IL MIO MIGLIORE AMICO VA A COMPRARSI UN ABITO DA SPOSA

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"L'incubo cominciava così.
Mi trovavo nella strada deserta di una piccola città di mare. Era nottefonda e infuriava la tempesta. Il vento e la pioggia sferzavano le palmelungo il marciapiede. Edifici intonacati di giallo e rosa costeggiavano lastrada, le finestre sbarrate con delle assi. A un isolato di distanza, dopo unalinea di cespugli di ibisco, l'oceano era in tumulto.
"Florida" pensai, anche se non avrei saputo dire perché. Non ero mai stato in Florida."
"Il mare. Sai sempre dove ti trovi, se sei in mare o vicino ad esso." Leo sorrise. "E' stato così utile sull'Argo." Percy fece una smorfia. "Sono un dannato GPS, ecco cosa sono." Poseidone rise, divertito. Apollo continuò a leggere.
"Poi sentii uno scalpiccio di zoccoli sul selciato. Mi voltai e vidi il mio amico Grover che correva a rotta di collo. Sì, ho proprio detto zoccoli."
"Farà un riassunto?" Chiese Atena, alzando gli occhi al cielo. "Probabilmente sì. Percy potrebbe ripeterselo nella mente ogni volta." Rise Michael, facendo l'occhiolino verso Percy, che fece il broncio tra le braccia del padre.
"Grover è un satiro. Dalla vita in su, è il tipico teenager allampanato conun principio di barbetta sul mento e un serio problema di acne. Cammina zoppicando in modo strano, ma a meno che non vi capiti di beccarlo senzapantaloni (cosa che non vi auguro),"
"Chiaramente no, ho ancora gli incubi." Sospirò Percy  e Grover gli fece la linguaggia. "Non avresti dovuto mollarmi lì." "Mi stavi facendo impazzire!" "Anche tu, ma non ti molliamo in giro." Rise Talia, e Percy le lanciò un cuscino. "Ouch, che male." Percy rise.
"non direste mai che ci sia qualcosa di non umano in lui. Jeans larghi e piedi finti nascondono il fatto che ha gli zoccoli e il posteriore coperto di pelliccia.Grover era il mio migliore amico dalla prima media." 
"Tipo, un anno prima." Disse Reyna e Percy scrollò le spalle. "Ed era il più lungo che avessi avuto." "E' dolce e deprimente." Disse Drew e Percy scrollò le spalle. Talia rise. "Riassunto della vita di Percy."
"Si era imbarcato in questa avventura con me e una ragazza di nome Annabeth per salvare il mondo, ma non lo vedevo da luglio, da quando era partito per un'impresa pericolosa - un'impresa da cui nessun satiro aveva mai fatto ritorno."
"Bel riassunto." Annuì Talia e Jason continuò. "Magari la prossima volta fai una cosa del genere per descriverlo." "Nah, meglio il mio." Ade sbuffò incredulo e divertito.
"Comunque,"
"Perché non è importante, dire che nessun satiro avesse fatto ritorno." Alzò gli occhi al cielo Annabeth e Percy disse. "Avevo già espresso tutte le mie preoccupazioni." Grover sbuffò divertito. "Sentivo il tuo panico per me di continuo, Perce."
"nel mio sogno Grover agitava il suo posteriore caprino eteneva le scarpe in mano, come fa di solito quando è proprio costretto acorrere. Galoppava a perdifiato davanti ai negozietti di souvenir e ainoleggi di tavole da surf, mentre il vento piegava le palme fin quasi a terra. Grover era terrorizzato da qualcosa alle sue spalle."
"Dannazione se lo ero." Rabbrividì Grover e Talia, al suo fianco, lo strinse per conforto. "Cos'era?" Chiese Reyna, incuriosita. "Spoiler!" Disse Percy, sorridendo verso la ragazza.
"Probabilmente veniva dalla spiaggia, perché aveva la pelliccia imbrattata di sabbia umida. Stava cercando di scappare da... qualcosa. Un ringhio da far tremare le ossa squarciò la tempesta. Alle spalle di Grover, in fondo all'isolato, si stagliò una figura indistinta."
Poseidone corrugò la fronte, pensando a chi dovesse essere. Temeva di conoscere la risposta.
"Abbatté un lampione, che esplose in una pioggia di scintille. Grover inciampò, piagnucolando dalla paura. "Devo scappare, devo avvertirli!" mugolò fra sé e sé. Non riuscivo a vedere cosa lo stava inseguendo, ma lo sentivo ringhiare e imprecare. Il terreno tremò mentre si avvicinava."
"Deve essere piuttosto grande, per fare quel tipo di danno." Corrugò la fronte Hylla. Reyna annuì. "Siamo state lì, ma non riesco a capire che tipo di mostro poteva fare una cosa del genere." "Hai vissuto nel mare dei mostri?" Chiese Leo, confuso. "Lavoravamo..." "NO! Spoiler!" Percy indicò Hylla. "Nessuno spoiler." "Bene, come vuoi."
"Grover sfrecciò dietro un angolo e vacillò. Era finito in un cortile chiuso e pieno di negozi. Non c'era tempo per tornare indietro. La porta più vicina era stata sventrata dalla tempesta. Il cartello sopra la vetrina buia diceva: LA BOUTIQUE DELLA SPOSA DI ST. AUGUSTINE. Grover si precipitò dentro e si tuffò dietro una fila di abiti da sposa. L'ombra del mostro passò di fronte al negozio. Riuscivo a sentire l'odore di quella "cosa" - una combinazione nauseabonda di lana bagnata e carne putrefatta, con in più quel fetore corporeo acidulo e insolito che hanno soltanto i mostri, come di una puzzola che campa di cibo messicano."
Poseidone gemette. Era uno dei suoi figli, chiaramente. Polifemo. E, vedere Percy lì, vivo e vegeto, e il satiro sano, gli fece pensare che l'altro suo figlio fosse stato ucciso.
"Grover tremò dietro gli abiti da sposa. L'ombra del mostro proseguì per la sua strada. Silenzio, tranne che per la pioggia. Grover tirò un respiro profondo. Forse la cosa se n'era andata. Il lampo di un fulmine. L'intera facciata del negozio esplose e una voce mostruosa mugghiò: "MIOOOOO!""
"Penso che puoi incolpare la fortuna di Percy che ti si è strofinata addosso." Rise Talia e Grover fissò Percy. "Scusami tanto, ma ha trovato prima te. Potrebbe essere la tua fortuna!" "Quindi, eri condannato." Concluse Jason, meritandosi due occhiate arrabbiate da parte dei due ragazzi.
"Mi drizzai a sedere, rabbrividendo nel letto. Non c'era nessuna tempesta. Nessun mostro."
"I tuoi sogni fanno schifo." Disse Travis, con una smorfia. Percy annuì, mentre Poseidone lo stringeva e diceva. "E' sempre bello sapere che non ci sono mostri."
"La luce del mattino filtrava dalla finestra della mia camera. Mi sembrò di vedere un'ombra guizzare sul vetro, una sagoma umana."
Tutti guardarono Annabeth. "Che c'è?" "Sei l'unica persona che Percy conosca che diventa invisibile." Fece notare Clarisse e Annabeth disse. "Perché avrei dovuto essere davanti alla sua finestra?" "Forse volevi vederlo cambiarsi. Percy è sempre stato bellissimo." Disse Drew e Percy fece una smorfia disgustato, prima di fissarlo. "Non ti sei nascosta nella mia cabina, vero?" "No, ma ci abbiamo provato per secoli!" Percy sembrava malata. "Mi trasferisco." "Dove?" "Ovunque." Rispose Percy e Reyna disse. "Agli ex pretori vengono offerti degli appartamenti singoli." "Ora, questo è interessante." "Ne potete parlare dopo." Rise Persefone, facendo poi cenno ad Apollo di continuare.
"Ma poi sentii bussare alla porta, e la mamma chiamò: — Percy, farai tardi— e l'ombra alla finestra scomparve. Sarà stata l'immaginazione. La mia finestra è al quinto piano, con una vecchia scala antincendio sgangherata... non poteva esserci nessuno là fuori."
"A meno che non sia un cugino fastidioso." "Di quale cugino parli?" "Vanno bene tutti. Eccetto Nico, perché Nico non ha niente di fastidioso." Nico sorrise al cugino, mentre Talia mormorava contro cugini cattivi.
"—Muoviti, caro— chiamò di nuovo mia madre. — È l'ultimo giorno di scuola. Dovresti essere contento! Ce l'hai quasi fatta!"
"A far cosa?" Chiese Leo e Percy scrollò le spalle. "A non far esplodere la scuola." "E?" "Il quasi è la parola chiave." "Sally doveva saperlo che non bisognava provocare la tua fortuna." Scosse la testa Talia.
"— Arrivo — riuscii a biascicare. Tastai sotto il cuscino. Strinsi le dita attorno alla penna a sfera con cui dormivo sempre e mi rassicurai. La tirai fuori e studiai l'incisione in greco antico: ANAKLUSMOS. Vortice. Stavo per togliere il cappuccio e trasformarla in una spada, ma qualcosa mi trattenne. Non usavo Vortice da così tanto tempo...E poi, la mamma mi aveva fatto promettere di non usare più armi micidiali in casa dopo che avevo lanciato un giavellotto nella direzione sbagliata, facendo fuori una vetrinetta."
"Perché?" "Prima di tutto, era una brutta vetrinetta." Disse Percy, che poi non andò avanti. "E poi?" "Niente, ho detto il mio caso." Disse Percy e Clarisse rise. "Una spada è un conto, ma il giavellotto?" "Vero."
"Posai Anaklusmos sul comodino e mi trascinai giù dal letto. Mi vestii più in fretta possibile. Cercai di non pensare al mio incubo, ai mostri o all'ombra alla finestra."Devo scappare, devo avvertirli!"Cosa voleva dire Grover?"
"Che ti saresti trovato coinvolto in un sacco di casini." Rispose Jason verso il ragazzo. "Come al solito, quindi." Rise Talia, e Percy annuì.
"Mi portai tre dita ad artiglio sul petto e poi le spinsi verso l'esterno, un antico gesto di scongiuro che una volta mi aveva insegnato Grover."
"Non te l'ho insegnato, lo hai imparato da solo." Grover sospirò e Percy scrollò le spalle. "Me lo hai praticamente insegnato." "Nessuno ti ha anche spiegato cosa volesse dire." "Non era stato difficile da capire, onestamente." Alzò gli occhi al cielo Percy verso Atena.
"Il sogno non poteva essere reale. Era l'ultimo giorno di scuola. La mamma aveva ragione, avrei dovuto essere contento. Per la prima volta in vita mia, ero quasi riuscito a finire un intero anno senza farmi espellere. Non c'erano stati incidenti strani. Niente risse in classe. Nessun prof si era trasformato in un mostro e aveva cercato di uccidermi avvelenando il cibo della mensa o assegnandomi compiti letali (ero ancora offeso con lo zio per quello). L'indomani sarei partito per il quarto posto che preferisco di più al mondo:il Campo Mezzosangue (niente poteva battere casa di mamma, il ranch e Montauk)."
"Ripeto, quasi è la parola chiave" Alzò gli occhi al cielo Percy, facendo sbuffare divertito e incredulo Nico. Poseidone sorrise. "Sono contento che apprezzi molto Montauk." "Andavamo lì per ogni vacanza, onestamente era difficile amare qualcos'altro." Poseidone mise il broncio e Ade sbuffò. "Lo adori perché è il luogo dove si sono incontrati i tuoi genitori." "Beh, le cose sono collegate, quindi." Poseidone sorrise, e Ade gli fece un cenno del capo.
"Mancava soltanto un giorno. Nemmeno io potevo incasinare le cose, ormai."
"Per favore, puoi sempre incasinare le cose." Alzò gli occhi al cielo Talia e Nico annuì. "Come hai potuto dubitare del tuo talento innato?" Percy sbuffò divertito.
"Come al solito, mi sbagliavo."
"Almeno lo riconosci anche tu." Rise Annabeth. "Difficile non farlo, visto quello che è successo." Alzò gli occhi al cielo Percy e Poseidone lo guardò allarmato. "Cos'è successo?" Percy scrollò le spalle.
"La mamma preparò cialde azzurre e uova azzurre per colazione. È buffo, ma è fatta così: festeggia le occasioni speciali con il cibo azzurro. Penso che sia il suo modo per dire che tutto è possibile. Percy può passare la seconda media. Le cialde possono essere blu. Piccoli miracoli del genere."
"Divertente come il tuo passare un anno equivale a un miracolo." Rise Talia e Percy scrollò le spalle. "Onestamente, sono sorpreso di non essere troppo indietro."
"Mangiai al tavolo della cucina mentre la mamma lavava i piatti. Dal piano di sopra si sentivano i rumori di Tyson che si preparava."
"Tyson viveva con te?" Chiese Annabeth confusa e Percy sorrise. "Sì, fratello!" "Tyson!" Il ciclope si fece cadere vicino a Percy, stringendolo forte. "Come mai vivevate insieme?" Chiese Tritone confuso.
"Forse dovrei fare un passo indietro e spiegare perché era a casa nostra. La scuola dove andavo fingeva di avere a cuore la sorte dei 'senzatetto' e aveva preso Tyson come prova della loro bontà. Visto che i servizi sociali non avevano fatto niente di che, avevo implorato la mamma e semi corrotta per far sì che Tyson non dovesse dormire per strada. Quindi, legalmente, era Tyson Jackson. E dormiva nella stanza vicino alla mia."
Tyson sorrise e Poseidone guardò dolcemente il figlio. "Sei stato gentile, Percy." "E' mio fratello." "Non lo sapevi." Gli fece notare Annabeth e Percy scrollò le spalle.
"Mia mamma era vestita con l'uniforme da lavoro: la gonna blu a stelle e la camicia a strisce rosse e bianche che indossava per vendere dolciumi al negozio Dolcezze d'America. Si era legata i lunghi capelli castani in una coda. Le cialde erano fantastiche, ma evidentemente non mi stavo ingozzando come al solito."
Drew storse il naso e Talia fece una smorfia. "Non mangiavi? Dai, è urlare 'Sono preoccupato per qualcosa." Percy fece una smorfia. "Non è vero!"
"Così la mamma mi lanciò uno sguardo preoccupato e aggrottò la fronte.
— Percy, tutto bene?
— Sì... sto bene."
"Non mangi e dici di stare bene? Dai, era evidente che qualcosa non andava." Alzò gli occhi al cielo Talia e Jason annuì. "Lo hai dato via."
"Ma lei riusciva sempre a capire quando c'era qualcosa che mi preoccupava."
"Soprattutto se vai a dire di stare bene." Alzò gli occhi al cielo Michael.
"Si asciugò le mani e si sedette di fronte a me. — È la scuola o...?"
Lo guardarono tutti e Percy scrollò le spalle. "Anche la mamma sapeva che i miei sogni facevano schifo."
"Non c'era bisogno che finisse la domanda. Sapevo cosa mi stava chiedendo.
— Penso che Grover sia nei guai — dissi, e le raccontai il mio sogno."
Grover sorrise, prima di guardare Annabeth e dire. "Questo è il motivo per cui ho scelto lui, per avere il sogno. Sapevo che si sarebbe impegnato per salvarmi da subito." "Lo avrei fatto anche io." Protestò Annabeth e Michael sbuffò. "Tu combatti con la testa, Percy con il cuore." "Ed è il motivo per cui nessuno può fermarlo quando combatte. Ci mette troppa passione." Disse Drew, alzando gli occhi quando Annabeth la fissò stupita. "Che c'è, sei l'unica che può fare un ragionamento?"
"Lei storse le labbra. Non parlavamo molto dell'altra parte della mia vita. Cercavamo di vivere nel modo più normale possibile, (visite dello zio escluse) ma la mamma sapeva  tutto di Grover.
— Non mi preoccuperei troppo, caro— disse. — Grover è un satiro grande, ormai. Se ci fosse un problema, sono sicura che avremmo avuto notizie da... dal campo... —
Irrigidì le spalle quando pronunciò la parola"campo"."
"Sapeva che mi sarei messo nei guai." Sorrise Percy e Connor sbuffò. "Era ancora un dubbio?" "Una speranza utopica, molto probabilmente." Scrollò le spalle Percy.
"— Che c'è? — chiesi.
— Niente — rispose lei. — Senti che facciamo. Oggi pomeriggio festeggiamo la fine della scuola. Porterò te e Tyson al Rockefeller Center...in quel negozio di skateboard che ti piace."
Afrodite alzò gli occhi al cielo. "Avresti dovuto fare un restyle completo per valorizzarti." Percy e Annabeth si guardarono, cominciando a ridere a bassa voce. "Lo ha fatto, si potrebbe dire." Rise Reyna, guardando Percy divertita. "Sei solo gelosa perché ero fantastico anche così." "Ringrazia che ci fossi io lì." Rise Annabeth e Percy annuì. "Lo faccio sempre." I due si sorr e Apollo proseguì velocemente la lettura.
"Cavolo, era una proposta allettante. Facevamo sempre fatica con i soldi. Fra i corsi serali della mamma e la retta della mia scuola, a cui si era aggiunta quella di Tyson, non potevamo mai permetterci cose speciali tipo andare a compare uno skateboard."
"Me lo potevi chiedere, ti avrei regalato uno skateboard." Disse Ade, fissando il nipote che scrollò le spalle. "Onestamente, non volevo provare a chiederti uno skateboard." Tyson giocò con i capelli del fratello. "Non volevo essere un peso." "Non sei un peso, Tyson! Mai stato e mai lo sarai." Percy abbracciò forte il fratello ciclope, che ricambiò la stretta. "Ora però mi stai frantumando le costole." Tyson rilassò leggermente la stretta.
"Ma qualcosa nella sua voce non mi convinse.— Aspetta un minuto — dissi. — Pensavo che stasera mi avresti aiutato a fare i bagagli per il campo. Anche se non so cosa dire a Tyson... Non posso portarlo con me, vero?"
Silena sorrise e Michael lo guardò. "Ma lo hai portato con te." "Certo che l'ho fatto, è mio fratello." "Ma non lo vedevi?" "Foschia. Anche se forse avrei dovuto capirlo dai cavalli." "Pony!"
"Lei strizzò lo strofinaccio dei piatti. — Ah, caro, a proposito... ho ricevuto un messaggio di Chirone l'altra sera."
"Perché?" Domandò Zeus e Chirone agitò uno zoccolo. "Speravo di non includerlo nel disastro che stava avvenendo. Ho supporto che Crono l'avrebbe usato per attirarlo dalla sua parte." Percy fece una smorfia, offeso nel profondo.
"Ebbi un tuffo al cuore. Chirone era il direttore delle attività del Campo Mezzosangue. Non ci contattava mai, a meno che non ci fosse qualcosa di grave. — Che ti ha detto?
— Lui pensa... che il tuo ritorno al campo non sia ancora sicuro. Forse dobbiamo rimandarlo.
—Rimandarlo! Mamma, come potrebbe non essere sicuro? Sono una mezzosangue! Il campo è l'unico posto sicuro sulla faccia della terra per quelli come me!"
"Non l'unico." Disse Reyna e Percy annuì. "Avrei dovuto saperlo e venire nel vostro. Del tipo, ehilà, sono greco ma voglio infastidire Ottaviano. Posso?" "Quello sarebbe stato un ottimo modo per entrare. Ti avrebbero accolto subito a braccia aperte." Rise Jason e Dakota annuì. "Soprattutto la Quinta Coorte." "Lo abbiamo fatto lo stesso." Disse Frank e Hazel tosse. "Io l'ho fatto. Loro pensavano di aver preso un altro perdente." Gwen arrossì. "Come potevamo sapere che era più potente e abile di tutti gli altri?" "Hai visto il gioco che ha fatto con il Tevere? Come potevi non saperlo?" "Eravamo distratti da una dea!" Si difese Dakota e Percy alzò gli occhi al cielo. "Non preoccupatevi. Reyna mi credeva un idiota, quindi." "La festa del tonno." Disse Reyna, e Percy sospirò., "Dico solo che dovrebbe esserci, ecco tutto." "Festa del tonno?" Chiese Tritone, confuso. "Spoiler" Disse Percy, facendo cenno di continuare a leggere.
"— Di solito sì, caro. Ma con i problemi che stanno avendo...
— Quali problemi?
—Percy... mi dispiace davvero tanto. Speravo di parlartene questo pomeriggio. Non posso spiegarti ogni cosa ora. Non sono nemmeno sicura che possa farlo Chirone.
È successo tutto così all'improvviso. Mi girava la testa. Come potevo non andare al campo? Avevo un milione di domande da fare, ma proprio in quell'istante l'orologio della cucina batté la mezz'ora e si sentirono i passi di Tyson scendere le scale.La mamma sembrò quasi sollevata."
"Voleva rimandare la conversazione." Disse Talia e Percy annuì. "L'ha rimandata di circa un'estate." Jason sbuffò divertito e Grover sospirò. "Sei un pericolo pubblico." "Da cosa lo hai dedotto?" "Dai monumenti distrutti." Rispose Clarisse, veloce. "Senti chi parla." La indicò Percy e Clarisse rispose. "Ne ho distrutti meno di te." "Perchè io faccio alla grande tutto quello che inizio. Non prendo mezze vie." Jason sospirò. "Hai distrutto il Colosseo." "Il tempo ha distrutto il Colosseo. Io ho solo accelerato l'ultima parte." Dioniso sbuffò. "Hai fatto uno spettacolo migliore dei due giganti."
"— Le sette e mezzo, caro. Devi andare. Bree ti starà aspettando.
— Ma...
— Percy, ne parleremo nel pomeriggio. Va' a scuola."
"I pony!" Applaudì Tyson e Percy gli sorrise. "Sì. Andavamo al ranch, poi a scuola." "Bree era il proprietario del ranch?"
"Era l'ultima cosa che volevo fare, ma la mamma aveva quell'espressione fragile negli occhi... una specie di allarme, tipo che se l'avessi incalzata troppo si sarebbe messa a piangere."
"Sei un ottimo figlio." Sorrise Era e Percy sorrise. "Mia mamma è fantastica." Nico annuì e così fecero tutti i semidei che l'avevano incontrata.
"E poi aveva ragione sul mio amico Tyson e Bree. Dovevamo andare velocemente da Bree e poi andare alla stazione della metro in orario o sarebbe entrato in agitazione. Aveva paura di viaggiare sottoterra da solo."
"Tyson?" Chiese Michael, fissando sconvolto il ciclope. Tyson rabbrividì, stringendo il fratello. Percy fissò male tutti quelli che guardavano il fratello, fino a che non distolsero lo sguardo, imbarazzati.
"Presi la mia roba, ma mi fermai sulla soglia.
— Mamma, questo problema al campo... ha... potrebbe avere qualcosa a che fare con il mio sogno su Grover?"
"Ed ecco che torna ad essere profetico e tutto il resto." Sospirò Annabeth e Talia sbuffò. "Era facile da capire, questo." "Certo, era un guaio. Ovviamente aveva a che fare."
"Lei non mi guardò negli occhi. — Ne parleremo nel pomeriggio, caro. Ti spiegherò... quello che posso.
La salutai dandole un bacio sulla guancia. Scesi le scale e aspettai che Tyson mi raggiungesse.
Allora non lo sapevo, ma io e la mamma non saremmo mai riusciti a fare la nostra chiacchierata pomeridiana. In effetti, non avrei più messo piede in casa per molto, molto tempo."
"Avrei dovuto saperlo." Scosse la testa Percy e Jason annuì. "Era un progetto, avresti dovuto sapere che avrebbe fallito miseramente." "Era un progetto che non includeva la sua morte." Corresse Talia e Jason annuì.
"Quando uscii dal palazzo, lanciai un'occhiata all'edificio rossiccio dall'altra parte della strada. Solo per un secondo, vidi una forma scura nel sole del mattino, una sagoma umana sullo sfondo del muro, un'ombra che non apparteneva a nessuno. Poi tremolò e scomparve."
"Sul serio, Annabeth lo stai pedinando?" "No!" Negò Annabeth, guardando Talia, arrossendo.
Nico chiese. "Allora perché lo segui?" "La privacy non conta per i greci." Fece una smorfia Percy, facendo annuire seriamente Jason e Nico. Talia continuò. "Soprattutto se ti prendono in simpatia." "O se non lo fanno." Disse Percy e Grover sbuffò. "Ti infastidiscono perché abiti vicino all'Olimpo." "Te l'ho detto, Alaska. Ha anche l'aurora boreale che è davvero bellissima!"
"Chi legge?"
Percy scosse la testa. "Non leggo i miei pensieri." "Leggerò io." Disse Poseidone, guardando il figlio. Lui scrollò le spalle. "Rischio di morire a capitoli alterni. Ma non sono mai morto, se può sollevare il tuo morale." "Non sei mai morto?" Ripeté Jason e Talia annuì. "Tra te e lui, non posso credere che tu sia morto e lui no!" "Cavolo, grazie." Disse Percy, con una smorfia.
Poseidone prese un respiro profondo.

Angolo autrice
Alla prossima
By rowhiteblack

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 18 ⏰

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