MIA MADRE MI INSEGNA A LOTTARE CONTRO I TORI

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Percy fece un verso soffocato al titolo. Estia lo guardò preoccupata, e Poseidone lo strinse.
"Sfrecciavamo a tutta velocità lungo oscure stradine di campagna. Il vento sbatteva contro la Camaro e la pioggia sferzava il parabrezza. Non sapevo come riuscisse a vederci, ma mamma continuava a pigiare il piede sull'acceleratore." "Così guidi!" Esultò Ares. Atena si sporse. "Per quale ragione avevate così fretta?" Grover rispose. "Eravamo inseguiti da un mostro." "Quale?" Chiese Hermes. "Minotauro." Disse Apollo, prima di dire. "Gli insegna a lottare contro un toro." Percy annuì.
"Ogni volta che c'era un lampo, mi voltavo a guardare Grover che mi
sedeva accanto sul sedile posteriore e mi chiedevo se fossi io a essere
impazzito finalmente del tutto o se davvero indossasse pantaloni fatti di moquette. Ma no: l'odore me lo ricordavo bene dal ranch dietro casa dove c'era Storm, era l'odore di animali da cortile bagnati."
"Chi è Storm?" Domandò Poseidone. Prima che Percy potesse rispondere, uno stallone nero apparve nella stanza, recandosi poi da Percy. "Puledro sconvolto?" "Storm!" Il ragazzo abbracciò il cavallo. Chirone lo guardò. "Come potevi avere dei dubbi su chi fosse tuo padre?" "Non ne aveva." Disse Charlie. Michael annuì. "Volevamo vedere quanto ci avreste messo voi a capirlo." Silena rifletté. "Penso che Connor abbia vinto la scommessa." "Sono stato io. Nessuno ha capito, sono stato riconosciuto." "Difficile da stabilire." Annuì Michael. Annabeth guardò Percy. "Non sono io quello che pensava che fossi figlio di Zeus." Le fece notare Percy, e Grover rise. "Pensavi fosse figlio di Zeus? Ma dai!" Annabeth arrossì.
"Non trovai di meglio da dire che: - Così tu e mia madre vi conoscete?" Grover alzò gli occhi al cielo, guardando il semidio protetto da un cavallo. "Era senza senso." "Scusa per essere stato sconvolto."
Storm annussò Poseidone, dicendo poi. "Grande signore qui?" "Infatti." Annuì Poseidone, sorridendo al cavallo. "Il mio puledro sicuro qui?" "Sto bene, Storm." Poseidone lo guardò. "Il suo?" "Mi ha adottato." Spiegò Percy e Poseidone annuì.
"Grover lanciò una rapida occhiata allo specchietto retrovisore, anche se dietro di noi non c'erano macchine. - Non proprio - rispose. - Cioè, non ci siamo mai incontrati di persona. Ma lei sapeva che ti sorvegliavo.
- Mi sorvegliavi?
- Ti tenevo d'occhio. Per assicurarmi che stessi bene. Ma non fingevo mica di esserti amico - si affrettò ad aggiungere. - Io sono tuo amico."
"Non avevo nemmeno il dubbio." Si lamentò Percy, e Grover arrossì. "Avevo paura di perderti come amico. Non reagisci bene ai tradimenti." "Probabilmente a causa del suo difetto fatale. La lealtà quando viene rotta non si può riparare." Disse Atena, riflettendo.
"- Ehm... che cosa sei, di preciso?
- Non ha importanza, in questo momento.
- Non ha importanza? Ho appena scoperto che, dalla vita in giù, il mio migliore amico è un asino!" Talia rise. "È abbastanza importante."
"Grover si lasciò sfuggire un verso stridulo dalla gola: - Bee-bee!
Glielo avevo già sentito, ma avevo sempre pensato che fosse un risolino nervoso. Ora mi rendevo conto che somigliava di più a un belato indispettito.
- Capra! - esclamò.
- Cosa?
- Sono una capra, dalla vita in giù." "Hai appena detto che non aveva importanza." Fece notare Michael.
"- Hai appena detto che non aveva importanza."
Michael e Percy si sorrisero.
"- Bee-bee! Ci sono satiri che ti calpesterebbero sotto gli zoccoli per un insulto del genere!
- Cavolo. Aspetta. Satiri. Vuoi dire come... i miti del signor Brunner? Vuoi dire che esistono davvero?" Grover alzò gli occhi al cielo. "Era entusiasta." "Ehy!"
"Poi impallidii. -Quelle erano le Parche? Ho visto le tre vecchiette del destino? E mi hai mentito, perché?
Grover belò -.Meno sapevi, meno mostri avresti attirato. Abbiamo gettato la Foschia negliocchi dei mortali. Speravamo che avresti pensato che la Benevola fosse
un'allucinazione. Ma è stato inutile. Hai cominciato a renderti conto di chi sei veramente."
"Le tre vecchiette del destino?" Chiese ridendo Hermes. Grover gemette. "Non è nemmeno il peggiore soprannome che inventa." Percy sorrise.
"- Di chi... aspetta un minuto, che vuoi dire? Mio padre era un dio?" Annabeth lo guardò. "Anche su quello mentivi?" "Avevo appena perso mia madre! Ero sconvolto! E non è colpa mia se avevi un bastone infilato..." "PERCY!" Chirone lo fermò, e il ragazzo fece una smorfia mentre smetteva di parlare.
"Da qualche parte alle nostre spalle, più vicino di prima, si levò di nuovo uno strano gemito. Qualunque cosa fosse la creatura che ci inseguiva, era ancora sulle nostre tracce.
- Percy - intervenne mamma - ci sono troppe cose da spiegare e non
c'è abbastanza tempo. Dobbiamo portarti al sicuro.
- Al sicuro da cosa? Chi mi sta inseguendo? "
"Spero che almeno a questo tu abbia avuto una risposta chiara." Disse Talia. Percy fece una smorfia.
"- Oh, nessuno di speciale - fece Grover, evidentemente ancora
piccato per la battuta dell'asino. - Solo il Signore dei Morti e i suoi
tirapiedi assetati di sangue. " "Grover!" Esclamò Silena.
"- Grover!"
Michael, Percy, Travis e Connor risero insieme. Poi Connor disse. "E ti sorprende se ti chiamiamo mamma."
"- Scusi, signora Jackson. Non potrebbe andare più svelta? "
"Se andava più veloce, ci saremmo schiantati. Lo zio non avrebbe dovuto fare niente." Disse Percy, alzando gli occhi al cielo. Silena lo guardò. "È preoccupante che tu lo dica con disinvoltura." "Solo quello è preoccupante in Percy?" Chiese Travis, seriamente sconvolto.
"Cercai di comprendere in qualche modo quello che stava succedendo,
ma non ci riuscii. Sapevo che non era un sogno, e comunque non avevo per niente fantasia. Non sarei mai stato capace di sognare qualcosa di così assurdo.
Mamma sterzò bruscamente a sinistra. Imboccammo una stradina più stretta, oltrepassando a tutta birra fattorie buie, colline boscose e cartelli di RACCOLTA DI FRAGOLE affissi a staccionate bianche."
"È conveniente che sia così vicino al Campo." Disse Atena. Percy scosse la testa. "Mia mamma non fa niente di conveniente."
"- Dove stiamo andando? - chiesi.
- Al campo estivo di cui ti ho parlato. - La voce di mamma era tesa; per il mio bene, si stava sforzando di mascherare lo spavento. - Il posto dove tuo padre voleva mandarti.
- E dove tu invece non volevi che andassi. "
"Non mi sembra il momento." Si irritò Era. Sorprendentemente, fu Atena a dire. "Percy aveva dodici anni, era sotto shock." Percy guardò sorpreso la dea, prima di ringraziarla con un cenno del capo.
"- Ti prego - implorò lei. - È già abbastanza dura. Cerca di capire. Sei in pericolo.
- Perché delle vecchiette hanno tagliato un filo?"
"Le avevi riconosciute come le Parche." Disse Annabeth e Percy scrollò le spalle.
"- Non erano delle vecchiette - rettificò Grover. - Erano le Parche.
Sai che cosa significa il fatto che ti siano apparse? Succede solo quando tu stai per... quando qualcuno sta per morire. "
"Hai detto tu!" Esclamò Charles e Talia scosse la testa. "Povero Percy."
"- Cavolo. Hai detto "tu". "
Charles e Percy si sorrisero. Storm annussò il ragazzo. "Puledro in pericolo?" "No, Storm, sto bene." Il cavallo si sdraiò, permettendo a Percy e Nico di usarlo come schienale. Annabeth e Rachel sbuffarono nella loro direzione.
"- No, ti sbagli. Ho detto "qualcuno". "
"Hai detto decisamente tu." Disse Connor.
"- Volevi dire "tu". Nel senso di "tu, Percy". "
"Vedi?" Connor indicò il libro e Travis gli diede una gomitata. "Pensi come Percy." "Grazie."
"- Volevo dire "tu", nel senso di "qualcuno". Non tu "tu". "
"Povera Sally." Disse Nico e Talia annuì. "Potevate andare avanti all'infinito." Percy sbuffò. "Pentola, bollitore."
"- Ragazzi! - sbottò mamma.
Sterzò bruscamente a destra e potei cogliere uno scorcio della figura che
stavamo cercando di seminare - una sagoma scura e palpitante subito inghiottita dalla tempesta alle nostre spalle.
- Che cos'era? - chiesi."
"Il coniglietto Pasquale." Rispose Connor e Percy rise. Grover belò, e Talia disse. "Sono così felice che voi sei non abbiate mai fatto una missione insieme." "Che tu sappia." Disse Michael, e Connor annuì. "Che voi sappiate." "Non siete mai partiti insieme." Notò Annabeth e Michael alzò le spalle.
"- Siamo quasi alla meta - disse mamma, ignorando la mia domanda. - Manca un chilometro. Ti prego. Ti prego. Ti prego."
"Stava pregando me." Disse Poseidone, prima di sospirare. "Non ho potuto fare niente per lei."
"Non sapevo dove fosse la meta, ma mi ritrovai con il corpo teso in avanti per l'ansia e l'urgenza di arrivare.
Fuori, c'erano solo il buio e la pioggia: il genere di paesaggio desolato che si incontra sulla punta più esterna di Long Island. Ripensai alla Dodds e al momento in cui si era trasformata in un mostro con denti aguzzi e ali da pipistrello. Mi sentii mancare a scoppio ritardato. Era tutto vero: non era umana e aveva cercato di uccidermi."
"Prima era facile affrontarlo. Sono pazzo e mi immagino le cose." "Era meglio?" Chiese Annabeth. "Affatto. Preferisco mostri al pensiero di impazzire." "Ma sei pazzo." Disse Talia e Percy sorrise. "Vai grande o vai a casa." Talia rise con lui e Nico alzò gli occhi al cielo. "Inutile che fai il superiore, Neeks. La pensi come me." "Perché ti sei sfregato su di me!"
"Poi ripensai al signor Brunner e alla spada che mi aveva lanciato. Prima che potessi interrogare Grover, tuttavia, mi si drizzarono i capelli sulla nuca. Ci fu un lampo accecante, poi un frastuono da far tremare i denti, e la nostra macchina esplose."
"ZEUS!" Urlò Poseidone, alzandosi per fissare il fratello, che fece un movimento nervoso. "Poseidone, adesso..." "Perché avresti dovuto farlo? Poseidone non mi ha mai fatto niente! Era tutto Ade!" Esclamò Talia, guardando delusa il padre. Anche Estia stava scuotendo la testa.
"Ricordo di essermi sentito senza peso, come se venissi schiacciato, arrostito e innaffiato tutto in una volta. Mi ferii la fronte sbattendola sul retro del sedile del guidatore e gridai:
- Ahi! "
"Stavi bene?" Apollo lo guardò, preoccupato. "Michael mi ha rimesso a nuovo." "Non ho potuto fare niente per i disagi mentali." "Hai fatto del tuo meglio." Lo rassicurò Percy, facendolo ridere.
"- Percy! - strillò mamma.
- Sto bene... "
"Quindi, non stavi bene." Riassunse Talia.
"Scossi la testa per riprendermi dallo stordimento. Non ero morto."
"Wow, è sempre stata così bassa la barra di stare male." Esclamò Connor e Travis annuì. "Dov'è l'autoconservazione?" "La sto ancora cercando." Rispose Percy, serio come i due.
"La macchina non era veramente esplosa. Eravamo finiti in un fossato. Lo sportello dal lato del guidatore era incastrato nel fango, il tetto si era squarciato come un guscio d'uovo e la pioggia ci scrosciava dentro. Un fulmine. Era l'unica spiegazione possibile. Ci aveva sbalzato direttamente fuori strada."
"Fratello, se hai arrecato danni a mio figlio..." Poseidone fissò Zeus e Percy sussurrò a Nico. "Come reagirà al Cihuahua?" "Male." "Sarà divertente." Offrì Michael, che si era messo dall'altro lato di Percy.
"Accanto a me, sul sedile posteriore, c'era un grosso fagotto inerte. - Grover!
Era curvo in avanti, con il sangue che gli colava da un angolo della
bocca. Lo scossi per il fianco peloso, pensando: "No! Anche se sei per
metà un animale da cortile, sei il mio migliore amico e non voglio che tu muoia!" "
"Grazie, amico." "In qualsiasi momento, Grover."
"Poi lui mugugnò: - Cibo - e capii che c'era speranza.
- Percy - disse mamma - dobbiamo... - Esitò. "
"Il mostro vi ha raggiunti?" Chiese Poseidone e Percy annuì.
"Mi voltai indietro. Alla luce di un lampo, oltre il lunotto posteriore
imbrattato di fango, vidi una figura che si muoveva pesantemente verso di noi sul ciglio della strada. Mi si accapponò la pelle. Era la sagoma scura di un tizio enorme, come un giocatore di football. Sembrava che si tenesse una coperta sopra la testa. La metà superiore del corpo era massiccia e irsuta. Le mani alzate davano l'impressione che avesse le corna.
Deglutii. - Chi... "
"Aveva le corna davvero." Disse Artemide, una voce gentile. Percy le sorrise.
"- Percy - fece mamma, seria come non mai. - Scendi dalla macchina.
Si gettò contro lo sportello del guidatore. Era bloccato nel fango. Provai col mio. Bloccato."
Anche se il ragazzo era lì, tutti lo guardarono preoccupati. Era spaventoso leggerlo, non osavano immaginare come dovesse essere stato per lui.
"Guardai disperatamente lo squarcio sul tetto. Poteva essere una via d'uscita, ma i bordi friggevano e fumavamo.
- Devi riuscire ad arrampicarti fuori dal lato del passeggero! - mi
ordinò mamma. - Percy... devi correre. Vedi quel grosso albero? "
"Voleva che la lasciassi indietro?" Chiese Talia. Percy rispose con un singhiozzo mezzo soffocato. Michael e Nico lo abbracciarono.
"- Cosa?
Un altro lampo, e attraverso lo squarcio fumante del tetto vidi l'albero a cui si riferiva: un pino grande quanto l'albero di Natale della Casa Bianca, sulla cresta della collina più vicina. "
"Ehy, ci sono io!" Festeggiò Talia e Jason la guardò. "Come mai eri un albero?" "Uscirà fuori." "Perché era fastidiosa e speravamo tutti che non parlasse più." Rispose Percy subito e Talia lo fissò male. Poi sorrise divertita.
"- È il confine della proprietà - spiegò mamma. - Oltrepassa la cima di quella collina e vedrai una grande fattoria in fondo alla valle. Corri e non voltarti. Grida aiuto. Non fermarti finché non sei sulla porta. "
"Pensava davvero che l'avresti lasciata lì?" Chiese Charles, guardando l'amico. Percy annuì.
"- Mamma, vieni anche tu.
Aveva il volto pallido, gli stessi occhi tristi di quando guardava l'oceano. "
"A volte i sacrifici sono necessari." Disse Atena. "Lì non serviva!" Scattò Percy e Talia annuì. "Se Zeus non fosse stato così, non ci sarebbero stati pericoli." Zeus si ritrasse alle parole della figlia. Era arrivata ad accettarlo, ma adesso sembrava aver perso tutti i punti che aveva guadagnato.
"- No! - gridai. - Devi venire con me. Aiutami a portare Grover.
- Cibo! - mugugnò lui, un po' più forte. "
"Grazie!" Annuì Grover. Non aveva saputo mai bene come l'avesse salvato Percy.
"L'uomo con la coperta sopra la testa continuava ad avanzare verso di noi, tra sbuffi e grugniti. Quando giunse più vicino, mi resi conto che non poteva reggere una coperta, perché le mani... delle enormi mani carnose... ondeggiavano sui fianchi. Non c'era nessuna coperta. E questo significava che quel blocco massiccio e irsuto che era troppo grande per essere la sua testa... era la sua testa. E che le punte che somigliavano a delle corna..."
"Spaventoso." Storse il naso Drew e Percy annuì.
"- Lui non vuole noi - mi spiegò mamma. - Vuole te. E poi, io non
posso varcare il confine della proprietà.
- Ma...
- Non abbiamo tempo, Percy. Vai. Ti prego. "
"Vai." Disse Poseidone e Percy scosse la testa. "Non senza la mamma. E Grover." "Dovevi vivere." Disse Apollo. "Non a costo dei miei amici!" Esclamò Percy.
"A quel punto mi infuriai:"
"Uh oh, siete nei guai!" Connor canticchiò, indicando Zeus e Ade.
"contro mia madre, contro Grover la capra,  contro quella cosa con le corna che avanzava con passo lento ma deciso  verso di noi, come un toro.
Mi buttai con tutta la forza che avevo contro lo sportello e riuscii a
sbloccarlo, spalancandolo nella pioggia. - Ce ne andiamo insieme.
Coraggio, mamma. "
"La rabbia ti rende più forte?" Chiese Artemide e Poseidone rispose. "Le forti emozioni lo fanno." Percy annuì e Jason rispose. "Siamo così felici che Percy senta tanto sempre." Tutti i semidei annuirono, facendo arrossire Percy.
"- Ti ho detto...
- Mamma! Non ho intenzione di lasciarti. Aiutami con Grover. "
"Un ottimo figlio." Approvò Era, ricevendo uno sguardo arrabbiato dal ragazzo.
"Non attesi la risposta. Mi arrampicai fuori dall'auto, trascinandomi dietro Grover. Era più leggero di quanto mi aspettassi, ma non sarei riuscito a portarlo molto lontano se mamma non fosse venuta in mio soccorso.
Ci mettemmo le braccia di Grover attorno alle spalle e cominciammo a risalire faticosamente la collina, con l'erba che ci arrivava alla vita.
Voltandomi, riuscii a dare la mia prima, vera occhiata al mostro. Era alto almeno due metri, con braccia e gambe che sembravano usciti da una rivista di culturismo: un ammasso di bicipiti, tricipiti e un mucchio di altri "cipiti" rigonfi, tutti infilati come palle da baseball sotto la pelle, solcata da vene. Non indossava niente, a parte le mutande - un bel paio di mutandoni candidi, per la precisione - e sarebbe stato comico, se la parte superiore del suo corpo non fosse stata tanto spaventosa. Un'ispida peluria nera saliva sempre più fitta dall'ombelico alle spalle. Il collo era una massa di muscoli e pelo che cedeva subito il passo a una testa enorme, con un muso lungo un braccio, le narici bagnate e trafitte da un luccicante anello d'ottone, neri occhi crudeli e un paio di corna: enormi corna bianche e nere che nemmeno un temperino elettrico avrebbe potuto
rendere più appuntite."
"Le tue descrizioni saranno tutte così?" Chiese Silena e Percy annuì. "Yada." "Che bello."
"E va bene, avevo riconosciuto il mostro. Era in una delle prime storie che avevo letto, con una donna con scarsi gusti in fatto di marito, una principessa innamorata e un semidio. Ma non poteva essere reale."
"Il semidio era un tuo fratello." Disse Dioniso e Percy annuì. "Perdonami per non averlo citato in pensieri avuti sei anni fa."
"Strizzai gli occhi per liberarli dalla pioggia. - Quello è...
- Il figlio di Pasifae - finì mia madre. - Avrei dovuto sapere che ci tenevano così tanto a ucciderti.
- Ma è il Min..."
"Perchè? Non dire i nomi!" "Non lo sapevo!"
"- Non dirlo - mi ammonì. - I nomi sono potenti."
"Vedi? Anche tua madre ti ha avvertito!" Disse Annabeth. Percy alzò gli occhi al cielo. "Non ho più detto nomi." "No, usi soprannomi." Annuì Grover, gemendo ad alcuni di essi.
"Il pino era ancora troppo lontano, a un centinaio di metri in salita.
Mi voltai di nuovo.
L'uomo-toro era curvo sopra la nostra macchina e scrutava i finestrini... no, non esattamente. Li fiutava, li sniffava. Non capivo perché, dal momento che eravamo a pochi metri di distanza."
"Eravate piuttosto lontani dal campo." Ansimò Tritone. Percy sussultò e Michael lo strinse forte. "Non è stata colpa tua." Lo rassicurò.
"- Cibo? - mugugnò Grover.
- Sssh - gli feci. - Mamma, che sta facendo? Non ci vede?
- Ha una vista e un udito pessimi - rispose lei. - Si muove col fiuto.
Ma capirà presto dove siamo. "
"Aveva una conoscenza impressionante." Si stupì Atena e Percy rispose. "Si stava preparando per me. Voleva essere sicura di potermi portare in salvo."
"Come per confermare le sue parole, l'uomo-toro emise un mugghio di rabbia. Sollevò la Camaro di Gabe per il tetto squarciato, fra i gemiti e i cigolii della carrozzeria. La sollevò sopra la testa e la gettò in fondo alla
strada. La macchina si schiantò sull'asfalto bagnato e scivolò in una
pioggia di scintille per un chilometro, prima di fermarsi. Il serbatoio della benzina a quel punto esplose davvero.
«Neanche un graffio» aveva detto Gabe."
"Ops" rise Leo.
"Oops."
I due si sorrisero.
"- Percy - fece mamma. - Non appena ci vedrà, partirà alla carica. Tu aspetta fino all'ultimo secondo, poi salta e togliti di mezzo, scartando subito di lato. Non è capace di cambiare molto bene direzione quando carica. Hai capito?
- Come fai a saperlo?
- Era da tempo che temevo un attacco. Dovevo aspettarmelo. Sono
stata egoista a tenerti con me."
"Lo è stata molto." Annusò Era. Nico la fissò storto. "Sei solo gelosa di quanto fosse brava come madre." "Te lo puoi sognare di essere come lei."
"- A tenermi con te? Ma...
Un altro mugghio di rabbia e l'uomo-toro cominciò a risalire
pesantemente la collina.
Ci aveva fiutati.
Mancavano solo pochi metri al pino, ma la collina stava diventando sempre più ripida e scivolosa, mentre invece Grover non si alleggeriva per niente."
"Avresti dovuto lasciarmi lì." Disse Grover. "Non dirlo nemmeno! Cadi tu, cado io." "Adesso letteralmente, visto il legame empatico che condividete." Notò Talia.
"L'uomo-toro si avvicinava. Nel giro di pochi secondi ce l'avremmo avuto addosso.
Mia madre doveva essere esausta, ma si caricò Grover sulle spalle. - Vai, Percy! Separiamoci! Ricorda quello che ti ho detto.
Non volevo farlo ma avevo la sensazione che avesse ragione lei: era la nostra unica possibilità. Mi slanciai a sinistra e vidi che la creatura mi aveva già presa di mira. I suoi occhi neri luccicavano di odio. Puzzava di carne rancida."
"Disgustoso." "È un mostro, Drew. Cosa ti aspettavi, ciclamino?" Domandò Percy, facendo ridere Talia.
"Abbassò la testa per caricare, le corna affilatissime puntate dritte al mio petto.
Se avessi dato retta alla paura che mi serrava lo stomaco, sarei scappato come un razzo, ma non avrebbe funzionato. Non avrei mai potuto battere quel bestione nella corsa. Perciò rimasi dov'ero e, all'ultimo momento, scartai di lato con un balzo."
"Ben fatto." Approvò Artemide, sorridendo all'unico ragazzo che poteva approvare.
"L'uomo-toro mi passò accanto come un treno in fuga, poi mugghiò per la frustrazione e si voltò indietro. Ma stavolta non verso di me: verso mia madre, che stava adagiando Grover nell'erba.
Avevamo raggiunto la cresta della collina. In fondo riuscivo a scorgere
una valle, proprio come aveva detto mamma, e le luci di una fattoria che
mandavano un bagliore giallo nella pioggia. Ma era ancora a un chilometro di distanza. Non ce l'avremmo mai fatta.
L'uomo-toro grugnì, pestando il terreno. Continuava a fissare mia madre, che adesso stava discendendo lentamente la collina, in direzione della strada, cercando di allontanare il mostro da Grover."
Grover abbassò la testa, sapendo cosa sarebbe successo da lì a poco.
"- Corri, Percy! - mi ordinò. - Io non posso proseguire. Corri!
Ma io rimasi là, impietrito dalla paura, mentre il mostro la caricava. Lei cercò di schivarlo come mi aveva insegnato, ma il mostro aveva imparato la lezione. Tese la mano verso l'esterno e afferrò mia madre per il collo, nel momento esatto in cui lei provava a scappare. Poi la sollevò in aria, ignorando i calci e i pugni con cui cercava di divincolarsi.
- Mamma!
Lei incrociò il mio sguardo e riuscì a pronunciare un'ultima parola
strozzata: - Vai!
Poi, con un ruggito rabbioso, il mostro strinse i pugni attorno al collo di mia madre e lei si dissolse davanti ai miei occhi in un fascio di luce, trasformandosi in una sagoma dorata e tremolante, come un ologramma.
Un lampo accecante, e poi... era svanita."
Percy singhiozzò, e Michael lo strinse.
"- No!
La rabbia rimpiazzò la paura. Una nuova forza mi ardeva in corpo, la
stessa ondata di energia che avevo provato quando la Dodds aveva tirato fuori gli artigli.
L'uomo-toro si avvicinò a Grover, che giaceva inerme in mezzo all'erba. Si chinò, annusando il mio migliore amico, come se avesse intenzione di sollevare e dissolvere anche lui.
Non potevo permetterlo.
Mi sfilai l'impermeabile."
"Percy, era oltremodo pericoloso." Disse Annabeth, scuotendo la testa. Poseidone sospirò. "Dovevi metterti in salvo." "No, aveva già preso mia madre, non gli avrei lasciato prendere anche Grover." Scosse la testa Percy.
"- Ehi! - gridai, sventolando l'indumento e correndo verso il mostro. - Ehi, stupido bestione! Specie di bovino da macello!
- Roaaaarrrr! - Quello si voltò verso di me, agitando i pugni carnosi."
"Specie di bovino da macello? Quelli sono i tuoi insulti?" "Beh, sai, Clarice, non tutti hanno il tempo di inventare insulti. Qualcuno deve rendersi utile." Clarisse fissò torvamente Percy, che rispose facendole la linguaccia.
"Mi venne un'idea, un'idea stupida, ma sempre meglio di niente."
"Uh, idea buona, cattiva, o di Percy?" Domandò Silena. "Cosa cambia tra idea cattiva e di Percy?" Domandò Talia, e Percy rispose. "La mia è più veloce." Poseidone gemette. "Mi darai un infarto, vero?" "Mi sono sempre chiesto se gli dei potessero avere infarti." Disse casualmente Percy, non rispondendo, ma non negando niente.
"Appoggiai la schiena contro il pino e agitai l'impermeabile davanti all'uomo-toro, con l'intenzione di scansarmi all'ultimo momento."
"Avevi visto che aveva fallito con tua madre." Atena fissò male il ragazzo, e lui sorrise, dicendo. "E' andata bene. Io sono qui, ergo non mi ha ucciso." "Non ha torto." Disse Michael.
"Ma non andò così.
L'uomo-toro caricò troppo in fretta, le braccia tese e pronte ad afferrarmi in qualsiasi direzione avessi cercato, di schivarlo. Il tempo rallentò."
"Crono?" Chiese Ade e Percy corrugò la fronte. "Penso che intenda che sembrava più lento. Quando si è in pericolo o sotto una forte emozione, la percezione temporale cambia." Annabeth lo guardò sorpresa e Clarisse annuì. "E' il motivo per cui gli allenamenti tendono a imitare delle battaglie."
"Tesi i muscoli delle gambe. Non potevo saltare di lato, perciò balzai verso l'alto, scavalcando la testa del mostro e usandola come punto d'appoggio per girarmi in volo e atterrare a cavalcioni sul suo collo."
Poseidone vibrava di orgoglio trattenuto a malapena. Estia sorrise calorosamente al ragazzo. Apollo sorrise, guardando il semidio con incredibile approvazione.
"Come avevo fatto? Non ebbi il tempo di pensarci. Un millisecondo più tardi, la testa del mostro andò a sbattere contro l'albero e l'impatto per poco non mi fece saltare tutti i denti."
"Ehy, Talia, lo hai sentito?" "Penso di no." "I vantaggi di essere un arbusto." Riflettè Travis, guardando poi Percy. "No." "Saresti al sicuro." "Non mi rendete un arbusto, ne abbiamo già parlato." "E' normale?" Chiese Ade, interessato. Connor annuì. "Vogliamo tenere Percy in vita." "E ho stabilito che arbusto non è vita. Meglio un delfino." "Ne terrò conto." Disse Dioniso, facendo sorridere il semidio.
"L'uomo-toro scalpitò, cercando di disarcionarmi. Io mi reggevo forte, con le braccia serrate attorno alle corna. Tuoni e fulmini continuavano a esplodere intorno a noi. Avevo la pioggia negli occhi e l'odore di carne rancida nelle narici.
Il mostro si scrollò e si impennò come un animale da rodeo. Gli sarebbe bastato fare marcia indietro e sbattere contro l'albero per farmi a pezzi, ma cominciavo a rendermi conto che quel bestione sapeva fare una cosa sola: andare avanti."
Clarisse annuì, ed Ares si rese conto che Percy stava iniziando a mettere a punto un piano.
"Nel frattempo, Grover cominciò a lamentarsi nell'erba. Avrei voluto gridargli di chiudere il becco, "
"Wow, grazie." "Scusa, G-man."
"ma se aprivo la bocca rischiavo di mozzarmi la lingua."
"Quindi non avresti più parlato." Riflettè Clarisse e Percy scrollò le spalle. "Questo significa che avreste faticato a seguire il mio processo di pensiero." "Ma non avresti parlato con gli dei." Fece notare Jason, e Percy alzò gli occhi al cielo. "Sono perfettamente rispettoso." Gli dei lo guardarono. "Okay, non perfettamente. Abbastanza." Ares sogghignò. "Con me non lo sei stato affatto, punk." "Ero influenzato. Con lo zio Ade sono stato bravissimo. E anche con Zeus e papà la prima volta che li ho visti." "Eri terrorizzato che Zeus ti avrebbe distrutto." "E? Non mi sembra che mi abbia fermato con Ares." "E Atlante, Iperione, Crono, Polibote, Porfirio. Efialte, Oto..." Travis e Connor iniziarono a parlare e Poseidone li fissò. "Ha fatto arrabbiare tutti quelli?" "Ha fatto arrabbiare chiunque." Reyna sorrise e Hylla disse. "Orione aveva detto che Gea voleva vederlo agonizzante ai suoi piedi." "Sì me." Esultò Percy, dicendo poi. "Ci ho messo solo sei anni a far arrabbiare tutti quanti con me, ma ce l'ho fatta." "Che risultato." Annuì Talia. Michael sorrise. "Ha una casa in Alaska." "Davvero?" Domandò Poseidone. "E' il suo piano di emergenza. Vai in Alaska e nasconditi da tutti." "Hai appena fatto saltare in aria il mio piano." Si lamentò Percy, e Michael fece una smorfia. "Scusa."
"- Cibo! - mugugnò Grover.
L'uomo-toro si voltò verso di lui, pestando di nuovo il terreno e preparandosi a caricare. Pensai a come avesse soffocato mia madre, a come l'avesse fatta scomparire in un lampo di luce, e sentii di nuovo la rabbia che mi infiammava come combustibile."
"Se fossi nel Minotauro, me la darei a gambe levate." Annuì Clarisse e Percy le sorrise. "Io voglio solo sentire il contrasto tra i pensieri di Percy e quelli di chiunque altro." Sorrise Nico.
"Strinsi entrambe le mani attorno a un corno e tirai con tutte le mie forze."
Atena sbuffò. "Non funzionerà mai, arrogante mortale." "Gli arroganti sono i suoi figli, Atena." "Come osi..?"
"Il mostro si irrigidì, emise un grugnito sorpreso, e poi... snap! Mi scagliò in aria, gridando. Atterrai di schiena nell'erba, sbattendo la testa contro un sasso. Quando mi misi a sedere, non ci vedevo molto bene ma fra le mani avevo un corno, un'arma d'avorio grezzo delle dimensioni di un coltello."
"Commozione cerebrale multipla." Disse Michael, davanti allo sguardo terrorizzato di Poseidone ed Apollo, disse. "L'ho guarito perfettamente." "Penso che siano rimasti danni mentali." Disse Clarisse e Connor rise. "Ehy, non incolpare Michael per i disagi mentali di Percy." Travis sorrise. "Che è incredibile così com'è." "Grazie, ragazzi."
"Il mostro caricò.
Senza riflettere, rotolai di lato e finii in ginocchio."
"Sciocco." Atena scosse la testa e Percy sbuffò. "Quanto sei presuntuosa. In battaglia, nel mezzo della guerra, non sentiamo te." Atena la guardò. "Sono la dea della strategia militare.." "E nel mezzo della battaglia, non sentiamo te. Sentiamo il vero dio della guerra." Percy guardò Ares. "Pensi che sia stato sciocco?" Ares rise, scuotendo la testa. "Hai un ottimo istinto in battaglia." Percy sorrise, chinando il capo in segno di ringraziamento.
"Quando il bestione mi fu vicino, gli conficcai il corno spezzato nel fianco, proprio sotto il torace irsuto."
Ares annuì. "Senza allenamento, è impressionante." Percy chinò la testa, nascondendo il rossore. "Sono così orgoglioso di mio figlio." "Si sapeva già, papà." Disse Tritone, facendo ridere Percy.
"L'uomo-toro emise un ruggito agonizzante. Agitò le braccia scompostamente, afferrandosi il petto, poi prese a disintegrarsi - non come mia madre, in un lampo di luce dorata, ma come una duna di sabbia sotto cui esplode una bomba."
Tutti guardarono Percy. "Mi appello al quinto." "No, seriamente." Storm sbuffò. "Il puledro si era messo in pericolo" "No, stavo bene, Storm." "Quando? Quando hai scoperto come era una bomba sotto la sabbia?" Chiese Michael. Storm sbuffò. "Il puledro era in pericolo" Poseidone gemette.
"In pochi secondi, il mostro svanì.
La pioggia si era fermata. La tempesta continuava a rumoreggiare, ma in lontananza. Puzzavo di bestiame e le ginocchia sembravano voler cedere. Mi sentivo come se mi si spaccasse la testa. Ero debole e spaventato e tremavo dal dolore. Avevo appena visto svanire mia madre. Avrei solo voluto stendermi e mettermi a piangere, ma Grover aveva bisogno del mio aiuto, perciò riuscii a sollevarlo e cominciai a scendere a valle, verso le luci della fattoria."
Michael strinse forte l'amico e Storm gli posò la testa in grembo. "Il puledro era triste?" "Adesso no, Storm." Percy abbracciò la testa del cavallo, che sbuffò sul viso del ragazzo, facendolo ridere. Poseidone sorrise all'immagine. Non molti suoi figli arrivavano ad amare così tanto i cavalli.
"Piangevo e chiamavo mia madre, ma tenni stretto Grover: non avevo intenzione di lasciarlo andare. L'ultima cosa che ricordo è che crollai sotto un portico di legno e guardai in su. Vidi un ventilatore che roteava sul soffitto, delle falene che svolazzavano attorno a una luce gialla, e le facce scure di un uomo barbuto dall'aria familiare e di una ragazza carina, con i riccioli biondi. Mi fissarono e la ragazza disse: - È lui. Deve essere lui."
"Oh, è luii!" Rise Travis e Michael schioccò la lingua. "Si chiama ossessione, Annabeth." "State zitti!" Arrossì la figlia di Atena
"- Silenzio, Annabeth - l'ammonì l'uomo. - È ancora cosciente. Portiamolo dentro."
"Il capitolo è finito?" Domandò Hermes e Estia annuì. Zeus decretò. "Ne leggeremo un altro e poi faremo una pausa per... pranzare." Percy gemette.

Angolo autrice
Percy è bisessuale e nessuno può cambiare la mia mente. E mi piace il pensiero di un ragazzo che non nasconde i propri sentimenti. Inoltre, ha già vissuto tutto questo e, visto che i semidei non hanno la terapia, non ha mai potuto elaborarli bene.
Alla prossima
By rowhiteblack

THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora