1. Bella bionda

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«Oh, mio Dio!»

Romeo, concentrato a guardare in TV un noiosissimo e merdosissimo documentario - secondo la sua migliore amica - su Machu Picchu, sussultò, sobbalzando sul divano di casa di Emma, portandosi una mano al centro del petto e sentendo i battiti del cuore improvvisamente accelerati. Chiuse gli occhi e tentò di calmarsi.

«Emma, santo Dio, cosa ti prende, stavolta?» si rivolse alla sua migliore amica, lanciandogli un'occhiataccia.

Emma, seduta dall'altro capo del divano, mise da parte il tubo mezzo vuoto di Pringles alla paprika che stava ingurgitando un attimo prima mentre sbadigliava, osservando distrattamente la TV, si avvicinò a Romeo, gattonando sul divano, e gli mise le mani tra i capelli, schiacciandogli le ciocche mosse e castane ai lati del capo. «Un capello bianco!» continuò ad esclamare.

Romeo roteò gli occhi e si levò le mani invadenti di Emma dalla testa. «Mi hai fatto quasi venire un attacco di cuore per via di uno stupido capello bianco?»

«Perché non ti stai agitando?» Emma sembrava stesse per farsi venire un attacco di panico al posto suo.

Romeo alzò un sopracciglio, riportando poi gli occhi sulla TV. «Perché ho superato i diciotto anni da sedici anni, Emma», rispose, spalancando poi la bocca a causa di uno sbadiglio. A furia di vedere la sua amica sbadigliare, stava venendo anche a lui sonno ed erano appena le dieci di un sabato sera merdoso.

«Io, quando ho visto il mio primo capello bianco, sono stata in depressione per una settimana», replicò Emma, ritornando a mangiare nervosamente le Pringles.

Emmanuela Caputo - chiamata da tutti solo Emma - era la migliore amica di Romeo. Non avevano la stessa età, non si erano conosciuti all'asilo, non si erano scambiati le merende durante la ricreazione alle elementari e non avevano studiato per i compiti di latino al liceo insieme.

Romeo aveva trentaquattro anni, Emma ne aveva trenta e lei era stata una compagna di classe di Carlotta, sua sorella minore.

Romeo non aveva mai avuto particolarmente fortuna con le amicizie perché era sempre stato troppo secchione, troppo strambo, aveva questa insolita passione per la storia, soprattutto per la storia di Pompei e nessuno lo aveva mai capito. Senza contare come si incantasse ogni giorno ad ammirare l'immensità del Vesuvio dal balcone di casa sua.

A scuola lo avevano sempre cercato solamente per i compiti; era stato preso di mira dai bulli peggiori e aveva subito in silenzio fin quando un giorno, una ragazzina del primo anno, con una massa disordinata di capelli castani, aveva difeso lui, un ragazzo smilzo del quinto anno di liceo, da due compagni di classe stronzi, i quali stavano tentando di spingerlo nei bagni per infilargli la stessa nel cesso per il puro sfizio di passare una ricreazione alternativa a torturare il frocetto secchione del liceo, trasformandolo in uno scopino per il gabinetto.

Emma, incazzata come una iena, era corsa in suo aiuto e li aveva stesi entrambi, letteralmente, perché la sua migliore amica all'epoca era cintura nera di Taekwondo.

Era finita in presidenza, aveva rischiato una sospensione, ma quei due erano bulli recidivi, i professori e la preside lo sapevano, e sotto sotto erano stati contenti che qualcuno finalmente avesse reso loro pan per focaccia.

Oppure, detto gergalmente, avesse fatto loro il culo a strisce.

A trent'anni, Emma era ormai diventata un'istruttrice ricercata di quella disciplina, dopo aver vinto svariati campionali regionali e nazionali.

Romeo non era mai stato bravo a difendersi, richiedeva troppo sforzo fisico e lui era mingherlino di costituzione, nonostante Emma avesse provato, nel corso degli anni, ad insegnargli qualche utile mossa di difesa, ma non faceva per lui.

Romeo&Julio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora