stallone bianco. Nel punto in cui avrebbe dovuto esserci il collo, c'era il busto del mio professore di latino, ben saldo sul tronco dell'animale.
- Che sollievo - esclamò il centauro. - Me ne stavo stipato là dentro da così tanto che mi si erano addormentati i nodelli. E adesso vieni, Percy Jackson. Andiamo a conoscere gli altri ragazzi del campo."
"Un momento per il pranzo veloce e poi proseguiremo." Disse Zeus.
Dopo pochi minuti, i semidei e dei avevano rioccupato i loro posti, con Storm che era uscito a pascolare per l'Olimpo.
Era allungò la mano per leggere.

Angolo autrice
Ditemi cosa ne pensate per adesso! Accettate critiche costruttive, consigli e commenti (non offese, ovviamente :))
Alla prossima
By rowhiteblack

THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora