17. Ah, che bell' o' café

515 37 29
                                    

Prima di conoscere Romeo, Julio era stato... un altro Julio.

Con tutte le sue vecchie e brevi relazioni, Julio era stata un'altra persona; non era stato minimamente geloso, non aveva avuto alcun atteggiamento da stalker, non si era strutto o fatto particolari problemi nel stroncare quel minimo di relazione nascente. In altre parole: non gliene era mai fregato un cazzo dei ragazzi con cui aveva fatto sesso.

Romeo, però... Quel dannato italiano aveva attirato la sua attenzione da quella prima volta che lo aveva adocchiato sul Flixbus e gli aveva fatto saltare tutti i nervi non appena lo aveva sentito parlare.

Durante il viaggio in moto verso il suo appartamento era stato rigido, ma allo stesso tempo sollevato di avere le mani di Romeo strette sul suo addome.

Non aveva nemmeno mai sofferto di bipolarismo, ma, a quanto sembrava, Romeo aveva compiuto una sottospecie di sortilegio sul cervello di Julio, il quale non era mai stato particolarmente sveglio. Julio era sempre stato un tipo abbastanza facile, a differenza di Romeo, che tutto era tranne che un tipo facile. Per Julio le cose o erano bianche o erano nere, ma Romeo gli stava facendo vedere fin troppe sfumature di grigio.

Julio che, ci teneva a ribadirlo, non era mai stato attratto da uomini come Romeo. La differenza di età non gli dispiaceva, che fosse particolarmente magro nemmeno, ma Romeo non era di certo un twink remissivo e bisognoso di ricevere ordini.

Ne era più che certo: se mai avesse tentato di dare un ordine a quell'uomo, si sarebbe dovuto scontrare con una iena incattivita e nel giro di due minuti avrebbe avuto le palle a pezzi.

Bene... Quel pensiero lo fece sorridere, confermando il suo essere bipolare e facendo venire a galla un pizzico di masochismo perché il pensiero di doversi scontrare nuovamente con Romeo lo faceva infuriare, ma avvertiva anche un brivido di eccitazione. Litigare con quell'uomo era stimolante.

Romeo mise piede nel piccolo appartamento di Julio, ricavato nella mansarda sopra la casa dove per vent'anni aveva vissuto insieme a sua madre e a Pilar. Si guardò intorno, aggiustandosi gli occhiali sul ponte del naso e gli occhi castani di quell'uomo difficile sembravano essere attenti ad ogni minimo particolare.

Non era molto grande, forse lo spazio sembrava leggermente più ampio ed arioso dell'appartamento di Romeo ed Emma perché non c'erano mura a dividere le stanze. Julio aveva deciso di creare un unico open-space perché gli piaceva avere tutto davanti agli occhi, anche il letto matrimoniale, separato dalla cucina/salone da una semplice porta a fisarmonica; gli piaceva la libertà anche in casa sua. L'unica vera porta che c'era conduceva al bagno.

Julio non era particolarmente ordinato, c'era qualche maglietta sparsa in giro, nel suo armadio c'era un leggero macello, la custodia della chitarra era stata dimenticata sul divano e il tappeto tra il divano e la TV era storto, ma non c'erano file di piatti sporchi di tre mesi nel lavandino, l'aria non puzzava di piedi e Romeo sembrava gradire il lucernario che Julio era riuscito a ricavare nel tetto, proprio sopra al suo letto, così da poter vedere le stelle durante la notte o poter sgattaiolare sul tetto mettendo una scaletta sotto la botola quando Julio aveva voglia di stare proprio da solo. Sua madre e Pilar non avevano il coraggio di salire lì sopra, nemmeno Carlos.

«Ti piace?» gli domandò.

Romeo lo guardò con la coda dell'occhio ed annuì, le labbra gli tremolarono leggermente verso sinistra, voleva sorridere ma come al solito si stava trattenendo, preferendo mantenere la facciata da professore serioso.

Julio si fece due appunti mentale. Il primo era di chiedere a sua sorella come si comportasse Romeo in classe, anche se Pilar era un po' di parte perché adorava la storia, Romeo era diventato il suo professore preferito sia per la materia che insegnava e sia perché l'aveva aiutata con tutta la questione di Adrian.

Romeo&Julio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora