Capitolo 33: Manuel

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21 novembre 2021
Arrivo sotto casa di Gigio, che attualmente ospita solamente Carlotta. Suono il campanello, il cancelletto si apre e io corro per le scale per raggiungerla. La trovo ad aspettarmi sulla soglia di casa, mi sorride ed io ricambio il suo sorriso. Mi fiondo su di lei e la stringo tra le mie braccia così forte da toglierle il fiato, mi mancava così tanto anche se l'ho vista pochi giorni fa. Lei mi getta le braccia al collo, fa un piccolo saltello e con le gambe mi cinge la vita ed infine fa aderire le sue labbra alle mie. Credo che sia il suo modo per dirmi che le sono mancato.

"Mi sei mancata anche tu" le mormoro sulle labbra.

"Non vedevo l'ora di vederti" mi dice staccandosi leggermente da me.

Scende, mi prende per mano e mi guida fino alla camera da letto. Noto che ci sono scatoloni sparsi ovunque.

"Mi dai una mano?" mi chiede.

"Si certo, cosa manca da sistemare?" le domando a mia volta.

"Gli ultimi libri che ci sono su quel ripiano" dice indicando una mensola "E poi dei vestiti, ma quelli li sistemo io".

Inizio a mettere dei libri dentro lo scatolone, finché non ne trovo uno che attira particolarmente la mia attenzione. Il titolo é "Città di carta". Mi metto a sfogliarlo con calma arrivando fino all'ultimo capitolo, una mia mania. Mi metto a leggere alcune righe di quell'ultimo capitolo: "Io canto di me stesso" dico. "Guthrie mi ha portato a Whitman. Withman alla porta. La porta al centro commerciale. Abbiamo cercato di interpretare la scritta sulla parete. Non avevo capito che cosa volesse dire "città di carta": significa anche quartieri mai edificati, perciò ho pensato che fossi andata in uno di quei posti-fantasma per non tornare più indietro. Ho pensato che fossi morta da qualche parte, che ti fossi ammazzata e che per qualche ragione volessi che fossi io a ritrovarti. Perciò ho esplorato un bel po' di pseudoquartieri, per cercarti. Poi però ho fatto combaciare gli strappi della mappa che ho trovato in quel negozio di articoli da regalo con i buchi alla parete. Mi sono messo a leggere la poesia con più attenzione, immaginando che tu non stessi scappando, ma che ti fossi semplicemente rintanata da qualche parte, a fare piani. A scrivere sul tuo quaderno. Ho trovato Agloe sulla mappa, ho visto il tuo post su Omnictionary, ho saltato la cerimonia dei diplomi e ho guidato fin qui". Leggere quelle poche righe mi lascia un po' di amaro in bocca.

"Come finisce questo libro?" le chiedo sporgendolo verso di lei.

"Sei una di quelle persone che vuole sapere la fine del libro prima di iniziare a leggerlo?" mi domanda guardandomi perplessa.

"Si, leggo sempre le ultime righe di un libro prima di iniziarlo, non so perché, ma mi piace farlo" le rispondo.

"Diciamo che ha un lieto fine relativo" dichiara.

"Adesso mi é venuta voglia di leggere la fine" mormoro e lei mi fa cenno con la testa di continuare la mia lettura.

Apro il libro all'ultima pagina e ricomincio a leggere: "Sono in questo parcheggio e mi rendo conto di non essere mai stato così lontano da casa. Qui accanto a me c'è la ragazza di cui sono innamorato e che non posso seguire. Spero che sia la prova dell'eroe, perché non seguirla é la cosa più difficile che mi sia mai toccato fare. Continuo a pensare che salirà in macchina, ma non lo fa e alla fine si volta, e vedo che ha gli occhi lucidi. Lo spazio fisico tra di noi evaporava. Per un'ultima volta, suoniamo le corde rotte dei nostri strumenti. Sento le sue mani sulla mia schiena. Ed é buio quando la bacio, ma ho gli occhi aperti. E anche Margo tiene aperti i suoi. Mi sta molto vicina, e la vedo: anche adesso, in piena notte, in questo parcheggio nei dintorni di Agloe, risplende il segno esteriore della luce invisibile. Dopo esserci baciati, restiamo a guardarci, fronte contro fronte. Sì, in quest'oscurità che si rompe riesco a vederla quasi perfettamente.

Doppietta //Manuel Locatelli//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora