«La smetti di sbattere quei bicchieri, Julio? Se ne rompi un altro, ti picchio», lo rimproverò Carlos. «Ti sei offerto di aiutarmi durante il tuo giorno libero, io non ti ho chiesto nulla, quindi smettila di sfogare il tuo nervosismo sui miei bicchieri».
Julio ignorò il rimprovero del suo migliore amico e sbatté un bicchiere insaponato nel piccolo lavello del bar. «Ma li hai visti?», sbottò.
Era uscito fuori dal bar di Carlos con l'intenzione di raggiungere l'archeologo e provare a chiarire con lui, approfittando della vicinanza con il suo luogo di lavoro. In poche parole: aveva trascorso la maggior parte della giornata in attesa di vederlo uscire dal cancello della scuola come il bravo stalker che era diventato da quando aveva adocchiato Romeo sul Flixbus, combinando anche un guaio dietro l'altro perché aveva il cervello altrove. Carlos non era stato molto contento del bicchiere rotto, del succo di frutta rovesciato a terra e del resto dato sbagliato un paio di volte di troppo.
Avevano trascorso una serata splendida; Julio lo aveva portato in alcuni dei suoi posti preferiti di Madrid, gli aveva fatto conoscere sua madre - anche se non li aveva proprio presentati ufficialmente, ma era stata una cosa più casuale -, gli aveva dedicato una cazzo di canzone e alla fine non ce l'aveva fatta più ed aveva baciato finalmente quel broncio adorabile che gli arricciava l'80% delle volte le labbra.
Poi era andato tutto a farsi fottere ed era bastato un commento di Julio.
Lui non lo aveva fatto con cattiveria. Okay, forse all'inizio sì, all'inizio aveva preso parecchio in giro Romeo sui suoi modi di fare e sulla sua alimentazione sregolata e lo aveva fatto per il puro gusto di farlo infervorare e non sempre era stato gentile.
Però, la sua ultima intenzione era stata quella di offenderlo o di farlo incavolare dopo quel meraviglioso bacio che si erano dati la sera precedente. Quelle parole gli erano saltate fuori senza il suo volere, in un'uscita infelice, e Romeo era ritornato a chiudersi a riccio, a parlare in napoletano e aveva fatto cento passi indietro dopo tutto il terreno che Julio era riuscito a guadagnarsi.
Almeno, non lo aveva insultato. Chissà come mai.
Julio ancora doveva ben capire in Romeo cosa lo attraesse. Era stato con ragazzi oggettivamente più belli e più giovani e che non lo avevano insultato ad ogni occasione buona, ma che si erano comportati come creta nelle sue mani.
Però, Romeo... Romeo aveva quel fuoco negli occhi che gli ricordava il calore della folla che lo aveva investito quando suo nonno Juanes lo aveva portato a vedere la sua prima ed unica corrida quando aveva avuto dodici anni.
Quel fuoco gli faceva sfrigolare ogni centimetro di pelle, era un fuoco che lo attraeva come le falene erano attratte dalla luce e dal calore delle lampade.
Senza contare che aveva sempre la risposta pronta ed era... divertente. Era stato il primo ragazzo a fargli venire una gran voglia di mettersi a ridere per tutto il tempo e non era scontata quella qualità, per nulla.
Poi, Julio aveva già detto che adorava litigare e stuzzicare e Romeo era così dannatamente reattivo. Non gliene faceva passare una.
Aveva frequentato ragazzi, tutti per un brevissimo periodo di tempo, che si erano piegati alle sue parole senza un minimo di protesta o reazione, difatti, Julio si era stancato ben presto di loro. Pilar li aveva chiamati cervelli di gallina, Julio le aveva semplicemente detto che nessuno di loro era stato quello giusto, ma solo conoscendo Romeo si era reso conto di quanto fossero vere le parole di sua sorella minore.
Romeo sotto quella massa scapigliata di capelli castani, aveva un gran cervello. Julio non credeva che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe compreso di essere attratto dall'intelligenza di un uomo e non dal suo culo. Scioccante.
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Romeo&Julio
ChickLitRomeo è un archeologo trentaquattrenne con la passione per la storia di Pompei, il Vesuvio e... la musica neomelodica. Per non rimanere troppo attaccato alla sua famiglia e alla sua città, Napoli, decide di dare una "svolta" alla sua vita da pensio...