Coming out di Romeo

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Napoli, quattordici anni prima.

Romeo ha vent'anni e decide di fare coming out con i suoi nonni.

«Romè, a nonna, ma perché ancora non c'hai portano la fidanzata a casa?» domandò sua nonna Maria.

Era una domanda ricorrente, quella. Sua nonna chiedeva a Romeo della fidanzata ad ogni pranzo della domenica da circa due anni, da quando si era diplomato e aveva iniziato la facoltà di archeologia.

«Nonna, per favore, non riaprire questo discorso», la pregò.

Romeo era stanco e stressato, non ce l'avrebbe fatta a mantenersi quella domenica.

«Me so fatt' vecchia, Romé, vuliss dei pronipoti prima de murì», ribatté sua nonna, agguerrita.

«Difficile che li avrai da me. Punta su Carlotta», borbottò Romeo.

«E perché, Romé? Là sotto non ti funziona bene?» domandò la nonna.

«Guarda che mo' ci stanno dei dottori bravi. Non è più come quando ero guagliòna* io», continuò a dire. «Se non ti funzionava, erano problemi cinquant'anni fa».

Quella fu la goccia che fece crollare la diga di Romeo.

«Perché m' piac' o pesc', nonna!» esclamò, più sicuro che mai, facendo ammutolire tutta la tavola.

La prima a parlare fu sua madre. «Romeo, santa pazienza», lo richiamò.

«Scusami, mamma, ma non ce la facevo più a sentire quella storia della fidanzata».

Sua madre scosse il capo e sospirò. Non ce l'aveva con Romeo perché era gay o perché lo aveva confessato ai suoi nonni materni, ma perché aveva semplicemente sbagliato modi e tempi.

Romeo aveva sempre avuto un tempismo di merda e quel giorno ne era stata la conferma.

Sua nonna, ingenuamente, abbassò gli occhi sul piatto di Romeo dove lui non aveva proprio toccato le sue polpette al sugo.

«E me lo dici a vent'anni ca nun te piac' a carne, Romé?»

«La risposta esatta sarebbe dovuta essere: "E me lo dici a vent'anni ca nun te piace a patan, Romé", nonna», replicò Romeo, continuando a dire cose sbagliate nel momento sbagliato.

Suo nonno Alfonso sputò il vino in faccia a suo genero, il padre di Romeo, che era seduto proprio di fronte e che rimase immobile, scioccato, con le mani alzate, a farsi gocciolare il vino misto a saliva sul viso e sulla camicia.

«Marì, io penso che a nostro nipote piaccia un altro tipo di pesce», disse, passando un fazzoletto di stoffa a suo genero per aiutarlo ad asciugarsi il vino dal viso.

Sua nonna Maria assunse un'espressione perplessa mentre Romeo stava diventando dello stesso colore del sugo. Carlotta, sorella minore infima, se la rideva sadicamente sotto ai baffi, quindi Romeo pensò bene di assestarle un calcio da sotto al tavolo, guadagnandoci anche un'occhiata omicida.

«Strunz'», sibilò Carlotta.

«Strega», ribatté Romeo.

Si volevano bene a modo loro.

«Ahh, agg* capito, Alfò!» esclamò sua nonna, sul viso stampata in faccia l'espressione di chi aveva collegato tutti i punti.

Romeo iniziò ad abbassarsi sempre di più sulla sedia, con la chiara intenzione di andarsi a nascondere sotto al tavolo.

Sua nonna Maria non aveva mai avuto grandi modi o particolare eleganza nel dialogare, forse Romeo aveva ereditato quella sua stessa mancanza proprio da lei.

«A Romeo gli piace o' cazz'!» continuò ad esclamare a gran voce.

Romeo Luongo era definitivamente morto.

*guagliòna: "ragazza".
*agg: "ho" .





Nota di Jenny

Grazie per essere sbarcati anche su questa mia nuova storia.

Julio e Romeo, come ogni mio personaggio, sono nati per caso, un giorno mentre ascoltavo proprio un archeologo parlare della storia di Pompei.

Spero che vi faranno ridere e sorridere e che li amerete come avete amato gli altri miei personaggi.

Grazie di 💖.

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