SECONDA PAUSA

158 6 1
                                    

Percy, Michael, Silena, Charles, Travis e Connor erano in cerchio, con Percy stretto tra Charles e Michael. Silena lo stava fissando con il suo sguardo da mamma, uno sguardo che indicava l'inizio di una maternale con i fiocchi.
"Non ci hai detto un bel po' di cose, Percy." "Uh, lo so. Ma è passato un po' di tempo e..." "Non interrompermi."
Percy chiuse di scatto la bocca. 
"Capisco perchè non ti sei sentito sicuro di parlarcene, ma Percy! Volevi annegare! Ti rendi conto di quanto sia grave?" "Era solo la situazione, avevo perso mia mamma e pensavo di averlo rifatto!" "Non cambia il fatto che non potevi davvero pensare che senza di lei non avresti avuto ragione di vivere!" "Ma mia mamma era l'unica ragione di vivere, per me!"
Silena e Charles si scambiarono uno sguardo, distrutti e in difficoltà. Michael intervenne. "Capisco. Ma adesso?" "Posso... ho capito che la mia vita ha significato a prescindere da mia madre." "Bene. E' tutto quello che possiamo chiedere, allora." Disse Michael, con un sorriso. Connor disse. "Adesso, rovescia. Com'era la giornata luna park con Ade?"
Con un sorriso enorme sul viso, Percy iniziò a raccontare la giornata.

Distante poco, Poseidone era impegnato in una discussione con Ade. Avrebbe voluto prendere il figlio e parlare con lui, ma l'aveva visto impegnato a discutere con i suoi primi amici, e aveva pensato di lasciarlo, per il momento.
Ade, invece, non aveva questo lusso.
Zeus, essendo un pettegolo, oltre che una regina del dramma, si era sistemato per avere una vista sul litigio tra i fratelli.
"Quindi, hai fatto visita a mio figlio." "Sì, ne hai appena letto." "Regolarmente, a giudicare dalla confidenza che condividete."
Ade non rispose. Poseidone avrebbe dovuto fare una domanda diretta se voleva una risposta.
"Non capisco perché non hai pensato di dirmi niente a riguardo." "Non volevo avere questa discussione, forse? Oppure sapevo che qualunque interesse potessi mostrare verso Percy sarebbe stato recepito come qualcosa da evitare."
Poseidone digrignò i denti. "Stiamo parlando di mio figlio." "E nessuno ha cercato di sostituirti come padre. Non vedo nostra sorella qui. Eppure, hai portato me." Gli hai fatto visita." "Se vuoi prendertela con un dio maschio che gli ha fatto visita, più di una volta, puoi provare con Apollo. O Hermes, hanno legato piuttosto. O Efesto. Persino Ares l'ha cercato per chiedergli dei favori." "Tu non ti avvicinavi per i favori." "E non sei contento che avessi la decenza di non abusare di tuo figlio?"
Poseidone sospirò e Ade annuì. "Capisco come ti senti. Poseidone, le volte che lo andavo a trovare, mi chiedeva sempre delle storie su di te. Storie che i miti non menzionavano o per correggerli." "Davvero? Chiedeva di me?" "E' fiero di essere tuo figlio. Sì, gli piacevo per i miti. Tu gli piaci per chi sei. Ti ama per chi sei, Poseidone." Il dio sorrise, e Ade disse. "E comunque, potresti arrabbiarti anche con Zeus per avergli fatto visita. "Zeus?"
Il suddetto dio fissò Ade. "Come fai a saperlo?" "E' venuto a dirmelo nell'esatto istante in cui te ne sei andato."
Zeus deglutì davanti allo sguardo di Poseidone. "Cosa gli hai detto?" "L'ho ringraziato. Per aver riportato Talia... In vita." "Capisco. Sei pregato di non avvicinarti mai più a mio figlio." Zeus annuì e Poseidone vide Percy alzarsi e allontanarsi dagli altri. "Andrò a parlare con lui, adesso. Poi discuteremo delle reazioni appropriate per un pacco inviato da un semidio che hai cercato di uccidere precedentemente."
Zeus deglutì di nuovo, impallidendo drasticamente. Ade sorrise.
Poseidone lasciò i fratelli, a deprimersi e torturarsi e a gongolare, per raggiungere il semidio, che stava bevendo un bicchiere d'acqua.
"Li hai ancora?" 
Percy sussultò, voltandosi di scatto con la mano al petto. "Papà! Avvisa un ragazzo quando ti avvicini! Mi hai fatto venire un infarto."
Poseidone sorrise in segno di scuse, ma continuò a fissarlo. "Ho ancora cosa?" "Problemi con papà, come hai detto."
Percy lo guardò. "Mi stai chiedendo se ti reputo un buon padre?" "Praticamente."
Percy guardò l'orizzonte. "Pensavo di non valere niente per te. Te n'eri andato, pensavo che... pensavo di non essere abbastanza. Poi, ero dislessico, iperattivo... Non era un bel record, e ho pensato che avevi una sorta di dono per vedere il futuro e ti eri evitato il casino che sarei diventato." "Percy..." "So che non è così, e... capisco che ci sono delle leggi che devi rispettare, e so che tieni a me, papà. Anche gli altri dei che venivano a farmi visita, continuavano a parlare di come ti vantavi di me al Consiglio. E non per quello che avevo fatto, ma per chi ero." Poseidone sorrise. "Sei un grande vanto, Percy. Una perla preziosa." "Non ho problemi con te, papà. Ho litigato con Annabeth per chi sono. Sono tuo figlio, e niente potrebbe farmelo dimenticare." Poseidone lo strinse, prima di dirle. "Percy... Il tuo desiderio di annegare..." "Papà.." "Lo hai ancora?" "A volte è tutto troppo, ma no. Non ho istinti suicidi o pensieri." "Bene. Se dovessi sentire il bisogno di parlare, per le emozioni che queste letture ti portano... Sentiti libero di disturbarmi. In ogni momento."
Percy annuì, girandosi quando vide Zeus risedersi. "Sembra che il grande capo abbia deciso sia il momento di riprendere." "Allora faremo meglio a sederci."
Tritone aveva in mano il libro. "Dice di leggerlo prima del prossimo." "Allora leggilo." Disse Zeus.

Angolo autrice
Alla prossima!
By rowhiteblack

THE FATES' QUEST: READING PERCY JACKSONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora