[RenKaza o AkaRen]
{Soulmate!AU - Raccolta di one-shot scritte per il Writober 2022 di Fanwriter.it}
Koi no Yokan, letteralmente: "premonizione d'amore. La sensazione che una tra due persone può avere al loro primo incontro finendo, inevitabilmente...
"Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it"
» Lista: pumpNEON
» Prompt: If we ever stop talking send me a song
» Rating: Verde
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Le luci della città scorrevano veloci al di là del finestrino chiuso dell'auto di Kyojuro. Dopo aver lasciato la casa in cui era cresciuto – ripromettendosi che non vi avrebbe mai più messo piede –, si era ritrovato a vagare per le vie senza una meta fissa. Non aveva voglia di rientrare nel suo grande appartamento vuoto, non mentre sentiva ancora la rabbia ribollire nelle vene e un enorme senso di voragine nel petto. Non gli era mai piaciuto discutere con suo padre, ma quella sera Shinjuro aveva davvero raggiunto e superato una linea invisibile, mandando in frantumi anche l'ultima speranza che Kyojuro aveva di risanare il loro rapporto di padre e figlio.
Stringendo forte lo sterzo fino a far sbiancare le nocche, girò a vuoto ancora per un po' finché non decise di provare a cercare Akaza. Raggiunse il pub dove lavorava, parcheggiò l'auto e scese. Quando varcò la soglia, però, vide che al bancone del bar c'era solo l'altro barista, quello che solitamente dava una mano alla sua soulmate. Aspettò un po', pensando che magari Akaza era andato un attimo sul retro; ma non vedendolo arrivare per minuti interi, decise di chiedere informazioni all'uomo che serviva i clienti.
«Mi scusi, oggi Hakuji non lavora?»
«Hakuji? Ah, parla di Akaza. No, oggi ha la serata libera.» Rispose il barista, mentre shakerava un drink.
Kyojuro si diede dello stupido mentalmente, ricordandosi solo in quel momento che quella fosse la giornata di riposo di Akaza. Era andato lì istintivamente, dimenticando completamente che lo aveva già avvisato che non sarebbe stato al lavoro e senza pensare di mandargli prima un messaggio per chiedergli dove fosse. Ringraziò l'uomo e lasciò il locale per tornare di nuovo verso la sua macchina. Si sedette alla guida, si lasciò andare contro il poggiatesta del sedile e sospirò sommessamente, massaggiandosi appena le tempie. Un principio di emicrania lo stava letteralmente facendo impazzire; la discussione con suo padre lo aveva stravolto più di quanto pensasse e per questo non riusciva a ragionare e pensare con la solita lucidità.
Con l'intento di raggiungere la sua anima gemella per trovare un po' di pace dei sensi, prese il cellulare dalla tasca della giacca, cercò il nome di Akaza e fece partire la chiamata. Fece squillare il telefono dell'altro a lungo, senza ricevere risposta e provando svariate volte. Gli mandò diversi messaggi tramite la chat di messaggistica istantanea, ma anche lì trovò solo silenzio. Sbuffò sonoramente, sentendosi così irrequieto che dovette accendere la radio per sovrastare il rumore dei suoi stessi pensieri. Ma anche la radio sembrava avercela con lui: ogni stazione radiofonica che trovava emetteva musica triste o dal significato depressivo.